mercoledì 14 aprile 2021 11:30
Di
Patrizio Marozzi
domenica 1 dicembre 2019 10:03
Diciamo che oggi apro significato quindi quello che sto per dire il ragione del significato esattamente buona domenica questa è la prima pagina ohh il primo momento ho scritto mi teatrali a ancora non hai imparato prima o poi riuscirò a pronunciare questa parola e vedere la scritta per il momento è possibile soltanto scriverla sensa pronunciarla sembra incredibile ma forse non lo è che senso ha non è stato scritto senza infatti il secondo senso non è non è riuscito a scrivere senza ora scrive senza quindi ora proverò ancora a pronunciare la parola teatro teatro ti ha tra Tea traglia teatrali a teatro agli a TA tra già te a tra gli a ecco diciamo che in una sorta di competizione una specie di compitazione tra la sillabazione e forse l'assenza del dittongo ciò che appare è la Come non detto si è verificato un errore nella dettatura il programma per un attimo ha dovuto pensar troppo e si è bloccato ora per esempio aggiunto lacca a mentre non l'ho aggiunta precedentemente hai ragione del suono come in questo caso il verbo io aggiunto ho precedentemente senza che io abbia detto allora riproviamo la parola beh a tra gli a tua Tea tra gli a siamo riusciti a dare un nome al termine quindi in questo caso il programma è riuscito a capire di iniziare la parola anche se scomposta con la maiuscola evidentemente ci troviamo di fronte dinanzi insieme anche ad una forma di intelligenza che cerca di interpretare il significato dell'intenzione ciò ci induce a pensare chi è la possibilità con la variazione e la conoscenza della possibilità del ter mine induce il programma a capire meglio cio che si può pronunciare cio Ciao ciò che si può pronunciare ecco hai capito quindi adesso provo a dire esattamente teatrali a dea. Quindi ho aggiunto una sospensione scritta. Tea tra gli a. Possiamo accontentarci diciamo che questo e il primo spazio che abbiamo trovato all interno di una forma all interno non capisce e allora non metterla all' all interno all interno è comparso l'apostrofo nel dire che non capisce l'apostrofo allora come è possibile che l'intenzione vien vien compresa e aggiunta al precedente chi è mancato alla alla al posto nostro all interno all interno nell'interno hai capito una forma quindi concepisce la forma in base alla forma che conosce e in base alla forma che conosce concepisce lo spazio della forma che conosce quindi diciamo come già detto che possiamo accontentarci del termine. Dea ho detto Tea tra gli a. Ciao tutti
domenica 29 dicembre 2019 07:41
Voi dite?
Prescindendo da un fatto che sembra condizione, come si fosse un ovulo, oh uno spermatozoi. La qual cosa sta in un progresso come in un atto compiuto. Sono privo d'intelletto eppure concepisco e mi trasformo. Oh, soltanto mi trasformo, appartengo, cesso.
E se in tutto ciò c'è qualcosa d'importante e bello, in sé. Certo non vi è nessun attributo o concezione di essere importante, eppure il compito di costoro si svolge come una coscienza che sa e agisce e cerca uno stare. Forse vi è qualcosa che sublima lo stare in un non stare.
E in tutto ciò la cognizione che progredisce è evolutiva e priva di qualsiasi genere o tipo, cosiddetto culturale, ambientale e di riferimento a un progresso o condizione, del pensiero di stare come di essere. Rimane vivida questa sensazione anche nel progredire come se si sentisse sempre e per sempre. Come non ci fosse per esserci sempre?
E, certo così appare come qualcosa di teatrale, eppure non c'è bisogno che si rappresenti, ma viverlo. E viverlo è come esserci … eppur per condizione della rappresentazione continua della cultura. Tra il sentire e il pensiero, il sipario non c'è più, il quadro s'infrange, la cornice si spezza, tutto si compie.
Vorrei a voi comunque porre questo dilemma, o meglio pensiero: L'ovulo non è casuale, come la scelta e la vita il cosa è il gusto culturale?
Sembra dire che la condizione non c'è. Ma sembra che ci sia, la si interpreti, ma come sarebbe possibile. Allora non c'è in quel momento che siamo e stiamo e forse si dice in un modo o altro anche ciò che si sente. Il contatto è qualcosa che accende, spiega forse anche prima della comprensione.
Si pone così anche un altro significato, tutto dentro il momento compiuto e l'incompiuto, tra ciò che sentiamo e ciò che può avvenire. Un dilemma compiuto e incompiuto al contempo. Incoscienza e conoscenza realtà e finzione ma anche rappresentazione. Non è una regola ciò, neanche condizione, è avvenire. La strana costanza del compiuto che può avvenire. La significazione della condizione è anche in ciò che non avviene, è condizione, la propria, l'altrui.
La replica testo
venerdì 3 gennaio 2020 09:12
Il discorso
![]() |
martedì 18 febbraio 2020 07:36
- Vuol dire con un sillogismo.
- Fanno la guerra perche vogliono ammazzarsi.
- Sembra uno strano modo di volersi bene?
- Ma, forse ciò rimanendo in tema. Difatti il tema, appunto per quanto tema dovrebbe evolversi sino a scomparire. Come qualcosa di inapplicabile come illogico e decade l'atto in rapporto al consimile.
- Ma il fatto stesso che ci sia un tempo. Dice che vi è una alterazione tra la rappresentazione e il suo status rappresentato. Dove si colloca l'infinito ridotto al possibile se non dentro uno spazio delimitato dal significato e come relativo al tutto ma marginale all'azione.
- Sostanzialmente una riduzione del possibile per l'effetto delimitato di un possibile sul significato come del perche e per azione illogica della stessa forma dello spazio come significato.
