Raccontami

Di

Patrizio Marozzi 2022

Forse a questo libro servirebbe e ambirebbe un prologo per spiegare

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la Grecia patria di autentici culattoni – libera!

 

la Grecia affonda o più semplicemente si riduce a cosa sembra un mistero o più semplicemente un argomento senza parola. La Grecia grande patria di storici culattoni che neanche gli imperatori di Roma – quale Adriano non seppe dire di no al mondo dei culattoni. come può un mondo libero di culattoni del piacere trovare la schiavitù, non più per piacere, ma solo per schiavitù – come può il culattone finire un massa in galera – e non destare sorpresa nel mondo libero. il culattone non può fare più nulla o può ancora qualcosa difronte alla lussuria delle provincie di Roma che ancora rivaleggiano con l’impero e sanno soltanto quello che l’impero gli à insegnato, fino a fare il mondo, ma mal gaudio altro che Romano. il mondo intero imprigiona tutti i culattoni del mondo sperando nel lor denaro – è per questo che madre dei culattoni la Grecia non riesce a essere libera. che cosa può produrre la Grecia quali eccedenze alimentari può avere, il culattone ama pappa e gode tutto quello che la natura dà. e questo è giusto. Pochi si sono accorti che mentre il mondo inseguiva Roma e fin ora sta – che Dante finiva come un culattone in esilio e dava al mondo un punto di vista, una visione – liberata la Grecia.

il serpente disse alla gallina se mi dai l’uovo mi mangio la cretina

 

io dico se qualcuno non sta bene in un posto o non ci sta – o se fa per lui, dovrebbe spiegare cosa ci sta a fare – non si può dire a un broccolo ch’è un carciofo e dire io mi mangio il pollo, perché è come sono io. Bisogna capire poi chi è il gallo che fa chichirichi. E già si dice ci sono troppi tacchini, ma allora di cosa s’interessa il broccolo, quando dice al carciofo o fai il fiore o la pietanza, perché il pollo sembra sempre una spettanza. E già ma di chi e per chi – insomma abbiam capito che si mangia, ma chi sta seduto sulla tavola dovrebbe stare dove sta l’altra o tutta la pietanza. Perché non sia luogo che chi offre neanche mangi – e allora perché dire al tacchino che può mangiare il broccolo se a tavola dice di esserci soltanto il carciofo in fiore che rivaleggia con il cavolfiore – ecco che il pollo fa chicchirichì – forse perché non sa che il serpente si è mangiato il gallo.

i misteri del contorno – sane e buone patate lesse condite con olio e sale

                 

La matassa del filo si è inciampata

 

Potremmo dire che l’Italia è un’avventura incredibile – ma spesso sembra proprio paradossale. Mi viene in mente una barzelletta, Dove, Gesù, prima di tornare sulla terra manda in avanscoperta Leonardo Da Vinci e Dante Alighieri. E codesti due dopo essere tornati in paradiso, a Gesù riferiscono: Abbiamo portato delle innovazioni incredibili, e, parlato di grandi pensieri, ma nessuno gli à voluti, anzi in Italia dove abbiamo fatto scoprire loro per primi alcune di queste realtà, sembra che essi vogliano essere gli ultimi a usarle. Certo qualcuno sembra barcamenarsi per risolvere ciò, ma i popoli sembrano mucillaggine mozzarella andata a male. Gesù li guarda, che mi volete dire, che se neanche se mi presento, come Dio e creatore del cielo e della terra mi riconosceranno?

Leonardo e Dante un po’ esterrefatti, guardano Gesù, e dicono: Ma!

Voi mi potreste chiedere, che significa? Già che significa? Ma!

Allora vorrei un attimo riflettere, su quel che sta accadendo in Europa e nel mondo, dove in ipotesi del continuo Statunitense un liberismo in senso e catastrofe sembra ripercorrersi in Europa – dove nel centro e nel nord Europa ci sono aziende che ànno debiti da stato sovrano, che crolleranno solo quando saranno finiti i valori di credito e riferimento come è già accaduto, in ragione per altro di una piccola Grecia che per tal ragione non à potuto neanche votare per decidere se fallire o no e dove, nei paesi mediterranei è avvenuta la solita sperequazione tra uso e spostamento , con il lapalissiano liberismo sociale italiano che in due anni à dissipato ogni rapporto debito esistenza. Dove a garanzia anche di operazioni sul debito americano, che se mi permettete soltanto un cretino e tutto il cucuzzaro dei cretini internazionali poteva non prevedere la fine che à fatto. Che dire si vuole integrare questo rimediare per questo – ma negli ultimi vent’anni è cresciuta una parte per distruggerne un’altra, si è fatto economia sulle logiche dell’inciucio sociale con cotanto di cultura. Si è voluto spingere sul petrolio e distruggere pressappoco la batteria a idrogeno perché? Adesso si vende ciò che è vendibile e dato la situazione generale ciò potrebbe sembrare una svendita che non ripianerà un bel niente. Mancano i soldi, ma non si è provveduto perché le persone possano risolvere i loro bisogni naturali in ragione di altre soluzioni, come migliorative ma adeguati a questa situazione, non sempre, ma spesso. I commissari vengono, ma possono anche andarsene perché ci sarebbe da rispondere molte cose a chi dall’alto impone, e dall’alto, deve, assumersi anche le conseguenze. È ovvio che prima ti tagliare il denaro buono, quello con cui si fa la spesa – è ora di togliere quello che crea troppa virtualità, in sostanza tagliare i soldi, per dare il respiro alle persone, perché quando si finisce per tagliare il denaro buono quello con cui si fa la spesa e si mangia, può accadere che il buono diventi cattivo, cattivo tra virgolette. E allora tutto è divenuto alquanto difficile dipanare, dove è bene procedere per sintesi rapida, ma a passo d’uomo concreto, io, trovo paradossale e oltremodo stupefacente quello che sta avvenendo al Signor Berlusconi – non tanto per la sua esperienza personale che saprà valorizzare con questa nuova conoscenza, se vorrà. Ma, siccome il tutto sembra essere divenuta la morale della giustizia che biologicamente determina il giusto e lo sbagliato, contro il concetto di essere credo oramai per ipotesi liberista, mentre il mondo è sprofondato e continua a sprofondare nel liberismo. Io ricordo i liberisti quando la lira era a duemila lire sul dollaro e continuavano senza accorgersi, che quella crescita sarebbe presto finita, – e continuare così nella borsa americana poteva voler dire giocare di azzardo. Purtroppo in America molti di questi Yuppie euforici persero tutto da un giorno all’altro. In Italia Berlusconi con la creazione dei fondi d’investimento, dava quasi la garanzia che in quella congiuntura si andasse a guadagnare in borsa – non capisco perché per questo non dettero il premio nobel a Berlusconi ma a due Americani che persero tutti i soldi. E comunque l’yuppismo aveva già a quell’epoca detto quali fossero i limiti del comportamento yuppie. E allora in questo mondo dove tutto sembra conveniente a tutto ma dove per gioco forza diviene tutto un contro per contro, spesso senza aprire nuove possibilità, ma dimezzando quelle presenti, e, sovente in una sorte di masochismo del vincente, mi chiedo quale sia la ponderatezza di questi avvenimenti, Berlusconi in corpo di una situazione che deve definirsi prospetticamente migliorativa, è, indebolito giudizialmente per aver pubblicato una notizia su un giornale che riguarda una dichiarazione a uso politico. Per aver aumentato il valore degli introiti su un campo internazionale sul valore di acquisto, iniziale, corrispondendo il guadagno sull’azione di ricollocamento all’estero e per aver, credo in certo qual modo, avuto la compagnia di una ragazza, molto giovane. Ciò è quello che mi sembra abbia dichiarato l’atto giudiziario. Poi c’è ancora mi sembra da stabilire i costi per la pubblicità elettorale all’estero, sembra su base di costo aggiuntivo sulla spesa di un quotidiano, mi pare. Ecco io credo che bisogni un po’ riflettere sul costume e gli atteggiamenti, ma per l’aspetto della sentenza le cose sembrano un superlativo, quasi assoluto, e, questo in termini generici è un eccesso, su cui è bene fare atto di riflessione e considerazione.

Che dire altro per me che sono uno scrittore parlare dell’editore più diffuso in Italia sapendo che per la pubblicazione dei miei libri non ne avrò necessità, credo che mi ponga in una posizione d’imparzialità, indiscutibile. Oltretutto ci sono tanti problemi ed è meglio affrontarli senza attrito, ma dando soluzioni alle possibilità delle persone non aumentando i problemi e l’esigenza.

Cordiali Saluti a tutti e pace bene a tutti proprio tutti.

Patrizio Marozzi

                 

Il broccolo

 

In questo momento così carico di problemi, in cui molte cose accadono in ogni istante del giorno, c’è un posto invece dove si vive in una condizione paradisiaca. Questo luogo per chi non riesce ad immaginarlo si chiama paradiso. In paradiso c’è di tutto, proprio tutto ciò che c’è in paradiso – ma verso le dieci, le dieci e un quarto della mattina succede qualcosa, che sembra riportare il paradiso nel tempo. Alla Sua porta, dico alla porta del padre eterno, immancabilmente bussa Mosè che porta con sé i frutti dell’orto che continua a coltivare, e, oggi à bussato alla porta con dei broccoli meravigliosi e verdi.

Si narra qui sulla terra che Mosè appena giuntovi, abbia detto: La terra me l’ài promessa e me la devi dare e per il fatto che sono giunto qui in paradiso vuol dire che non mi impedisci più di entrare nella terra promessa, e per questo voglio la terra. E sembra che tra il riso di San Pietro e lo sconcerto di Matusalemme – Il padre eterno gli abbia rigenerato un bel orticello, con una bella irrigazione e una terra fertilissima. Un bel giorno è anche accaduto che Mosè abbia iniziato a parlare dei dieci comandamenti a un gruppo di patate – che in modo incredibile gli ànno risposto: è proprio vero tutto questo è proprio quel che siamo e facciamo. E Mosè a quel punto preso da una grande gioia à iniziato a predicare ai broccoli, dicendo che un giorno avrebbero conosciuto Dio. Ed eccolo ora che bussa alla sua porta.

tutto come prima ovvero

 

Il sole spende, in cielo si formano le nuvole, se continua così si campa sempre meglio. A proposito di ciò c’è una storiella che gira in paradiso: Un essere umano appena giuntovi, si narra che fosse un Italiano – incontratosi con l’arcangelo Gabriele – che gli chiede: Allora come si campa? Sulla terra! risponde l’essere umano, non si lavora più! si campa di tasse e per questo lavora solo il governo! Detto questo si senti una gran risata che riecheggiò dappertutto – era Dio e aggiunse: Gli essere umani quando le dicono, le dicono così grandi che arrivano nell’alto dei cieli. L’altro giorno un altro à raccontato più o meno la stessa storia, che più o meno era impostata in questo modo: Gabriele, chiede: Come va! e come si campa sulla Italia: l’umano à risposto: Si campa di tasse! Gabriele ancora, E chi lavora? l’essere: Il Governo! a questo punto si è sentita una gran risata dappertutto.

ogni mondo è paese e, è meglio più che pensare ai governi a come raccontarsi ogni giorno.

                 

Eduardo De Falco à cambiato attività

 

E così Eduardo De Falco titolare di un panificio e pizzetteria di

Casalnuovo, ha deciso di farla finita togliendosi la vita. Proprio Ieri in onore al bel vivere si era visto intitolare una bella contravvenzione, una di quelle certosine e ad hoc come dirsi. Di quelle che ti dicono che fai lavori? E chi te lo à detto di lavorare – non puoi e, che fai ti fai aiutare da tua moglie  – e chi è? e i figli. Insomma Signor Di Falco lei non à il becco di un quattrino non può lavorare e quel che paga appunto non è sifficiente per il lavoro – per l’intanto paghi contravvenzione di di 2000 euri, e, poi vedrà cosa le conviene. Eduardo De Falco à pensato – i soldi non li ò – lavorare non posso, la moglie la tengo e pure i figli- e che devo fare cambio attività e dove li metto? E allora si è detto meglio cambiare vita, che schiavista o schiavo, se non posso provare ad esser libero. Ma come devo pagare chi manco conosco soltanto perché stipendi fissi per fessi come me e mia moglie no, morte della burocrazie e merda al sovrano. E fanculo pure la contravvenzione.

Il commento degli amici, è, ancora più incredibile sulla sorte di questo mondo di morti europei o mondiali che siano:

“Una vicenda che ha sconvolto tutti, soprattutto i commercianti ancora increduli dopo aver appreso la notizia: “Siamo in una fase di disperazione totale, non riusciamo ad andare avanti”.

è la somma che fa il totale ma con cotanti totali neanche una frittella ci possiamo mangiare.

                 

visita a pompei

 

 

attraverso questo indirizzo internet vi trovate visivamente a Napoli in particolare cercando meglio potete vedere i luoghi di Pompei. Famigerata città civiltà dove sembra cadano ogni tanto dei mattoncini. Pompei va ricordata come ritrovamento di una fotografia umana dovuta all’eruzione esplosiva del vulcano Vesuvio, che coprì di lava e cenere tanto rapidamente la città da lasciare i suoi abitanti nella pratica di quel giorno della loro vita quotidiana. Così furono ritrovati quando gli scavi riportarono alla luce la città sepolta da più di due millenni. Sembra che ci sia una fervida polemica perché si vorrebbe come restaurata e permanente vissuta questa città come ex nuova, ma ogni tanto le cronache dell’informazione dicono che qualche muro si è screpolato o rotto, per poi dire tutti in coro che Pompei è una rovina inutile. Pompei è lì chi voglia visitarla la trova com’è per quel che è potrà poi immaginare come vorrà quel che vi è accaduto. Difatti la questione non è che cosa à, a che fare Pompei con un evento dello spettacolo, sia esso dell’arte o no. Quindi se si deciderà un’opera di mantenimento, venga, ma non c’è questione che Pompei è un luogo che sta alla visita per quel che è il tempo e il luogo della sua storia. Vorrei aggiungere credo non incorrendo in errore – così era qualche anno fa, che nei depositi artistici e museali di Napoli ci sono opere per generare diversi altri musei come i migliori musei della terra già italiani o altrove, insomma sempre del mondo umano, ecco forse si volesse si potrebbe fare una riflessione pratica per realizzare un modo per mostrarli.

