Libro

Di

Patrizio Marozzi

Guardando i disegni e ricordando gli articoli scritti

 


 

Un’appendice senza fine né coda? Che palle queste parafrasi istituzionali

 

Chi decide per me. Il sistema della finanza incontrollato sistema borsistico mondiale è servito per concentrare il possesso e derivazioni sul dominio del mondo (verso autodistruzione?) le persone sono sempre più vincolate dalle risorse energetiche, a sproposito, e hanno sempre meno scelte autonome, ora, e solo dissipative. Le rappresentazioni dei governi che dovrebbero essere autonome, non lo sono più e legiferano per le concentrazioni di potere, senza avere più nessuna autonomia collettiva per dare libertà alla persona singola. Si è persino inquadrato il denaro con incontrollabile sistema, ovviamente per mezzo della funzione. I governi di tutto il mondo sono schiacciati da tutto ciò e dalla loro corruzione e incapacità. I popoli vanno, dove ci sono quelli che per antonomasia si dicono democratici, sperando in una soluzione economica per loro su queste basi, qui ora descritte. Chi vuole dominare il mondo? E la politica è fatta da zimbelli senza decisione per elezione, che non sanno guardare alla persona e difendono solo i privilegi del potere che controlla. Gli Stati Uniti D’America, possono sperare nelle decisioni di un presidente che decida autonomamente, per peggio o per il meglio, secondo della circostanza e delle possibilità, per sperare in un cambiamento. Le altre democrazie del mondo, a rappresentanza diffusa, devono svolgersi nella costituzionalità di non standardizzare le persone, nello svolgimento delle proprie libertà, sotto una sperequazione tra la contrazione di potere, e la libera scelta della persona di poter vivere di tale scelta, in una diffusa e molteplice esperienza, espressione di reale comunicazione (e libera nei movimenti) di ogni individuo. L’egoismo sta facendo del gusto una cosa imbecille e per attributo d’intelligenza paradossale.

 

Google traduzioni: dall’italiano

An endless nor tail? What these balls paraphrase institutional 

 

Who decides for me. The system of finance uncontrolled global stock system has served to concentrate the possession and derivations the domain of the world (towards self?) People are increasingly bound by energy resources, inappropriately, and have fewer choices autonomous hours, and only dissipative . The performances of the governments that should be autonomous, are no longer and legislate for concentrations of power, without having any more collective autonomy to give freedom to the individual. It was even seen the money with uncontrollable system, of course for half of the function. Governments worldwide are weighed everything and their corruption and incapacity. The people go, where there are those who say they are eminently democratic, hoping for an economical solution for them on this basis, described here now. Who wants to dominate the world? And the policy is made by zimbelli without a decision for election, who do not know the person and look to defend only the privileges of power that controls. The United States of America, can hope in the decisions of a president who decides autonomously, for worse or for better, depending on the circumstances and the possibility for hope for a change. The other democracies in the world, widespread representation must take place in the constitutionality of not standardize people in the conduct of its freedom, under a gap between the contraction of power, and the free choice of person to live for doing so, in a widespread and varied experience, an expression of real communication (and free movements) each individual. Selfishness is doing something taste imbecile and attribute intelligence paradoxical.

 

Agosto 2008

 

 

Atti di coscienza


Il male è una tragedia? Il male è violenza o accettazione. Da più di un giorno ho pensato di pubblicare in internet una foto di un bambino morto in un teatro di guerra conosciuto oramai al mondo intero, la violenza su un corpo su quella testa non più ferita ma offesa come l’intero corpo del bimbo morto. È un’immagine molto eloquente che mette in secondo piano le beghe più sciocche. E allora perché non pubblicarla, credo forse proprio per rispetto all’anima di quell’essere, chissà se forse potrà essere più efficace alla verità del mondo, e dare anche un apporto in qualche modo a noi sconosciuto. E in fondo in quel corpo non c’è più la tragedia, ma la memoria di un dramma solo per la coscienza che in certo qual mondo capisce il senso della bellezza, della fatica di rimanere se stessa quando moltissime altre periscono nello stato irresponsabile della violenza, nell’ignoranza della volontà, la paura stessa di essere liberi e poter cambiare il motivo stesso che ha ucciso questo bambino, di essere per sempre e non soltanto lo spazio che la paura concede alla volontà per generare la morte dell’intelligenza della vita e dell’anima.


Maggio 2008

 

Concetto di assimilazione

I soldi sono informazione

L’oro è un oggetto

Ma l’uomo che determina il significato di entrambi può valere meno, anche in rapporto alla considerazione dell’informazione e dell’oggetto.

Questo non è solo un paradosso concettuale, ma un’assurdità temporale.

Del resto l’assunto popolare per quanto onesto e vero di: guardando s’impara, ha ancora una valenza significativa per il suo significato, tra un aspetto contemplativo e un aspetto emulativo? spesso quest’ultimo del tutto privo di significato, e quali sono poi i concetti personali dell’emulazione della conseguenza che si vuol raggiungere. Di fatti l’esempio per virtù è una virtù, ma quel che genericamente si guarda e s’impara lo è. O è più spesso, una giustificazione all’ammissibilità del degrado dei termini del significato e del comportamento. Cosa in realtà stanno imparando coloro che guardano o riproducono.

 

17/12/2007

 

D’aforisma – Mi viene di soggiungere


la metafora dell'odio può essere la supremazia del potere, in quanto mente-eterno metaforico. o Il concetto d'amore ha la giustezza di non sapere affermare il suo compimento, in quando non ragione suprema sociale, ma capacità intrinseca della virtù umana, in quanto superamento della schiavitù.

 

18/12/2007


 

 

D'aforisma il pensiero debole

 

Le opinioni socializzate, addosso alle persone trasformano le persone in fantasmi sociali. moralmente il concetto adempie alla verità, o dà alla virtù l'opzione del silenzio. e in quanto tale ascolto nella persona non solo alla persona, ma come ente della persona. in definitiva l'analisi ha un pensiero per il compiacente o per come ente un silenzio che dà all'opinione l'attributo al soggetto, non in quanto giudizio, ma appunto sapere. Da tale silenzio della filosofia moderna fino alla saggezza del silenzio Socratico. Giustappunto la comprensione dà alla persona l'attributo della comunicazione non in quanto termine ma come adempimento della soluzione. Il silenzio torna indispensabile per accettare la possibilità del bene. P.S. sono solo questi i problemi con una donna? [Modello]


21 dicembre 2007

Dislocamento  

La ragione è in crisi e il razionalismo manifesta evidenti stati di psicosi del comportamento. Ma l’effettiva effervescenza del fatto sta nell’effettiva ipotesi di dove sia non solo il fatto stesso ma la stessa sostanza del ragionamento

La ragione è in crisi e dove si manifesta questa crisi ovvero dove si analizza in questo ng

(it.cultura.filosofia) o più propriamente nel fare stesso di ambienti ben definiti la politica non determina più l’espressione di un pensiero l’opinione è marginale ma sostanzialmente controllata da pochi organi di gestione economica oramai lontani dalle azioni della gente del pianeta una politica soggetta alla determinazione di poche azioni che determinano una conseguenza e una sudditanza della conseguenza

Di fatti questo non è il luogo dove la ragione dimostra la sua crisi l’amministrazione di tale tecnica dimostra pessimi pensieri che governano per lo più il concetto stesso di sudditanza quale unica possibilità per altrettanti esecutori le persone

In questo costrutto agganciarsi ad un ragionamento non equivale ad essere intelligenti ma indubbiamente soggetti ad una manifestazione pratica dello scambio del denaro con gli oggetti

Ora tale fenomeno è sempre più ridotto sul piano planetario per il controllo sempre più ristretto della determinazione dell’azione o per lo più è conveniente per una parte gestita in subalternità riguardo ad un’altra che non ha accesso alla conoscenza o per lo più all’azione pratica dell’intelligenza come conseguenza del sapere.

Torna in ballo la politica che non gestisce la libera conoscenza ma è subalterna alla logica dei compartimenti multinazionali senza in definitiva un controllo politica che dia nella libertà delle opinioni la libera azione della conoscenza e della scoperta per il suo utilizzo non un controllo dall’alto ma liberando il singolo individuo a non sottostare alle coercizioni.

Ovviamente non tutti saranno portatori della più pura saggezza ma il significato dell’azione sta non nel controllo e nella prevaricazione del pensiero ma appunto nella condivisione del suo sentire in significato non solo dei segni dimostrativi della tecnica ma nella libertà del singolo individuo nell’acquisizione del significato.

Mi si dirà in passato l’accesso alla conoscenza all’oggetto stesso del libro per esempio era proibitivo per molti l’evoluzione ha molto superato questo problema e i tempi per arrivare alla soluzione di questo problema dove esso è manifesto sono molto più pratici e reali nelle soluzione di quanto sono stati superati e affrontati precedentemente.

E allora qual è il dislocamento proprio verso la scelta dell’individuo che partecipa al significato alterare questa scelta è la cosa più stupida per chi ha per significato la responsabilità delle scelte politiche in rapporto all’individuo e non al controllo delle opinioni.

Politicamente per esempio la Spagna in questo governo nell’inizio del suo mandato ha detto chiaramente che l’acqua sarebbe stata politicamente gestita come bene inalienabile dell’uomo (mi auguro che sia ancora in questo sentimento) sembra paradossale dover entrare in questi argomenti in epoche cosiddette moderne del vivere civile eppure la crisi della ragione è anche in questo rapporto di conseguenze.

E allora il dislocamento di dove essere in rapporto al dire che la ragione è in crisi non è solo nel suo luogo di manifestazione ma bensì in ogni luogo in cui il pensiero della persona trova espressione per esprimere il significato non si è più in un rapporto di cattivi ordini per pessimi esecutori ma in rapporto di spiegazione con il valore della comunicazione come condivisione di un sentire dell’esperienza che non è soggetta ad una volontà estrema ma libera di esprimersi nella virtù personale del valore del significato come non bene essenziale della vita umana nel suo essere biologico, ma come rapporto di onesta nel manifestarsi della sua coscienza: umanità ha una ragione.