- In sostanza la connotazione è una relativa non del concetto ma della praticità e non in differenza del significato ma nell'indipendenza tra la forma e lo spazio. Dove si colloca il possibile e in quale forma, calda frredda, morbida duttile. Nel riposo o nella fatica. Nel concludente o nell'organizzazione personale del concludente e ciò per pragmatica, ma come ovvio dopo nel pratico che si vive.
- Ma allora cosa si fa per quel che c'è da fare per tempo e per significato, o quel che c'è da fare per il significato.
- Ciò che si contrappone è un vuoto nello spazio che si riempie di vita e morte, lo spazio resta e tutto resta, quel che avviene passa. È questa l'illusione tra ciò che passa e quel deve passare, come quel fatto che la sostanza termina prima come se fosse movimento. In realtà sembra che ciò che muovi devi muoverlo ancora, ciò che sta può stare ancora, e, ciò che si fa come azione speculare devi sperare che si annulli, proprio perche speculare all'interno di ciò ch'è vita, ma appare come forma e contenuto.
- Il sillogismo fanno la guerra perche vogliono ammazzarsi.
- Allora l'ipocrisia si sostanzia se finisce dopo essersi formata, è un possedimento che possiede muovendosi senza definizione. Come il luogo di un'attribuzione su di uno spostamento.
- Difatti ciò ch'è comparativo e sempre sperequativo è come pensare che il bene al prossimo si possa fare sempre soltanto definendo l'azione e il contenuto in riferimento all'improprio. Io non ò e do, per cotanto prendo per dare ed ecco che chi dà, non dà più e chi prende soltanto ruba, poco importa se in virtù o per collocazione. Ciò sembra definito come impossibile sia per la logica che per la sua evidenza e di fatto meno si dà e più si a bisogno di avere tanto che la forma logica che appare è che si dà di più prendendo di più. Così evidenzia che la forma sembra il contenuto, in realtà lo spostamento è molto speculativo e non si differenzia sia nel formarsi che nel possibile relativo se non per il concetto limitativo per l'azione del contenuto, tra chi vive e chi vive l'attribuzione. Tra la definizione di spazio e ciò ch'è vero come definizione impropria ma speculativa. In sostanza chi vive da e cerca la possibile relazione tra la realtà e la verità. Cercando di vedere anche la specularità della posizione che si forma e si mostra.
- Non soltanto il carattere e il momento, ma il presente come il conclusivo nel luogo stesso in cui può capire e liberarsi, sia ch'è visto o non visto dalla forma astratta della specularità che non si appartiene ma cerca il possedimento, tra lo svolgersi e il formarsi.
mercoledì 22 aprile 2020 09:34
- Credo che le cose siano andate così. In questo modo. Credo che nella mia vita siano state molte di più le volte che avrei potuto fare all'amore di quelle in cui l'ò fatto. Spesso e forse ancor più che sovente, vorrei quasi dire. Non si dice proprio di no, al fare all'amore! Ma a quegli aspetti che nei momenti trovano qualcosa che può definirsi, implicazione. Allora dici non facciamo sesso credo non sarebbe la cosa che vorremmo, quella che consegue. Come già ci fosse e fosse stata lì già prima.
- Implicazione, già cosa sono queste situazioni che sembrano fare e invece non accadono, proprio perche tu accada con esse. Allora se penso a tutte le volte che ò amato, per aver fatto come potremmo all'amore. Mi chiedo che le coincidenze c'erano, eppure seppur realizzate sempre meno di quelle che si è voluto non realizzare. Che si vuole dire con questo, che ciò che appare è e non avviene. Ma ciò che si fa scompare, sparisce con tutto quello ch'è avvenuto. Eppure! Ci sono perche entrambe esistono. E! dove sono. Sempre quando sono. Sono forse diverse, è una domanda che non à tempo, che ci fa dentro quello ch'è stato. Ma allora questo è un carattere, un sentimento che esiste altrove. Come per dire, quando vorrei sapere, parlare. Non accade, guardo e, penso! Coloro che pensano, così tra quelle donne, molte. Di cui non sai nulla, non immagini, come fosse assurdamente impossibile quel che pensano. Non accade, non accadrà. Ma quel sentimento potrebbe diventare ostile, ma così divenire sconosciuto. Non al sentimento che ne è coinvolto e che guarda. Al fatto che accade con chi si conosce, ma si tocca e tanto si tocca tanto quel pensiero è divenuto, ostile. O placido e compiacente quel che si tocca, quasi quel sentimento si è fatto conosciuto, anche s'è evidente e appare diverso. Ciò che sta dentro questo aspetto e che comunica con l'esterno come vuole e perche non anche come può, cerca o trova e comunica! Certo è altro, ma è. Come fatto poi, basta un gesto con una parola che si potrebbe comporre tutto, o meglio conoscere. Cosicché chiedere e sapere quel ch'è possibile o non nel fare. Così le implicazioni si annullano, ma si trasformano. Tutto accade ma può accadere, non c'è stato ancora altro?
- E così giunsi a questo. Ciò ch'è sesso è amore ma nel sesso il sesso deve essere utile! E come si risolve ciò che c'è in ciò che c'è. Come sarà stato e forse è. Faccio all'amore con donne che affettuosamente amano e vogliono un figlio. Ciò non è per me una vera conoscenza del perche lo vogliano, per implicazione o altro. Ma lo vogliono e lo possono avere con me tramite la forma che amo, il sesso. In ciò non c'è nessun'altra implicazione. Non so se avremo altri motivi per vederci ancora senza implicazioni. L'unica cosa che chiedo è di tenere informati i nascituri sulle paternità che incontreranno in altri nella loro vita. In tal modo l'informazione è semplice e non è una provetta, ma un fatto.
mercoledì 29 aprile 2020 09:14
- Ma, dite, dite, voi ci pensate?
- Come ci pensate. A che aggia pensà!
- Ma, dite, dite, voi ci pensate a femmine?