Saluti Cordiali

Patrizio Marozzi 

 

nuvole

                 

 

                 

la zappa

 

Nel variegato mondo dei simboli e dei concetti la zappa a’ una presenza assenza come nessun altro simbolo . È proprio dalla sua eloquenza che lo zappare della sceneggiata napoletana trae forza e riscatto . Nel mondo che vuole farsi prima di essere dissolto . È appunto da questa mancanza che lo stilema della falce e martello a’ trovato la sua caducità . Ed è decaduto in umanesimo e terrore per citare anche con questo attributivo concettuale il titolo di un libro di molti anni Orsoni. La mancanza di codesto attrezzo spesso rappresenta il vuoto di identità in molti italiani che proprio nel l’emancipazione dalla falce e martello non ‘anno trovato il vero punto d’appoggio per dissodare la loro crescenza. In effetti soltanto tra Boccaccio e Dante possiamo sperare nel vero umanesimo sia per concezione che per concetto. Credo che maggiori esplicativi antropologici potrà darli l’antropologo Cabito Calotto che sta riflettendo sugli effetti del costume e della discendenza tra il dire e anche dice anche quel che si è fatto . Sembra sia un trattato di migliaia di pagine ora ridotto a pochi enunciati, sapremo in futuro.

il fulcro e una riflessione

 

           

l’arte e l’unione dei colori

 

C’è una grande scintilla nei contenuti e per questo una chiarificazione dei significati.

possiamo tornare per esempio alla domanda di Duschanp se l’arte sia necessaria o no. Dico che in definitiva con l’arrivo dell’informatica e internet si è posto questo significato e frantumato al contempo. Quindi la percezione della domanda di Duschamp riferito dunque all’immagine e per evoluzione all’arte in genere – è evidente che ha posto questo significato tra il significato il colore e il concetto.

Posso dire siceramente che la crisi dei contenuti e l’esibizione nell’immagine sembra che abbia messo in fluidità il concetto stesso che si rappresenta attraverso tutte le tecnologie della comunicazione – fino all’attuale momento di svolta. Ora credo che sia sempre più palese e presente il netto distinguo tra la percezione dell’oggetto espressivo, l’espressione e la persona. Il mezzo informatico e internet comincia ad essere percepito appunto come contenuto legato all’oggetto che distingue appunto il suo contenuto e la sua libertà nel colore. Possiamo percepire finalmente l’unione dell’immagine tra il colore del cielo del mare e della terra. La Domanda di Duschamp ha trovato in questo modo di esprimersi un contenuto all’interno dell’espressione umana. Così l’essere umano può aprirsi e distingursi e trovare per questo il distinguo di se stesso da ciò che è rappresentato dal mezzo espressivo. Il mondo è pur sempre il mondo con il suo essere umano. le mutande

 

c’è un grave dilemma un gravissimo dilemma che fine ànno fatto le mutande di Fernandol? Certo qualcuno à provato ad avvicinarlo – con il proposito di dirgli, ecco le tue mutande. Fernandol con tutta la sua nudità à risposto: “Ti sembro un tipo che à bisogno delle mutande, bada a quelle che porti tu che non ricordi neanche di chi sono.” E già siamo sinceri, c’è forse qualcuno che sa chiedersi se è giusto restituire le mutande, voglio dire è una cosa onestamente legale o soltanto un paradigma. La posizione e l’effetto che à questa proposizione nei confronti di Fernandol, mi sembra oltre ogni senso esplicito di ciò che intende Fernandol. Ora è giusto aspettarsi delle nuove mutande da chi le porta usate e arraffate ad altri sperando, ora, che qualcuno le riprenda, ma proponendo tale offerta à Fernandol che come ci appare ovvio non sa cosa farsene? Questa ambiguità di cosa sia lecito e, o paradigmatico lascia ben capire quale sia la crisi del possibile argomento cui il mondo sembra interloquire per mezzo della nudità di Fernandol – Ovvero speriamo che Fernandol non ci chieda le mutande. Certo possiamo auspicarlo – forse sì! Ci sono comunque molte persone nel mondo che preferiscono avere le mutande ma non mi sembra giusto che continuino a tirare via le mutande di chi ci abita dentro.

Comunque il mondo apparirà per quel che sarà, e non saranno certamente un paio di mutande a fermare la libertà, certo portare le mutande può non essere un paradigma allora restituirle mi sembra un argomento più che obbiettivo per la soluzione del portare le mutande.

 

                 

la questione del tempo

 

La questione contemporanea. La concezione del nudo Fernandol – possono le mutande sue essere ignote? Fernandol è nudo e nudo guarda il mondo. Ma cosa può accadere e perché può essere inseguito dalle mutande? Perché Fernandol è nudo ma guarda gli igniudi. Quindi Fernandol non è ignudo e non sguaina la spada per mostrarsi vestito – e nudo resta e vuole restare anche se cercato da tutte le mutande che vi sono in giro. Le mutande degli igniudi non sono le mutande di Fernandol appunto perché è nudo. Possiamo dire perciò che Fernandol non è mesericordioso. Perché appunto vestire gli igniudi è un’opera di misericordia, ma Fernandol è sempre nudo. Non può esserci vestito migliore per Fernandol – non può esserci vestito migliore di quello che indossa Fernandol – misericordia per gli igniudi.

Fernandol quindi non porta le mitande come le portano gli igniudi.

                 

…. anche i miti cedono ….

 

Non s’offedesse Signor Vulcano

Mo se o Vesuvio sbattesse o sballasse tutto il pianeta Bè sembra una fetecchia.

Si alzava felice e con il sorriso nel cuore Mite e tutto il mondo nù poco sallibera, come a dire nùn famme sapé – che je vò bene – Famme vive. E il pensiero tutto il giorno ravviva e dove cerca e dove fa. Proprio esposito. Quanno tutta la scena sembra da voce atturne ò a voce che persone se litiga, pè niente e non se vo di niente bisogna stare solo a sentì sto amaro sibilo de nù caffè che nùn annasce mai – non se po’ di più che succede e non se po’ capì il vuoto infranto e, o Vesuvio tutto un botto da mite a mito si infrange e fa finta di sbottare – e je dico io mo: che voi vattenné – e pè nù momente non je a faccio chiù.

Dove sta, Dove sta me dico.

Il pianto e l’abbraccio

                 

meglio la botte piena o la moglie ubriaca (il catetere vescicale)

 quel che conta è l’amore – parlate con chi ama prima di dire.

                 

Letterina alla befana

 

BUon ANnO! da Nicole

Letterina alla befana

 

Sorgente: 

Il natale di Gesù

 

 

 

 

Che si incontrino tutti coloro che si incontrano perche la pace non sia guerra e il silenzio partorisca amore. Insomma si dovrebbe decidere in tale senso.

Auguri.

                 

Il momento Fernandol

 

Io penso che la questione di maggiore interesse per il mondo del pensiero contemporaneo, sia riferito a un momento di riflessione, riguardo le dichiarazioni di Fernandol. Per chi non le conoscesse e, per chi le abbia molto ascoltate, ormai da diversi giorni in tutti media del mondo – le riassumo facendo un piccolo sunto della dichiarazione, molto lunga. Fernandol a dichiarato pubblicamente che la sua perenne erezione del pene sia dovuta alla sua impronostica dovuta all’impossibilità di non potere fare sesso autorefenziale – ovvero masturbatorio. Fernandol a aggiunto e spiegato che senza fare all’amore non può provare piacere sessuale, e, quindi eiaculare. Del resto non può concepire il sesso a pagamento e per questo lo vediamo così come ci appare, che dialoga con il mondo e vi apprezza le sue posizioni.

Ora noi che abbiamo considerato queste sue dichiarazioni, possiamo aggiungere un analisi o un pensiero. O dobbiamo, meglio attenerci nel proprio pensiero nell’ascolto delle dichiarazioni di Fernandol? È un punto interrogativo cui rispondere ognuno pensando a Fernandol e alla Sua erezione.

                 

Il mezzo più buono

 

E che ti debbo dire, quando mi ai detto quella cosa io ciò capito tutto. Tu mi ai detto mi vuoi troppo bene e io non posso che essere nell’invidia di tutto quello che mi dai perche tu non chiedi nulla in cambio. Sei troppo intelligente e io non mi voglio amare ed essere felice, io voglio godere e invidiarti ancora di più, perche sei sempre sincero libero e mi vuoi amare sempre. Mi dedichi il tempo e i pensieri, sai essere dolce e tenero passionale e meraviglioso. E io sono sempre lì ad attendere per dirti che non ti aiuterò mai se sei con il raffreddore e anche peggio, perche ti invidio ogni volta che mi baci anche se ciò l’influenza. Mi piace farti eccitare ma poi vorrei che mi baciassi da farmi impazzire come fai. Mi piace ma t’invidio e non voglio stare con te. Voglio parlare male di te dicendo anche le bugie, così sono meglio. Va bene se fai del bene ti invidiano. Ma se tu Mafalfa vuoi essere come Dio non ce la fai. Io non voglio essere come Dio ma come te che ama me. Eh! Me pari matta, matta come una campana che suona senza capire cosa fa. Lo sai che Lucifero invidiava Dio? Perche adesso che fa? Adesso non c’è più c’è Satana ch’è l’invidia che provi tu per me che vuoi essere Dio – e quando io ti amo da Dio tu non mi ami. Non è vero! Non è vero.

Allora dimmi che mi ami e fammelo capire. Ma chi se ne freca …. e ora Mafalda mi segue

                 

spilonga la milonga

 

una delle mi stragi incradibili so senza dubio fatte de bontà. una bontà strana mi si dirà. Certo perché la bontà le sempre strana. diciavano che le cose accadono per caso, sarà, ma me mi paria che qualche volta ce mette lo zampino cacheduno. Codesto certo sembra una racconto locale in qualche sperdu paesino dell’italiana penisola molto turistica e per questo piena de gante brava e buona. E allor me dico come è mai che non mi reesce de magnar più una porchetta bona, le sempre fredda che se debbono abbattere non so ben cosa. Che se poi la scalli el grasso legger del maiale te remano su lo stomaco. Bisogna sapè qualt’è che la coce e prenderla l’ per lì. E io che son sempre un mangiator de pizza, quai che me la tocca. Faccio un appello alle pizzaiole che saran belle ma me fan prima o poi litigar con pizzaiol che non se capisce s’è marito sposo, cosa. Per non dir de la gente che così sampiccia e crea un mar de chiacchere pe li stupidi – e gà se vero che so tutti stupidi. Be’ non so dir se per questo o per antro motiv, che un bel giorno mi compro de sera una bela pizza coi quattro formagi. Che dir mentre la magnavo me senti qualche cos de strano, ma non detti caso a ciò. il di dopo mi sentì di già pesante la mattina, che a un bel punto de la mattina un po’ per core un po’ per il da fa, mentre che te camino incomincio quasi a sentir che non possa, faccio a tempo a fermar la caminata e sederme, per reprender fiato quasi me mancasse un po’ tutto. Oh me ferm proprio davanti un fiorar che a pensarve ben è come che dicessa soltanto fior no apere de ben. Comunque che par che riesco a riprender lo fiato e tornar a la casa – prendo un fonendospopio e me asculto el cor. Me mancava dico e sento che se fermav ogni tanto in attesa de saltar il battiton e ripiar. Smetto de magnar e me sdraio a riposar, voio propri vede se il cor se guastato artimico o se se po’ repia. e così digiuno e letto, poi acqua co pe’ inizia qualche cucchiain de miele, poi un fetta de prosciut, du fett così pian pain. riso scondito così. e so che vado avat e par che me repien, ma par sempre che qualcun aspeta che roba, forse che vado giù o ma succed calco d’altro. o per canuscer l’ora, ma! Certo la cosa le ben strana, come se fosse una scommessa. Saria el fegaton grasso, ma grasso de che – saria un super dos de potassion da tant fatica de smaltir ie feci che staiam stao nel pizza. Or sanni che son passati che speria de mangiar pure una porchetta calda se potese m’è gradita. Se sape non se sape la gente rompe per che se sape come per dì meio che moresse. Ma statte bono mondo che a crepa o priam o poi capita a tutte pur a me, stavolt e finit ben, quel volte come sempre se ce se la fan. le dimagrii il muscol del tempo dello sport divenu grasso, fin 25 chili che che par de esser ancor più legero nell’ander nel salir con la biciclett le colline de monti.

UuResugne

 

È tutto steso come fosse un mondo che si appresta al fatto dentro un sogno. È un incubo più del sogno? Sempre sogno dicasi. A insomma lo scarto della roba, ce serve o ce sta! A insomma lo rifiuto o u sordo. Dicono che tutto sembra uguale. E poi quando pesa per la vita u sordo o a monnezza. È la gloria del mondo che persa sembra vita, come fosse per dire che c’è da fare da raccogliere per giorno e settimana, come fosse mese e anno – tutta la vita. E allora uno dei tanti che guardano i tempi dice a se medesimo. A se stesso ma che sto a fare solo monnezza che me cercano più sordi de carta de quante buste de carta se trovano in giro. Cioè se la stoffa sventola io me metto sotto la stoffa che posso dire. Insomma chi ti obbliga a fa le cose anche quando non le puoi fare, come ti dicessero tu paghi io parlo. E che vuole dire che la somma dei giorni che ho accumulata pe’ monnezza me valgono più di tutti l’altri. Allora c’è soltanto un posto dove anna’ a crepa sotto la stoffa della bandiera.

Ciao nini ciao atutti stateme bene e me raccomanno nu ve la piate solo co la momezza, ma piatevela a der c…. so sicuro.