E allora il dislocamento non è il media o il suo numero per azione condizionante della partecipazione, ma l’ascolto della persona ch’è libera di capire il significato e da tale atto libera di essere direttamente in rapporto con se stessa e gli altri, non in una mediazione ma in un atto di schiettezza e lealtà.

La politica contemporanea e i suoi svisceramenti sociali manca in ciò perché non tiene più conto della realtà, ma del suo virtuale potere di dislocamento delle opinioni, spesso al di là della realtà delle soluzioni che determinerebbero quell’ipotesi alla coscienza in cui molti sono costretti dalle manifestazioni della gestione delle opinioni comunemente per pochi

Ciò non toglie che la vera realtà della persona può esprimersi nel suo significato di ragione sia in virtù spirituale ché azione concreta della propria identità attuando quelle scelte che le sono più proprie, sia in rapporto di reciprocità e qualora per grave deterioramento sociale per lealtà vero se stessa.  

 (10/12/2007)

 

 

Disse un tipo alla ribalta, bisogna vincere il presente: economico, italiano e oltre


Sinceramente vorrei che il fondo monetario internazionale e la banca mondiale non ci fossero; molti stati del mondo avrebbero cittadini più liberi.

Ora è bene dire che uno stato dovrebbe avere tre priorità economiche: il funzionamento dell’amministrazione, le pensioni e la sanità pubblica; ciò per ridurre le eventuali ingiustizie sociali, e questo e non altro a finanziamento diretto dello statale, nella libera legiferazione e senza influenze particolari lobbistiche; incrementando il senso di ciò sul funzionamento e relazioni umane, e con meno coercizione e burocrazia. Tutto il resto delle attività dovrebbe essere nel rischio d’impresa, anche quelle che usufruiscono delle sovvenzioni dello stato, (purtroppo), e pertanto tutti compresi i creditori o sovvenzionati non possono pretendere che lo stato si assuma tale rischio per loro, dando all’arricchimento un valore sperequativo e anti sociale. Lo stato non rientra nemmeno dei suoi finanziamenti. Nel rischio d’impresa anche lo stato ha regime fallimentare, proprio per tale tipo di rapporto economico.

Concause d’insolvibilità

Il mercato economico è monopolizzato da concentrazioni S.p.a. da eccessivo cooperativismo sociale a discapito di attività individuali. E vi è un forte condizionamento sociale.

Cause

Opinabilità delle regole stabilite costituzionalmente.

“principio di asservimento”

Nessun limite, pragmatico, anti concentrazioni

Manca libertà individuale nella ricerca e approvvigionamento delle nuove risorse energetiche, mancanza di soluzioni efficienti e innovative a basso costo per energia globale non consumabile indipendente.

Eccessivo corporativismo.

 

Filosoficamente Caro Lei


Se con Socrate il problema più “grosso” della ragione cerca una soluzione nel suo agire per ridare unità al principio di virtù e superare di fatto le antinomie dei vari substrati la virtù.. (due punti piani) Ora facendo un bel salto concettuale da ciò e ridando costrutto a tale compimento di Socrate. E di fatti così non sovrapponendo ad esso i vari processi filosofici e sociali basati sulla volontà e l’appartenenza. Di fatti possiamo affermare che il nulla è una categoria del pensiero che non ha nessun appoggio rappresentativo (concedetemi questo po’ di speculazione, “un po’ dialettica”) di fatti le categorie su cui poggia il nulla sono per lo più proposizioni derivate da una sorta di manichea inversione concettuale derivata dalla proposizione di Dio. Se possiamo enunciare il nulla e solo perché possiamo enunciare Dio. Ma di fatti in nessuna religione il nulla è una preposizione di Dio. Pertanto l’uomo ipotizza un contenuto senza nessun fattuale concreto. E su tale preposizione qual è il diritto alla coscienza?

Difatti non vi è diritto ma virtù

Altresì se non conosciamo i limiti della scienza in rapporto alle trasformazioni della materia, come è possibile ipotizzare limiti all’intervento di Dio sulla materia. E con qual preposizione possiamo negare la dimensione spirituale.

“Pragmando” diciamo che si è compreso il divenire dell’atto sostanziale umano, ma il rapporto con il tempo, appartiene di fatto a delle ipotesi, più o meno verificabili a seconda della virtù.

Appigli

Non sappiamo ancora se l’universo sia piatto o sferico. Difatti la curvatura della velocità della luce nella sua gravità [difatti la curvatura della gravità della luce nella sua velocità] ci mostra una possibile sferoidale dell’universo – finito o infinito materialmente – E qual è la tangente che attraversa questo spazio tempo? Della fisica.

I significati del capire danno il tempo non tanto ad una coscienza materiale, ma al significato del significato, in “quando comprendono il senso e non l’ipotesi della trasformazione. Il riproducibile” di una cellula staminale ha senso nella possibilità intrinseca alla vita naturale e non coercitiva o egoistica. Questa spiegazione del senso, non ha dato adito all’invenzione delle cellule staminali dal cosiddetto “nulla”, ma ad una osservazione della “loro” pratica. Molte cose che l’uomo osserva e cerca di comprendere non sa esattamente dove iniziano e dove terminano.

Sappiamo che il ciclo dell’idrogeno sulla terra è riconducibile all’acqua. Ed è più facile produrre da esso “per chimica o altro” sulla terra energia, che fabbricare boschi e mari sulla luna per avere ossigeno.

Non si vorrà rubare l’amore di Dio, ma farne parte!? Che male c’è in questo. E nel rispettare la libertà che ci è propria. Di ogni singola persona, essere. Con un po’ di virtù nel pensare.

Saluti e Baci

Patrizio

19 dicembre 2007

 

Harold Pinter


L’altro ieri nel giorno di Natale è morto Harold Pinter, i beonzi hanno “enunciato” che nello stesso giorno sono morti altri personaggi celebri; per me ànno dimenticato di cintare mio nonno, anch’esso morto a Natale. Harold Pinter molti lo ricordano per il premio nobel, complimenti, io più che altro per l’unica rappresentazione italiana con sua regia: “Cenere alla cenere” «Ashes to Ashes». Naturalmente i beonzi ben si son guardati dal ricordare ciò, non fosse altro per la propaganda dei coglionazzi a pappagallo che nell’esibita esibizione dell’esibizionismo, parteggiano per il privilegio che credono acquisito, più che per la libertà. E cosa posso ricordare di Harold Pinter che credo sia stato importante per lui – il tentativo di rappresentare la parola come anche e, spesso, conseguenza e costruzione formale del linguaggio che privilegia l’astrazione agendo per essa su una conseguenza quasi ineludibile. I testi e la regia teatrale di Pinter agivano su questo contesto formale, spazio temporale e ricognizione verbale. E allora dobbiamo riflettere anche sul tentativo di Harold Pinter di dare al linguaggio formale dell’inglese, l’atto stesso della diluizione di tale logica grammaticale. La crisi del linguaggio è espressione stessa del tempo verbale che non si colloca, ma si rappresenta e, si rappresenta con Pinter nello spazio scenico del teatro. Tale tentativo di ricerca sul formale del tempo sintattico, forse non sempre è stato considerato apprezzabile, dalla nomenclatura della cultura inglese, che vi poteva ravvisare anche la discussione di certi principi formali della lingua inglese. Il tentativo di Pinter ben rappresentato scenicamente è un gesto forse a lungo termine per quel che riguarda la lingua inglese. E allora, padre figlio e spirito santo.

 


 

Il latte in più lo bevo io

L’Italia è stata multata dalla commissione europea per aver prodotto più latte. Dico un po’ di tempo fa sento che in Europa non siamo più autosufficienti per la produzione alimentare. La commissione europea che ha multato l’Italia e anche altre nazioni. Sembra ignorare del tutto che a latere di un fabbisogno economico c’è anche un fabbisogno personale. In quest’ultimo periodo si è assistito all’aumento del prezzo generalizzato dei prodotti alimentari in tutto il mondo, che ha portato gravi conseguenze in alcune nazioni, non europee. Lo stesso comunque si è assistito negli ultimi dieci anni circa alla formazione nell’Europa centrale di un precariato lavorativo multinazionale, voglio dire nell’ambito delle nazioni europee, anche per la gestione multinazionale delle aziende. Quest’andamento generato prevalentemente, dalla conformazione della proprietà per società per azioni e amministrazione economica, va quasi sempre a determinare nel suo parossismo sociale, l’aumento del costo della vita e difficoltà nell’individuo, che non ha più neanche la possibilità di generare un’impresa a titolo personale, dato lo squilibro commerciale creatosi. Questa fattispecie di essenza economica senza un’adeguata gestione e controllo, è in grado di creare fattori di congestione economica e crisi finanziaria. La commissione europea in quest’ambito è stata assente e con poca dinamica nella trasformazione e adattamento. Ora in Italia dopo circa un quarantennio si è tornati al latte preconfezionato come possibilità di risparmio per l’acquirente. La commissione Europea sembra non essersi accorta che il latte è diventato costoso, come molta altra produzione alimentare in Italia e nel mondo. In Italia in quest’ultimo periodo si sta assistendo alla determinazione dei beni essenziali tutti gli individui, in trasformazione di società per azione, o consociazione e diramazione di queste ultime, e non sappiamo se sarà possibile correggere questo sistema dalle deficienze che ha generato negli Stati Uniti e in parte nell’Europa. Pertanto la soluzione sanzionatoria in questo caso è del tutto inidonea e superficiale e anti economica per il singolo cittadino. Mi trovo ora qui e vado fuori argomento per dire ancora alcuni miei malcontenti nei confronti di questa commissione Europea. Da quando si è costituita, ho ravvisato una disaffezione da parte del cittadino europeo, che si sente giustamente contento di poter liberamente muoversi, ma tale commissione non è stata capace di portare in porto, non dico dei codici costituzionali, ma dei principi costituzionali, che spesso sono il senso e il significato della partecipazione. Non è la fine del mondo comunque mi sembra abbia sostituito ciò con un trattato – che non ho letto – che mi sembra sia interpretato come qualcosa, privo di riconoscimento sul piano dei valori e confuso nel significato, il contrario proprio di eventuali principi costitutivi. Ha introdotto un concetto come quello della lingua obbligatoria per l’esecuzione e mansione di potere che ci porta indietro di qualche secolo e mi si permetta di dire che la lingua italiana ha superato ciò nella pratica e nel significato da ben più di qualche secolo.

