Da baccala lunedì 24 novembre 2014 12:42

da baccalà giovedì 7 agosto 2014

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mercoledì 3 dicembre 2014        16.51


sabato 10 gennaio 2015         16.11

                                                                         

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mercoledì 10 febbraio 2016       17:38


Teatro venerdì 19 febbraio 2016      17:38

Sono qui.

Se raccontasse il meglio di quello che più intenso appare nella vita, si avrebbe meno intensità in quel che si è vissuto. Per questo spesso si racconta quel che manca a qualcosa - come si dovesse comunicare con ciò ch'è ancora da riempire compiuto in questa vita quando si è pensato di scriverlo. 

Ognuno è parte di se stesso

domenica 6 marzo 2016 15:28

Ognuno è parte di se stesso in procinto di iniziare ancora un altro scritto in blogghetto.

Se tutte le cose che appaiono fossero come si possono vedere, prescindere ciò, non è né un altra o soltando un altro. Io sono qui dice questo prescindere e non soltanto in ciò che conosco o riconosco nelle cose, ma nelle persone             e         nell'esprimersi       e, l'esperienza. Soltando - come fatica gioia, ancor più nell'amore la libertà. 

E allora guardo vagare come me stesso nello sguardo, il semplice sguardo, guardo e osserva, e, molto tacendo.

Se può pronunciare un nome, come fosse, proprio un nome. S'inventa una parola ma il       pensiero       guarda             -          allora             non conosciamo? Però possiamo capire ciò ch'è possibile a          quel   nome             e         alla             sua conoscenza.    Dico   che     ancora           non conosciamo, allora cominciamo a pensare e guardiamo attentamente quel che vediamo, ora, forse silenziosamente.

lo sguardo è silenzioso, perché intorno, tutt'intorno le cose appaiono semplici e colorate. Una calda giornata di sole gradevole come la primavera ch'è.  E allora lo       sguardo             vaga   un       po'      silenzioso, guardando la luce il sole, il colore del grano che cresce - il mare e le persone. Quei pensieri che leggeri e senza pensieri danno allo sguardo un che di assorto e personale. Sei con te stessa in mezzo al mondo nello sguardo            in        questo             momento.    Allora cammini, cominci a camminare, negli occhi questo stato d'animo che accompagna, e, così semplicemente guardi il cielo.

Premendo i tasti il suono è breve o sospeso. Con la voce si ascolta il ritmo che canticchia, sopra i tasti che suonano. Emmenmnnu è euuoO - scorrono nell'aria quelle sensazioni che si sentono nel suono, e, gli occhi aperti o chiusi - non so, seguono i tasti che appaiono, ora, come se ascoltassero il suono. Vedo l'aria e il respiro che leggero l'accarezza. Siamo soli e così un piccolo passero si posa sopra lo strumento - sembra rispondere alla nota e più salgo e più il suono, il suo canto sale. Un gatto poco più in là tra l'erba che gli accarezza il muso, mi guarda e miagola. Il suono dell'ultima nota l'uccello poggiato sullo strumento lo prende e lo porta oltre il suo spegnersi - ieuuu uu si sente ancora canticchiare. Alza le mani, le posa una nelle altre e guarda il cielo.

Si sente sempre più spesso. Pensa ciò mentre si sveglia. Ancora distesa nel letto, sotto le coperte. Fuori una tortora canta la sua nenia melodica, quasi tutte le mattina. Lei si stira distendendo le gambe, le braccia, le lenzuola sfregano sul pigiama e lei si accompagna allo sbadiglio mentre guarda in alto senza accorgersi del soffitto della stanza. Si accarezza un poco e, non sa - si lascia andare ancora - tira via le coperte e si siede sul letto. La luce del giorno entrerà nella stanza.

Io mi sento un altro giorno disse. Come ogni sera prima di salutarla. Lei disse non so che dire, sto pensando alla carezze, e non capisco perché – forse è soltanto qualcosa che non spiega ma sorride. Quando possibile diviene assurdamente impossibile. Si corrompe nella linea infinita di ciò che non è libero quel mondo che muta ma non conosce, dove sembra che tutto accada ma non accade mai si ripete. Linea interrotta della schiavitù che compie senza sapere e vede diversa la persona e il suo presente libero. Oggi sono stata seduta qui con un sorriso e un respiro, oggi in questa sera.

Una certa impermeabilità – Come ogni giorno ero seduto vicino a lei, nelle innumerevoli volte che ciò è avvenuto mi è sembrato che tutte le cose, passino. Come ogni giorno sono seduto vicino a lei, ma troppo è intorno e non abbiamo mai parlato abbiamo soltanto veduto e lei a sempre ripetuto quel che vedendo ascoltava. Dico proprio come se leggesse delle didascalie sempre uguali; uguali perché con il significato preimpostato. Spesso le dico che vuoi dire, sei mai stata in una giugla con un uomo che conosce soltanto la giugla? Lei mi risponde: E tu ci sei mai stato? No, ma cosa vuol dire – rispondo. Vedi che non lo sai neanche tu. Dice lei, e così ogni giorno ci sediamo e aspettiamo il momento in cui parleremo dell’uomo della giugla, così con questa domanda e questa risposta.