- Ce penso a femmine. Ce penso a donne, ce penso.
- Certamente! Ma quando ci pensate che succede?
- Come che succede?
- Voglio dire quando ci pensate, ce stanno e donne!
- E certamente, le donne sono ovunque.
- Nel pensiero ce stanno, ma le vedete e come sono fatte?
- E che domanda è questa, come sono fatte, quando le si incontrano si vede come sono fatte di corpo.
- E già! , ma quando le si pensano e non ci sono, che succede.
- Cosa vuoi che succeda, niente!
- A ecco, e perche non succede niente. Se voi le pensate sapete come le volete, e, dove stanno, dove stanno.
- Non ci sono. Se la donna che immagino non mi si forma come penso che sia anche nell'anima, non c'è.
- A ecco, però ci pensate. E allora che so ste donne che pensate?
- Se la donna non c'è i pensieri so parole.
- E do stanno, do stanno?
- Ma che cosa?
- 'E parole?
- Sono dove si fanno.
- E mo, mo, dove sono i parole.
- Stanno qui, adesso come le diciamo, e certo!
- E ci stanno pure i pensieri co i parole.
- Certamente!
- Ma le donne non ce stanno, non succede niente!
- Ehi, ma dico, tu fossi scemo?
- E le donne cianno pure loro i pensieri con le parole?
- Certo, anche le donne.
- Ma non succede niente e perche no e dicono. Se li dicessero succede qualcosa.
- Eh no e dicono!
- E perche no e dicono i parole se le pensano.
- Perche la donna è riservata ma vojono esse vaciate.
- Vojono esse vaciate? E quando e dove e come se fa se no dicono?
- Perche vogliono essere baciate cosi possono dire che ci pensano.
- Ah! Così dopo lo dicono!
- Dicono che lo pensano se vogliono essere baciate, sennò non lo dicono.
- Quando se possono baciare le donne che lo pensano?
- Quando lo dicono loro senza dirlo. Può capitare che continuino a pensarlo senza farsi baciare.
- Ma così non succede niente?
- Non succede niente si vede che gli basta il pensiero.
- A bene, ma se io no saccio o pensiero come faccio a sapé che non succede niente.
- Ma figlio mio se capisce come succede.
- Ma, scusate, voi adesso ci pensate alle donne, ma non succede niente.
- Proprio niente.
- E allora che ci pensate a fare se vi piacciono ma non ci sono.
- Saranno altrove.
- E sì va be' sono altrove, le donne o ci stanno o non ci stanno, comme i parole.
sabato 25 luglio 2020 08:03
Sembra di giungere alla conclusione e poi non finisce mai.
- Che imbroglio sarebbe questo. Dove si trova questo qualunque che continua dire per dire di fare - e - fare per dire di fare. È ora di finirla con questo del corpo che dice di fare. Che se per genere e per ruolo è conosciuto per attribuzione sembra un minghione. Appunto e come fu è stato e vuole essere. E così c'è quello che dice io faccio questo per questo e per quello no. Ma allora lo fai per il teatro e per la parte. Come dire faccio quello che faccio perche gli altri fanno e quando fanno io poso dire e come ruolo quel che fanno e quel che devo. E chi sarebbe che batte le mani ti batti le mani da te medesimo perche il ruolo dice che la parte si fa il quel modo. E già e come sarebbe questo ruolo dato che vive deve soltanto guardare la recita che fai come nel ruolo che dici di essere per che cosa vuoi sapere senza sapere cosa. Come se fosse utile senza sapere chi. Un teatro senza immaginazione e soltanto per la parte - ma la parte è la stessa recita che il ruolo interpreta falsificando ciò ch'è. E che cosa è un atto del dire o un atto del dove si è. Se la parte è un atto unico come dividi quello che dici di fare, tra quel che non è tuo quel che dici di fare, che cosa sei una manovella o un chiodo messo al contrario. E così ci si batte la mani per ragione non per vita pratica, come fosse un carattere senza caratterista e così come fu per quel che è. E come si fa a capire il ragionamento se è del ruolo e non tuo come fosse altro dalla parte e per di più fuori dalla vita. Che forse una sedia di spiegherebbe l'amplesso o la misera parte che vuoi interpretare, ma per attributo e posizione, giusto come fu e come sarà in minghione che fa la parte nel ruolo. Questa eterna burocrazia che recita per la sedia e come in ogni cesso si allontana da esso per dire che non caca ma esprime un giudizio come fosse un merito più che un atto presente della sostanza di e di quel che si nutre. E allora se un cesso è un teatro dove tutto è già stato tanto vale cacare di nuovo, ma l'atto tra il teatro e la vita è rappresentativo è sempre preinterpretato e ci si sente già prima di quel che c'è e che fa. Allora questa è una scena teatrale senza tempo che vuole rubare a chi c'è e che buco di culo appare se vuole prendersi il buco di culo di altro come fosse possibile un punto fisso e un solo culo. Il culo è il culo e ognuno a il suo buco nel culo, questo teatro quale autore cerca se dice ch'è già preinstallato e funziona con tanto di parte e ruolo come fosse un unico culo per ogni parte. E allora questo teatro fuori dal palcoscenico che lo fa neanche se ne accorge e ride battendosi le mani con lo stesso culo come il suo o gli stessi culi? Il fatto non sussiste per chi fa, gli altri che inventano la burocrazia teatrale anno bisogno di ciò per dire di essere la parte.
venerdì 7 agosto 2020 08:21
Stia la suo posto.
Stia nella sua persona, non nella mia. Che non può - né prima, né dopo, né ora.
Be'? Certo tutto sembra più chiaro, del tipo cosa si pensa di quella e che cosa pensa veramente.
- Appunto! La persona che ognuno è, è sentimento e verità di colui ch'è quella persona.