                 

La frecatura di Dio

 

In una piccola cittadina, un bel paese sulla costa adriatica. dove spirano venti da est asciutti e secchi, dove il vento da nord incontra le risalite da sud, e dove spira in estate una gradevole brezza da mare la mattina, sino le dieci per poi cambiare con un venticello che scende giù dai monti sino alle colline fin nella costa al mare, aveva sempre vissuto un tale di nome Beppo detto di Fracechi. La Sua vita l’aveva vissuta in campagna, si era alternato con il fratello con una piccola pesca, di quanto in quanto per aiutarlo, e vuoi con il tempo che passava e il mondo che cambiava aveva visto i suoi figli e quelli della famiglia, un po’ alla volta allontanarsi dalla terra con cui lui aveva vissuto e aiutato i figli, che ormai chi in un modo chi in un altro erano finiti in condomini e case a schiera e qualcuno in una bella villa dove far vedere la propria auto sul piazzale. E tanto era e Tanto avevano fatto che un bel giorno il mare la terra sembrarono non andare più bene per nessuno che manche il commercio del pesce aveva più significato. Beppo diceva che era come se si vivesse sopra una nuvola, per dire come fosse importante quello e come fosse meglio quell’altro, che spesso Beppo neanche sapeva di cosa stessero parlando e doveva arrabbiarsi ma non sapeva con chi perché gli dicevano che non era più di modo, in sostanza questo era il concetto che doveva assimilare dall’insegnamento della vita dei parenti. E allora un bel giorno Beppo, disse a se stesso, va bene mi decido, lascio tutto e mi metto in un giusta casa con un po’ di terra per giardino. Detto fatto trovò questa sistemazione e, quando vide il suo nuovo giardino si disse ci pianterò degli alberi con dei frutti che qui in questo posto del mondo e dell’Italia centrale non sono mai maturati. Così piantò un po’ di limoni e qualche arancio. Passarono alcuni anni e le piante crebbero, e Beppo soddisfatto si sedeva e vedeva quei limoni che rimanevano verdi e acerbi e le arance quasi non venivano su. Disse Beppo ecco così non avrò neanche il pensiero di dover avere dei frutti maturi da raccogliare. I limoni e le arance le comprerò come ò sempre fatto, non dovrò pensare più di raccogliere i frutti della terra. Diverse persone fecero le stesse cose che fece Beppo e piantarono gli stessi alberi con lo stesso pensiero.

Un bel giorno Bebbo guardò fuori in inverno e vide che i frutti delle piante incominciavano ad essere maturi, prima i bei limoni e poi le arance, rimase stupefatto e a bocca aperta non sapendo cosa dovesse fare. Le piante incominciarono a dare frutti quasi per tutto l’anno e Beppo e anche gli altri che videro accadere le stesse cose sulle loro piante, remassero anch’esse esterrefatte per quel che vedevano. I Parenti di Beppo che non erano lì gli dissero che non poteva essere e di continuare a comperare i limoni al negozio perché se vedeva le piante colme di frutti non potevano essere buoni. E così sia Beppo che gli altri continuarono a fare per alcuni anni. In realtà chi aveva provato i limoni li trovava belli e forti di succo in inverno e freschi e saporosi in estate. Ma questo fatto non tangeva il vero significato che i limoni era meglio se pur avuti sulla pianta così bella e a portata di mano, comprarli non poteva essere che si dovesse tornare a prendere i frutti così belli e a portata di mano. Bisognava comprarli. Tanto che una volta che furono finiti i limoni da comprare in quel giorno, Beppo con un gran mal di pancia, telefonò ai parenti per dirgli che non trovava un po’ di limoni per una limonata che avrebbe fatto tanto bene, ma nessuno gli disse di coglierli dai suoi alberi – del resto nessuno di loro li aveva mai veduti, ne avevano sentito parlare da Beppo.

Ma Un Bel giorno Beppo si rivolse direttamente a Dio e gli chiese se fosse possibile che i limoni fossero buoni, perché se gli aveva dato questa fregatura, così disse Beppo a Dio, almeno non lo lasciasse nel dubbio. Così Dio stesso disse a Beppo di provare i limoni che erano buoni, ma come Beppo fece per assaggiarlo non si accorse che morì e dopo il primo morso rivolto direttamente a Dio che lo guardava disse, Buono ai proprio ragione.

                 

vinsent

 

Difatti quel suono nel suo orecchio, sembra esplodere altrove, in un altro luogo o parte tutto il suono e forse anche un senso. Vinsent aveva appena poco prima parlato con Goghen che incontrandosi con Vincent gli disse di avere un gran mal di testa. In quel momento vinsent stava piantando un chiodo nel muro e ascoltando goghen gli sfuggì il martello e colpi il suo dito. Al che goghen quasi sogghigno divertito. Vinsent lo guarda, dicendo, eh bene dato che ti piace fare il legislatore biblico, per di più con un gran mal di testa dovresti allora conoscere anche il tempo in cui si dice medico cura se stesso. Risponde prontamente goghen, e già allora ti chiederei il martello ti colpire le dita della mano chiedendoti se così ti colgono. Eh, appunto mi era parso risponde vinsent che come è consono di questi tempi ci sono dottori che non sanno ascoltare, e perciò sarebbe meglio fare qualcosa di altro, e se poi non sanno capire neanche ciò che gli si dice, come il ò fatto ora con te da paziente, allora dovrebbero comprendere che ànno sbagliato vita. E allora ti dico ancora se io ti chiedo questa medicina e tu fai il giudice e il medico ti chiedo chi è che sta dipingendo questo quadro che sto per appendere al muro? Goghen risponde, ma io! A questo punto Vincent prende il rasoio per la barba e si taglia l’orecchio e mostrandolo a gogen gli dice, vedi che non sei capace neanche di farmi la barba.

il grande clistere

 

Come in ogni giorno si aprivano le attività commerciali e seppur in quel periodo di forte crisi economica nel mondo, vi era chi aveva sempre vissuto questo suo lavorare con parsimonia disponibilità al giorno e alle cose. Ciò per motivo di gioia e piacere e piacere in quel che faceva e serenità nel vedere il prossimo. Bene ora in tutto ciò erano entrati concetti e atteggiamenti della mente che poco entravano nel piacere della giornata e molte persone fanno per alterare il senso e il significato dell’incontro come dei loro problemi. E costui così felice e parsimonioso della giornata vede venire nella sua attività di giornata svolta nel commercio persone sempre più bizzarre e sconclusionate. Chi veniva in luogo di importanza e di ricordi, che se non presti abbastanza enfasi nell’atteggiamento di ricordare, pensano che non li riconosci, e sono capaci di dire che per tale motivo sei rimbambito. Altri con la pretesa di volere i prodotti gratis dicendo esserne in diritto e ancora persone che gesticolavano e argomentavano discussioni per fare del prodotto ciò che vogliono e semmai pagarlo. E insomma in torna conto lo strano mondo dei debiti per concorrenza e degli attributi su di essi. Di cui il felice commerciante non sa di questa concorrenza, e, che immagina cose a lui sconosciute. Ora quando i magi incontrarono Gesù portarono doni e piacere, tanto da allietare le persone, ma in questa situazione del mondo catastrofico erode re sembra un baffo. Così accade che per eloquio di disfattismo le voci incominciarono a dire ogni settimana, l’attività di quella persona felice sarebbe cessata e accadde una cosa molto strana. Per rito magico o per supposizione, ogni tanto si presentava in quella attività, un mago una fattucchiera una strega, con la pretesa di essere stato il motivo della chiusura. Ciò appare inverosimile alla persona felice ancor più perché ciò non accadeva e i maghi non si sapeva cosa stessero facendo per vantare un tale merito, e ancor più chi vi li avesse mandati. Ciò che è ancora più inverosimile è che tale strani personaggi non sono per nulla conosciuti da chi professa l’attività commerciale. Or dunque tutto ciò quando nel mondo stavano crollando immensi colossi economici.

                 

quel giorno in ogni tempo

 

Proprio in quella bella giornata, mi sentivo così rilassato e mi dissi adesso mi sdraio e mi riposo un po’ Tanto così che galleggiano nei miei pensieri e mi addormentai.

Un bel giorno, tutto quello che vi era da fare è – spassarsela, come dire, amarci che si vive e si sta. invece in questo giorno dopo che avevo dato per sentirci liberi qualcuno vide ciò come fosse un talento da amare. Dice voglio essere anche io così e incomincia a pensare come avere lo stesso potere per creare ciò che gli dice di desiderare codesto volere essere, così come fosse un peccato a voluto dire cosa fosse giusto o sbagliato, senza conoscere e capire. Mentre questa origine si compie in queste persone, mi sveglio e invece di sentire che c’è chi mi ama, sento che mi odia. E allora dico che peccato originale che avete fatto, cioè vi siete messi a desiderare di avere potere, per così invidiare e conoscere questo – mi sembra una bella onnipotenza. Non anno compreso la mia ironia e si sono messi ad odiare chiunque fosse libero proprio come in un delirio di deficienza, e, ogni giorno passano le giornate a fare ciò, non se la sanno spassare e amare, fanno del tutto perché le persone credano di invidiarmi e continuamente fanno ciò che non sanno e mi mettono in croce per vedere se li amo, non vi sembrano scemi tutti coloro che dicono di amare e continuamente fanno questo al prossimo libero come se stessi? Insomma se sapete fare una cosa meglio farla da sé chi fa da se fa per tre e insieme si ama il prossimo come se stessi.

                 

Eliogabito

 

Ao! Sono straiato al sole, sopra una sdraio, sulla luna e faccio il lunatico spaziale. Del resto quando mi sento al citofono con il mio amico di Terra, si inserisce sempre nella conversazione jeffri Mondo, che da mondo indonesia dice di vedermi sulla luna. Certo gli dico ci mancherebbe che non fossi un lunatico. Faccio sempre la battuta sono tornati gli Etruschi e i Piceni. Già tra lo spazio mondo e il cammino del mondo storico il tutto può riassumersi nella gravità relativa di qualche minuto. Pensiamo a Roma che si estente e si espande, all’abbandono del dominio e al sollazzo delle terme dei romani, ai barbari che razzolano sullo spazio di Roma. A Pietro e Paolo che giungono a Roma. A Costantino primo imperatore cristiano. All’Italia sempre de Roma mondo che accoglie Europa che è europa. A Cristoforo Colombo ch’è America a Marco Polo ch’è Cina a

Leonardo da Vinci ch’è spazio e coscienza. Poi c’è il chip, Venezia Grecia, Africa Australia. Quindi Se Roma non è più mondo c’è terra, il mio amico di terra mentre prendo il sole sulla luna, se non c’è più roma e non c’è più europa e l’ITALIA è più grande dell’africa vuol dire che con la maga circe ci parlano i piceni o gli estruschi. Mi risponde un mongolo che mi ricorda che le capre ce l’anno portate loro al pascolo e per questo l’oro l’incenso e la mirra sono di mondo più della birra, che se Napoleone l’avesse bevuta l’avesse vinta prima de lu regne e de la saciccia. Passo e chiudo. Quando oltre la nazione è più di una moda.

                 

Massa e Energia

 

Oh! c’è da crepare dal ridere – oh! meglio sorridere e baciare la prima che incontri. Sta il fatto che il big bag non c’è mai stato, che l’universo fisico è formato da elio e idrogeno e poco altro e che ciò che compone le soluzioni della materia è il campo elettromagnetico all’interno della velocità della luce, massima espressione della massa convertita in energia. l’universo si espande con il formarsi della nuova materia che tra sforma i campi gravitazionali e le orbite, attraversati dal tempo che si modifica con il trasformarsi dei capi campi gravitazionali della materia. l’enigma che mi si pone è da dove provenga tutto questo idrogeno e elio e se l’energia di cui è composta la gravità della velocità della luce, sia nata dal formarsi del primo sole o stella o se codesti si siano formati simultaneamente in più punti dell’universo e non soltanto accresciuti relativamente – sino a formare la massa ed energia di cui si diversificano i componenti della materia nello spazio tempo relativo e generale da corpo freddo a corpo caldo.

dopo di ciò riuscirò a trovare qualcuna sulla luna a cui piace farsi palpare le chiappe e baciarmi?

                 

in effetti per effetti

 

in effetti per effetti la questione del tempo sembra ovvia. certo non lo fu quando avveniva, e per tale accedere ne discussi come per motivare, ma non si volle accettare la concausa. Sono distratto ma voglio che sia scritto così dissi – mi si disse che non era possibile. Io obbiettai e feci leggere e, difatti quando lesse quel che lesse era quel che vi era scritto, oltre la questione se lo avessi scritto nel suo modo o nel mio. Ora dopo anni si presenta questo tema e il conseguente principio e risoluzione. Scrivendo i tempi vocali del verbo avere ho iniziato ad usare l’accento in sostituzione della h – ma non tutti i sistemi delle macchine da scrivere sono così duttili. Quindi in alcuni non è possibile la vocale accentata. Bene un po’ la si scrive con l’accento e un po’ con la lettera h. Ma in termini la codesta cosa pone l’essenziale nel tema, ovvero che lo scrivere sia identico alla pronuncia, più sul piano dell’ascolto che della vista. E pertanto nella scrittura a macchina sono tornato nello stilema originale che già usai a penna. Niente accento e nessuna lettera acca – ad eccezione della ho del verbo avere – che resta sia con l’accento, o nella h. Dipende da che macchina da scrivere uso. Ulteriore stilema ò tolto l’apostrofo all’un che finisce in vocale trovandone un altra nella parola che segue.