Tutto il tempo - quel tempo come quando, per dire. Un giorno qualcuno costruisce qualcosa, ecco quel tempo qualcuno in un modo solitario l'usa. Come dire prendo un mezzo di trasporto e viaggio da solo. Tante cose ci sono ma il viaggiare da solo con qualcosa, ecco quel tempo. Fare cose in mondi pubblici da solo - come andare a un concerto, in pizzeria o in una sala da tè.  Tanti luoghi dove essere da solo ma poter conoscere molte persone, anche tantissime che, poi si lasciano lì. Forse quando le incontrerai ancora. Luoghi immensi solitari con la natura senza nessuno, sono diversi dalle città, molto e stancano meno. Ma l'aquila vola e pure il lupo e, tu guardi e vivi. Notti o mattine d'estate libere in mezzo alle riproduzioni associate. Solo infinito con la vita che ti trova affaticato. Oggi sorridiamo mentre nessuno cerca di parlare. Ti guardo vita nel mio sorriso che ti guarda e non vedo. Infigarda. Guarda come stesse per andare da qualche parte. E già sembra quasi ritrovarlo. Ma non riesce di fermarsi, lì per un istante. Se potesse lo avrebbe già fatto se lo a fatto è perché non poteva. Essere stata lì per cercarti Ma poi pensa. Evade o si ferma. È giovane o soltando giovane. Lui va dove sta è soltanto tutto il tempo Soltanto per questo lei si muove continuamente ovunque senza accorgersi di quando lui passa accanto. C’è da essere presi da tantA libertà.  Sembra esserci paura almeno Un po’ di paura di conoscerlo liberamente. Ci si muove aspettando eppur facendo. Un adolescente Una donna E se stesso. La muletta che ti piace che ti piace

È sempre chiusa in casa e non fa neanche una frittata. La muletta che mi piace che mi piace. Certi giorni guarda avanti ma quando guarda dietro se ne accorge. E quasi si guarda intorno per vedere se qualcuno vede che si ricorda di un suo sorriso. Ma non si ricorda a chi a sorriso. Perché ci pensa e non lo vede e guarda chi la guarda. Quanto è bella la muletta che non fa ancora la frittata. E comunque se ti piace di capire si può pure vedere. Ed che ora mi guardo attorno e non ti vedo. Madonna quanto parliamo se fosse soltanto romano che si è fatto italiano. Comunque la muletta che mi piace, quando mi piacerà?

Sembra stare da qualche parte. Gli chiediamo dove possiamo andare. Ma lei cammina leggera e molto pesante. Leggera quando si guarda intorno senza sapere nulla e gli basta un suono un ché per pensare eccomi. Pesante perché non sa dirlo. Allora il gruppetto si guarda attorno e si dice guardiamoci ci guardano. Qualcuno dice Ti guarda. Così tutti ci guardano e la guardano. E lei continua così sentendosi importante. Viva la libertà. 

Mi chiedo che dici.

Se facessi le fusa come una micia forse ti capirei. Comunque cerco di capirti. Mi chiedo che vuoi e che dici, sculetti, sgambetti. Dici che ai detto quel che vuoi. Allora ti nutri e ti vuoi nutrire di più Bene vuoi muoverti liberamente. E poi che chiedi uno scambio o un pensiero. Se ti dicessero vuoi essere felice cosa risponderesti. Quanto e perché o dove e quando. O no o mai o Sì. Voglio dire se potessi essere sincera senza parlare di bisogno Se potessi ascoltare senza chiederti perché Se potessi amare dicendo Sì. Qualsiasi farfalla vive essendo libera perché farfalla. Ora una persona umana per essere libera o dice come per essere una farfalla oppure ama per essere. È più importante un bacio sincero o una domanda per la persona che vuole amarti?

Sembri soltanto impegnata ad essere uomo o farfalla, ma poi ti manca tanto tempo per stare dove ti dicono di stare e sembra che non ai tempo per essere nella vita. Quando c’è bisogno d’amore, perché non si sconta non si paga non c’è nessuno Bisogna saper essere per avere il tempo per la vita. Eppure sembri non volere neanche incontrare se non ai utile per nutrimento materiale. Il buon senso dice almeno. Questo – di mettere amore in quel che si fa. Giovane fanciulla o donna di tutto il tempo con cui vorrei passare ogni momento – c’è una cattiveria sociale e una personale che spesso fa sì che il desiderio sia guerra e la giustizia oppressione. Poco importa allora che vuol dire capire, come se ciò ch’è sociale o religioso odiano la persona – come dire poi se il mondo è in preda a un’immagine mitologica da sentire Polifemo dire di essere nessuno come se chiunque essi, siamo, appunto siamo si finisce per non amare ed appartenere al rancore. Dolce squinzia io ò voglia tanta voglia di stare con te ma la tua materia ti rende troppo complicata, cerca la tua anima e fammela vedere.