- Sì, va bene ma se si fa all'amore, allora o si ama o ci si impiccia.
- Cioè?
- Voglio dire che se il desiderio viene prima capita che non si capisca poi ciò che si vuole.
- Cioè, vuole dire che non sa quel che sta facendo e che si inganna su chi ama?
- No! Cioè, dico due persone sono due persone. E un uomo e una donna sono come sono entrambi si amano.
- Come entrambi si amano come genere o come pensiero sul genere?
- Cioè, dico, tra loro quando sono insieme.
- E cosa vuole dire, questo!
- Cioè, è un auspicio che faccio a chi si ama.
- È lei!
- Certo anche me.
- E quando!
- Be' ora non so, sono qui e non faccio all'amore, quando faccio all'amore con una donna.
- Come con una donna, che sono una donna?
- No, ma non stiamo facendo all'amore.
- Allora lei sta qui a parlare con me, ma pensa a fare all'amore con una donna, cioè come se facesse sesso.
- Non proprio volevo dire quando si ama una donna sessualmente si fa che ci si comprenda, appunto per amore.
- Che vuole dire che non comprende quello che dico, o che non sta facendo, avendo un rapporto sessuale.
- Ma senta non diceva poco fa che ognuno deve essere nella propria persona al suo posto.
- Certo, perche è la persona che ci fa persona, non il posto, ma anche con l'altro ch'è nella sua persona.
- Ah! Bene mi era sembrato di capire che ogni posto fosse il posto di un altro, e così si fosse al suo posto.
- Oh! Bella questa e che significa?
- Cioè, voglio dire, quando si fa all'amore in quanti si è? In due o in tre.
- Cos'è questa una battuta di spirito? Si è con l'amore e ci si ama.
- Appunto dico, io, lei e l'amore.
- Che cosa ci entro io, con lei.
- Ma allora anche lei fa all'amore con l'amore, cioè quando ama lei c'è anche io.
- Che vuole dire che il quanto si ama è con se stessi.
- No, forse, voglio dire che l'amore ama l'amore con se stesso.
- E, cioè!
- Cioè, se si fa all'amore con una donna, la donna c'è.
- Anche l'uomo è ovvio.
- Vuol dire come l'amore.
- Può darsi.
- No, scusi non dicevo a lei, pensavo ci fossi io.
venerdì 14 agosto 2020 08:48
Attenzione alla fenomenologia del potere. È cosa risaputa. Quella della libertà è ancora da sperimentare?
- Uno - dove era?
- Una - era lì.
- Uno - lì?
- Una - un poco più là.
- Uno - come ci è arrivato chi lo à lasciato?
- Una - come faccio a saperlo! Dimmelo tu. Che genere di cose mi chiedi?
- Uno - come faccio a sapere se si tratta di un genere, era lì e nessuno lo a chiesto.
- Una - è comunque qualcosa.
- Uno - sì? E per che cosa e noi siamo qui o c'è capitato?
- Una - non lo so, ti ò detto che non lo so. Era lì.
- Uno - si ma lo abbiamo letto, così come è scritto. E perche poi. Tutto è risaputo della fenomenologia.
- Una - della libertà è ancora da sperimentare? Così è scritto.
- Uno - come si può sperimentare la fenomenologia della libertà, che fenomeno può essere. Se c'è, c'è.
- Una - non sono insieme?
- Uno , ma può darsi, ma quando c'è la libertà possono esserci altri fenomeni, ma la libertà è sempre da scoprire per questo?
- Una - può essere cosi, può darsi così tutto quello che si fa. E allora tutto è fenomenologia e niente al contempo.
- Uno - ma la libertà riesce sempre anche se si è soli.
- Una - e se Dio sente come si sente anche se si è soli.
- Uno - come siamo fatti, e, comunque è possibile così anche con il prossimo.
- Una - ma se accade deve rimanere, c'è.
- Uno - forse è così, può essere così se lo si vuole, perche la fenomenologia e il suo genere scompaiono?
- Una - allora quello ch'è, è. E quel che c'è, c'è.
- Uno - dov'era? - Una - lì.
sabato 3 ottobre 2020 07:55
… Ma sarà per la possibilità per la durata, ma come sesso o sentimento.
- Si potrebbe pensarlo ma non è proprio così. Ciò comporta che so, come dire un praticamendo.
Per avere una certa percezione, ciò sembra dirsi ognuno a suo modo. O, a ciascuno il suo.
- Allora non so proprio perche scaturisca un patema così grande, come dice quel principio non desiderare la roba d'altri.
- Ma come facciamo a dire roba come fosse una attribuzione è di fatto un essere stato e fatto. O un saper e dire.
- Ma allora cos'è, di che si fa.
- Sembra una roba strana, forse un'immaginazione cui manca molto, un imbroglio e un tentativo di truffa, credo, verso Dio o chi per lui.
- Come si vorrebbe, ma non si vuole.
- Sembra.
- Ma allora con chi si crede con un pensiero o con il prossimo. E sé?
- È uno stilema un poco idiota che si appropria della conoscenza e dell'attributo, che so che ne fa un metodo e un imbroglio, nel prossimo tuo come in lui in te stesso.
- Lui Dio, intendi.
- Mi sembra. Ma sembra appunto, come qualcosa che cerca e vuole. Che dice e che fa protervia e controllo.
- Ma non intenderai, forse, della burocrazia e della sua condizione?
- Come si potrebbe, la burocrazia non à una condizione, è nella fattispecie l'evolversi di un pensiero personale e che sovente non si sa bene neanche perche ci sia o debba esservi. E allora, come ò detto nella fattispecie sembra esservi un pensiero e una istruzione.
- Parli della conoscenza come forma impositiva e di ignoranza?
- Forse stiamo parlando dell'impossibile, della retorica senza anima, dell'omicidio senza assassinio e del non praticare senza fare.