La commissione ha fatto ciò togliendo anche possibilità d’interpretariato alle stesse nazioni che compongono l’unione europea. E l’ultima battuta la congedo al fatto dell’emissione senza limite di dollari dell’Europa insieme alla Svizzera, che credo faccia anche intendere che se mungete una mucca svizzera in questo momento ne esce dollari e non latte. E allora c’è bisogno di maggior latte delle altre nazioni, o si rischia di doverlo importare dalla Cina che con tutta la buona volontà è presa più dallo sfruttamento della conoscenza a fini di profitto, che di reale competenza, come ci ha dimostrato il recente caos.    

 

 

Il presidente degli Stati Uniti D’America Obama


Finalmente sembra cambiare il linguaggio e l’espressione e con ciò si spera che la capacità realizzata delle espressioni trovi, già in tempi brevi, i connotati di coerenza del suo senso. Con il discorso d’insediamento si è vista un’America nuova che finalmente si esprime con senso logico e ragionamento di significato e senso, e senso non della distruzione ma della priorità del valore per superare le difficoltà di chi non trova ancora espressione del dialogo come attributo stesso della libertà d’espressione e del rapporto. Con questo discorso l’America che deve affrontare grandi difficoltà sembra essere cambiata dal senso che psicotico e problematico del narcisismo che la contraddistinta nella follia irresponsabile di un dominio senza ragionamento schiacciata sull’impotenza inesauribile del disastro della sola forza militare. Punto a capo questo è quello che è vivamente sperabile che accada con il presidente Obama e, e con gli Americani che sembravano fino a poco tempo fa non essersi accorti del gran bisogno che avevano di tornare a comunicare per capacità di principi e virtù, che al senso del rapporto con se stessi dessero quell’equilibrio che non è prevaricante e dominante, ma semplicemente responsabile; come attributo di curiosità e disponibilità. La capacità non è soltanto nella difficoltà di non riuscire, ma più sensatamente nella libertà di sapere che la ragione e la verità del significato non sono soltanto nell’espressione di un fallimento, ma nella possibilità di saper trasformare le ragioni del fallimento nella scoperta del proprio errore, per dare significato al cambiamento e prospettiva oggettiva al senso della realtà come disponibilità al cambiamento dall’errore possibile. Questo è un linguaggio logico che la politica di gran parte del mondo, negli ultimi decenni ha dimenticato, anche con gli attributi di disponibilità di cui diceva, essere espressione e, degenerando per ciò in azioni di distruzioni. Alla base del linguaggio c’è un atto di coscienza che spesso anche nella menzogna trova grande verità dando impossibilità al linguaggio di pronunciare propositi veri per aderire a discorsi falsi. La verità implica partecipazione della coscienza e disponibilità tanto nel pronunciamento che nell’ascolto, e a un certo punto la cecità scompare e il peso della schiavitù di non poter far nulla per cambiare la conseguenza trova l’armonia e il coraggio di parlare con semplicità del bene possibile, di là della propria rappresentazione, ma per disponibilità e virtù. La crescita è un senso e un significato che non nega, ma cerca la disponibilità di stare nella vita, non con il terrore, forse solo con un po’ di paura per lo più personale, ma che nella parola trova già spiegazione e disponibilità. Bisogna essere pratici per questo e la pratica è la semplicità di cose vere che si fanno semplicemente, senza strategie e con franchezza di propositi. Il linguaggio cambia e si dà più significato alla disponibilità e alla comprensione cercando la vita e il bene. Per completare a modo mio questo che ho scritto, non posso non notare che il Presidente Americano Obama, ha un cognome di origine africana, ma che si pronuncia e si scrive in italiano. Mondo che s’incontra lingua italiana che trovi.


Auguri

Patrizio Marozzi

 

India caos e superstizione (quando si uccide)

Sperdute violenze di religione (i recenti scontri in India) 26 agosto 2008

Che peccato questa india così pigra che gioca con la divinazione della purificazione. Quasi una kalì che determini il caos, in un’ignoranza umana che non conosce più la sua forma. Questa tribale reminescenza che giustifica l’omicidio come omissione della purezza della stasi apparente. Hanno ucciso Gandi per questo, per un’ipotesi politica superstiziosa, che dà all’attributo dell’atto purificatorio, l’affinché l’ignoranza sia il significato di un atto ordinativo che deve sterminare l’attributo per dare alla sostanza il suo ordine. Superstizione che gioca con l’ignoranza del supremo, il dominio dell’odio della superstizione. Quella missionaria laica, giovane donna dei vent’anni, magari bella bona amabile e pur questo non è un ordine del caos e un’armonia dell’ignoranza. Folli invasati di superstizione in tutto il mondo, che vi ordinate e siete solo generatrici di un caos attributivo, sperduto e che ha invaso gli spazi. Persi gli orfani dell’orfanotrofio nella foresta, come pazzescamente ridati all’ignoranza cosmica, mentre l’ego centrale di ego invasati perdevano il senso stesso del proprio albero. La superstizione e il caos cosmico dell’ignoranza danno al caos un nuovo deificare, un vuoto che si riempie non di Sé significativo ma di superstizione giustificatoria.    

 

28/settembre/2008

Si sta su un’ipotesi disse un greco assente.

Se l’induismo è invaso dal “germe” culto dell’impurità. L’induismo stesso potrà resistere al nuovo essere del caos? O assisteremo alla definitiva caduta dell’ordine degli dei in una trasmutazione verso il nirvana” stesso dell’assenza dell’apparenza. I nuovi dei non potranno più nascere, è verso l’estinzione stessa dell’induismo? La distruzione sociale non sarà una conseguenze dell’essere supremo, in quanto non più trasmutabile concettualmente. La violenza è la negazione stessa della possibilità del Karma individuale e negazione stessa del concetto di redenzioni nirvanica. La conversione all’amore è l’unica possibilità di equilibrio e armonia spirituale, oltre il transeunte sociale. L’induista ha nella spiritualità la conversione.

Il governo lo stato politico dell’India deve coinvolgere la popolazione nella civiltà della conoscenza, senza immaginare o temere sommosse popolari. Il fanatismo non ha origini, ma è una conseguenza del cretinismo di potere, per il potere. Concettualmente un cretinismo gnostico. I cristiani hanno da pregare per chi vuol essere nemico.

 

Industria leggera


Uno dei grandi sviluppi sulle possibilità di realizzare energia è venuto anche dalla realizzazione delle turbine, dinamo, generatori eolici. Le loro applicazioni potrebbero essere svariate e completante scoperte; dico io solo ci fosse un’industria leggere diffusa e indipendente che agisse con veri criteri di conoscenza e creatività. Penso per esempio tra le altre cose e possibilità, e perché no, anche esigenze, alla possibilità che i generatori eolici, sempre più efficienti possano essere mossi anche da altre particolarità oltre il vento – ò già parlato qualche anno fa della possibilità di mulini di piccole dimensioni ad acqua che muovono questi generatori. Ora sto pensando al moto continuo, volendo di tali generatori. Per spiegare in modo semplice cosa intendo senza entrare nello specifico, ancora, perché non l’ho fatto neanche io, lasciando la cosa nell’ambito della realizzazione di idea; dico che applicando per esempio un piccolo motore elettrico a basso assorbimento energetico che simuli il vento e muova il generatore elettrico eolico, noi avremmo tre possibilità di attivare ciò: una per mezzo della stessa batteria di accumulo caricata dal generatore eolico con i giusti rapporti di carica e consumo, una attivando il motore elettrico con un pannello fotovoltaico e una con la stessa corrente di rete che il movimento del generatore eolico moltiplicherebbe e renderebbe più redditizia dato il basso assorbimento del motorino elettrico. Non escludo che questa semplice idea possa anche essere realizzata in auto costruzione, mettendo insieme cose che già esistono, come fanno di già molti statunitensi che si auto costruiscono generatori eolici. Nella fattispecie questo marchingegno potrebbe avere anche una realizzazione portatile.