Ti potrei dire dove siamo. Ma sii sincera tu dici sempre dove andare per dire dove siamo. Allora dobbiamo fare o già siamo. Voglio dire semplicemente non c’è un esodo che sta accadendo. E allora dove siamo Dov’è che stiamo. Eppure c’è una differenza tra il tutto che siamo e il paradiso terrestre. Ci riesci tu bella pischella Voglio dire che fai qui nel deserto cosa aspetti le quaglie o festeggi il compleanno di un tuo amico cicciottello che crede di essere un pollo. Lo sai che dico che soltanto un bacio ti riuscisse lo faresti come nel paradiso terrestre. Allora pischella dammi questo bacio e lasciamo perdere tutto lo zoo.

Un mondo matto

Non è la questione della squinzia e dello specchio. Ma del tempo che non parla con le persone – perche le persone non parlano nel tempo. Questi sono i luoghi di un mondo solo! I luoghi tutti asociali associati in associazioni sociali, che socializzano. Che devo dirti cara bella dimmi tutto ed io ti dirò ò da dirti questo se vuoi parlarmi – ma sento la tua voce appunto che mi dice questo. Quante volte mi ai visto da qualche parte dove io c’ero soltanto dicendo di una persona che non vedevi, ma guardavi dire a qualcun’altra come fossi tu e lei qualcosa di quel tizio di cui non sai niente qualcosa per dire all’altra un argomento forse intimo di cui non ai il coraggio di parlare. E l’altra a saputo di quel tizio attraverso di te per poi dimenticarlo e stare con te Forse. Insomma uno specchio non è mai un pensiero se non lo dici autenticamente alla persona – sia essa l’altro o l’altra o te stessa da sola prima dell’altro. Io sono qui tutte le paure non sono dove sono nelle parole.

Uno dice stai camminando. Eh come potrebbe essere eppure gridi di gioia giovane fanciulla – potresti essere giovane la misericordia senza bisogno di dire che vuoi dagli anni. Misericordia cosa vogliono gli anni da te. Tutto il giorno come il mondo eppure ti guardo e mi sembra che potresti dire Dirmi che le cose che mi ai fatto siano esse sole o in compagnia le dici al prete forse non a me e allora mia giovane del giorno e del tempo di cosa parli quando dici misericordia Sembra quasi che io non possa avere misericordia Io il prossimo tuo come te stesso Ma il prossimo tuo da un'altra parte che parla con te per tuo motivo ma mia causa. Già io causa come se la causa fosse l’assoluta situazione del tuo male. Ah come se mi pestassi un piede e ne fai vanto e lusinga con gli altri e poi ti fai perdonare con chi parla con i tuoi amici per lusingarti ancor di più – capisco che io devo andar zoppicando senza saper neanche che sei stata tu a pestarmi il piede Misericordia.

È il tempo. Difatti mi parli non dicendomi niente preferisci intrattenerti con le informazioni. Io ti ascolto continui a dirmi altre cose. Chiedimi, cosi facciamo amicizia, sei bellissimo momento. 

È il tempo di stare da qualche parte ma mi dici che di una strada ne fai un'altra ché tutto il tempo si passa con quel che si vede e più s’immagina e più si racconta quel che si vede. Per dire che può passare una vita intera a guardarsi senza mai parlarsi. Qualcuno scrive anche delle biografie su qualcuno dei suoi vicini senza mai averlo incontrato, dico, neanche visto. Molti scrivono autobiografie parlando di chi non anno conosciuto. Così in questa strada come in un'altra sembra che tutti si conoscano e, quasi tutti credono che sia proprio così e, sembra pure che ci siano momenti trascorsi in cui si fanno cose per superarsi l’un l’altro, meglio immaginare che sia necessario e che sia anche avvenuto, in realtà tale illusione è dovuta a una collocazione temporale diversa nell’età anagrafica, per parità anagrafica come rilevanza estetica o immagine associata all’utile relativo del proprio tempo storico. Che il tempo storico non è proprio il proprio tempo individuale ma in tal modo in trent’anni si possono scambiare due o tre parole e dire di conoscersi e aver condiviso le stesse cose. Appunto ciò rende tutto relativamente cose non contatti umani ma rappresentazioni di esse. Certo forse è meglio così per sentirsi importanti più che esserlo per qualcuno – che sia Dio se stessi o il prossimo. Che dirti ti sta bene così che può forse non essere la cosa peggiore dello stare insieme in un determinato luogo relativo come fosse il luogo consono per stare insieme e vicini, come magiare tutti alla stessa ora o nello stesso luogo dove si fa festa – sì ma per dirsi, eh, così e colà. Si è vicini e immensamente lontani, si parla di tutto fuorché di se stessi, o di se stessi per parlare di tutto e, per questo non ci si avvicina anche se si vorrebbe, per paura di perdere tutto ciò stando insieme, punto. In due da soli o tutti insieme. Che dirti, dico la penna al suo foglio.

Ti amo Gelsomina perche ai una bella patatina.