- Ma che cos'è questa totalità e il nulla, come affermazione e giudizio e peggio può divenire protervia di condanna. Con una cippa di cazzo sappiamo in certo modo se ci si vuole amare o soltanto usare, che so.
- E, così non è proprio l'attributo, ma una sorta d'immaginazione e carattere del pensiero che si fa in certo modo delirio e inganno, camuffamento e cambiamento, come di un male per bene.
- Sta dove sta e si chiama delirio di potere con una immaginazione di verità e un concetto di posizione.
- Detto così, sembri parlare di un partito politico dei possibili moti di funzione di una stato. Ciò mi sembra ancora poco eloquente.
- Eloquente forse ci basterebbe l'eloquenza, per dire che l'invidia personale è una zizzania sociale, che pone la condizione di una persona in riferimento di qualcosa che non esiste, ma sovente con pervertito metodo, s'immagina o si vuole in sé immaginare perche eloquentemente proclamata seppur non vera o surreale, se si vuole.
- L'invidia sociale ch'è una attribuzione dell'invidia personale, non per le cose di un altro, in linea di massima ma per la sua vita immaginata e spesso a scopo di provare soltanto tale sentimento, e, fosse anche collettivo e guerra.
- Come un abbaiare di cani?
- Può sembrare, ma non lo è.
- Forse è un metodo per distruggere e far finta di costruire.
- Ma scusa il termine, sembra un modo di fare a cazzo di cane, se permetti.
- Ma il cane non centra nulla ti dico, è una forma di strano odio, verso sé il prossimo, Dio e sovente come zizzania che cresce in organizzazione e per il suo bene sovente si mostra non considerando più neanche il bene personale.
- Un imbroglio dei più per rubare alla persona, anche la sua anima.
- È un tentativo che sbatte sugli specchi e le cazzate nefaste e mortifere di chi neanche riesce più vedervisi veramente.
-
- Allora se si odia se a tal punto d'immaginare la vita di altri, o meglio uno anche per odiare ancora di più e approfittare di ciò per immaginarsi del vantaggio che con protervia si può ottenere, vuol dire che si può così odiare profondamente anche chi ama e in presenza ti ama, tanto è inutile tale uopo per il benessere psichico del proprio essere.
- Un significato senza significato che si fa odio personale e sociale immaginazione della verità.
- Ma se Dio ci mostra con il mondo stesso, e ci à detto che il bene si cambia con il bene, l'amore con l'amore. Dice amate i vostri nemici, pregate per chi odia, se l'amore produce sempre più menzogna in chi odia che cosa potrà esserci in più con ciò.
- Credo
proprio nulla è un modo credo per non annullarsi in una quantità che confonde
appunto il modo tra il fare del bene al prossimo e fargli del male. Credo anche
ciò in un amare personale.
mercoledì 27 gennaio 2021 08:13
Ecco ci siamo guardati proprio come quando siamo nati e non sapevamo di esserlo. Ci siamo guardati nudi sotto la doccia e ora è così. Che a dirlo non ci si crederebbe ma per questo forse si saprà ancora per quel tempo.
- Come tutto quando succede. E quante volte succede. Come fosse per qualcosa.
- Bene, per qualcosa è successo, come fosse un suolo, un'occupazione di terra. Che so, se ti avessero, chiesto un uovo. O una gallina. Credo che l'avrei data.
- Forse se avessero avuto un modo per chiedere gli si sarebbe dato quello che si sono presi.
- Forse lì per lì, io e te non avremmo accettato, se ci avessero detto che ci lasciavano nudi e sotto una doccia. Avrei chiesto se saremmo andati in un paese caldo, dove forse non c'è bisogno. Certo anche perche volevano proprio tutto quello che avevo, ma proprio tutto persino le mutande, dico.
- E per farci fare una doccia dove non è uscita neanche l'acqua. Certo il bisogno di pulizia può sembrare ragionevole. Ma questo per avere la scusa di prendersi anche le mutande, mi sembra un modo almeno bizzarro per chiedere.
- Certo che quando mi chiedevano una pentola di rame erano altri tempi. Poi non ànno voluto più le pentole, che ti è venuto in mente ..
- Ma non si cucina più. E già che una volto vennero e si presero il candelabro. Dicendo che comunque la luce bastava. Se chiedevi per cosa, mi risposero per uno che neanche era lì in casa. Certo sembrava proprio che il ragionamento filasse.
- Filasse ma con le pentole ci fecero dei giocattoli per i soldatini.
- Come per i soldatini?
- E certo non stavano sempre a parlare di guerra.
- Ma certo che costava un sacco di soldi.
- E non si sono giocati tutti i soldi, se li avessero chiesti forse ci sarebbe rimasto qualcuno ad averli.
- Ma si sono presi anche le cose.
- E certo, dicendo che a me non servivano più. Di fatti dato che volevano farci le docce non avevano né un accappatoio e non c'era neanche un asciugamani. E dopo che siamo stati nudi non ci è servito più rimetterci i vestiti.
- E certo che così il ragionamento filava, ma credo che vi fosse una certa crisi dell'immaginazione sul ragionamento e la possibilità. Certo ora si può dire ch'è facile da capire.
- E si certo ma tutto ciò che andava per guerra, o tutto ciò che proponeva qualcosa, era proprio ragionevole. Ma lo era per ragionamento, magari logico, per paura nell'umana possibilità, come da farsi o per non farsi?
- Come dire: e chi lo pensa o lo deve pensare, ma non lo deve pensare così lo sa, pure chi lo fa.
- Ma allora tutti quelli che avevano già da fare qualcosa, perche non dovevano farla più per non pensarci o perche non serviva?
- Ma sai il ragionamento è un poco strano, un poco come la doccia.
- Cioè, tutti quelli che avevano il ragionamento non erano oggetti, mentre quelli che ragionavano facevano gli oggetti.