                 

La Sveglia

 

Voi mi direte ma cosa ci fai lì – sospeso nel vuoto che disegno le mie figure guardando la terra da ogni lato. Bene io mi chiamo scharabocchio e anche se voi non ve ne accorgete ogni tanto prendo la terra in mano e mi metto ad osservarla. Meglio dovrei dire chi mi disegna lascia la terra nelle mie mani, chissà forse cerca di andarsene in giro con stupore e divertimento. Ma questa volta si è guardato bene di lasciarla nella mia mano e così mi fa girare intorno ad esse mentre pensa e guarda. Questo per qualcosa che farebbe sorridere anche un bambino, o un adulto o tutto per intero il tempo di una persona. E così un bel giorno si è incuriosito di una mezza montagna grollata in veneto e per questo si è messo ad osservare cosa accadesse al movimento della terra, notando tutta una serie di terremoti di bassa intensità e superficiali in Italia,  tanto pensò che qualche vulcano stesse per dire la sua ma sospettava anche che qualcuno spingesse sulla terra dall’esterno e così cominciò a guardarmi con sospetto. E così accadde che un terremoto nei pressi dei monti sibillini lo svegliasse – pensò subito fosse il vulcano vesuvio che aveva aperto il frungolo, ma poi capì e insomma furono giorni molto intensi tra me e lui, perche la terra continuava a tremare dapperttutto e si sonvolgevano i piani. Ma nonostante ciò a sempre sospettato che fossi io che la prendevo in mano mentre mi disegnava. E così ci furono altri due forti terremoti nei monti sibillini e in quello più forte cadde la sveglia posta sopra il telivisore, quella che ti fa comprendere, il momento di cambiare posizione nel sonno e passare dalla sedia o la poltrona, al meritato letto per l’ascolto prestato. Ovviamente lui non la usa più da molto tempo’ e per fortuna non si è neanche rotta cadendo. Ma lo stesso a cominciato ad indagare, convinto che fossi stato io a farla cadere. E così c’è stato un terremoto nel mare della paupasia. In quel dei sibilini dei sibillini è accaduto che i tre terremoti anno abbassato il suolo insieme di almeno un metro e che si sia allontanata la parte la parte ovest da quella est di quaranta centimetri circa, se ricordo. Così vi è stato un nuovo terremoto in nuova zelanda e la terra si è alzata e abbassata spaccandosi di due metri e l’asse terrestre si è spostato nella rotazione gravitazionale verso est. E per questo a ancora sospettato che fossi io, scharabocchio a tirare questo tiro. Se lo aveste visto bere l”acqua che era divenuta biancastra come l’argilla dei vulcanelli per qualche giorno, lo avreste incontrato mentre mi guardava con uno strano sguardo. Poi per fortuna si è ricordato di quel periodo meterologico in cui nell’emisfero nord del pianeta vi è stata una bonaccia pazzesca, mentre a quello sud l’opposto e che i due terremoti ai due emisferi sono di stessa latitudine dall’equatore. E per questo si è ricordato che in quel momento non mi stava disegnando perche in bagno e neanche mi pensava.

                 

l’esaltazione del cliente

 

Non esiste tempo o perfezione ma quell’istante supremo, soprano come il silenzio o l’armonia, eppure vi è uno smisurato potere nel cliente che va con la puttana. o metaforicamente la sua puttana. Il cliente è artefice di una dipendenza assorta in sensazione e controllo nel sentire della puttana dello sfruttatore o della stessa organizzazione o apparato morale con cui si vuole imporre il bisogno, il concetto e perché no, la classifica. ma il cliente à un potere ancora più alto quello di infrangere la morale e renderla personale oltre la stessa norma. il cliente decide di porre dei termini alla questione e alla puttana e alla morale: Io sono qui con te e vorrei che questo luogo fosse un altro luogo, perché noi possiamo svolgere quel che siamo in modo autentico e senza la mediazione del denaro. Il cliente non propone un amore, una famiglia, una possibile norma – ma mette in atto, un momento autentico frapponendosi alla scambio economico con la puttana con la sua libertà, prima o dopo il desiderio, nella conoscenza intima ancora frapposta dall’incontro dipendente con la possibilità di un incontro libero. Un concetto autonomo, una realtà autonoma in una persona dipendente, la puttana, indipendentemente dal cliente e dal desiderio che à per lui. La scelta della puttana non può che essere autonoma. Nella norma o nell’eccezionale della trasformazione proposta dal cliente. La morale che redimo spesso mette la puttana nella dipendenza alterata tra la norma dello sfruttamento e il condizionamento della morale, alterando lo stesso concetto (appunto concetto e quindi fuori anche dall’unicità conoscitiva di ogni persona) Il cliente diviene colui che ti dà i soldi e quindi colui che ti fa peccare, la norma dice alla puttana che la sua dipendenza può essere alterata dal livello della morale e dal gioco delle parti con cui competere e concorrere – il cliente che à rotto la morale se la puttana non à trovato l’autonomia del sentimento del concetto, e ancor prima dell’amore destrutturante della libertà come indipendenza del dare di essere e accettare rimane un ideale ipotetico da cui ancora non si è liberata nella conoscenza intima e personale nella propria vita.

Potrebbe seguire un racconto ……

                 

Immaginifico

 

Può l’uomo essere al di là del bene e del male? In una condizione in cui sa fare il bene senza che vi sia in alcun modo obbligato o indotto. In una condizione fortemente inclusiva appunto, condizione, immaginifica e prima di stato e perciò potere accettare il bene. In una condizione di stato può l’essere umano fare il bene, appunto conoscendo la sua condizione. Come dire in assenza di un governo l’essere umano può concepire e fare la scelta del bene? Per deduzione e concetto di affermazione è indispensabile che sia così – ovvero nello stesso modo della condizione al di là del bene e del male. Quindi l’amore può non essere una cosa relativa, ma aprioristicamente possibile della scelta individuale, come atto e non solamente conseguenza della condizione conosciuta. Or dunque è opportuno così riflettere su cosa sia in definitiva l’attributo di intelligenza in conseguenza di un istruzioni e di là della conoscenza dell’altro e non soltanto in ragione del suo sviluppo relativo nella realtà, ma anche al di là del bene e del male della possibile condizione della verità, sua nel bene scelto. In conclusione e semplicemente ogni persona nella sua sostanza può generare il bene verso il prossimo e se stesso di là di una classificazione possibile di sola utilità.

                 

Gimmy detto Gim

 

Guardare, guardare, avere uno sguardo. Io ò sempre guardato la vita e non ò mai detto o fatto di avere conosciuto qualcuno prima di averlo conosciuto. ma la vita della civiltà è questa: il paese è piccolo la gente mormora e, sembra che nelle chiacchiere private conosca qualcuno meglio se lo si fosse conosciuto veramente, personalmente. che già parlarne in privato in assenza di chi dunque. La terra è un piccolo grande paese nello spazio e detto ciò il paese mormora, il ceto del ceto la classe nella classe, il club, il clan, il passato il criminale etc. etc. sembra che tutti conoscano quel che dicono e di chi dicono, ma la verità è che la maggior parte dice di conoscerlo prima di conoscerlo, come fosse una storia. Certo fa quello che il prete dice non quello che fa, sì certo ma certe volte anche quello che dice; e allora! Allora lo si guarda con gli occhi della vita, Dio. Insomma sin da quando ero in fasce io quando conosco una persona è la prima volta e, ciò che conosco è quel che io so di sapere. Non so non vi è mai capitato, all’asilo a scuola o meglio nella vita reale. Si dicono le donne conoscersi meglio in estate e certo che non devi essere un pubblicano quando incontri qualcuna, sei tu che la conosci e sei tu che puoi sapere quello che à dentro. E allora? E allora il mondo è piccolo e tutti si attaccano un prezzo indosso perché vengano comprati. Io ò sempre guardato la vita e non ò mai detto o fatto di avere conosciuto qualcuno prima di averlo conosciuto, altro che comprare il ricco o il povero.

                 

Senza sesso

 

Cioè dice, lo sguardo e il teatro. È evidente che chi si trova a vedere questa piace, che vuol dire commedia anche se piace come pies teatrale. La scena inizia con due uomini etero sessuali, sono vecchi amici. Scapoli, non con moglie vuole dire. Uno dei due à un eccitazione sessuale, da alcuni giorni che non sa come risolvere e allora chiede all’altro di fargli una fellacio. In sostanza i due non sono omosessuali e si dicono tra di loro che la cosa è come ciucciarsi un dito. Ma il culmine dell’obiezione del perché non può farglielo è perché sono sul proscenio in una scena teatrale. Ora dopo la pausa del primo atto il secondo atto inizia: bene durante la pausa ci siamo riusciti grazie. Ecco ed ora nel secondo atto dovremmo discutere, se abbiamo cambiato sesso? Ma non credo, si dicono per mezzo di uno dei due. Ma allora il piacere è un atto di favore o di altruismo. E se diviene ciò è un uso in più o proprio piacere – reciproco vorrai dire. Come un bambino che nasce e la mamma che lo fa. Si va bene ma in definitiva quando tu ti eccoti sessualmente, io non sono attratto da te, l’altro risponde, neanche io. Allora ciucciati il dito da te invece di chiedermi di farlo io. Certo, ma allora gli amici cosa servono se non riescono ad essere anche altro da te. Ecco la piace si chiude così tra gli applausi degli avventori spettatori.

                 

incredibile

 

Sono stati inventati i soldi e non si riesce a darli a tutti quelli che ne ànno bisogno per scambiagli con degli oggetti, più o meno necessari per vivere. Ci sono persone che devono andare a prendere la roba da mangiare che si butta come eccedenza economica dopo che è stata scartata – se avessero del denaro da scambiare potrebbero farlo prima. Non anno nulla da fare e cosa significa, a maggior ragione possono andare a fare la spesa. perché non dargli dei soldi per non farli andare a raccogliere il cibo gratis. Che poi è bene dire che le cose si fanno perché va che si facciano e piace farle, se le si fa soltanto per soldi si può farle in modo non libero – e allora si consuma di più e avanza molto di più e i soldi non bastano. Ci sono persone che non anno debito, a fronte di intere nazioni che anno debiti a sproposito e che per questo non danno i soldi a chi ne a bisogno. ma allora se dei soldi non se ne à bisogno è perché li si a per scambiarli con le cose o perché le cose le si fanno per se stessi – e comunque gli stati dovrebbero dare i soldi prima possibile, almeno a chi glieli a dati. e allora se chi ne a bisogno non gliela dati dovrebbe averli per darli alle cose che le persone fanno altrimenti come si fa a scambiarsi le cose che sono utili o necessarie. insomma se la gallina fa l’uovo siamo certi che voglia che qualcuno se lo mangi e non preferisca lasciarlo per terra – ma la gallina può covare l’uovo anche se non è mai stata con il gallo, ma il pulcino può nascere da quell’uovo. Ma!

                 

epigrafe

 

Con le donne si deve essere gentili, far sì che venga fuori il meglio di loro, il meglio della sua anima. Bisogna essere sinceri ben oltre la sincerità e capire che la vita è qualcosa di grande così si deve sentire quando si parla di se stessi, quando lei riesce a parlare di sé. Non vi è mondo più grande e semplice in ovunque. La donna la si ama come non la si lasciasse mai e non importa se per lei è soltanto una prova o un fidanzamento, non potrebbe esserci quel che c’è anche se lei svanisce nella sua storia o anfratto del tempo.

Se i poveri sono per ciò già in cristo si debbono convertire i peccatori nella fede di cristo, i peccati per sé già lo sono.

Se da chiunque si togliesse tutto quel che fa di quell’uomo ciò che rappresenta, avremmo dinnanzi un cristo senza la sua croce e pur vivendo quell’uomo avrebbe la sincerità pur non avendo la sua materia ancora trasformata, la sua anima ne avrebbe giovamento prima di ciò prima della sua resurrezione.

C’è una caduta nella vita quella che fa del pensiero di Dio un eloquente caduta nella disperazione – quello di far generare una sorte insanabile cui Dio sembra non porre rimedio – quella del bene e del male come conseguenza di questo, come discordia e zizzania e provocazione di Dio medesimo.

                 

l’asse

 

quando sei arco e freccia sei dove non c’è più azione e così appartieni dove non c’è più spazio. ciò vuol dire che io debbo amarti come ogni elemento che ti sostiene nel tempo, ma ciò che sei è anima e parte e allora vuoi che Dio ti ami. Mi sta bene essere cotanto Dio e più del vento e del tempo. Ti accarezzerei come ti accarezzo e come tu ridi o piangi e dove la mano cerca la mia mano che la sostiene e la principia e allora l’arco e la freccia non sono in nessuno luogo e senza un genere, volano. Ecco che appare la persona colei che ama e ch’è amata e l’argano seppur tace è già del corpo come l’organo della natura che smuove le particelle e tutta la gravità. Mi faccio essere e umano e tengo le cose dove posso eppure la gravità non si tende oltre ciò che può, oltre c’è la mia mano che sia terra o universo per un po’.

                 

Buona pasqua a tutti

 

Siracide – Elia ed Eliseo

…Di te è scritto che verrà il tuo tempo, per placare l’ira prima che divampi, per volgere il cuore del padre verso il figlio e ristabilire le tribù di Giacobbe. Beati quelli che ti anno visto e sono morti nell’amore! Perché è certo: anche noi vivremo. …

                 

Fernando Misceletta

 

Mi chiamo, fernando misceletta, se mi si chiedesse cosa succede nel mondo, non capirei perché dovrei dirlo. So che oggi quando mi sono alzato il sole era caldo e attorno a me non c’è persona. Quindi direi che non so cosa vogliono da me e, mi parlano di cose che fanno o meglio dicono di sapere in realtà usano quella che definiscono facoltà, proprio come fosse un oggetto o un modo con cui parlare con qualcuno. Io sono qui come un antico aborigeno australiano e guardo lo spirito nella natura e quando lascerò il mio corpo lascerò soltanto ciò. Il mio spirito sarà dove Dio vorrà e con chi sarà per esso.

Se ora dicessi cosa stanno facendo tutti gli altri che ò incontrato prima che fossi qui dove sono ora, non potrei io rispondere, però potrei dirvi che tutti anno debiti per denaro e conoscenza per debito di denaro e che per tale motivo nessuna persona mi a più detto cose sincere o vere; Ora direi che tale sintattica sfocia per lo più in una negazione o nella ricerca del loro carattere ostile, e allora per tale significato è meglio fare le cose della vita da se trovando il modo per tornare alle origini. Sostanzialmente se la natura è libera le origini sono la libertà che manca alla natura. Eppure non è in questo passato ma nell’oltre che è compiuta.

ogni riferimento in questo articolo a persona o luogo è puramente casuale e non è una descrizione di essi.