Mentre un onda fa un leggere spruzzo sul viso di una persona che entra in mare Una piccola frasca un cespuglietto viene leggermente scosso dal vento. Ci fosse potrebbe dire ciò qualcosa da dire in realtà qualcuno sta svendendo fuori dalla produzione. Incandescenti compratori orpellano e consumano ciò che non si rinnova Tutto quello che rimane è un solido in ragione di un relativo Il tempo in questo tempo stabile ancora la gravità di una fisica persa nello spazio a un attesa e un raggiungimento Se fosse libero ciò che si muove potremmo incontrarci senza il bisogno di un appuntamento. Se fosse solo il vento Ci potremmo incontrare soltanto per avere qualcosa da dire. Sono il mare che accarezza il viso di quella donna che si fa abbracciare. Il vento che libera nello spazio e la pioggia che l’accarezza. Sono qui con ognuno del suo tempo. Eppure penso. Ora ti vorrei dire che sto parlando di un tempo tra un onda e fa fraschetta Quel che accade.

Trentamila giorni. Corrono eppure sono sempre fermi. Per tutti i trentamila giorni molte persone in un mondo vicino non si incontrarono né si videro – per via del fare e del suo orario. Seppero comunque che ognuno occupava degli spazi in diverse ore della giornata. E allora erano gli spazi che li facevano incontrare, o gli orari. Questa storia finisce in questo modo così come è iniziata.

L’esteta a lasciato il raffinato

Mentre guarda sobbalzare quelle donne colorate e un po’ sceme che come nuove appendono il loro passato con le parole che non anno pronunciate. È per questo che sembrano gridare per farsi ascoltare, ma poi dopo di ciò non sanno più essere in nessun posto – per una strana conseguenza o sorte del tempo, sembrano lo stesso stare lì in qualche posto ferme ad aspettare, che sceglierà, come ancora ci fosse un posto così scemo e altruista da dire, ci viene a cercare a desiderio vuole stare con me, ma dopo non può essere niente che pronunci un pensiero, perche appunto deve cercarci non parlarci, non volere ma desiderare. Ora che sembra non esserci più né un avere né un fare, la parola è rimasta così in questo concetto, sembra soltanto avere cambiato morale. Se prima era soltanto il significato di un corpo e di un piacere, per avere. Ora sembra che le cose appartengono alla morale di ciò che è importante più che di cosa è buono quando si vuole essere o avere libertà. Sembra appunto che in una logica di ciò ch’è vero, vige un motto che recita, la maggior parte della gente cerca di essere importante e dimentica di fare cose buone. Molte persone che fanno cosa buone sono visti perche importanti dimenticando di vedere le cose buone. Dunque forse queste donne che sono state prostitute vedevano ciò che per loro era importante o faceva cose buone, vere, anche particolare, e, infondo somigliando a ciò che realmente sentivano in un caos, forse. E allora ora che come dicono non sono più tali, cercano chi è più importante o chi fa cose in sé vere, compreso stare nella sintesi dei significati, non tanto apparenti ma sostanziali per dire di stare dove si è, e con ciò che accade, con chi, più che in un atteggiamento che in modo univoco è sempre lo stesso qualsiasi cosa si dice di essere e fare. Dunque l’immagine forse non c’è per la presenza, l’esteta a lasciato il raffinato, perche il raffinato non è più un estetica, e, il profondo è paritetico al leggero velo del superficiale diaframma che si apre, come la parola e il momento e il tatto che pronuncia dove è.

Il mondo come un angolo chiuso con le persone che guardano sempre da un'altra parte per paura di comunicare, quando c’è da guardare e non da pensare. Prendiamo l’esempio di donne che non guardano, voglio dire potrebbero e invece preferiscono specchiarsi con un vetro di un negozio, di un finestrino di un automobile alcune volte il vetro scuro di un negozio di pompe funebri. Sono codeste donne così prese da ciò che non si accorgono di qualcuno che le guarda, che potrebbe anche a essere una persona con un pensiero sincero. E allora ancora di più spesso possono volgere lo sguardo alla situazione che anno attorno in quel momento con una relativa persona che li distolga da chi non conoscono come associazione relativa alla situazione. In questo momento anche l’uomo può fare la stessa cosa: ribalzare sulla situazione e le persone relative l’associazione della situazione. Che cosa significa avere un pregiudizio quando si è in una situazione associativa collettiva? Può voler dire non avere più le capacità di conoscere personalmente di là della situazione né la persona né il mondo autonomamente, come un luogo aperto e che puoi esperire. Altrimenti come persona androgena che non sa esperire vive cercando nella sola memoria di ricordarsi ciò che a letto come nozione prima della funzionalità. Ora parlando come se un telefono ci apparisse possiamo anche immaginare di essere telefonisti che cercano di vendere qualcosa come se colui a cui si telefona li avesse cercati, come appunto sembra che la qualcosa debba essere richiesta da chi a ricevuta la telefonata, anche se chi telefona pensa per chi la ricevuta in funzione delle risposte che cerca a chi a telefonato – anche se chi a telefonato a altre risposte per quelle domande. Insomma una conversazione fatta di un rapido scambio informativo – di un proposito e della sua conclusione diviene un attesa interminabile senza conseguenza né d’intelligenza né di divertimento – più che altro umorale e niente affatto umoristica per cui è bene porre termine se non si vuole giungere all’arrabbiatura. Buon lavoro. E già e ora che succede al desiderio, alla gentilezza e alla timidezza. 