 

 

 

L’emergenza


I governi non possono più assolvere quella che è la capacità individuale della responsabilità, ed è giusto che sia così, non sono mai stati in grado di farlo, per lo più possono sistemare quelle che sono certe regole con cui le dinamiche collettive non impediscano la libertà individuale e la libera responsabilità. Il fabbisogno di mantenere quelle che sono le possibilità primarie della persona umana in un ambito sostanzialmente d’intelligenza personale e conseguente partecipazione al bisogno individuale, ha generato in quest’ultima fase temporale, una ricerca di quelle che sono le prerogative economiche per lo scambio delle identità come non senso libero dell’essere ma necessità strumentale del fabbisogno. Ciò implica com’è evidente che le persone assolvano personalmente quelle che sono le esigenze dei limiti composti e rapporti di economia dello stato. In definitiva uno stato non può per regole economiche sostenere quelle che sono le esigenze indiscriminate di chiunque nel mondo anche per certi suoi fabbisogni elementari della vita. La politica come certo fare umano in questo periodo ha determinato quelle che sono le sue incapacità a modificare i sistemi. I governi gioco forza in quest’arretratezza economica non sono in grado di garantire la libertà per tutte le priorità umane del mondo. Ciò è evidente che è anche conseguenza di una dimensione della politica e della prospettiva delle persone, di non salvaguardare quelli che sono i valori della libertà. Non si sono affatto sostenute quelle che sono i rapporti di coscienza tra la persona libera e i suoi valori, e questi come espressione di contenuto, come espressione stessa della sostanza e del metodo dei fattori di conoscenza come di relazione, per privilegiare un rapporto di responsabilità individuale in un ambito circuitale che ha favorito il rapporto tra il potere e l’economia, come fattore di assolvimento dei motivi esclusivi della libertà. In tal modo si sono fossilizzati i motivi della responsabilità, non prospettive dinamiche, ma su atteggiamenti di controllo, che hanno diffuso la cultura del possesso dell’identità a fini d’acquisizione per potere, più che di libertà e conoscenza. Non si può condannare la politica con le sue espressioni umane di non essere in grado, risolvere il tal modo, i problemi economici, e in toto la responsabilità dei governi di trovare soluzioni per la libertà prima che conseguenze circuitale economiche, ma è palese di questi ultimi la responsabilità strutturale di questa mancanza dinanzi alle possibili soluzioni sociali. Gioco forza pertanto la responsabilità individuale porta la questione sull’assunzione delle conseguenze delle carenze del senso economico, sistema politico, come atto partecipativo della responsabilità individuale della persona, la libertà è un atto individuale che può farsi espressivo e liberamente partecipativo. Fin tanto che le politiche dei governi nazionali e le conseguenze di ciò saranno assecondate dalle persone sullo stesso fare logico del rapporto d’identità economico come arbitrio dei rapporti di reciprocità, solo sul piano economico, anche le stesse trasformazioni dell'economia dovranno sottostare a regole di sussistenza del desiderio economico più che di libertà di conoscenza e soluzioni. Il diritto all’identità è una responsabilità personale, che sul fare storico della politica porta inevitabilmente a rendersi anche responsabile dell’altro, ma se sul piano politico c’è uno scambio di relazioni determinate dalle scelte dei governi, sul piano personale c’è indubbiamente, un atto di libertà che da come priorità all’essere umano la responsabilità individuale della persona. Che non può considerarsi solo in rapporto economico con l’altro, ma come individuo che essendo libero ha in sé la sua coscienza.

mercoledì 18 giugno 2008

 

Senta comunque

Ci sono due punti che determinano quelle che sono crisi della democrazia, la violenza e la guerra. Sembra strana questa distinzione, ma poiché parliamo di un sistema, è in esso implicito che c’è una conseguenza tra un sistema e il suo individuo. Ora per una democrazia il principio di libertà democratico dell’essere umano nella sua espressione individuale, è basilare per la sua esperienza e per una concreta espressione della persona. Se con Socrate, per citare, il concetto di democrazia non può eludere il principio dell’individuo che si applica nella conoscenza della “virtù”. Ciò non può essere meno per quelle che sono le democrazie moderne. Nella fattispecie reale della democrazia, la possibilità della persona di potersi esprimere libero dalla frustrazione del proprio sentirsi è importante come per la democrazia di Socrate nel trovare le vere virtù. Proprio per questo è indispensabile per una democrazia non sussistere per esclusive regole conflittuali, a maggior ragione su determinazioni sociali che vanno dal gruppo, contro il singolo. In sostanza la capacità dei singoli individui di far vivere reali criteri democratici, è quella di generare un progetto che vada verso la libera espressione d’opinione e dialogo nelle virtù personali di là del sistema democratico. Per quanto riguarda questo esso ha bisogno di una determinazione di principi che tendano a far cauterizzare la violenza e s’integrino nella sostanza in un discorso personale dell’individuo che superi il pregiudizio. È evidente nei processi storici che le democrazie si trasformino in dittature, anche per ambito dello stesso processo democratico, che può generare altro proprio in causa del consenso dell’opinione pubblica, per poi sospendere il suo processo democratico. Spesso il principio che innesca ciò è un acuirsi della certezza per la violenza su basi psicosociali su sfondo economico.

Il concetto di processo democratico in ambito giurisdizionale deve essere il meno violento possibile e tendere a cauterizzare nella non violenza il suo esserci, proprio per non innescare quei processi di sospensione delle dinamiche della democrazia. Una giurisdizione che ha nel suo principio la pregiudiziale della pena di morte è in sé soggetta a una dinamica di reazione alla violenza che la determina, non solo nella sospensione delle regole democratiche per la libertà dell’individuo, ma direttamente legata al principio della guerra e di volontà della forza come determinazione dei pregiudizi “violenti”, non risolti dalla democrazia e trasferiti sul piano dell’affermazione sociale. Dopo l’ultimo conflitto mondiale alcune democrazie per uscire da tale logica hanno introdotto nei principi costituzionali, discriminanti contro la guerra. Ciò ha visto differenziarsi l’una dalle altre. Ha caratterizzato, un po’, la pregiudiziale di quelle che ancora in certo qual modo erano legate al recente pregiudizio della schiavitù. In Italia per esempio, non essendo legata a tale concetto il principio di ripudio alla guerra è stato costituzionalmente rispettato e non è un caso che sia tra le nazioni che hanno dato il via al principio dell’unione europea, proprio in virtù della rinuncia alla guerra. Detto questo sull’Italia, nella speranza che non perda ciò e regredisca nel processo democratico. Ma sappia mantenere come è accaduto in passato un costrutto civile democraticamente, senza crisi stesse della democrazia, anche nella ragion di stato. Penso alla democrazia statunitense che ancora deve affrontare le dinamiche dell’evoluzione democratica, nel perseguire la riduzione della violenza istituzionale e sociale, soggiogata dalla pena di morte e nel superamento della guerra e del pregiudizio mortale che genera. Spero vivamente e con partecipazione che si torni su questa via e si instauri un processo democratico più propenso alla prerogativa prima e ultima della libertà, la pace.


 

La violenza fa star male l’animo e i pensieri

Ci sono tre persone ostaggi nel sud delle Filippine, finiti in mezzo a una guerra. Tre operatori della croce rossa – che possiamo immaginare essere persone non facente scopo della loro vita la guerra. E allora che cosa vuole la guerra e gli uomini che la fanno e la vogliono da loro? Quello che hanno sempre voluto, annullare la coscienza delle persone che non vogliono la guerra, renderle quasi insignificanti e far dipendere il senso stesso dell’essere nell’essere nella guerra. Non importa in che modo ma la guerra è la priorità è la ragione maggiore e il vero senso della giustizia che difende strenuamente se stessa. La guerra è morte (qui il participio vorrebbe la parola morta invece di morte, spegniamo la guerra) e fa di ciò un significato vitale per il suo, del suo esistere e essere, chi non vuole esserne parte deve e nel farne parte assurge a suo paradigma ed essenza stessa della sua giustificazione. Ovunque c’è guerra c’è gente che è presa in ostaggio in questo modo, c’è gente che non ne vuol far parte e non è parte; e allora la si costringe a essere vittima e carnificata. La logica delle responsabilità è spesso mistificatoria e falsa, la non intenzione alla guerra è qualcosa che già supera il più basso livello di guerra e senza sovrastrutture e inganni. Che cosa sta accadendo a queste tre parsone nelle Filippine, esse sono ostaggio di guerriglieri che sono nel sud del territorio mentre i militari governativi avanzano per andare verso lo scontro militare. Bene queste tre persone sono ostaggio e minacciati di morte senza nessun rispetto per il loro essere e per chi come loro è contro la guerra, affinché l’avanzata dei militari governativi si fermi. Nel vedere ieri sera l’intervista al comandante delle forze di opposizione al governo, in bella uniforme e ben composta, come si conviene. Mi è sembrato anche di rilevare fondamentalmente una persona che teme per se stessa, e allora mi sembra incomprensibile che cosa vogliono da queste persone che hanno in ostaggio, oltre qualche possibile sconclusionata azione dovuta alla loro paura. Non volete lo scontro militare e chiedete al mondo per mezzo di queste persone di evitarlo, la comunicazione con il governo impone che si vada allo scontro militare. In sostanza che idiozia è quella che si pretende dalla vita di chi non vuole la guerra, ma lo si vuole vittima. Qui non c’è la priorità del governo Filippino né dei guerriglieri qui c’è la priorità che queste tre persone siano lasciate in pace di là delle conseguenze della guerra che si vuole inevitabile e che vorrebbe porre il fatto che queste tre persone non determinano e non sono in essere e rispetto. Qual è la questione che si chiede a chi non vuole la guerra, qual è la mediazione assurda per cui si vorrebbero? La conseguenza che potrebbero subire queste tre persone è irrilevante per il senso stesso dell’immagine in se della guerra; si vuol forse dare pregio così alle sue motivazioni? Questa è un’immagine molto aleatoria per la sostanza e i contenuti, solo un atto di coraggio da parte di tutti e la liberazione degli operatori della Croce Rossa, avrebbero un senso e un significato. L’esasperazione di militari che uccidono per giustificare la guerra stessa non ha molto significato. Tutti quelli armati per la guerra devono lasciare andare queste persone e, chiedersi autenticamente se vogliono fare a meno della guerra, senza porre assurdi quesiti a chi a già scelto di non farla togliendo loro le altre forme di dialogo con cui hanno deciso di comunicare e stabilire le proprie relazioni di vita. La pace non è una sconfitta ma un progetto più a lungo termine e con risultati creativi e proposizioni di significato che danno rispetto a se stessi e agli altri. Se c’è bisogno di pace si faccia.