- Cioè, vuoi dirmi che ci siamo fatti la doccia perche degli oggetti ci ànno detto di farla?
- Certamente, proprio così. Altrimenti ci avrebbero chiesto di farla e dato un asciugamani.
- Già, non ci avevo pensato.
- La prossima volta devo ricordarmi, di chiedere l'asciugamani, anche se non me lo danno loro.
- Stupidò, ma come fanno a risponderti, se non l'ànno.
Sta facendo altro - Giulietta da Verona - un prologo?
domenica 7 febbraio 2021 15:04
Credo sia impazzita. Continua a tormentarmi con i suoi articoli, vuoi comprarli, devi comprarli.
Non si può continuare, se servono.
È impazzita crede che sia io il cliente per accanirsi. Sta impazzendo da quando da quando frequenta quei matti che le dicono che lei è più importante, che la sfruttavano.
Ora compra gli articoli?
Questo l'ò comperato ieri, oggi non mi serve. Dimmi vuoi parlare.
È una metropolitana, nel senso che viene da una grande città. Ma da quando si è messa con quelli del bene morale, non si ragiona più. Non distingue più quello che fa quello che può e quello che c'è, è rimbambita dal fatto che crede di essere migliore.
Senti, vogliamo parlare che vuoi. Non posso più comprarti questi articoli. Ma non so le cose che ascolti che di fanno pensare così, che non ti fanno vedere quel che fai come sia cosa a modo ma in effetti è un caos misterioso.
Quando ti sei messa a vendere degli oggetti non eri così invadente, poi come ti è venuto in mente che questo è un tema per una rivalsa. Capivi fino a poco fa ora sembra che non capisci. Tra un poco sparirai e non ci vedremo più.
Giulietta viaggia con il treno da Verona - non forse 20 anni fa - e alcuni giorni la settimana andava da un'altra parte da questa parte. Era venuta da qui da una grande metropoli. Certo un'altra mentalità aveva, prima che impazzisse nel suo fanatismo commerciale. Così, c'incontrammo per tre volte, credo, sì. E facemmo all'amore perche non doverlo chiamare e rubare il tempo e parlare alla sua vecchia fretta quella di allora. Una volta aveva un bel raffreddore e l'accarezzai sulla fronte per capire le dissi se aveva la febbre. E così approfitta per dirle che era stupido prendere quel freddo, affrontare quei lunghissimi viaggi, che era meglio la smettesse e che non ci saremmo più incontrati. E così è stato sino a questo altro tempo, che poi l'à trasformata come non sapesse apprezzare ciò di cui aveva bisogno, di proteggersi ma non essere esclusa, di provare senza forse sapere perche e in fondo dove. Ora pensava soltanto di affermarsi con la vendita morale del suo articolo commerciale. Non distingueva né la parola né l'informazione, né il contenuto e la posizione sua interiore - di fuori e non difendeva l'inverosimile dall'inverosimile, come qualcosa di altro dal genere. Ma ora nel genere verosimile per verosimiglianza disprezzava tutto quello che non l'affermava, come immagine morale verosimigliante la situazione ribaltando lo stesso senso commerciale.
Mai più parlerò di Juliette da Verona, che si distingue anche dalle cenerentole più splendenti senza una scarpa.
Se non fosse stato per la notte saresti stata soltanto abbronzata.
sabato 27 febbraio 2021 07:28
Carla - guarda quanti.
Timoteo - quando sono in molti dicono di avere ragione.
Carla - collettivamente.
Timoteo - così dicono che il loro significato è vero, come potesse essere diversamente se imposto. Carla - però i momenti sono per forza differenti per ognuno, eppure seppure sembrano uguali sono diversi.
Timoteo - per forza o per davvero, come si fa a dirlo. Certo che si deve fare ciò che dicono di fare, e, tutti insieme.
Carla - è per questo che dicono di conoscere la verità per quel che si deve fare e far fare, in proporzione che sono collettivi.
Timoteo - vuol dire ognuno deve fare in ragione di questo e perche dovrei stare a sentire ciò che si deve fare. Anche se magari sto facendo dell'altro e per mio motivo.
Carla - in definitiva se ci sono cose che tutti fanno, perche non farne altre perche tutti insieme si dice di farle, cioè collettivamente.
Timoteo - certo sembra ovvio per ragione o conseguenza, ma perche dovrebbe così farsi se per me non lo è. Dico non che poi mi ponga il fatto di fare una cosa contraria. Ma proprio un'altra cosa, per giunta in un mio momento e non come atto collettivizzato e per quell'istante. Penso che si può benissimo fare una cosa consimile in un altro momento sia da solo che con altre persone, perche non anche un'altra persona, senza che per forza collettivamente si sappia o si decida. Poi comunque com'è possibile che collettivamente s'immagini di avere sempre il motivo giusto e la ragione al proposito.
Carla - per giunta non si dovrebbe mai pensare che le cose sono nominative. Come appunto se quello che voglio sia collegato a un componimento giunto il quale al mio pensiero, una giunta o riunione di pensiero non trovasse altro da fare di dire come io sto pensando.
Timoteo - è assurdo o un poco assurdo, si vedono così e in molti e per questo dicono che sono con lo stesso pensiero e in proposito a questo sanno come pensi, come lo dici e come devi farlo. Anche se ti riesce bene che so in un altro modo.
Carla - ti riesce bene, ma può riuscire anche meglio. È che poi non so se ciò fa cambiare il pensiero collettivamente tanto che qualcheduno potrebbe dirsi, dire immaginare non c'è più il mio pensiero nel loro pensiero e ancor di più dirsi che collettivamente pensano con il pensiero di qualcun altro. Timoteo - certo poi dipende dal sesso per una o altra, come fosse uno o altro, cosicché il pensiero è da una parte di costoro e forse costei e il corpo da un'altra, come fosse così il modo più collettivo che incontrarsi in due diviene come un teorema, sul perche e come senza neanche che sia d'uopo considerare quando per dire anche dove. E così che ti vedo come ti penso e quanti poi si vedono collettivamente, quando sanno perche e dove fanno quello che fanno.