Insomma se uno sguardo s’incontra e per esempio il cinguettio di un uccello distoglie, tutto sembra naturale tanto da ricomporre lo sguardo e l’attenzione e perche no l’incontro. Ma se ciò che naturalmente si potrebbe guardare sia un altro sguardo o il mondo e siamo distolti da qualcosa che ci mette in imbarazzo o in soggezione o che può impaurirci, allora le reazioni personali possono essere divergenti e purtroppo anche associative passando sopra alla relazione sia interiore che esteriore. Così tutto può apparire ricompensa o compensativo, ed anche appagante e competitivo come reazione a una possibile nevrosi o ipotetica incapacità. Manca un ascolto oltre che le parole una cosa può valerne un altra ma per una persona non è cosi. Le situazioni sono molteplici e ripetibili gli incontri sempre reali e veri. Quindi sia i tempi e gli avverbi sono soggetti se esistono le persone. Io sono un bacione. Insomma siamo pieni di begli soggetti, ma di baci. E allora cosa possiamo pensare ancora sopra ogni cosa che quando diciamo quanto pronunciamo quando, mentre quanto pronunciamo quando pronunciamo quanto. Ecco questa locuzione verbale che antepone il concetto di lingua nel marchigiano a quella di dialetto come se non esistesse più una differenza di pronuncia ma soltanto di sostanza espressiva il significato sovente dimenticato anche in chi si esprime nello stesso modo ma in italiano, cioè avviene come se si ricordasse come una delle due espressioni come quella giusta. In effetti la questione si adatta.

Una specie di ecatombe. Veleggiano inconsistenti come membrane assenti come se il pensiero sia come un codice. Il livello, il livello si ode come un urlo senza che ci sia poi il tempo per il significato. L’informazione è scritta in grandi caratteri cubitali – la quadratura del colore a trovato un ritorno ma non a uno spazio. L’insalata non a trovato dove condire. E già il tempo statico si redige e trova abbinamento. Questo è il titolo la storia consiste uguali ma diverse, per dirla tra il livello culturale e la cultura esistenziale – in questa sorta di esistenzialismo il concetto di informazione o di attributo – di ceto o classe contemporanea, consiste nel valutare un test come una persona che a sua corrispondenza chiede a un colei o un colui se sa di cosa parla quando la persona testata chiede che informazioni sa. Del tipo: se io so leggere il calendario pur digitale lei lo sa fare. RispostA dato che lei a ventuno anni e io almeno trenta in più non pensa che abbia letto il calendario molte più volte di lei. Ora la questione rimane in sospeso. Perche dove si colloca l’esperienza? Ovvero tra il livello d’informazione o il concetto di esistenza. È insolvente il principio cioè come ti conosci se prima non ti anno conosciuto? A questo punto è insolvente la comunicazione. Pertanto si evince che ci si conosce di là dell’appartenenza quando ci si pratica attraverso se stessi e comunicando la propria esperienza individuale.

             

 

5 lunedì 9 maggio 2016 18:58

Arpa do comepa vado Pado Pado oggi riparto Arpa do il giorno del pado disse al

penso passo come sarebbe il suo pensato 

riparte il tempo stampe non lo capisce                                                                  

Ognuno è parte di se stesso

giovedì 12 maggio 2016 08:59

Posseduti sembra così non si riesce a non essere trascinati. Un umore un pensiero, forse anche un gesto. Di certo è sovente un orgoglio scemo o una soverchiante illusione. Che cosa accade, non c’è un vuoto un vero vuoto. Posseduti dal giorno e le cose che non sono partecipi ostili. C’è tutto ma appunto manca il vuoto con un possibile sorriso, che già così è una possessione. E allora lo scorrere di quel sentiamo come sovrastasse tutto è più che controllato decodificato, e, a tal fine infranto. Un gesto un giorno un età. E non c’è da essere pessimisti né avviliti, appunto non c’è da essere posseduti né dalla situazione, né dall’apparenza né da questo gioco che pensa. Posseduti dalla paura che conosce perche non sa. Dal vuoto che non conosce la paura che non sa. Il vuoto stesso non è più come il pensiero di un cuore selvaggio che pulsa su tutto, sulle cose che non appartengono e le cose che ci sono vicine. Il vuoto è come un bacio in un altro sorriso. Pulsano le vite, gemiamo quando ci sono gli altri che pulsano. Ma è un muro che sta dove si guarda. Posseduti chiusi nell’esibizione, senza una parola con sguardi che non si vedono. Devi stare più vicino, silenzio, partecipazione, solitudine. Meglio solitario, e allora lo sguardo è con Dio.