 

 

 

Modelli [superati da superare]

Ci sono due tipi di modelli politici economici che hanno caratterizzato questo periodo e, che spesso come in Italia sono ancora da superare né affermati. Possiamo iniziare da quello liberista e, che per analisi storica possiamo dire come à funzionato. Esso si caratterizza nel sistema delle lobby economiche, esse principalmente determinano la funzione sociale del consenso, come la pratica economica politica delle persone e delle funzioni dello stato. Per lo più si verifica che nella sperequazione funzione politica, funzione economica, funzione consenso, funzione giudiziaria, giuridico penale, funzione militare; esse esprimano un connaturarsi che fa la mancanza dell’una la statalizzazione dell’altra, per mezzo anche del plagio mediatico. Nella gestione del modello da parte delle lobby si assiste al completo se non consequenziale assoggettamento delle scelte di stato sociale che ambiscono al controllo stesso da parte delle lobby delle funzioni economiche comportamentali la funzione che esse vogliono determinare con tale controllo. Lo stato diventa zimbello, la popolazione succube della conseguenza socie economiche che si determinano. Sullo sfondo di ciò il concetto del liberismo dichiara che vuole dare maggiore possibilità di scelta alle persone per il proprio perseguimento di felicità economica e per questo s’intende di appagamento di vita. In realtà come si è visto dal suo formarsi e realizzarsi tale essere rimane un fatto puramente speculativo, giacché il controllo lobbistico determina soltanto delle conseguenze sulla persona che è via via che esso si attua depauperata delle proprie scelte che diventano soltanto classificate nell’ordine gerarchizzato della funzione della lobby e che chiudono sul piano sociale ogni possibilità fuori dalla funzione del loro ambito politico economico. Sul piano della gestione dello stato il sistema che è governato dalle lobby – che è bene ricordare è caratterizzato dal gigantismo espansionistico e dal bisogno di controllare concentrando il profitto e le funzioni sociali, e per ciò superare i vincolo dei limiti di rapporto tra il proprio poter e la propria espansione, svalutare sul piano economico i beni sociali, appropriandosi dei servizi, per espandersi e concentrare il profitto, trasformando il tutto nella speculazione dei fattori bancari della sperequazione a proprio vantaggio dei debiti  che vengono fatti crescere per gestire meglio i rapporti di concorrenza e, con tale credito acquisito espandersi ancora anche attraverso la virtualizzazione del debito per il controllo sociale, fino alle funzioni economiche della sussistenza umana, se questa è l’intenzione finale che porta alla catastrofe a vantaggio meritocratico di chi gestisce il debito fino allo spolpamento completo della nazione assoggettata, per poi passare ad un’altra o altre, come è avvenuto di già storicamente. In effetti, i rapporti tra gli stati sembrano realizzarsi per la sperequazione di classe del debito con cui ci si relaziona, qualora questi siano sotto questa logica, o semplicemente sotto la logica del debito pubblico. In questo crescendo di controllo quello che viene enfatizzato come percezione sociale collettiva è l’orgoglio nazionale, il concetto di espansione e militarismo e la funzione causa effetto del sistema giuridico penale. Ora in cosa si differenzia l’altro modello, che in tutto e per tutto funzionalmente è simile, che anch’esso agendo come sperequazione del significato di democratico, fa della coalizione, funzionale, sociale il sistema la giustificazione politica ai propri privilegi consociativi che arrivano al parossismo togliendo ogni possibilità alle scelte fuori da tale criterio, per la persona che non è dipendente da tale costrutto cooperistico, criterio che si espande nei canoni del liberismo modificandosi nella funzione di determinazione economica, variegando il proprio controllo socio economico, politico consociativo, militare, o militare politico, come esclusiva contrattazione del volere personale dell’individuo; tale sistema anch’esso gestito dal profitto espansionistico, tende a dare potere alla gestione e al controllo socializzato, allo sperpero dello stato fino e tramite l’impossessamento del concetto funzionale dell’individuo e, dell’espressione in esso contenuta, ciò non è una differenziazione dalla modalità liberistica, ma semplicemente una stratificazione e giustificazione di tali metodologie in essere. In entrambi i modelli, il catastrofismo dell’espansionismo e della coercizione per questo sulla persona è spropositato la realtà e la normale assunzione di responsabilità per scelta del singolo individuo che non trova più nei sistemi politicizzati siffatti la scelta della propria libertà, ma la giustificazione per mezzo del plagio socializzato della percezione delle persone della repressione per il controllo e l’autoaffermazione del sistema.

 

 

Occasione per una Lettera Aperta ad un presidente della repubblica Gentile Sarcosì

Ho ascoltato il tuo discorso nel pomeriggio (in San Giovanni in Laterano) e  meriterebbe alcune considerazioni simpatiche, ma perlomeno faccio una breve  battuta: Giusto dicesti poco fa tra l'altro che la laicità "non solo" è  fatta di fede religiosa e anche del rapporto umano con la trascendenza e che 

le sue componenti sono molteplici e che la tua vocazione di presidente della 

repubblica è di riuscire in questo servizio alla molteplicità che in essa è  manifesta, ma mi chiedo nell'aiutarti nella tua vocazione, da te stesso così  definita; mi soggiunge per me un piccolo ostacolo, primo perché anche se  sono cristiano non sono un semiranista, (quasi tal ti sei paragonato) di  secondo acchito la laicità in sostanza nasce definitivamente con Cristo:  Date a Cesare quel ch'e di Cesare a Dio quel ch'è di Dio (lungi da me nel  voler ricordarti Napoleone) né il patema in tal momento di Gesù. Come del  resto hai ricordato i contributi di tale essere cristiani sono stati  notevoli anche per la Francia. Ma il fatto in questione è questo dato che  bisogna sperare negli Uomini di Buona volontà, tal mi auguro per te, io  appunto dicevo nel "mio laico Gesù" non trovo il senso del nazionalismo come 

definizione totalizzante dell'essere umano. È indubbio che la tal  amministrazione è una facoltà dell'essere umano e da tal modo dovrebbero  nascere manifestazioni di amicizia al di là del concetto di differenza.  Giustamente hai ricordato che il senso dell'uomo è partecipe delle stesse  domande, ma a me rimane difficile ancora pensare ad un francese come una  diversa preposizione affermativa. La mia è indubbiamente una posizione  personale, e deve essere tale. Perché penso sempre alla persona come  l'altro. E allora Gentile Sarcosì tanti auguri, se potrò vedrò quello che  posso fare. Ma non vorrei pensassi che devi dimetterti da Presidente della  repubblica per questo. Libera scelta in libero stato.

 

Patrizio

 

 

Poco me ne importa, stamattina me ne volevo andare un po’ sui monti e invece scrivo un po’. Che senso di colpa vi “faccio” venire.  

Aumentare gli scambi, un tradimento inconsapevole, non credo un tentativo di agevolare i profitti di un sistema collassato abbondantemente con il solo scopo di incrementare il cambio monetario forse, e determinare il salvataggio di chi ha incrementato lo sfacelo. La proposta di Bush non è nient’altro che questo, come dare eroina a un malato di overdose, nessuno in questo modo restituirà quello che è stato perso dalle persone in fatto di assistenza sanitaria, pensioni, reddito, ferie, ore lavorative, sicurezza sul lavoro. Perché è la solita cosa di bruciare i risparmi questa volta del tesoro per dire, diamo soldi alle ultime banche e assicurazioni – se non sbaglio, sono già più di duecento le banche fallite – l’indebitamento degli Stati Uniti è altissimo e chi gestisce tale debito, non può pretendere di incrementare il suo potenziale organizzativo monetario sulle spalle della gente che già non ha più niente. Bruciato il tesoro di una nazione, non resta che stampare carta di giornale in attesa che il lavoro delle persone lo riformi. E allora sostanzialmente dire salviamo le banche fallite, togliamo tutte le tasse e per mezzo di banche e assicurazioni fallite, che portano con se solo documenti amministrativi che riempiono le banche che le incorporano, riattiviamo i consumi che ridanno reddito, in sostanza alla finanza che gestisce il sistema creditizio, e con banche e assicurazioni fallite che fanno credito, ma non sono più fallite perché nazionalizzate, e ora con i soldi di queste nazionalizzazioni non si va a generare un mercato fruttifero, e credo neanche sostenere aziende sane, ma si spera che ridando ossigeno agli scambi commerciali, per mezzo di un’ulteriore debito aumentino il valore dei titoli in borsa, diciamolo francamente oramai solo su base speculativa e ciò permetta un aumento degli scambi in borsa a vantaggio di possibili e ulteriori acquisizioni in ulteriori concentrazioni di potere, e sostanzialmente incremento del debito a vantaggio dei profitti che neanche ridanno tasse alla società. Ora è bene dire che se ci sarà quest’ulteriore fuoco di un pagliaio è bene che in Europa ciò che viene salvato da questa operazione non generi in queste strutture e per queste strutture quei movimenti speculativi che farebbero sì che non solo il mercato indebolisce quello che è stato nazionalizzato e che deve ripartire sulla concretezza delle economie ancora solide che ci sono, perché ancora dentro quelle che sono le logiche naturali dell’economia, compreso i debiti. Ma anche la perspicacia di non vedere influenzare la propria azione di equilibrio ed eterogenea dimensione amministrativa, dal controllo finanziario improprio del cartello monopolistico mondiale del controllo lobbistico, che gestisce il debito e determina i profitti. Ciò deve cambiare radicalmente, la società stessa deve essere più libera e diversa da come è ora, come avverrà negli Stati Uniti D’America, sperando nel naturale sviluppo, già in atto. Spero di riprendere questo discorso.    

Per il resto che devo dirvi in Italia aumentano tutte le bollette, ben altro problema rispetto all’America, e questa è la cosa curiosa, perché vedete dato che oramai tutte le aziende sono e vogliono fare il mercato di borsa, capita che più si è intelligenti e magari si abbassa il costo della propria bolletta, ma ciò non viene premiato, perché prima o poi scatteranno gli aumenti – magari dopo le acquisizioni – quelle, anch’esse, che certe volte non fanno comprendere più il valore reale di un oggetto al ribasso, come poi anche l’acquisizione non serve più il valore reale dell’oggetto, ma appunto serve per incrementare il valore dell’azione di borsa e così poter scambiare e magari acquisire e incrementare i profitti e concentrazioni. Chi l’ha detto che la borsa deve funzionare per forza così, come ce la sta mostrando il mondo in questo momento, che sembra abbia anche mostrato, per chi valuta l’uomo in questo, che gli stipendi più alti al mondo vanno a delle persone completamente idiote. Comunque a scalare la cosa non cambia, diciamocelo. E comunque esiste il fabbisogno e sul fabbisogno è bene che si determinino le scelte individuali, non solo quelle dei consumi ma anche quelle di vita che cercano un senso dove non esistano conflitti ma soluzioni che diano una senso nella possibilità di magiare bere e respirare, tutto il resto per ora è gratis. Siate liberi e leggeri, ma di qualità è meglio.