                 

tempo che fu tempo che stai

 

se il mondo sapesse sempre che cosa è la cretinanza forse eviterebbe la prepotenza e in ogni circostanza. Comunque è bene ricordare la credenza, mobile usato per tenere il cibo particolarmente il pane, diciamo che prima dell’avvento del frigorifero era quello usato. Ora da non confondere con la dispensa che anche in epoca di frigorifero può avere rilevanza per la provvista del cibo. In sostanza non abbiamo più usato prevalentemente la credenza come luogo dove riporre il cibo.

allora tutto sembra dirci dove mettiamo il pane – ora sembra soltanto in un luogo a parte dove con la prevalenza lo prendiamo e lo disponiamo. or dunque si potrebbe pensare che il secolo dei lumi sotto molta ragione non usasse la credenza perché tutti sapevano cosa fare compreso chiunque, ma difatti per liberarsi dalla superstizione si fini per ragionare troppo su dove mettere il pane. Or dunque ancor sovente ora può capitare di ascoltare ricordarsi di un suo coetaneo ottantenne un ottantenne ricordarsi del suo coetaneo dicendo che però a lasciato la scuola prima di lui, e sembra dimenticare che il suo coetaneo è morto da dieci anni. del resto anche tra i più soverchianti giovani sembra dirsi tale usanza come se fossero degli illuministi. é per ciò che il romanticismo artistico a dato vita a chi la voluto di far le cose come più voleva e soleva dirsi o farsi, pur non trascurando il mobile della credenza. da ciò nacque una strana ribellione o meglio questa strana ribellione usò questi stilemi della ragione e del romantico, per mettere il pane nella credenza nella libertà sociale, ma ci si deve tanto liberare che finito pure di fare la cacca non si sa più che fare per essere più liberi. Così uno nel mezzo del cammino di nostra vita incontra qualcuno che gli parla di un libro di storia e gli chiede se lo à letto – e chissà sospendiamo un attimo se anche lo avesse letto o anche di più non è ora una piccola parte del vissuto e non può appartenere ad un suo vissuto interiore – fa non ricordo il giovane studente illuministico declama come puoi credere quel che dici se non consci quel che anno scritto tizio e caio. Ma a che età sono abilitati gli studenti a fare all’amore con chiunque prossimo. Bene può darsi lo leggerò, ma dimmi di cosa parla, e, già tu gli dici cose e pensieri o elabori e ricerchi – già come si è sempre fatto, a fatto la persona per il pane e la credenza dove conservarlo. E così nella libertà di fare e di pensare qualcuno a detto fino a l’altro ieri a abbandonato gli studi scolastici, così in tono romantico. or dunque invece da qualche mese, di dici à lasciato la scuola, o proprio da qualche giorno a abbandonato gli studi. Ma ora a prescindere dalla credenza e della sostanza che possono essere relazione personale e conoscenza – perché indugiare un illusione che può dare più del dramma radiofonico, il malcapitato discolo o discopolo che la certezza che la parola che legge è tutto e se non la conosce ne fa un dramma e non trova un modo libero per capirla e crede che tutta la verità possibile sia nel master masterizzato. o nel conflitto della credenza! che torni mobile per il pane e piacere di ascoltare e che sia possibile il piacere come il silenzio di amare e la mano.

                 

il signor Perme

 

Io sono il Signor Perme e in vita mia non ò mai sottolineato parole nei libri, tranne una, che alcuni giorni orsono ò ritrovata così nel dizionario dove la sottolineai. Ero nei miei venticinque anni credo, quando un bel giorno dovetti per ben chiarire il mio pensiero e non dimenticarlo, sottolineare su un dizionario di lemmi in italiano la parola subliminale. Che accadde e perche presto detto, in quei giorni dovunque io mi muovessi e andassi percepivo in modo molto sensibile l’atteggiamento i modo i suoni per parole di persone a me sconosciute che cercavano di essere in quel che facessi nei miei pensieri. Ora per intenderci con il termine subliminale s’intende uno stato del pensiero che si frappone tra il naturale dialogo della coscienza e dell’inconscio, all’interno di pensieri che formano in essi una certa forma di perche – cui spesso è impossibile rispondere. E, così in quei giorni io pensai di avere una strana percezione che cercava di mettersi in mezzo alla mia vita. Adesso per non creare strani interrogativi e pensieri ed entrare in una rete neuronale e generare una forma e una immagine in chi legge dico subito che finii per comprendere che a quelle persone io ero sconosciuto ma mi conoscevano per un loro processo d’intenzioni ed immagini su cui agivano. Ora in sostanza se io per indotto potessi essere di umore stimolato nel movimento che facevo ovunque mi trovassi, in egual misura se non maggiore modo lo erano anche costoro. Quindi in una sorta di movimento la naturale forza può dire il suo legittimo attributo e quindi da una assenza di comunicazione ad una comunicazione neuronale ben presto se non ci si esalta andando fuori di testa ci si riproduce. Quindi diciamo che io fui fortunato nel separare me stesso dal subliminale e lasciare che chi agiva in esso mi si mostro per motivi ed intenzioni con la loro rete personale e collettiva neuronale sempre più fuori di testa. E che dire come dice un detto popolare in Italia, ma ti prende la ciuetta che ti frega non c’è niente da fare – difatti io in quel periodo razionalmente volevo una donna specifica, ma Altrettando razionalmente sapevo che non c’era ed era altrove con la sua vita, altrimenti credo che non me la sarei cavata e avrei cominciato a procreare a rotta di collo come consigliato da certe terapie psicanalitiche. E qui ora è bene sfatare un altro concetto, il darwinismo, Darwin non era l’animale osservato ma era l’uomo che osservava gli animali, in pratica possiamo dire che era l’unico che stava a guardare, ma possiamo dire che l’osservazione naturale è la migliore osservazione e conoscenza per mezzo dell’osservazione, cosa che à evidenziato anche Konrad Lorenz per stabilire un linguaggio che ci faccia in qualche modo comprendere dagli animali. e quindi io per molto tempo mi sono soffermato ad osservare tutto il mondo e le persone che in qualche modo sempre più fuori di testa si sono esibite per manifestare la comunicazione subliminale, e, tanto che quando la rete subliminale è palese non sembra più neanche subliminale ma un litigio neuronale collettivo della rete neuronale personale che si rimbambisce sempre più nel dialogo con il l’inconscio che non ci capisce niente e prende a fare le cose non sapendo con chi parlare. Un esempio contemporaneo di una rete collettiva neuronale ce lo à mostrato quella Signora che in Russia in procinto di iniziare i campionati del mondo: a detto tramite i media alle donne Russe di non andare con gli stranieri perche nelle olimpiadi fatte in era sovietica le donne russe per sfuggire alla rete neuronale che era facevano all’amore per fare i figli e speravano che poi i padri se li sarebbero presi insieme con loro e portati fuori da quella rete neuronale. Ora giustamente Il marito russo capo della nazione à risposto che le donne russe sanno quello che fanno e lo possono fare – così come si diceva una volta in gergo popolare l’una à evidenziato il concetto: moglie e buoi dei paesi tuoi, in senso di paese tuo – e l’altro la preoccupazione che con l’impaurire le donne anche gli uomini si tirano indietro e ognuno rimane a casa sua. E allora come non ricordare per questo caso i mariti abbandonati dalle mogli che si portano via i figli come succede in molte parti del mondo, che non è più un modo di mariani che ad ogni porto una moglie a cui essere sempre fedeli.

                 

Una commedia Italiana

 

Si narra o narrai, o si narra dopo il narrai della famosa question time socio parlamentare di come impedire al pizzicagnolo di come andare in vacanza in Versilia. In realtà la questione coibra tutto il mondo del sociale benefico e di stampo artistico e religioso anche del mondo possiamo dire rivoluto, quasi una lotta contro il prociutto. I termini del tempo di tale antefatto sono a tutt’oggi evidenti in ogni lonza e perche non anche le salcicce.

Ora quale fu la questione terminante che mise sotto accusa il pizzicagnolo della Versilia che era in vacanza a casa suo, si può ben dire, prima dello scontro fiscale e fantomatico scontrino fiscale e burocratico li soldi pe l’industria, non della mortadella, la giusta società della parrocchia e de li comuni antichi, sindaco assessori e cultura quando a sapienza e bontà dello prociutto e della lonza. Come i giornali e la disputa con la carta igienica, persa da questa ultima come fosse un giornalista.

ma andiamo, all’antefatto del fatto – il pizzicagnolo, tra prociutti, mortadelle e lonze, declama alla signora bolognese stranamente in vacanza in Versilia con il ben venuto appresso: “Eccole, guardi un bel prosciutto, lonza sopraffina e meravigliose salcicce. ” al quanto la signora entusiasta esclama, evviva tanta bontà, però mi faccia anche lo scontrino. Certamente signora vuole che a una bella signora come lei non faccia anche lo scontrino? la signora presa dall’euforia: Certo, sa ci sono gli stipendi dei finanzieri, insomma dei dipendenti dello stato, anche il presidente della repubblica, del consiglio dei ministri, l’amministrazione del bene pubblico – ora il pizzicagnolo porgendole la lonza – aggiunge e certo i soldi per il fiscalista, per il registratore di cassa, dei contributi delle tasse, dell’affitto del locale magari, o quando è meglio la ci sarò pure anche la tassa sul locale mio anche se ci ascolto la radio – Ora al quanto al signora aggiunge, bene però non mi parli delle sue cose private io non mi sarei mai permessa a dirle cosa fare lei perche vuole invece che ci entri? perche Signora non sarà che c’è pure la banca con le rendite catastali ad abuso del torto che ti dicono che tanto vale tanto mi garantisce, come non soltanto fosse come venduto e in acquirente ma addirittura fare certo questo mio ipotetico modo di fare e sa che c’è anche molto da pagare soltanto io glielo dovessi donare? e con fare garbato con queste parole porge le salcicce alla signora. La signora nel prenderle dice al pizzicagnolo ma guardi che belle salcicce come può pensare che ciò sia possibile.

Signora mia, fa il pizzicagnolo la questione non l’ò certamente posta io, Io ò fatto il prociutto, la lonza e le salcicce e con queste so cosa farci, anche con il suo denaro che mi dà in cambio, ma non credo sia possibile che con un prociutto, una lonza e delle salcicce tutto quello che gli altri vogliono e mi chiedono, verrà pure il tempo che qualcuno mi restituirà qualche soldo?

ma di che si preoccupa non ne avrà sicuramente bisogno

cioè dice che morirò per un programma sanitario, dovuto alla pancetta.

E così il pizzicagnolo e la signora finirono nel grande vortice.

                 

o sole mio sta fronte a me o te

 

L’agenzia Nasa a lanciato in viaggio un satellite tecnologico che dovrà orbitare intorno al sole, o dinanzi; diciamo che l’ultimo satellite umano che è passato vicino al sole a dato le informazioni per altre missioni. Questo lo riprenderà per 24 ore per alcuni anni. Ora faccio la posizione dello scettico ma come riuscirà a geo collocarsi in orbita intorno al sole e se sarà esso a girare intorno al sole.

Comunque la prima cosa che mi viene in mente ottenuto e fatto ciò, vorrei sapere se dal campo elettrico che tiene il sole in orbita scaturisca materiale derivante e in che quantità. Per esempio c’è un emissione maggiore di neutrini perche il sole arde senza espandersi e senza ossigeno rimanendo in tale fuoco nella sua orbità. Se sulla terra basta lo spazio elettrico gravitazionale per accendere un fiammifero e con esso una candela quando ne è necessario perche il sole sia quel che è. E se i neutrini sono parte di questa sostanza la galassia stessa è parte dell’universo. I neutrini sono delle particelle che attraversano ogni cosa sembra riuscendo ad essere nell’universo. Ovvero se la massa e l’energia è nel sole il campo e forza gravitazionale di cui è proprietà nella gravità della luce farebbe sì che ogni galassia di cui è composto l’universo sia fonte trasmettibile di neutrini che attraversano l’universo attraversando le galassie e tutti gli spazi e campi gravitazionali interagendo in modo minimo con ogni campo elettrico di ogni elemento che ne capta l’interazione. Un compiuter che altera alcuni suoi modi per l’irraggiamento di una tempesta solare può esserne una dimostrazione come le stesse onde gravitazionali che trasmettono gli eventi di un luogo nell’universo. Ora pensando ciò la teoria del grande botto, il detto Big poi beng mi sembra un po’ inverosimile come unici fattore primario della formazione e movimento dell’universo. Le orbite gravitazionali e la relativa velocità della luce ch’è nelle galassie fanno immaginare un mondo che in rapporto di se stesso si adatta e modifica in rapporto al un campo elettrico gravità che modella le forme e la sostanza che la temperatura universale stabilisce. Per esempio la terra a le nuvole di vapore acqueo.

Allora immaginando di giocare con un campo al quadrato generato da una distanza proporzionale da elettrocalamite avremo un universo conico circa e speculare dentro il quale si formano e si adattano le sostanze universali con la curvatura stessa della gravità della luce, ora su tale principio di rotazione e mantenimento sino a che punto può tornare ad espandersi e riformarsi e fuori da questo campo la materia può innescare un altro campo elettrico che ruoti al suo esterno sino a ricomporre il campo gravitazionale. Tutto è plausibile per logica, anche la sua caduta definitiva. E allora se per esempio in principio era la terra e il cileo chi a acceso la luce.

La semplice rotazione terrestre

 

Diciamolo, tutto quello che a che fare con la rotazione terrestre a un effetto con la rotazione stessa, come se ci fosse un mega effetto della possibilità umana del bene e del male, ma che è ascoltata nel trionfo della sconfitta del dominio dell’effetto nella vita umana. Allora la semplice e bella rotazione terrestre ci dà il giorno e la notte, le stelle e la luna la vita stessa e ciò basta per esserci. Se questa cosa fosse contemporanea all’effetto come ideologia si sarebbe non in una ideologia ma in una molteplicità di ideologie, ma che sono dove sono sempre state, nella presunzione e nella superstizione. Ci sono luoghi e mondi che anno bisogno di essere diversi da tutto ciò, o meglio anno bisogno di crederlo e di affermarlo, e, come se il controllo sul principio stesso siffatto ideologicamente dà all’Io e all’orgoglio della persona un moto ridicolo quando paradossale di essere il tempo stesso della rotazione tipo il mal di piedi di una Hostess che fa 24 ore di volo, cui mi permisi di dire che i suoi piedi sono eccezionali ma allora è per questo che ragioni con i piedi intelligenti. E in effetti questo bisogno di una posizione contingente il proprio essere come fatto stesso dell’effetto del mal di piedi può essere considerato come superiore allo status di chi sedentario non à mal di piedi e lascia che la terra giri mentre è seduto e la gravità faccia la materia e i baci si avvicinino. Poi certo ti puoi prendere un mal di piedi anche in una passeggiata o rendere la tua interiorità meno autentica per ideologia ovunque e con qualsiasi rottura di scatole e forse anche se incontri uno del rotari club senza saperlo o sapendolo che ti dice che fa girare le palle meglio degli altri. E allora dobbiamo chiederci giunti a tanto è meglio che la persona sia se stessa o si manifesti come un manifesto? In certi momenti della vita è importante e indispensabile che sia se stessa.

il tempo immigrato

 

nel movimento delle migrazioni o viaggio delle persone che attraversano il mediterraneo senza un viaggio tradizionale e regolare, ma attraverso mezzi di fortuna che spesso, naufrago, con essi a bordo, c’è quel che viene vista come una strana esperienza di emigrazione umana. Essa si è manifestata sin dall’inizio come priva di conoscenza dei mezzi propri sia del viaggio che della emigrazione, come della condizione necessaria per sapere cosa doveva rappresentare l’essere e stare in un altro luogo autonomamente e con l’indipendenza del proprio essere individuo in mezzo ad altri individui. In balia di una fuga per un organizzazione e assunzione di responsabilità, forse chiesta da alcuni di essi e non avuta nei luoghi di provenienza – quali quelli appunto considerati di guerra, in virtù di non volere essere parte e conseguenza della guerra. In ragioni di migrazioni ambientali dovuti al clima e allo stile di vita, insomma comunque persone con queste carenze esistenziali.