È il tempo eppure c’è chi è stanco. Chi è disposto allo stare con chi è stanco, come sia l’unico a dover fare qualcosa per la stanchezza si sente disposto con chi è stanco. E sembra questa l’unica forza essere in così tanto. Certe volte si è tranquilli più che stanchi, spesso ciò agita ancora di più chi pensa debba ottenere ciò che può. Sembra un energia, forza o invece è una frenesia che la gioia può contenere. Delle suorine aspettano che chi anno accanto le senta vicine nell’ultimo momento per non essere solo. Le madre Teresa che un po’ a cercato il profondo e l’unico più che la frenesia. Le persone fuggono nel tempo, molte. Le persone sono forse un ombra, come è importante un nome e i suoi pensieri, la persona. Sembra tutto qui questo alone che ci si mette intorno o pian piano ci si mette addosso come un mantello più visibile di se stessi. È strano abbracciarsi ad un ombra per raggiungere il corpo e stringerlo così com’è e vederne, sentirne l’anima. È come un pensiero così ne parlava Jung che dentro noi ci cerca. 

Se bastasse una lettera per incontrarci sapremo sempre che sarà letta da qualcuno, da qualche parte. Eppure ci dobbiamo incontrare perche questa lettera possa esservi. Che importa più la lettera esse sono come i momenti che ogni giorno si vivono. Sono tracce tanto belle, quanto vere di felicità, profonde, perche si vive nella vita per intensità sofferenza o bontà. C'è una forza e un silenzio, ma è bella la stanchezza quando c’è amore, come un bacio e un sorriso o la mano nella mano.

Socrate - e allora io ho espletato, come dire ho visto e constatato del resto è il piacere stesso di capire.  

Frédéric - eppure il paradiso, come dire di là delle leggi c'è una regola, quella naturale. Se le leggi del bene e del male sono soggette alla decadenza o alla supremazia, un cavallo merita un mio bacio o mia follia. Del resto se il bene e il male trova la legge e un ipotesi d'amore o di odio oltre la regola naturale non vi è né bene né male. Voglio dire non può che esserci che amore come se la regola naturale non ha bisogno del suo tempo.  

Socrate - se in virtù di ciò io applico la mia esperienza, prima come mia esistenza empirica poi come empirica realtà compio questa mia sorte e considero un paradiso che non è più terrestre, ma in virtù di questo sento anche il pensiero di Dio.  

Frédéric - se il tempo mi crede io non potrò mai credervi in virtù di ciò vedo il paradiso e la sua natura eppure è uno sguardo più grande di essa e di me che vi crede. Ecco che i miei occhi che chiudo, sono gli occhi di Dio che si aprono su di me e per me me posso credere più che credervi, l'amore divino di Dio che ama.  

Patrizio Marozzi

Faust – In virtù o in ragione mi appresto a considerare o pensare i miei cardini e stilemi di personaggio in conseguenza del mio genere umano. Non posso non avvicinarmi ai miei stessi pensieri proprio come sovente mostrai o più esattamente interloquii. Or dunque se in tutto ciò il mio stesso interlocutore Mefistofele mi appare qual è un tempo svagato nel significato ipotetico di un mio possibile volgere e volere, il senso stesso di ciò che vado a capire mi apre un orizzonte a me personaggio forse inusitato o meglio impossibile. Lucifero che in versi estremi interloquì in spirito con Dio o di già scoperto un atto e un accettazione del tempo dell’amore che oserei pensarlo libero o fatto tale per i Dio e da Dio. Per ciò ora in questo vedo e affronto il sospeso della tentazione fattasi umana come incognita e assenza stessa del desiderio: Satana e il suo afflitto la bellezza di Gesù – or dunque non è un pensiero che sorge nel deserto ma la tentazione stessa dell’umana presenza e condizione il piacere e il piacere del male come forma di desiderio di ciò che non appartiene ma possibile. L’invidia atavica o primordiale della scoperta dell’esistenza del bene di un possibile ripudio di ciò che sconosciuto è manifesto un piacere che abbisogna e un piacere senza questa interlocuzione che manifesta un interlocutore. Il piacere di non credere e il piacere di amare. Il desiderio ha abbandonato gli stilemi, la parola forse anche il senso Io Faust il ruolo e anche il personaggio. Se chi ama non desidera per questo ama chi desidera non attende di amare quasi continuando a desiderare un tempo che soverchi il desiderio che si vorrebbe. Il piacere è manifesto e non ambisce. Io ora Faust ho dunque preso questo stilema posso chiamare Mefistofele come se Satana a già trovato la sua conversione. Rimangono strani bisogni che soltanto la realtà Dio danno al loro tempo compimento nell’individuo umano forse anche il mio autore. Forse, appunto perche io Faust sono un personaggio.