2 ottobre 2008

Precisiamo


Ogni dogma sociale che trascuri l’individuo è per sempre un parossismo storico che rinnova il presente nel suo eterno ritorno, verso il concetto di dogma sociale e verità assolute del transeunte interpretativo della società. Ciò è un postulato da sempre anti filosofico Nicce stesso ha cercato di “scagionare” questo. La sua affermazione epistemologica in un paradosso del pensiero che non dava più spazio all’episteme e quant’anche in pura definizione al logos del pensiero individuale identificato nella virtù - come possibilità antitetica, ma pertanto non più antitetica all’astrazione della determinazione della definizione del” termini per ambito e cultura sociale come dominio dell’individuo su di essa. Tanto è maggiore il concetto di contrapposizione tanto è maggiore l’esponenziale verifica, Nicce. Se prendiamo per esempio il concetto antitetico per esempio espresso nel film di Luchino Visconti: L’innocente, il personaggio interpretato da Giancarlo Giannini, in virtù del suo ateismo culturale assiste alle sue interpretazioni sociali, prima uccidendo il neonato, da lui sottaciuto a tutti come non proprio, ma di fatti in primitivo concetto sociale del tutto vissuto in se stesso, come arbitrio del concetto di esistenza al di là delle sue prerogative socializzanti nel suo ideale morale come visione del suo ateismo: in definitiva privo di una ragione che desse un logos al patrimonio stesso della sua esistenza privata, ché quantunque nel suo stesso percepire non più confacente a questo suo stesso ideale lo porta alla determinazione del suicidio come atto superiore della sua coscienza interpretativa. L’ambiente culturale si fa gioco dei concetti dei confronti e dello status sociale ipotetico il senso del proprio essere. La virtù collassa in un’ipotesi interpretativa parziale: il dogma giustifica la dominate sociale, determinato delle dominanti del tutto autonome che cercano la sua strutturazione: il dogma sociale delle dittature è pur sempre in funzione di un discorso di dominio e di strutturazione del dogma quale espressione di un principio assoluto del concetto stesso di funzione. Il discorso è l’economia e si suoi derivati nei discorsi più convenzionali, l’orgoglio e il tempo in tutti i sottratti dominanti, l’acquisizione come fattore di apprendimento del dialogo. Paradossalmente in ciò c’è una dominante nella gerarchia dell’ideale come espressione del fattore eutenico personal sociale. La filosofia manipola se stessa ma non pone termine al discorso riducendo la virtù individuale all’espressione parossistica della società. Il concetto di apprendimento dello status interpretativo la funzione. In tale costrutto il contemporaneo ci sta mostrando che come si può scegliere di apprendere conoscenza lo stesso l’atto può spesso più facilmente apprendere il non sapere o l’utilizzo di tale concetto come espressione non prorogante dell’ignoranza socializzata alla nuova funzione culturale, o maleducazione, il cambio di postulato in assenza di logos da virtù al concetto di dominio come sociale predominante dello svolgersi delle relazioni e delle interpretazioni in un nuovo ritorno del soggetto storico che annebbia il concetto di discorso allo status culturale. Un cambio in rapporto al niente? O solo una sostanziale attribuzione dell’opinione sull’altro, ma in che veste di principio? Il pensiero ha bisogno della persona e della capacità di questa persona di ascoltare il suo silenzio, con silenzio. Il discorso filosofico. A termine non per fede ma per parola o in una buona stretta di mano. Ci sono concetti che spesso superano il termine ma non per questo il termine non ne fa parte.

 

15/12/2007

 

Prima degli esami


Certo mancava due anni agli esami di scuola media, ma ancora non lo sapevo. E certo la scuola è assurda e tutti dobbiamo confermare questa ipotesi reale. Bene diciamo che mancava un anno agli esami di scuola media. Quell’anno me l’ero cavata alla grande, ero riuscito a fare un corso scolastico di recupero, nell’estate, per lo studio dell’inglese, inutile che vi dica lingua assurda che solo persone assurde praticano e menzionano oralmente. Perché era avvento ciò, perché la professoressa d’inglese era Bona e faceva arrapare, ma ciò del tutto consciamente e inconsciamente al contempo. In effetti, avevo passato l’anno grazie a questa clausola scolastica e, vedere le gambe della professoressa senza calze fu cosa che mi attizzò non poco. Comunque è bene dire che cosa significava imparare una lingua straniera e come, in quel frangente – sostanzialmente l’inglese non si parlava mai se non per ripetere frasi grammaticali a memoria, in effetti, quel mondo era talmente assurdo che non si aveva un cacchio da dire e che anche se si era un genio che sapeva tante cose, lì non contavano, quelle facevano parte della vita personale quella era invece la scuola. Insomma il pensiero e l’espressione, una cosa, la forma io dico, vuota e immotivata, se non per gerarchiche possibilità economiche del futuro un’altra. Insomma ma che minchionata, studiare per soldi, quando proprio non ci si pensa per nulla. Quindi in sostanza ogni materia era un excursus, prettamente formale, dove l’espressione soggiaceva alle varie regole grammaticali. Ciò vuol dire che non si poteva fare nulla se prima non si era appresa la relativa regola grammaticale, quindi guai a parlare la stupida lingua inglese prima bisognava imparare a memoria le sue regole grammaticali. Ora nell’anno successivo al corso estivo si ripartiva da capo in questo modo e ecco come è che successe che gli anni che mancava all’esame delle medie diventarono due invece di uno. Ovviamente io ero tra quelli che erano reputati intelligenti, ma che proprio non s’impegnavano – diciamo che ciò è uno standard – quell’anno fu un po’ diverso per l’inglese e imparai un po’ di regola a memoria, eppure ciò non bastò, perché verso la fine dell’anno, nel compito in classe più storico della lingua inglese, io feci un compito in classe perfetto applicando a mio modo delle regole perfette della mia visione dell’inglese e, in sostanza successe ciò, c’è una forma che non ricordai e che quindi qui non ricordo dell’utilizzo del not nella frase, che io in quel compito in classe invertii nella sua forma sintattica ma con l’espressione che si capiva, dissi io, anzi forse era pure italiano e quindi non facciamo paragoni assurdi. Voi mi direte, che vuol dire ciò, che ero diventato stupido e non appartenevo più alla categoria di quelli che sono intelligenti ma non si impegnano? Sinceramente credo che mi ero rotto le scatole di quei frustrati un po’ scemi in cerca del mondo del futuro appagamento. Per tanto non era ammissibile che dopo un anno avessi combinato una cosa del genere, era come non aver capito niente o non esserselo fatto spiegare. E la Bonazza stronza della professoressa d’inglese, che tra l’altro ci disse che l’aveva con il marito, che disse era un pelandrone che con la scoperta di un brevetto aveva fatto un sacco di soldi e adesso non faceva niente, dico e noi avremmo dovuto preferire lei, che mi rompeva non poco con le assordita di una lingua, che dice: no buono si cattivo, quasi come un poliglotta appena uscito dalla panza della mamma. Questo fu, e ebbi un anno in più per rompermi le scatole e le sudditanze bilaterali della cultura imperante del quattrino e dei secchioni servi.      

 


Scorreggione

La Ditta Scorreggione, dopo l’efficientissima energia da biogas naturale

umano, dopo aver cambiato la sorte stessa delle scoregge.

 

Vi propone una nuova ed efficiente energia e propulsione spaziale.

Con le nuove batterie ad idrogeno istallate sulle vostri navi spaziali, potete

viaggiare alla velocità della luce, con graduale accelerazione, “ma fare

 

pranzo e cena nello stesso luogo”.

  

Tramite i nuovi assorbitori vi sarà estremamente facile assorbire direttamente dallo spazio l’idrogeno, usarlo per il viaggio e rimetterlo nell’atmosfera senza inquinamento. Per in più questo motore è anche per i vostri satelliti geostazionari – essi non avranno più necessità di sostituzione per motivi d’energia motoria.

Per in più la Ditta Scorreggione vi dà la possibilità tramite frequenze laser,

ricevute da basi terra, di usare internet nello spazio come utilizzate la fibra

ottica sulla terra.

 

Scorreggione tutta un’altra cosa.

 

Sprofondo monetario internazionale – da una notizia sentita in un’altra stanza mentre era detta in un’altra stanza.


Ieri ò ascoltato un notiziario che à riferito che il fondo monetario internazionale à detto che c’è una ripresa economica senza lavoro, senza che ci sia il lavoro. In effetti, per chi voglia iniziare un lavoro che non sia soltanto sul circuito, dipendete, anche questo carente non trova relazioni perché questo possa avvenire soprattutto in ragione del fatto della propria scelta di qualità di vita che non è detto debba essere esponenzialmente nell’arricchimento, per esempio. In effetti, sembra esserci un circuito chiuso per le relazioni concretamente libere del lavoro. Ora il fondo monetario, nel dire che c’è una ripresa della ricchezza dell’economia lo fa in questo particolare momento che sembra evidenziare un meccanismo sistemico che cerca di guadagnare sulle perdite, quotando i debiti pubblici e sopravvalutando i profitti; attraverso un introietta - mento quasi a circuito chiuso degli scambi e dell’acquisizione del “fallito e dell’invenduto”, finanziando gli scambi e agganciare a questi gli altri titoli di borsa – ciò in definitiva in una sperequazione tra arricchimento e povertà. Chissà se un giorno ci sarà qualche rivoluzione contro le politiche del consenso, il militarismo e l’economia di borsa – comunque se si tentasse di cronicizzare questo fattore tempo quattro, cinque, al massimo sei anni. Si avrebbero quelli che il poeta, Trilussa, definiva - i ladri delle borse, quelli delle guerre diffuse. Sinceramente da quest’altra stanza mi chiedo se non sia giusto in governi capaci che sanno razionalizzare l’amministrazione - annullare tutti i debiti pubblici ed espropriare i soldi del fondo monetario, i fondi sovrani e distribuirli tra le nazioni della terra e, sospendere a tempo indeterminato i mercati di borsa.