Ora il principio e analisi di questo ch’è scritto per fare una breve trasposizione critica a questo tempo di queste persone che ambiscono ad una organizzazione esistenziale prima di quella naturale ch’è consona al principio stesso della possibilità umana. Senza tergiversare sugli argomenti è bene subito dire il concetto di dipendenza è già paradossale all’interno di un obbligo innaturale quale quello di una pratica immigrazione, poi vi è quello del bisogno materiale per l’esistenza e questo rende paradossale questo sul primo come fosse un modello di là del quale la formazione possa essere indipendente dall’oggettiva natura della vita umana. In realtà l’emergenza è consistita nella natura della sopravvivenza di persone completamente dipendenti dall’eventualità più o meno plausibile del vento e del mare e in sopraggiunto di ciò il mancato esperire; superato ciò della propria conoscenza per capire la possibilità del proprio esserci nell’esserci delle possibilità di qualcun altro e ciò quasi sempre non per pratica personale ma per mediazione organizzativa di sussistenza.

Chi individualmente comprende che la lingua del paese lo fa comunicare riesce sicuramente a districarsi meglio nella comunicazione e in quel che vuole fare per conoscere. Ma sovviene e possiamo dirlo che tolta la possibile efficacia del salvataggio in mare si entra spesso nei sistemi speculativi della sussistenza che in ragione del proprio profitto, sia eventualmente politico che economico trova l’effetto di dipendenza sul proprio pensiero e anche di derivazione generale. La caducità del processo reale economico comporta spesso contrasti rilevanti che possono generarsi in conflitti speculativi di carattere mediatico e di profitto economico politico. Spesso nella fattispecie di molte persone socializzate si muove un arbitrio spesso assurdo, che fa dei comportamenti individuali anche delle persone che così sono immigrate pretesto di attributo ben al di là di quello ch’è il rapporto tra individui. Che indipendentemente dalla loro condizione economica personale sono ugualmente libere senza appartenere a nessuna gerarchia del livello sociale e umano che differenzia un livello dello stare superiore a quello di un altro individuo in base ad un attributo socializzato, anche di breve o lunga temporalità. Questa è un assunzione di responsabilità autonoma che fa già del proprio parlare e pensare non un conseguenza indotta dalle circostanze ma un senso del pensiero.

Ora le funzioni della sussistenza generalizzata sono sovente organi asociali proprio perche non individuali e perche individualmente si è troppo dipendenti, l’organizzazione prima della persona che se non pensa in armonia con il proprio se stesso con un altro non può che vivere di tali effetti. Non so a quanti di voi è capitato di vedere soggetti che anche in piccolo avete aiutato per un semplice gesto possibile, trasformarsi in molestatori anche parlanti quasi costretti da qualcuno a fare rilevanza sul senso della posizione. Certo l’Italia contemporanea è cambiata e chi à fatto la libertà Dio e la donata ad altri e che per mezzo di esso come individuo anno cercato di far sì che fosse tale anche per altri, più o meno di bisogno o non – ora i liberi sono divenuti schiavi del denaro e del potere e cercano di odiare chi non gli à detto ciò che fare ma li a lasciati liberi di fare. Quanti di voi non riescono a ragionare sensatamente con qualcuno che si riforma in codesto anche nello tempo e spazio più breve in ragione del cervello sociale che à dinanzi per atto del senso anche pratico correlativo, trovandosi la prepotenza in una logica che non restituisce neanche ciò che sarebbe onesto nella correlazione per la correlazione tra un principio equo, quanto possibile e quando reale. Insomma la differenza rende libera la sostanza anche in bagno, dato l’effettivo termine dell’argomento per poi un reale agricoltura biologica che in questi termini è sempre esistita – viva il latte viva la mucca evviva la cacca della mucca.

Credo che il tempo “carbonaro” come dicono certi francesi del gruppo che vuole prendere il potere per poi dire e far fare quello che vogliono agli altri, debba cessare perche non vorrei credere che la lista di codesti sia ancora lunga e spesso rinnovabile in un remake neanche ben fatto. E’ bene diluire la breve storia almeno nei suoi quattromila anni e poi  pensare a campare il giorno e i tempo. Come in effetti è.

                 

Le Monde

 

e dire di questo Argomento, ecco dunque

La parole Viva, in Italiano è abbreviata con una doppia vu o evve incrociata così: W in questo modo si rende graficamente esclamativa la parola viva, che può unirsi per esempio con il termine, la foca, appunto per esclamare la parole e il termine al suo significato, appunto: W LA Foca. La foca è un animale specifico, che per quando può essere bello può essere apprezzato per questo in questo modo. Ora se noi trasponiamo questo W a un concetto del tipo umano, o di genere, in questo caso femminile, concettualmente potremmo esprimerci dicendo, appunto: W La Fica, in quanto pensiero principe per la riproduzione sessuale con l’estensione nel piacere dei sensi. Si osserva così una leggere differenza con il termine, viva, ch’è una forma di augurio o di auguri, tipo per un compleanno, con la parafrasi ad esempio di ciò con l’espressione: Cento di questi giorni, o anni. E quindi per rendere ancor più specifica, la gioia e l’esclamazione del W, bisogna aggiungere, volendo, altre doppia W dico volendo perche la parola Evviva è implicita in W. Perciò con WWW, viva, viva, viva, è pure un Evviva la fica.

Ora a tale eloquio grafico espressivo vorrei aggiungere un cenno storica, che penso sia anche citato nel film “Amarcord” (mi ricordo) di Federico Fellini, ché verificatosi in altre parti della costa del mare Adriatico, compresa Porto D’Ascoli; nell’annessione dell’Etiopia furono fatte molte recite popolari nei paesi con gli attori che reinterpretarono l’avvenimento storico e il successo appena verificatosi, e quando il condottiero che poteva essere anche il duce giungeva a proclamare al popolo l’avvenuta cosa, si espresse in questo modo: La Topa è nostra, evviva, evviva, e anche se il riso tra gli avvenuti inevitabilmente trapelava nei loro visi, la gioia era ancora più grande perche nella parafrasi del termine topa vi era quello di fica, che irresistibilmente l’attore interprete esclamava di là di qualsiasi copione teatrale fingendo la propria ignoranza della lingua italiana. a terra

 

A te l’anno promessa, a te l’anno data, a te l’anno rubata, Io ci sono nato da Tre teste.

C’è chi crede di essere lo stato. C’è chi crede di essere la verità dello stato. C’è chi dice di essere la giustizia dello stato.

Lavoro tra carità cristiana e verità.

Lo stato non è un concetto ma una astrazione della facoltà di chi vuole essere libero di mangiare bere e dormire insieme agli altri o da solo. Come vuole e quando vuole e come vuole e quando vuole l’altro, come solo o con gli altri. lo sbadiglio

 

la mattina con uno sbadiglio stiracchiandosi prima di alzarsi dal letto ti fa sentire bene. In tutti i letti in questo momento è il momento di stiracchiarsi e letti. Allora tra qualche istante sul mondo vi saranno tanti modi e risorse di produrre energia elettrica o di riscaldamento che sarà bene non continuare ad abusare sprecando, anche se potrebbero sembrare inesauribili ed equilibrate da inquinare molto meno. E allora tutte le risorse energetiche saranno liberamente usate per le necessità di ogni singolo individuo, che più indipendente potrà volendolo collaborare con un altro individuo. Ora tutto diventerà più fruibile e meglio utilizzato dal petrolio all’idrogeno. Ciò comunque à un purtroppo che è conseguente il silente mondo dell’Io umano, è l’appartenenza all’importanza o alle paure. Ora è ovvio che vi saranno attributi in delle facoltà umane che cercheranno come è avvenuto negli ultimi trent’anni di massificare il pensiero e ridurlo in schiavitù conflittuale per il controllo di un Io immaginario quando astruso per l’uso e la necessità individuale. Credo che ci sarà “qualcuno” che cercherà di sviluppare il conflitto sul possesso selezionando la risorsa energetica come dominante del conflitto personale dell’io sociale per annebbiare il senso di una eterogenea scelta individuale. Perche un io immaturo come quello contemporaneo fa gioco forza riferimento ad un auto feudale immagine di sé. Ora sostanzialmente sono tutti servi della gleba, benedetta terra, ma per un attributo concettuale del cavernicolo feudale il riferimento al rapporto di alta scolarizzazione in riferimento alla larghezza delle gomme della propria automobile evidenzia il tipo feudale di cavernicolo. In realtà tutti dicono di essere dei principi, ma manca il principio per cui dire di essere liberi e non gerarchizzati in modo feudale. Per esempio lo stato Italiano che a anche qualche qualità à un sistema di tassazione su sperequazione ambientale della caverna che vorrebbe dimostrare la differenza d’importanza dell’Io e dove sostanzialmente un’agenzia dell’entrate non contenta di chi si accontenta vorrebbe sopprimere l’indipendenza individuale, sopprimendo tale Io nel debito che ti piglia e non restituisce, per somma divinità dell’organizzazione del lavoro come gerarchia feudale dell’attributo dello stipendio senza guadagno in schiavitù del non più esistente commerciate onesto professionalmente perche con la passione di fare quel che sta facendo, ma che comunque deve qualcosa anche se non guadagna – questo anche per soddisfare gli attuali uffici del lavoro che insieme all’agenzia delle entrate fanno per tali contribuenti un associazione a pigliare, che sovente li emargina perche tale associazione sembra essere apprezzata dalla legalità della criminalità organizzata che à sempre i soldi. Per il mondo che sta peggio lo stato Italiano può sembrare una pacchia dove trovare sempre qualche imbecille con cui fare gli imbecilli e sentirsi migliori di qualche altro sovente più onesto di costoro ma Italiano come disse Gaber per fortuna o purtroppo, lo sono. Ma un italiano da che tempo storia e terra a che fare con il mondo vero.

                 

Il giorno appresso

 

il 1968 una festa o un ricordo, spesso una mappanza e un rivoluzione. Roba un poco da sciapotti e da far ridere? chissà una granconfusine. Sono forse cinquant’anni ormai e non si comprende perche a 50 anni sia una ricorrenza. E allora se penso a quei giorni disse uno dei tanti di quell’epoca, ricordo che le donne che si facevano rivoluzione mettevano le mini gonne come noi bambini con i pantaloncini corti, il che ci fece molto ridere e finalmente si parlò del sesso, dei fiori che facevano i figli e la pace come quelli dei cavoli in fiore. Così molte donne iniziarono a disegnare il proprio sesso con le mani e dicevano che il disegno era il loro e ne facevano quello che volevano, e, così per questo tra quelli che cercavano di essere liberi e quelli che volevano i diritti, vi era una grande differenza, i primi praticavano cercando il modo di fare quel che volevano con quel che potevano, anche niente come concetto del vuoto astratto riferito al denaro. Quelli che invece non avevano voglia di fare niente volevano essere visti come lavoratori di concetto. Quindi la pratica e la confusione del disegno. Così avvennero dei cambiamenti grazie al sentimento dei primi, i secondi dessero che occupavano dei posti e quindi rappresentavano lo stipendio. Ma appunto quei grandi fattori della libertà sessuale si espressero anche in questo modo nel racconto di uno dei tanti di quell’epoca.

La prima volta che ebbi una proposta sessuale era credo l’anno millenovecentosessantotto, chissà forse anche il 1969. Avevo circa cinque anni e due tipi dei comunisti italiani, anch’essi della stessa età, mi chiesero, se conoscevo il sesso, e dopo che riuscimmo a capire di cosa si stesse parlando dissi che sì lo conoscevo era ciò con cui un maschio e una femmina facevano i figli. Ma loro mi dissero che ci si poteva fare altre cose anche tra maschi, io risposi che si confondevano che i figli non si potevano fare. Mi dissero che si poteva provare piacere, ma non riuscivo a capire ancora in che modo e mi dissero che se ci spogliavamo si poteva provare piacere, e, allora chiesi loro se lo avessero mai fatto, risposero di sì e tanto fu la loro insistenza e la curiosità che gli dissi, va bene, scopriamo s’è vero. E mi dettero appuntamento per incontrarci più tardi in un altro posto. E qui nacque il primo ministero del comunista italiano, perche i tipi per paura che io dicessi cosa mi avevano chiesto iniziarono a dire in giro che ero stato io. Ma dato la provenienza camp chil nacque un pandemonio nel loro ambiente ateo sessuale in virtù dell’onore mancato del loro sedere ancora invisibile. Chiarito il gran casino che non si comprendeva dove iniziasse e dove finisse e dove delle topone ti potevano apparire all’improvviso senza che tu sapessi bene cosa fossero, né perche per poi sparire all’improvviso, la curiosità tornò e ci fu l’incontro. E il partito comunista italiano per chiarire il pensiero della sua dialettica e dei suoi iscritti fece l’arci gay. Ma tra i bimbi successe il vero pandemonio, tutti lo chiedevano e si dicevano di no per virtù della chiappa, per poi richiederlo e dire di sì alla curiosità da un altra parte, ci si conosceva era meglio, non ci si conosceva, era un triangolo era un disegno. E insomma dopo il grande bum ci fu una grande attesa prima di una donna vera. Del resto a tutte quelle che lo chiesi da Bambine che mi risposero di essere matto anche facendo finta di dirmi di sì come avviene spesso, furono da me così emancipate nel pensiero, ché furono loro a fare la domanda cui non dettero risposta e sempre in altra epoca con qualcun altro e che mi veniva a raccontare il fatto per vantarsi e io continuavo A DIR bene della ragazza. Insomma scusatemi il gerco, comunistico, ma molte donne non capiscono un “cazzo”. Del resto debbo confermare che lo donne comuniste italiana si sono sempre poste di quel tempo libertario un po’ come ultimo tango a Parigi se si vuole un po’ sorridere, in realtà. Tra quelle che non sapevano proporsi e per questo s’immaginavano il perche, immaginandomi senza conoscermi, e quelle cui io spiegavo cos’era il piacere insieme ed essere insieme e saper bene dove e perche, e per questo era più probabile e più “provabile” che divenisse una missionaria senza fare all’amore con me, come avesse già fatto con mille altri. Insomma ora che si fa categoria e germe il tempo dell’illazione e della fellazione figlia del progesterone, uno di quei tanti si sentì curioso naturalmente anche avendo ben chiaro quello che succedeva. Possiamo dire la stessa cosa o si è tutti veterinari quando si fa sesso.