Tommaso oggi e la paura di non credere o di non essere creduti

Gesù per mezzo dell’apostolo Tommaso ci dice, beati quelli che crederanno ovunque e dovunque e in ogni tempo. Narra l’episodio che Tommaso incontrati gli altri apostoli, che gli dissero che avevano incontrato Gesù, risorto dopo la crocifissione, fosse rimasto incredulo e per risolvere questo suo momento avrebbe creduto che fosse realmente Gesù incontratolo. Quando Tommaso incontra Gesù fa di toccargli le ferite della crocifissione constatandole presenti sul corpo di Gesù. Al che Gesù volto a tutti i presenti dice, voi mi avete veduto, beati quelli che crederanno e non mi avranno visto. L’incredulità naturale e grandezza della fede. Ora per il cosiddetto fedele sovente si pone la riflessione e una problematica questione se crede o à paura di essere incredulo e per ciò responsabile di non essere creduto – in realtà Dio ci pone su una condizione libera e nella cognizione che Gesù quando sua manifestazione e verità di amore, e non delega la possibilità all’incertezza ma all’amore caritatevole del nostro vivere. Gesù apre il tempo e il significato spalancando le porte della vita, aprendo l’alfa e omega del significato e lasciando all’amore nessun limite nella voluta conversione ad essa quanto a Dio. Aprite le porte a Dio, quando fedeli increduli o impauriti. Gesù per mezzo del carattere di Tommaso o di Pietro o di Giuda ci dice e ci mostra un suo pensiero di amore che toglie ogni limite alla caducità dei caratteri che lo attraversano, è la porta stessa che si apre all’amore, come Dio e ne accoglie l’infinita possibilità. Nel cammino ortodosso o eterodosso delle religioni accadono molte cose, compreso il tempo e il luogo di Tommaso, ma pensando un po’ alle riflessioni di Papa Giovanni Paolo Secondo, secondo lui la fede in Dio supera la temporalità del cristianesimo ponendo cristo in essere e sostanza Dio nella condizione di esseri umani da sempre. Come se Francesco sia sempre germogliato dal suo amore.  

Il sogno e il pensierino – Come dire un gran pensiero un gran livore. In un spazio ristretto come quello tra l’indice e il pollice, come fossero 100metri 200 o un chilometro. E già un vuoto dove tutto si ripercuote, assiomi e finzione soprattutto. Assiomi come luoghi e rappresentazioni, come punto o riferimento di opinione e assenza. Luogo sociale luogo privato, luogo libero forse. Un principio e un assenza – lastoria come funzione e sua crisi – l’assenza del l’intimità e della comunicazione. Gli spazi si riempiono di questo. Il sentimento pullula ovunque c’è la storia, nei luoghi religiosi, politici, funzionali, nelle culture relative e associate e tra le mura delle case. Un sentimento pullula in questa storia, risentimento, giustizia, odio. Le persone si conoscono per immagini relative all’ideologia il sentimento e l’immagine associata alla sensazione d’importanza. La menzogna crea un gran pregiudizio e un assurda priorità – le relative delle voci dell’odio si stratificano e rimbalzano e l’assenza della conoscenza genera sconosciuti nemici con cui sentire con se stessi l’ansia e la voce dell’assenza del pensiero dell’odio. Si odiano e immaginano così. Tutti così tranne una persona che immagina di essere innamorata e non riesce a comunicarlo. Sembra che questo clima di odio orienti tutto. E allora immagina in che modo poter dire che si è innamorata.

Le possibilità dell’incontro

Io credo proprio di avere sempre avuto a che fare con Dio, ci credo e cerco di avere un rapporto unisono e sincero con lui. Ma debbo dire che come il mondo si rappresenta mi succedono cose ineloquenti. Del tipo c’è molta gente che dice che siccome io ò a che fare con Dio lor ànno a che fare con me. Sembra un bel dilemma. Allora i religiosi, e gli adepti, parrocchiani, fedeli, interlocutori, fanatici, rappresentanti … un bel crisma di categorie che ti si possono piantare addosso come le frecce di San Girolamo. Prendiamo i ragazzi delle parrocchia – non ti cercano perche loro sono nel luogo dove dice di risiedere Dio, se poi vengono mandati dal prete, immaginano che sono mandati da Dio, insomma come la metti sembra che abbiano ragione, e, di fatti è bene evidenziare ma su cosa, o chi e perche. E allora devi credere come dicono loro, che puta caso che fanno rimbalzo, cioè loro dicono di credere e tu no, nasce  l’atteggiamento proselito, ovvero fanno del tutto i religiosi perche s’nivazione con te e tramite questo si ammucchiano. Ma allora qualsiasi procacciatore di proselitismo giudiziario fa così – ma non si comprende più se c’è di mezzo Dio o la legge di qualcosa. E così un religioso eccessivo si può mettere a fare il Kamikaze per avere a che fare con Dio tramite un altro. Insomma c’è un bel dire devi credere come pasquale o quelli delle sette esoteriche, superstiziose, fattucchiere, con delirio di proselitismo associato dove ti vogliono far credere che tra te uno stronzo e Dio sia lo stesso. O ancora quelle di potere sette di matrice edonistica involuta se vuoi avere a che fare con Dio ciò io la cura basta che fai quello che io voglio, quello che è tuo è di tutti quello che è di tutti è mio e quelli che quelli che mi stanno antipatici sono i tuoi nemici. Allora in sostanza quando si incontra Dio si fanno un sacco di conoscenti che non ti vogliono conoscere ma che dicono di sapere quello che rappresentano. Non capisco allora cosa vogliono darmi se chiedo a loro quel che chiedo a Dio.     

Fresco di Respiro anche se mangio l’aglio.