 

 

tibet

Viene da domandarsi che cosa voglia e cosa desideri ottenere il materialismo, manifesto nell’uomo trasversalmente nella cultura, dal suo manifestarsi dall’inizio dei tempi!?

Ora come sempre sono orde di uomini che ovunque si esaltano, fanatizzano in onore di un tributo collettivo che schiaccia l’appartenenza sull’identità trasformatrice della razza, cultura nazionale d’appartenenza, sull’esigenza materiale come manipolazione della coscienza al fine di un consociato modo, privo d’amore e tutt’altro che d’armonica espressione. Tutto ciò ha un unico ostacolo la libertà di una coscienza umana che nell’espressione della persona non si ferma all’identità materialistica, materiale del proprio essere, ma che con il proprio essere corpo è liberà.

I monaci tibetani nello specifico, nel loro esprimersi compassionevolmente sanno ben intuire che per le manifestazioni della materia, materialismo, schiacciare la persona sull’appartenenza all’identità è il grimaldello su cui manifestare la propria realtà, su cui determinare il condizionamento al consenso comune come orda partecipativa del potere, in definitiva fine a se stesso. Nel pensiero Buddista si comprende che la verità può essere detta anche con una voce fievole, perché essa è reale in quanto verità e manifesta. Altro è l’attributo per i sordi “materiali”, che hanno bisogno del sacrificio collettivo per mostrare un atteggiamento di coscienza; hanno bisogno del potere per determinare l’imposizione della realtà in ogni suo costrutto materiale. Ma se le “orde” non danno peso anche all’espressione che viene repressa di un singolo individuo; schiacciate nel loro egoismo e assoggettate dall’ottundimento della “coscienza”, non di meno la degenerazione di tale stare è inevitabile, come una cancrena. Compassione e libertà, per un’identità spirituale nella verità dell’essere.

 

Tre quarti di zoo  


Questo scritto inizia con questo titolo per dire che ci sono delle persone sensibili e intelligenti che vivono con il desiderio di non far parte della vita in uno zoo e, in fine sono coloro che non dipendenti dallo zoo, vorrebbero sentirsi per personale convinzione liberi come persone e individui e, per questo individualmente liberi e sensibili alla coscienza, non come un parto collettivizzato, ma appunto come espressione del proprio cammino e, senza l’oppressione dell’organizzazione poco creativa dello zoo. Questo è qualcosa che rilevo anche da certe scelte che anche nel mio sito sono fatte, da più parti del mondo.

E ora vorrei parlare brevemente di un altro argomento di riflessione. A molti che seguono internet, non è sfuggito quello che è appena accaduto nei recenti e brevissimi anni per quel che riguarda la ricerca scientifica e l’informazione in Italia, il controllo che si è attivato e la sperequazione tra la realtà e l’espressione. Torno su quest’argomento perché è stato vivo anche al mio interessamento e partecipazione. In questo recente passato, che anticipo, dico che esso può essere più correttamente rivisitato da chiunque, dato che scrivendo non faccio riferimento a altro che la memoria per ricordo più che nozione di data – bene dicevo si sono verificate delle indisponibilità nei confronti della realtà da parte di due organismi, che sostanzialmente ànno assunto un ruolo da protagonisti a cui non erano più delegati, in questa fattispecie se non nella loro origine e formazione, quello di controllo e super parte dell’espressione dei contenuti del periodo del regime; questi due organi sono il CNR, centro nazionale ricerche e, l’ordine dei giornalisti. Perché dico ciò appunto perché credo che ci sia bisogno di una riflessione su che cosa sia gli esseri partecipi. Ora il CNR nella sua possibilità d’inibizione di una ricerca, può anche inibire la commercializzazione della tecnologia con cui poterne disporre, ciò indubbiamente indirizzando anche degli attributi d’interesse economico. Ricordo la recente e clamorosa non concordanza tra l’esistenza della batteria a idrogeno l’inibizione per questo di alcune aziende italiane diventate anche per questo statunitensi (accetto ogni smentita al riguardo) che all’epoca della negazione producevano e reclamizzavano batterie a idrogeno e producono ancor più ora (anche se ancora ci sono vincoli di commercializzazione verso il libero cittadino) la questione in sé non è tanto il fatto di una tecnologia che può cambiare molte cose, ma il tentativo assurdo che è stato fatto di smentirne l’esistenza e la volontà di commercializzarle, che in realtà era inibito da un organo superiore di amministrazione, per motivi incomprensibili. Del resto mi permetto di aggiungere, sempre accettando ogni smentita che il caso del licenziamento del fisico, Rubbia, nasce proprio da questa questione e, sulla volontà sembra dichiarata di controllo sulla ricerca e sui ricercatori, diciamo anche di una certa indipendenza del CNR. Questo è stato un momento non felice del modo di vivere e di influire del CNR che non so se poi sia stato del tutto superato. Del resto tale argomento credo proprio sia stato quello che à portato alla scomparsa del partito dei Verdi italiano – per una nota di colore ricordo che quando rinvitarono Rubbia in Italia notai in una conferenza che Rubbia nel parlare continuava a tenere in mano un bicchiere d’acqua, chissà forse per vedere se qualcuno potesse chiedere se l’acqua fosse la cosa più semplice da cui ricavare l’idrogeno. Credo che nessuno gli abbia fatto questa domanda, comunque sono sicuro gli avranno chiesto se anche dagli ombrelloni da mare si potesse ricavare l’idrogeno, può darsi che mi faccia acqua la memoria, ma! Credo che quest’argomento non sia sfuggito ai loro elettori, che il partito dei verdi ànno trasformate in chiacchiere un po’ fumose e d’opinione. Si noti che nelle recenti elezioni europee nelle altre nazioni d’Europa i verdi ànno, una buona rappresentanza, al contrario dell’Italia.     

E ora prima di parlare dell’ordine dei giornalisti dobbiamo anche dire che il dominio .it di internet è amministrato dal CNR la qual cosa non è correlata però entrambi in questo momento storico ànno riassunto la funzione originale del controllo di regime? Evidentemente il connotato politico organizzativo che ne riattualizza la fattispecie. Io nell’ambito del mio sito ò interloquito pubblicamente sulla questione dell’idrogeno in vari modi e per lo più per parlare di cose vere, che vere erano e sono e si voleva dire che non lo fossero – cerco sempre di parlare alla coscienza individuale, con la mia libertà creativa – e nessuno del CNR, m’à inibito per ciò. Che cosa accadde in seguito? L’ordine dei giornalisti per mezzo o strumentalizzato si faceva tramite d’interessi di parte e di corporazioni editoriali e per mezzo politico nel modo più pacchiano e meno subdolo di altri indubbiamente cercava non solo di controllare ogni espressione, dico ogni espressione individuale o libera partecipativa di internet, forse pensando che internet fosse frequentata più o meno da un po’ di giochisti masturbatori che per questo non avessero diritto a parlare e comunicare. Ora voglio dire subito che non ho l'intenzione di criminalizzare nessuno di quelli che fanno parte di tali organigrammi, (né pensare a opere di distruzione), che anche per piacere di voler fare ciò che fanno si sono visti a impersonare, né quelli che vogliono con ciò difendere i privilegi economici che se ne possono avere, questa è una questione di cui non voglio interessarmi. Quello di cui dico è che bisogna un po’ riflettere, non è tanto il perpetuarsi di una situazione, che spero si sappia affrontare con maggiore libertà e senza repressione, ma che si guardi al fare più vero che è quello creativo, che dà aria a spazio alla libertà e, che non soffoca e chiude in uno zoo e, che tra il motivo di fare e la sua possibilità vissuta non ci sia il caos del potere.

Grazie

Patrizio Marozzi

14 Giugno 2009


 

Un concetto politico

C’è stato un momento tra gli altri, in cui si è creduto che bastasse gestire la politica per cambiare la politica stessa e ogni altra cosa, per realizzare ciò, per ottenere ciò era visibile il concetto politico della forza come potere, e il potere come forza. Niente era meno vero di ciò, giacché le cose intelligenti erano e sono già in se stesse autentiche e libere e un sentimento di essere come persona e partecipare in quanto essere, era ed è cosa vera come il pensiero stesso dell’individuo. La forza può apparire superiore ma non vera. Quel periodo mi sgomenta ancora ora, passare l’adolescenza con lo stillicidio dei morti ammazzati, eppure quanto l’ho approfondito. Era una realtà lontana da me, ma presente, pensate che Patrizio Peci è nato nello stesso posto dove sono nato io. Io guardavo le notizie, per sapere certe volte chi aveva avuto paura per primo e aveva sparato, o chi era stato aggredito. L’espressione della libertà e la ricerca di un ago in un pagliaio, tanto da non poter essere neanche paglia per il rischio di essere trasformato in ago. Eppure in quel periodo una certa forma di civiltà delle persone non perse l’equilibrio, questa possibilità nell’obbligo a schierarsi è stata utile alla persona per capire, anche il senso della responsabilità come libertà dalla logica prevaricante. Un aut aut nella persona indispensabile per superare l’astrazione delle strategie, per poter continuare ancora ad esprimersi universalmente come essere umano, persona autonoma.

Di quegli anni le prime due pagine del libro di Patrizio Peci: “Io, L’infame.”