Super Barzelletta

 

Un tipo entra in un aula di una scuola inglese per insegnare l’italiano.

Bene sapete dirmi qual è quella lingua che si scrive in un modo si pronuncia in un altro e a il significato pensato in un altro modo o scritto in un altra lingua? Tutti gli studenti iniziano a ridere. Perche ridete? uno studente risponde, ma perche non esiste. E il naso degli studenti incomincia a divenire rosso. Allora ditemi qual è quell’idioma linguistico che con lo stesso termine descrive cose diverse? ma l’italiano! esclama uno degli studenti. E il naso degli studenti diventa ancora più rosso, sembrano dei lucignoli, ma qualcuno dice all’altro di sembrare un lume.

Il tipo nel guardarli dice. Certo avete il naso rosso perche siete di carne e ossa, ma se foste come quel burattino fatto da Geppetto con un pezzo di  tronco di albero come narrato nella storia di Collodi, il vostro naso si allungherebbe, come quel pezzo di legno che in onore al Pino Geppetto chiama Pinocchio. Un piccolo occhio che si apre e osserva il mondo che vive e lo circonda. Il burattino è tale e rimane tale perche dice bugie che non conosce e quando le conosce osserva il suo naso e vede la fatina che gli dice la verità e torna bambino per fare le cose che dice e ascolta in sé e vede.

Ora vi chiedo cari studenti, c’è qualcuno che a una mela? Una studentessa si alza e ridendo di molto sorridendo dice, una mela non l’ò però ò un altro frutto o meglio frutta. Tutti gli altri studenti iniziano a ridere con il naso che si schiarisce. Una bella frutta, grazie. Se fosse un vegetale potrei mangiarlo, ma in questa condizione posso soltanto baciarti. Io.

teatro popolare o tragedia collettiva

 

Si potrebbe semplicemente dire molto rumore per nulla. Insomma il tema teatrale o l’attore o la messa in scena? di fatti lo spettatore assiste da solo a quel che vede o ne fa una farsa collettiva? Allora che cosa dico per quel che riguarda l’autore che ò concettualmente citato fin ora, quando vidi ragazzo o bambino non ricordo che età avessi, il film di Zeffirelli Romeo e Giulietta, tratto dall’omonimo testo teatrale di Uilliam, mi piacque ma rimasi perplesso finché, non ricordo neanche se conoscessi Uilliam, finche dissi questo significato non mi piace. Per significato intendo il tema che tiri estrapoli dalla storia, questo, il potere è sempre ignorante e soccombe all’astrazione come altro concetto, indipendentemente da dove si formi e dove sussista. Credo per questo detto che mi piacesse l’attrice, e l’ò desiderata in quanto innamorato. Bo!! Insomma per mia sostanza ò trovato Uilliam sempre molto noioso, proprio per questo tema su di cui c’è un gioco delle parti, per esempio il teschio di Amleto del ritrovato suo amico, la pazzia di Ofelia i film di Kennet Branagh, insomma l’ex di Emma non so se l’ò scritto corretto. Insomma la morte non può vincere la morte Satana è contro se stesso, inevitabilmente. Come Amleto parla cercando il suo amico in sé con il teschio nella mano quando la persona è già dove non c’è raffronto. Il dilemma è forse ormai perche Dio è nella condizione che à posto l’essere se l’essere è salvo nel sé medesimo. Si è forse in preda alla follia delle passioni, al piacere che schiavo assomma l’ostilità, all’odio, l’astrazione all’invidia, la propria condizione al potere che ne manifesta una certa forma nello spazio? O la persona ama e per questo non sa niente e può essere felice, per sempre? Molti si classificano e si stratificano esibendo una temporalità, inebetita, pensate ai tempi mai caduchi del pregiudizio, pensate alla lunga per ogni passata e futura, dove in ragione di un gatto persone venivano torturate per patti con il diavolo – si è mai trovato un verbale dove si fosse chiesto al gatto cosa gli avesse detto il torturato – e a porre fine ciò pensate sia stato il progresso scientifico, o più pacificamente l’abiura di Galileo Galilei, dove in virtù del non più libero pensiero si dava ciò che per sue stessa evidenza era assurdo negare?

nel passato civile troppo civile

 

me ne sto sdraiato sul grano nella collina di Monte Renzo e guardo il cielo come ne fossi il promesso sposo, tornando indietro con il pensiero alle cose accadute prima che nascessi, un pensiero come dei fatti e dei luoghi.

mi trovo in un tempo difficile tra i disastri della guerra e le civiltà degli uomini e con il pensiero guardo a quel termine della parola che si chiama civile. l’essere una persona civile significa stare nella libertà con i propri principi personali che sono la costruzione del proprio mondo interiore e del tempo dello spazio circostanti, è questo un modo di essere della persona di essere in se stesso e nel mondo. questo ci indica una comprensione che non è un contrapposto sia per volontà o forza relativa. Come il pensiero di Socrate e la coscienza di cristo. La bontà di un individuo è presente e non è retorica ed è appunto un capire il bene nella liberà di amare e così in tali principi una persona così espressa civile si manifesta nella cultura come se stessa di là della socializzazione o della stessa civiltà costituitasi nel tempo storico.

come dicevo con il pensiero disteso nel grano mi trovo nella guerra a riflettere sugli episodi che il contingente del carattere umano mostra per placare e essere nel proprio orgoglio o pregiudizio, o risoluzioni politico amministrative, dei cosiddetti stati così governati. in quel l’epoca questa in cui manifesto questo pensiero, vorrei cominciare con una frase del filosofo Benedetto Croce, che nel caos parlamentare dell’Italia di quel Suo momento: Enunciò il concetto che ci sarebbe voluta una dittatura per mettere le cose in un ordine che funzioni. L’aria che muove il grano mostra chiaramente ch’è il mio pensiero che riflette, ed è veloce e breve. In questa immagine del grano mosso dal vento, da me formata in modo retorico muove il senso di un azione politica che si chiama Fascismo, i fasci di grano e le sue fascine che nutrono l’uomo e lo rendono presente e tutt’altro che retorico. Questo è il concetto ideologica con il quale Benito Mussolini a realizzato il fascismo – esso sembra quasi un anteposto di quel che può essere un articolo giornalistico nell’atto stesso in cui viene scritto ed espresso da colui che ne interpreta i significati che pone nell’analisi di chi lo legge, senza travisare ciò ch’è appena accaduto. Silenzio il nemico ti ascolta frase retorica del pensiero controllato o della presenza ideologica del fatto che si svolge. Questa cerco non era una delle miglioro frase molte erano più significative, scritte sempre suo muri delle case a perenne e futura memoria e fin negli anni settanta era ancora possibile leggerne prima che il tempo le cancellasse con atmosfera e bisogno della parete. Ma siamo in epoca di guerra e la tragedia è al culmine e gli episodi significativi che penso sono codesti, Nietzsche in espressione di civiltà personale tra il proprio mondo e quello sociale nella città di Torino iniziò ad abbracciare e baciare i cavalli delle carrozze e molti lo presero per tale manifestazione di amore per la natura per sconclusionato. Quando Mussolini mise le dimissioni nelle mani del Re si verificò qualcosa che sembrava incredibile di fatto la fine del fascismo e della sua organizzazione sociale. Mussolini che sul Là dell’entusiasmo sociale era riuscito a mostrare un viso da folle rimbambito nella pubblica dichiarazione di guerra mondiale aveva compreso di non poter controllare più nessun effetto di essa né governare più l’equilibrio sociale che aveva immaginato o sognato dell’Italia, né l’odio della ignoranza della contrapposizioni politiche che stava generando la guerra stessa. Mussolini viene imprigionato e di fatto consegnato all’alleato tedesco che se avesse compreso avrebbe concepito la fine della guerra – Io dico che della repubblica di salò non sapesse un bel niente cosa troppo retorica per la sua stessa mentalità seppur con atteggiamento conclamato. In uno dei film, diciamo ambigui di Pasolini su tale avvenimento la retorica di quel momento e quello dell’antifascismo anche post bellico è mostrato con una retorica forse orribile. Tipo quella che à caratterizzato gli anni di piombo in Italia nella guerra ideologica militare del terrorismo che nella prerogativa ideologica di cosa fosse di destra e di sinistra Tra Fascismo senza grano e comunismo scolarizzato ciò che doveva emergere era la rivoluzione della classe operaio che veniva pagata con le tasse dei commerciati nella fiat per un governo proletario.

di fatti la guerra rende sbandati così come erano quelli che sono stati considerati partigiani e non gli si può fare una colpa se l’ideologia anti a rovinato molta gente italiana che secondo loro doveva insorgere contro l’occupante nazista che però era anche fascista dalla repressione dei tedeschi sulla popolazione civile per rappresaglia agli attentati dei partigiani. E se nella città di Napoli c’era stata l’insurrezione popolare compresa la fine del fascismo contro l’occupante a quel punto straniero – dall’azione dei partigiani o da quelle politiche strategiche se ne usciva con Salvo D’Acquisto, che mette paura pure ai carabinieri, Giovane ragazzo che già chiamato dalla mamma salvo per la nascita della bontà di Dio, aveva nel cognome un mistero d’acquisto come se dovesse conquistarsi il paradiso dalla terra. E in una tragica discussione tra esseri umani riuscì ad entrare negli ordini dei soldati tedeschi e scambiare la Sua vita con quella delle persone non militari che dovevano essere uccisi come civili nello scambio tra la morte del tedesco e quella dell’Italiano. E qui voglio ricordare Don Milani che in un documentario disse che i disastri della seconda guerra mondiale sono anche responsabilità delle persone che anno obbedito alla guerra. E allora ora bisogna ricordare ancora Benedetto Croce che nel Suo Idealismo post guerra disse che il Re era responsabile dell’accettazione del regime fascista, il gusto cambia ma l’appetito rimane. E voglia bontà umana che il Re abbia posto fine alla sua eredità amministrativa del tempo e dei così e sia andato in esilio. Gli Italiani che ci furono sono quelli che anno ricostruito un Italia distrutta dalla guerra che fin quando anno potuto anno realizzato, poi son tornate le funzioni anti fasciste o consociative che con l’avanti o indietro se stanno ancora a magnar tutto e mi pare che ancora come disse Mussolini Dalla repubblica di Salò me paiono buffoni. Adesso è meglio che me ne vado sennò viene il contadino e mi dice che gli sto a pestare il grano.

                 

un racconto di natale

 

Che dire quando le cose che accadono fanno impressione. Così stavano a dirsi gli avventori o i residenti delle chiacchiere nel bar di Gege. Disse un altro ma è una storia di tanto tempo fa chi vuoi che ci faccia ancora pensiero tanto da impressionarsi. E certo rispose un altro, ma il quadro l’occhio nero sta proprio dove stava quando gli fu fatto da quel detto Beppo il vasaio. Ma chi dici Beppo il marito di Assunta? Questa espressione, fece un gran clamore di risate. Il Beppo e il quadro di cui si parlava, era del 1400, quasi 1500. Ma fu proprio quel Beppo a fare l’occhio nero al quadro. Come raccontavano i miei nonni, questo Beppo faceva insieme alle pentole – e i tuoi nonni, lo interruppe un altro, ma se i tuoi nonni sono dell’altro ieri – e certo ma la storia che mi raccontavano era quella di Beppo, quando fu nel 1400, quasi 1500. Allora come dissero i miei nonni, il signor Beppo faceva anche piccole oggetti e anche di più grandi, come statue e statuette, con la creta di Dio come lui la declamava mentre la usava. Ma queste cose che a lui così tanto piacquero erano cose che lui di forza si può dire e ragione regalava, tanto che si accorse che erano più i regali che faceva che le pentole che erano di gran durata tanto ben fatte. Così, un bel giorno per questo suo fare si accorse che aveva più spese che guadagni e che un di più di provviste e spensieri chiamava le giornate libere, non gli bastavano o meglio non c’erano. E così un giorno nei suoi pensieri incominciò a dirsi, così come pensava: Io sono una pietra, tu sei una pietra, egli è una pietra, noi siamo pietre, voi pietre, essi sono tante pietre. Poi pensò: Io ò una pietra, tu ai una pietra, egli a una pietra, noi abbiamo una pietra, voi pietre avete, essi anno pietre. E mentre tutti questi pensieri si affollavano nella testa di Beppo, passò nella sua bottega un messo dello stato e, che gli disse che doveva del denaro alle terre della creta a chi più ne aveva offerta ch’era la tassa sul bisogno della materia. Beppo nel sentire il messo disse, volete un bicchiere di vino che non ricordo neanche chi sia il padrone delle terre, che mi donò la creta per fare le cose che feci. Vi ringrazio ma non mi spetta bere vino e le opere che avete fatto sono fatte e non vi modo di rimetterle nella terra e quindi lo stato chiede il suo abbisogno alle vostre opere perche dice di avere necessità. Beppo, guarda il messo ed esclama, eppure non avete bevuto il vino che vi offersi, ma parlate da ubriaco non poco di quale tempo state voi parlando, non capisco e soprattutto di chi se io son qui? Ma del tempo di chi dice ciò ch’è giusto e ciò ch’è sbagliato. Ma gentile messo, detto come lo avete detto voi sembra cosa logica, ma di chi sono le cose fatte e di quel che io sono non mi sembra di capirlo da quel che dite voi e neanche di ciò ch’è possibile fare, almeno per parentare la giustizia con la vita mia, ciò ch’è dono è dono, come ciò ch’è vivere è vivere, così io veci con il bisogno. E allora perche il vostro bisogno non doveva capire se dovesse esserci senza se io ci fossi, così avrebbe inteso cosa sia possibile per ella chiedere e per me dove essere. Comunque disse il messo, questo è quando io abbisogno da voi se volete darmi altrimenti vi tocca lavorare per me senza compenso per le necessità che lo stato vorrà chiedervi. Beppo lo guardò ancora e disse ancora, siete sicuro di non avere bevuto prima che veniste da me? il vostro di ora ragionamento mi sembra ancora più ingarbugliato del precedente. E se io vi avessi dato parte del mio dono, voi avreste poi restituito questo mio. Il messo rispose, se il dono è dono non è certo per denaro che si fa l’accordo, se il patto è libero non dovere o obbligo mi appartengono per qualsiasi regola vi possa essere e con codesto pensiero consegna a Beppo il documento che non sa. Beppo così tornò a pensare a quel che aveva in mente prima che giungesse lì il messo del comune. Nella mano aveva della creta che plasmo come fosse un sasso, uscì dalla bottega andò verso la chiese e giunto in dentro essa, sotto il quadro della Madonna, lanciò quel sasso di creta contro il quadro, colpendo l’immagine in un occhio – interruppe il racconto un altro, proprio come ancora ora – già, disse il narratore, ma sembra che Beppo in ragione di ciò che fece e per no pagare il debito, fu condannato e ucciso. Un altro che ascoltava il racconto disse, bene è stata un offesa. Disse il narratore, forse sarà stata di certo un offesa al quadro, ma anche ora che sono passati secoli, l’occhio che compare come scuro sembra appena dipinto, ma nessuno sembra vederlo, accorgersene per ricordare il quadro, insultato da Beppo che sembra avere pulito il quadro in quel punto con quel sasso fatto dalle sue mani nella creta. Sembra che sia avvenuto ad alcuni visitatori di questo dipinto, ancor oggi, di vedere riflesso in esso un uomo che toccandosi i baffi lascia al visitatore un sorriso. la barzelletta e il tempo