I dispetti del credente

È un mondo largo e lo spazio se così si può dire à una visuale ancor più larga. Allora è come camminare in un grande orizzonte o meglio spazio aperto, come fosse un prato in un altopiano, così mi va in mente adesso questo passo, o ancor più l’orizzonte il mare e il cielo e tutto lo spazio immenso del cielo ch’è vicino. È una solitudine immensa e meravigliosa ed è costante la presenza di te nell’universo e Dio, sei meravigliosamente libero. E in un certo mondo ovunque i luoghi. Chiunque cerca Dio al medesimo indirizzo o posto, sovente sei lì o non ci sei, meglio osservi perché non si condivide soltanto in pane ma la fede, ma allora di cosa stanno parlando e cosa vogliono, nel mondo che crede ma odia e cerca l’ostilità perché dici colui che dio ama, non il primato dello stare insieme dicendo di avere ragione di tutti i credenti e i non credenti. Quando ànno bisogno di amare cercano soltanto, quel che in quel momento si reputa avere ragione della convenienza come dell’altruismo come se chi dà abbia soltanto bisogno di questo e della pubblicità. Se ci fosse un luogo con gli altri dove amare Dio ci andrei, ma ci sono soltanto i posti e l’amore con Dio ovunque.

6                 giovedì 19 maggio 2016 18:25

7                 lunedì 27 giugno 2016     13:51

la mia non ingerenza, sta nel fatto che ò sempre amato quel che facevo.

E lo facevo con una penna e carta o con un dito, come fossero le mani.

E allora! Allora.

Allora, ciò che fanno o pensano è loro, quel che dico, dico con il piacere con il piacere.

Ma non confondiamo la parafrasi perche se penso se scorre la penna sulla carta io mi occupo della carta. Quindi quando pensa una persona lo pensa con me, quindi non è un foglio di carta.

Potrebbe essere così mia artemise. Non sanno più cosa inventarsi per dare un prezzo a un pensiero.

Fosse così sono soltanto sciocchezze.

Oggi Oggi

Oggi.

Non    ci siamo ti saluto

Caronte

Ciao Scegli tu.

Un bacio senza testo, Mi scusi la parafrasi.

Dico io so come sono felice                                                  

8 giovedì 17 novembre 2016     09:57

Se per ipotesi si potesse se per ipotesi si potesse potesse tutti se per ipotesi si potesse potesse tutti potesse ma se come tutti potesse per ipotesi potesse ma per ipotesi potesse se potesse potesse e se potesse potesse per ipotesi potesse. 

Ognuno è parte di se stesso

martedì 4 luglio 2017       17:25

Ognuno è parte di se stesso in procinto di iniziare ancora un altro scritto in blogghetto. E così che me ne sto sdraiata per cercare di dormire, come dire riposare. Soltanto che, lì vicino ci sono alcuni che ànno dei problemi. Dicono che non è giusto che le cose vadano a quel modo, diamine dice ài visto mai tutti quegli che sono per sempre, sono come me, perche anche io sono per sempre. Vorrei dormire, meglio voglio dormire, ma che dice che è per sempre. Poi dice ancora ò sempre fatto quel che era meglio, sfruttando soltanto, solo quello che era utile, insomma ò fatto tutto quello che era meglio fare per guadagnare e avere più soldi possibili, ed ora i soldi non ci sono più non è giusto. Oh! Finalmente ò compreso di cosa parlano, be' se parlassero a voce più bassa, senza litigare, potrei dormire, anzi dormo, come è comodo questo prato. 

Dormo silenziosa come il tempo e il luogo in cui mi trovo, sopra un telo di sacco sotto una grande quercia. Vorrei dirvi che sto parlandovi, ma sto dormendo e così conoscete che non è vero. Sono cosciente di quel che sto dicendo, vi sto dicendo, e, se mi vedeste vi sorriderei e vi darei la mano, credo di essere una persona mite e gentile, lo sono non c'è bisogno di crederlo e lo comunico ogni volta che sono con una persona, sempre con Dio e la natura. Sento cadermi indosso delle gocce, mi sveglio, apro gli occhi e vedo un cane che sta facendo la piscia addosso all'albero e me, lo tiene al guinzaglio una donna, cui dico, ma che sta facendo? Oh! Ma sa è una cagnolina. Non mi sembra e cosa vuol dire che ci si conosce meglio e con ciò ci si riconosce, siamo esseri umani nella natura. Il tempo inaudito … 

Le giornate sembrano tutte uguali per la stoltezza che si a. Molte sono più stolte di altre perche vissute senza la gioia del presente e della possibilità per questo di ricominciare. Si è più vicini a Dio o non si mai stati lontani. Giorni così visibili o meno visibili con la chiarezza della verità o la fatica di nebbie forzate. Il giorno è la gioia e il giorno appresso è la gioia che si rinnova, nella libertà di Cristo Gesù Dio. La disponibilità di un infinito abbandono, la semplicità ben oltre la banalità di ogni superfluo alla vita. Il dì di oggi tutte le fatiche mi sono care, sia nei ricordi che nella giornata e tutte le fatiche, ognuna d’esse ad esse torneranno svanendo dal corpo nell’amore eterno.