 

 

 

Un semplice parere – sul parere del Csm – giurisprudenza Italia – in data odierna  


Se la libertà tutta proviene da Dio, l’uomo è parte di essa e può fare anche il bene della libertà di Dio. In Cristo l’antitesi termina con l’atto del “perdono e conversione” e redenzione. Ma mettendo la libertà appartenere a se stessa e l’uomo ne è espressione; il diritto in questo è parte di un modo sociale, che nella democrazia è parte, e non è la libertà del cittadino. Il diritto per esser tale, parte di un sistema più libero non può esso stesso giudicare la legge per mezzo esclusivo degli organi di legge, non applicati alla libera espressione nel limite politico del cittadino soltanto politico. Il diritto non è un dogma di verità, né assoluto (spesso da dare in pasto all’emotività socializzata, spesso da fatti e circostanze, su cui determinare un diritto a priori). Per tali circostanze del diritto il capo dello stato farebbe bene ad attuare la grazia, in quei casi in cui il diritto infrange la logica della vita civile e libertà, per armonizzare un possibile con un suo senso, la possibile prevaricazione di un individuo su un altro, che il diritto dovrebbe armonizzare.

Voglio stare fuori dalle circostanze assolute.

 

Una risposta italiana


Vorrei dalla sua informazione sul Maryland, e tenendo l’attenzione sul fatto della soluzione come risolutiva della cessazione della pena di morte. Anche per inserire il suo stare informativo sui concetti che in Italia si stanno velatamente interpretando. Com’è presente dal suo narrato il processo per la determinazione del consenso, e nella fattispecie della gestione dell’opinione e possibile manipolazione; può far sì che l’espressione stessa del libero pensare dell’individuo possa essere in qualche modo interrotta affinché, anche un concetto come la pena di morte possa trovare una giustificazione sul piano, dei processi elettorali qualora questi comportino scelte di carattere legislativo, per l’esecuzione della giustizia e la sua rappresentazione. Parlo di ciò perché vorrei esprimermi partendo dalla sua analisi su alcuni concetti espressi dalla politica Italiana, anche nella figura del presidente della repubblica Italiana, quali quelli di non enfatizzare l’effetto mediatico per i casi di giustizia che in fin della realtà informativa sembrano prestarsi, a particolare clamore e sensibilizzazione dello stato d’animo dell’opinione pubblica. È evidente in questo che la capacità di chi fa informazione investe quelli che sono gli effetti oggettivi dell’analisi, i pareri interpretativi logici, e la capacità del concetto risolutivo da parte della coscienza dell’individuo. In quest’ambito il rapporto con la funzione asettica della struttura mediatica, non sfocia inderogabilmente in quelli che sono i momenti del vissuto comunicativo delle persone coinvolte nei fatti. Sia perché ciò riguarda il significato, morale educativo, interpretativo, del fare stesso dell’espressione personale, e sia perché ciò comporta una conoscenza e relazione presentemente personale l’individuo interessato. Spesso per effetto mediatico si assiste in più parti del mondo proprio a quest’ultima parte come scena determinate per l’enfatizzazione del concetto di sensibilizzazione

dell’opinione pubblica. In Italia con il tecnicizzarsi della tecnica della comunicazione degli stessi relatori dei media, spesso si assiste ad un effetto polpettone, mucillagine del rincorressi stesso della modalità che raccoglie più attenzione, di là della capacità personale dell’informatore di adeguare un suo pensiero all’analisi più approfondita, e che va verso una catarsi stessa del significato per un’analisi di comprensione dei sensi interpretativi e anche risolutivi. In questo scenario è evidente come portare sul piano del consenso elettorale l’effetto emotivo dell’opinione pubblica, come lavacro stesso della coscienza personale così resa collettiva, può determinare parossismi asettici nel significato stesso della soluzione umana e umanitaria del significato legislativo, già di per sé spesso metodico e procedurale, anche in conclamate realtà differenti dell’esistenza umana. In questo breve pensiero in cui mi son, voluto esprimere, affermo semplicemente che il senso del metodo deve dare alla riflessione sulla libertà l’apertura all’umanità come possibilità che trova il senso nel capire il limite della funzione dell’apparato, per ridare al soggetto, individuo, il ruolo cosciente della persona che sa determinare la propria bontà e la finalità. In questo del senso del suo giudizio astratto, che nelle strutture sociali diviene collettivo, ed emotivamente impersonale, quanto condizionante senza la possibilità dell’espressione interiore anche nel silenzio.

Mi auguro che ci siano significati che non diano solo giustificazioni ma coscienza, e la coscienza può essere tale nella comprensione del significato della bontà come possibilità e non come ottusa volontà d’affermazione di un effetto chiuso e senza soluzione come la pena di morte. Grazie  

Patrizio Marozzi  

Google traduzioni

I want information from his Maryland, and taking out of solution as resolving the cessation of the death penalty. Even to enter his stay information on the concepts that in Italy are covertly interpreting. How is this narrated by its process for determining the consensus, and in this case the management of and possible manipulation; can make the very expression of free thinking of individuals might be somehow interrupted so that, even a concept as the death penalty can find a justification in terms of electoral processes where these involve choices of a legislative nature, for the execution of justice and its representation. I say this because I want to speak from his analysis on some of the concepts expressed by the Italian policy, even in the figure of the Italian president of the republic, such as not to emphasize the effect media for cases of justice which in the end of reality seem to lend information, in particular outcry and awareness of the state of mind of the public. Clearly in this that the ability of those who provide information invests those who are the effects of objective analysis, opinions logical interpretation, and the ability of the concept resolution by the conscience of the individual. In this context the relationship with the function of the structure aseptic media, not leads inderogabilmente those who have lived moments of communication of people involved in the facts. Both because it regards the meaning, moral education, interpretation of the same make of the staff, and because this involves both knowledge and personal relationship presently the individual concerned. Often the effect media saw in several parts of the world in the latter part as a certain scene for enfatizzazione the concept of public awareness. In Italy with the tecnicizzarsi the technique of communication of such rapporteurs of the media, often witnessing a polpettone, mucilage of rincorressi same mode that gathers more attention, apart from the informer's personal ability to adapt his thinking to deeper, and that is heading toward a catharsis of the same significance for an analysis of understanding of the meaning and interpretation solutions. In this scenario it is clear as to bring to the floor of the electoral consensus emotional effect of public opinion, the same as washing of personal conscience so yield collective paroxysms may result in aseptic very meaning of human and humanitarian solution of the meaning of legislation, already in itself often methodical and procedural, even in conclamate different realities of human existence. In this short thought that I son, wanted to express, saying simply that the meaning of the method must be given to reflection on freedom openness to humanity as a possibility that finds the sense in understanding the function of the limit in order to give back to entity, individual, the role of conscious person who knows how to determine its goodness and purpose. In this sense, his view abstract, and in social structures becomes collective, impersonal and emotionally, as conditioning without the possibility of the interior in silence. 

I hope that there are meanings that do not give evidence but only consciousness, and consciousness can be such in the understanding of the meaning of goodness as a possibility and not as blunt desire for affirmation of a closed and seamless as the death penalty. 

Thank you  Patrick Marozzi

 

Vogliamo parlare ancora di soldi??


Dopo la giornata di ieri negli Stati Uniti D’America. Finalmente abbiamo assistito a un po’ di maturità per il cambiamento. Oggi ne sarà un’altra niente male, e che voglio dire, che per esempio non ho ben compreso che sta facendo la BCE, dopo avere immesso liquidità cerca obbligazioni o titoli, mi è sembrato di capire, l’ho letto ieri sera di sfuggita. Dico gli euro necessari dovrà essere il mercato a svilupparli, tutta la filiera europea con mentalità finanziaria angla americana, che ieri ha di già nazionalizzato diverse banche e assicurazioni. Ma dico nonostante ciò la BCE non ha bisogno di cambiare euro con dollari, né tantomeno con oro, che neanche si mangia, i fondi sovrani hanno euro ma?! Secondo me sono monetizzati ancora tutti in dollari e che ce ne facciamo; tanto più dico io che qualcuno di “costoro” che mi legge - date retta a me mi legge - mi avesse mai dato una “lira”, sono tutti tirchioni e profittatori. Ma chi se ne importa. Un’altra cosa che io credo è che il reale prezzo attuale di un barile di petrolio è di 35, 37 euro, dico euro, sano che fa bene anche al cittadino americano, ciò anche se ancora non ce ne siamo accorti, in Italia ci hanno aumentato gas e luce; e allora sento ancora ieri sera un economista inglese dire che per l’Europa ci saranno momenti difficili, ma saranno i consumatori a decidere, insomma il solito tizio che non ci capisce niente ma finche va e c’ha i soldi ripete sempre le stesse cose.

Perché è bene dire che questo tizio ha ancora in mente quello che è successo negli Steiz, non so se qualcuno si ricorda il film Rosy va a fare la spesa; sostanzialmente vi veniva riassunto, che dopo la destrutturazione per concentrazione del sistema commerciale, realizzata la concentrazione nel possesso, si è passati alla fase della distruzione della ricchezza in un sistema che faceva del controllo della distribuzione e offerta e generazione produttiva una relazione che dava al credito al debito il concetto pragmatico dello sviluppo della ricchezza, cioè per sintetizzare dopo aver fatto crollare i fattori e i produttori e essersene impossessati, sviluppata la contrazione per determinare il prezzo e il profitto da accrescere per esso e in esso, anche sul mercato borsistico, si è dato il  via all’assurda garanzia del credito, per mezzo stesso del sistema che incrementava debito, finché è avvenuto quello che sta accadendo. Quindi Rosy non fa più la spesa, ed è bene che anche in Europa non cominci a fare la spesa come la fatta negli Steiz. E in questo momento ci sono due cose importati da fare visto come vanno le cose, tassare le operazioni di borsa e riattivare un anti-trust che tassi le concentrazioni di possesso su determinazioni di concentrazione societaria o relazionaria, sulle basi della sperequazione socio territoriale, per dare al cambiamento e alle dismissione un impatto meno pesante sul sistema e agevolare le trasformazioni dell’economia in una più diffusa sull’individuo per reintegrare il fabbisogno necessario.  

 

29 Settembre 2008