Dal luogo delle parole, il poeta.

Di

Patrizio Marozzi

12 dicembre 2018

 

Vorrei parlare delle profonde emozioni

Di una persona

Invece bisogna che dico del bisogno di cibo o la mancanza delle patate. Di quella persona?

Devo ascoltare oltre ma è adesso che manca.


 

Cespuglio di erba

Incolta

Insalata da mangiare

No so e guardo

Ascolto

Selvatica o appassita

Dicono

Sono ancora persone

Debiti a iosa

Che dicono, alcuni fanno.


 

Ricette inconsulte

Spengono la salute

Sotto una montagna di carta

Corruzione meschina

Ancestrale e senza

Carità

Caos Propedeutico

Come fosse una manifestazione

A soldi


 

Il lavoro che ama.

Ama per la persona la persona

Collisione con la

Menzogna che infingarda

Cede i soldi invisibili

Sopra quelli possibili

La violenza di una

Figura sopra una

Persona Nebbia sul vero della verità del

Sorriso.


 

Bacchettona i giorni

Che vicini

Allontanano il

Cibo

La fatica è troppa

Anche per lo sportello

Della dispensa

Vuotano i cesti come

Fossero nuovi

E non c’è più nessuno che lo dice.


 

La benzina è troppa

L’aria è migliore

La gomma si allarga

Il culo strombetta

La parola scappa

E la persona si

Inganna

Fa lo stesso se con

lo specchio o la

quietanza che fa

giornata

soltanto, se si sorride

dopo.


 

Triste è il silenzio

Che non si fa toccare

Se fosse semplicemente

Qualcun altro

Direbbe la verità

Ò fame non di

amore ma necessità

con questo poi ti

scordo e amo in

un'altra parte


 

Vit e Watt sono un

Sorriso, se un’automobile,

come una pannocchia di mais o un vetro trasparente.

Un sorriso sulla spiaggia di ragazzo,

di una donna che ti guarda

il giglio bianco di fanciulla,

le cose “proprie” sono personali,

la fatica e sorriso.

Cittadini


 

Certo la fatica

È vera

Ma la sincerità lo è

Un mandarino nella

Calza lasciato dalla befana

Come potrà accadere

Ancora, questo.

Ora che c’è la vanità

Della miseria

Come potrà accadere

Ancora una gioia così

Un mandarino in una calza

Oppure una bicicletta

Nel cammino.

Per chi gioì

Della befana nel

Mandarino.


 

Se fosse per questo

Ti direi per alcun

Altro

Ma tu

Non riesci ad essere

Quello

Come un carciofo

Alla giudìa

O una donna ludica

Che vuol mangiare

La fame


 

Urlano le spighe che

Grattano l’aria

Mentre il grano così

Si fa pane

Una lettera viene scritta

Senza né pane né

Farina

Ti amo.


 

I tuoi capelli

Guardano ciò che

Incerta appare

Una tovaglia

Che permanente

Attende una dispensa

Il pane indurito

Come un giorno

Andato

Quel pane buttato

Che ancora sazia


 

Il miracolo

Attende

Tutti i sorrisi

Del mondo

Eppure lo sguardo

che attende

Sorride come per

Sempre

Come una eucarestia

Che ama

Ovunque siano i

Pensieri e gli attimi

Quel sorriso oltre lo

Sguardo

Dentro nello spazio del

Tempo

Un sorriso può

Dentro di sé

Stare


 

Perche le persone

Sanno più cose di

Quel che sanno ma cercano

Di sapere soltanto quel

che sanno

per paura del perche

certo come fosse un dilemma


 

Oggi sono il mio

Giorno

Oggi sono il tempo


 

Non so che siano

Mi chiedono sempre

Soldi

Anche se non ne ò

Mi chiedono di comportarmi

Facendo debiti

Facendo regola che sia

Onesta

Poi non faccio

Questo e dicono sia

Lo stesso li fanno

Loro

Non riusciamo ad essere uguali


 

Tutto questo che

Accadrà alle patate

Non sarà violenza

Semplicemente uno sgombero

È tutto qui

Fine.