Carla - così possiamo pensare o no. Che già non dico o farlo o non farlo per me o per chi con chi per me, e, non si sa bene dove e quando se non si fa in modo di dirselo e farlo.
Timoteo - appare così evidente il motivo, così come ci si mostra pubblicamente non si può diversamente stare per proprio conto, appunto proprio come collettivamente.
Carla - sarà, certo che gli incontri sono diversi, eppure non riescono ad essere personali. Se lo sono per l'esteriorità non lo sono, non vi riesce la stessa connaturata posizione tra l'esteriorità e l'incontro. Si potrebbe viverli.
martedì 2 marzo 2021 14:29
- Il desiderio e il pregiudizio. Possono essere un tormento e il caos, per l'impossibile nel possibile.
- Se fosse.. Ma come può esservi, esserci, starci.
- L'immaginazione di un prossimo equivale, ò un pensiero, sovente soltanto proprio nell'altro.
- Per questo se l'immagine è pregiudizievole appare desiderabile sia per significato che per atto.
- Non esattamente voglio intendere che il desiderio s'è condiviso da un pregiudizio, si fa quest'ultimo manifesto anche se sperato come si vorrebbe.
- Se il desiderio è sì presente ma influenzato dal pregiudizio, o proprio plagiato, condizionato tanto da rendersi, forse e perche non anche ostile al desiderio, il vero significato dei sentimenti è nell'invidia, può esservi se sublimata dallo stesso pregiudizio. Anche come manifesta forma subliminale e per l'appunto dalla forma stessa espressa, e che sembra non ostile perche fatta, come se rendesse la conseguenza possibile, ma in ritardo nascondendo appunto il desiderio e per ciò come fosse ostile perche non si realizza. E non realizzato perciò, fatto, spostato come dovesse controllare il significato del desiderio nel suo manifestarsi com'è, contenuto e possibilità.
- Un punto di vista o il punto di vista.
- Se appare il desiderio o il punto di vista, come un teatro o è il teatro perche c'è il punto di vista. Se io non parlassi qui con te troverei il modo di cambiare il punto di vista, anche come espressione, per il contenuto del punto di vista, o anche, per scoprirlo. Ma in ragione di ciò mi chiedo, anche, se poi il mio colloquiare sia un qualcosa di registrato, come può esserlo lo stesso ripetersi del teatro. Sera dopo sera, o anche come prima esibizione, se potesse dirsi tale un evento. Cerca un punto di vista da rappresentare come appunto elaborato teatrale. In quanto ciò il punto di vista registrato nel corpo stesso dell'attore che lo recita. Cosicché il punto di vista nel desiderio vive e cerca un discorso nel presente, senza che in realtà il presente sia esistente c'è comunque una persona che recita quel desiderio attraverso lo stesso punto di vista del possibile desiderio che manifesta registrato per mezzo del corpo, certamente cosciente che quel che mostra è un punto di vista.
- Eppure lo stesso attore potrebbe non avere altro punto di vista che quello, che sta registrando e ascoltando nello stesso istante, come lo à già registrato.
- Così il patos recitativo o teatrale presuppone che sia la registrazione di ciò che si ascolta, la verità e al contempo, non più del punto di vista della commedia.
- Il desiderio è forse ancora per ciò, perlomeno, influenzato se non fosse per il pensiero che nella vita può fare cosciente del suo punto di vista, quello forse unico e personale di chi per questo si pone in sé. Ascoltato il tempo della registrazione, la vita appare con il desiderio e il prossimo ch'è sì presente. Non si sa più dove o ovunque come appunto non registrato neanche teatralmente.
- Certo il pregiudizio non presuppone il teatro, anche perche è nell'animo stesso di chi lo conserva o lo fa. Ma esso rimane tale s'è tale forviante potrebbe essere questo punto di vista, mancante o inibitore della verità. Come calunnia, o bisogno di desiderare o amare, come sé o anche senza punto di vista, caos nel bisogno senza di questo si manifesta senza che si realizzi.
- Le parole o la solitudine.
- L'ascolto o la libertà.
- Lasciamo un poco lontana l'infinità possibilità dell'amicizia tra un uomo e una donna. Poniamo un momento il pensiero, sul tempo e l'incontro..
- Tra un uomo e una donna.
- Certo. Il desiderio sessuale. La comunicazione della possibilità sessuale non implica che la risposta possa essere desiderale per sì. Come si potrebbe optare un reciproca fedeltà sessuale. Ciò implica altro tra il parlarsi e il possibile dire il tutto e il vero, ch'è di fatto in un reciproca disponibilità; questa può in ultimo pensiero o riflessione, dare una risposta diversa alla possibilità sessuale. Il chiedere o chiedergli per sapere è come volere per davvero.
- Se tu mi chiedi di adorarti ora e per questo, come non fosse un semplice punto di vista, la
risposta fa di sì la sua
partecipazione e che potrebbe essere implicita nell'onesta, come per fatto
possibile. Ma se in ciò si dovesse volendo ampliare il tempo, ciò potrebbe
comportare anche un no, e, sembra come se la qualcosa non sia divisibile dalla sua
interezza di possibilità e volere e la qualcosa sembra a tutti gli effetti un
punto di vista.
martedì 23 marzo 2021 08:28
Ci vedemmo proprio in questi giorni se ricordo. Già siamo stati nello stesso accampamento. Poi tu te ne sei andato. Dovevo, non riuscivo più a lavarmi, e che so neanche a Pasqua o Natale. Avevo l’impressione mi dovessi spogliare, anche, se non capivo dove per il freddo che vi era e con chi pensavo che proprio immaginavo potessi desiderarlo. Allora sono andato un poco più indietro, in un posto dove ero stato prima di qui. Il clima è più mite e c’è un luogo dove c’è dell’acqua calda per lavarmi. Infatti ricordo che ogni tanto ricevetti dei tuoi SMS mi dicevi che ti sentivi più tranquillo, se ti fosse accaduto di doverti spogliare con una donna e quant’altro per questo. E poi che accadde? Sono andato in un luogo dove si mangiava meglio, così passavo il giorno a mangiare quello che c’era sugli alberi o qualche ortaggio che poteva capitarmi. Poi pensai che quando avesse fatto meno freddo sarei tornato qui perche la natura poteva darti quello che necessitava anche l’acqua per lavarmi. Certo infatti ora sei qui, come vedi è un campo dove sono tutti nudisti, proprio perche la stagione lo permette. Vero ma ancora non ò capito se qualche donna vuole stare nuda con me. Quando capirai che vuoi parlare con lei e sarete soli, potrai chiedergli se vuole stare nuda con te. Questo è difficile? Mi trovo sovente sempre con più persone nude insieme, alcune volte sono anche donne. Negli animali sappiamo che la fase dell’eccitazione comporta la totale adesione al principio naturale. Forse noi umani abbiamo perso questa predisposizione naturale. Possiamo manifestare il nostro pensiero, parlano o significando un modo mostrando, ma non si sa bene che cosa e sovente con chi, sia per molteplicità di personalità d’incontro. Siamo così nudi manifestamente di genere, come sia questo a comunicare, più che io con un’altra. Così sembra che sappiamo ciò che vogliamo come lo pensiamo e lo diciamo, ma in fondo perche se ciò che diciamo di conoscere è il nostro genere. Se dicessi ad un animale di essere un genere umano, certo quella specie di animale lo capisce, anche se non elabora un concetto come genere. Crede comunque un suo ragionamento e vede e ascolta. Ma il principio potrebbe essere diverso seppur si dimostra convergente come fosse lo stesso, ecco che la nudità è confacente qualora ci si comporti. Ma tornando alla possibilità di dire qualcosa in più se ciò che si desidera rispecchia ciò che si vuole o si vorrebbe, l’esservi comporta anche una consapevolezza in quel che si dice, una consapevolezza perche lo si può dire, perciò non è un termine generico che si ripete ovunque, ma continua e continuativo, ma quando c’è. È questo restarvi che sfugge sovente alla possibilità, come se ciò che cambia si differenzia, mentre ciò che si differenzia non cambia. Se ciò può essere una predisposizione del genere e molteplice, il significato come la possibilità stano dove si vuole si manifestino. Ecco che però anche se si vuole che si manifestino appartengono o possono appartenere all’interruzione? Come non si riuscisse ad essere soli, né personali né conoscersi. Ora quindi se per esempio io volessi dirgli che l’amo, lei potrebbe dirlo altrettanto a me. Ecco che per esempio che è la cosa più naturale del mondo anche dire di amare da parte di lei, che non può che essere una cosa che rispecchia e fa significato, insomma in locuzione morale stimabile e naturale. E anche nella reciprocità lo è se fossi io a chiederlo. Fermo restando fosse possibile il significato, diciamo, però, può avvenire in un mondo dove sembra si faccia tanto sesso che non si riesca di farlo proprio. Cioè il cardine di un principio volubile è che se lei lo vuole e io lo voglio, basta baciarsi, avvicinarsi per questo per il possibile di ciò che si identifica il momento e anche il significato come rappresentasse per quello che è. Ma se c’è di mezzo una locuzione di qualsiasi genere, può avvenire che non si accetti neanche la sincerità e la possibilità di parlare, come un attrito immateriale tra la possibile informazione e l’esperienza di amare, insomma potrei dire il controllo, il controllo dell’amore e della personalità e che cavolo, allora sembra che lei aspetti cerchi il modo perche tu le dica che l’ami o la desideri, che lei per questo con volontà lo nega. O che aspetti che glielo dica per dire di sì, ma trovare sempre il modo perche questo non si verifichi. Insomma non si à la capacità di dire pensare, fare e che so anche non fare, se fosse qualcosa che si fa. Ma che ti succede ti sei eccitato? Certo si vede, mentre parlavi osservavo quella donna che lì non fa che abbassarsi a raccogliere qualcosa che da qui non vedo, poi si alza e sorride alla sua amica, mentre tu parlavi guardandola mi sono eccitato. Va bene, ma allora come si fa se si continuano a fare telefonate anonime parlando per tecnologia, parlando d’altro e non si vede mai quello che ti dice, mentre fa altro. Come ci si riesce di starci da solo con lei. Con chi? Lei, una donna. Che non so neanche come si chiama.
sabato 10 aprile 2021 08:59
Non vorrai dire ch'è tecnologico?
- Ma no, come potrebbe esserlo?
- Con degli attrezzi per esempio.
- Allora si dovrebbe dire psicologico.
- Allora il sesso è psicologico?
- Il sesso è meraviglioso e semplice, fa stare vicini per volersi bene e innamorati anche per la vita.
- Allora cosa rappresenta il sesso psicologico. Cioè quando pur stando insieme sessualmente si usano degli attrezzi che simulano.
- Per questo è psicologico, non tecnologico, perche usarli. Tra il piacere e la conoscenza c'è forse la fantasia?
- Oh, che noia. Ci si ama certo per dare, ma perche il sesso non è presente, come fosse psicologico anche il piacere.
- Quando si vuol bene e quando si ama, si sta insieme certo per volersi bene e amare.
- E certo o può darsi che allora non ci si allontani da quel che si fa.