 

come fosse per dire comparazione, significato sul senso o semplicemente il tempo e un momento del racconto, forse il barzelletto. Per tutto il secolo scorso di alcuni anni fa molte crisi psichiche si manifestarono con il proclama di essere Napoleone e la questione ancor più rilevante fu quella dell’ambiente medico del come riuscire a capire “se fosse veramente Napoleone”. Allora un medico pensò di raccontare al paziente, molto paziente una barzelletta con la quale il paziente si sarebbe rivelato per quel era.

Per la rivoluzione Francese.

Un bel giorno il giorno dopo la distruzione della Bastiglia, come sempre accade, i commercianti e gli artigiani distrutta la galera Bastigliana tornarono a lavoro, mentre altri s’impegnavano a far lavorare la rivoluzione. Così due lavoratori andarono da Giosef, commerciante di vino, che come li vide disse, eilà, salve, salute. Salute Giosef, risposero gli amici, ai quali Giosef chiese, sapete dov’è Napoleone? Risposero all’unisono, dopo la distruzione della Bastiglia a corso via di gran lena e si è messo subito a marciare, verso l’Europa intera. Ma! sarà, ma qui all’oste, c’è un conto di bevute ch’è come un battaglion, chi lo paga. Al chè di questa barzelletta il medico rivolto al paziente gli chiedeva, lo paga lei.

Allora il silenzio può essere “apparente” ma la risata è schietta. E che dire di quella grande interlocuzione tra l’uomo e la sua immagine.

Ammirazione e

Un bel giorno come sempre dei tanti visitatori del museo del

Louvre una persona estasiata si ferma davanti il quadro della Gioconda di Leonardo Da Vinci, pronto, passa di lì un addetto, che sorride con fare interlocutorio, La persona rivolgendosi, dice: Vorrei sentirmi importante come questo quadro. Allora può andare alla toilette, se si guarda allo specchio c’è anche un pennarello con cui può disegnarci dei baffi.

E allora il tempo è anche più tempo e la rappresentazione incredibilmente incredibile.

Il Tragitto

Oh quel giorno un tizio venne, disse. Cerco Giuseppe, quello che vende la frutta, per dissi, non lo conosco, qui c’è Mosè. Mosè, è il soprannome dissero. Allora è lì, in quell’orto del convento delle Suore, vada lì in quel cancello, s’è chiuso le chiavi le tiene Mosè, ma non sarà San Pietro, no, no, è Mosè è sicuro.

quando si fa silenzio

 

C’è un luogo dove gli uomini si fanno impauriti, come a dire che succede se amo. così disse, Endegardo Dibiscaglione. E la paura più grande è di non essere per questo amati. Così rispose, Genelao Dicostanza. E certo si continuo a dire, prima l’uno e poi l’altro, alternandosi l’uno e poi l’altro. Quindi se si vuole essere più forti per volontà, per sopraffarsi succede che si soccombe alla caducità del corpo imminente come fosse un pensiero fisso per avere più attenzione da ciò che ci anima, questa condizione ci fa vedere la nostra condizione troppo umana prescindendo appunto dall’affermazione della nostra volontà di potenza che è soggetta a tutti i perigli della natura che vorremo per noi soltanto e della spada che per quanto rinfoderi dal fodero si estrae e ridiscende. Allora ferma la spada la volontà è amore. Ferma la spada, ci vorrebbe per lo esempio una roccia, ma ancor più un significato, e, se la forma cambia il contenuto dell’essere trasforma, come fosse un crocifisso e la fede dell’amore in una preghiera infinita. Chi ascolta parla e chi parla è ascoltato, il silenzio è eloquente come la voce di Dio che non cessa mai di essere parola che ascolta e compie. Ma se lo amore libera la volontà dal volere, l’amore è vita e non bisogno, allora che paura può esservi di non essere amati e conoscenti dell’infinita anima che per qualunque terra ci amerà come possiamo trasformarci.

Eh! dici bene Genelao Dicostanza, ma quanto si praticano le donne è bene attenersi al detto: “Moglie e BUOI dei paesi tuoi. Ma lo dire ciò è tipico delle donne del tuo paese, che con facile eloquio, così esprimono la loro paura per cercare con sorte sociale del pensiero e dell’atto, la paura per pronunciare il loro editto, come fosse attributo del perche tu conoscetti donne di altro loco, mentre esse pretendeva obbedienza senza concedere ne amore o benevolenza per lo conoscere l’amore stesso e in cerca soltanto della virtute dell’apparenza chi io sia dove tu lo pensi.

Bene, ma da così tocca e del resto come puoi fare tu altrimenti. Ma come io ti dissi io appartengo, e Dio lo volle per questo, perche Io son di Terra e le mie donne le dico tutte terrestri e per lo quale non mi possono che toccare e senza remore o pensieri, perche tanto sono del luogo e del fatto e per questo mio stare, dovunque io vada sempre ognuna di esse mi appare, sia per fine che per concetto. Oh! bella mi rispondi così, e anco io allora son di Terra e le donne mie pure. AH! così mi dici, perche non ti vidi prima di ora innanzi a questo discorso? Ma è ovvio perche la terra è grande e non sempre ci si incontra, per lo vero si finge codesto quando si ci scontra? come per essere nel singolar tenzone colui che volle e non colui che ama per donzella partecipe. Ma singolar pensiero non ti ò mai visto in quel del Lazio, nella frazione, chiamarsi Terra, come di comune di Castelnuovo Parano. Diamo allora dato il mio non averti compreso, che ciò può essere perche io venni prima della vista di qualsiasi nuovo castello.

                 

Donar Leo il tappetto di capodanno

 

Egidio che posso dirti mi succede tutte le notti che mi pare che sia il giorno uguale alla stessa notte. E il mattino, il mattino mi sento come tutta la notte.

Leo e certo mi sembra sentire qualcosa che suona ma non si ascolta, che mi tocca mettere a posto cose come non mi accadeva prima sono come nuove perche quel che non serve più, non serve riordinare, che mi sembra un nuovo ordine di fare tutte le cose come le stessi facendo ora, come mai prima di ora.

Egidio, come se la casa mi cade in testa e mi sveglio con il rumore e la mattina piango perche vedo che non posso tornare nella mia casa, è troppo rotta.

Ma dimmi Leo se potessimo fare qualcosa lo potremmo anche fare, e che per questo mi viene in mente una certa cosa.

Egidio dimmi cosa possiamo fare, fosse che riusciamo a risolvere questo che ci successe, come ora che ce lo raccontiamo.

Allora, ascolta Donar Leo che faremo. Questa notte quando avverrà che gli incubi ti assaliranno non svegliarti, ma nel sonno insieme ad essi esci di casa e aspettami sull’uscio e quando sarò giunto, insieme io e te proprio come ci vediamo adesso andiamo in cima al vulcano e gli diremo. Senti Etna adesso voglio un poco dormire e per questo ti metto un tappetto, quando ci saremo destati Donar Leo ed Io, Egidio verremo a toglierlo.

Così, Leo ed Egidio si salutarono con la promessa di rivedersi nella notte come stabilito e così fu.

                 

kenia Africa e Silvia

 

 

Il Kenia è un paese tra quel che c’è e quel che appare come possibile questa storia visuale tra un moderno e un passato trova già molte contraddizioni perche forse è determinante. Un pastore sarà sempre un pastore, come l’elettricità della pioggia possibile. Difatti l’elettrico come domestico, inteso per oggetto è molto vicino all’essere come il passo e il giorno del pastore voglio dire l’energia elettrica necessaria per il funzionamento è nello stesso peso del suo passo. Ciò è soltanto energia elettrica con questo la persona è più aperta alla comunicazione distante, con il mondo. Ciò non differenzia il tempo seppur per ovvie conseguenze lo accelera. Ma tra quel che si immagina e quel che si è questa velocità è soltanto immaginaria. Tra L’essere vicini nel pensiero e lontani con il suono delle parole vi è soltanto la natura, una natura che appare più elaborata o meno in riferimento a quello che con l’elettricità naturale dell’universo abbiamo trasformato e ciò per la natura stessa del nostro stare. Per questo è immaginaria la velocità, se ti sono vicino il tempo non può essermi lontano, lontano è il suo uso nel riferimento al nostro poter essere vicino. Ora quel che appare leggero elettricamente è più vicino alla natura in quanto manufatto, come tra la differenza del suono di uno strumento elettrico o acustico. Il suono, la parola e lo sguardo, sul sorriso o il mondo della natura, questo che ci dà la vita del corpo, fa sì che il corpo umano sia nel corpo umano e con esso senza nessun altra mediazione, tra noi e il prossimo e lo spirito di Dio in noi sia esso manifesto o invisibile. Il progredire per esistere nel corpo è leggero e leggero il suo sentimento, può apparire per questo incredibilmente fragile e per ciò armonico e naturale. Nella forza e l’equilibrio spesso infrange dei tempi come apparissero primi rispetto ad altri, in realtà sono dove sono perche sono in quel che sono, spesso utili ma anche infrangenti se violenti, forse immaginari, ma più illusori, come se si è e si percepisce in conseguenza soltanto senza presenza d’animo che interiormente ci fa comprendere.

L’Africa, tra savana e deserto è la sua stessa natura un equilibrio con l’aria e il mare. Camminare nelle città sembra essere altrove ma lo spazio e il luogo sono con questo. Ora mentre in Congo si piantano alberi vicini a fiume in Mauritania San Mauro fa presenza nella difficoltà del deserto. Sicuramente se la sabbia è la materia “fossile” più abbondante in Africa ve ne sono altre che sono ben più transitorie per la vita.

Silvia, l’ultima volta che sembra che sia stata incontrata, è stato nei pressi di un fiume dove chi del posto cercandola per liberarla à visto con strana sorpresa i sui “fratelli” sparagli come per ucciderlo, per poi far sentire i loro spari ancor più nell’ambiente della savana. La determinazione e il riuscire in questo mi appare ancora molto legato a qualcosa di voluto e cercato. Gli amici di Chamaka di Silvia dissero che queste persone volevano e cercavano dei soldi, si è parlato anche in modo rapido, ma le conoscenze che avevano di Silvia Romano riguardo tale proposito non potevano essere così efficienti al riguardo. L’impossibile confusione si può essere determinata quando Silvia Romano aderì ad una raccolta fondi su di un circuito internazionale probabilmente consigliato da una amica di un altra organizzazione, in cui si pubblicizza che 30 secondi si può instaurare il rapporto che non vuole dire avere i soldi. Del resto s’è per un furto non si comprende perche lasciano il disco rigido nella stanza ch’è sempre un oggetto commerciale, ma forse non lo ànno visto, tutto è avvenuto all’aperto. Silvia Romano à una omonima che per un certo periodo lavorò per una associazione medica presente in Africa. Silvia Romano in sé è quella che appare come la vediamo nel villaggio di Chakama. Se avesse fatto quello che fa non in quel letto di Africa Milele, sarebbe stata una persona insieme ad altre persone certamente esposta al pericolo di una rapina pur vivendo con quei bambini. Forse non sappiamo se la veste il deserto o la savana, o se gli africani la proteggono e la libereranno, se qualcuno dovrà andare a prenderla o tornerà a piedi. Si crede che ciò che unisce e che differenzia di tutte le storie che si sono ascoltate in questi periodi, aprano il cielo come il sorriso.

Silvia Romano

 

Silvia Romano è il nome di una giovane donna ch’è visto pubblicato sulle pagine dell’informazioni dopo che un gruppo di persone armate, sparando e intimidendo chiunque l’anno fisicamente presa, portandola via da Chakama un paese del Kenia, dove viveva.  

Cercando il nome di Silvia Romano in internet possiamo sapere che è in un profilo Fece Book e in una associazione che si chiama africa Milele di Fano, in Italia. Abbiamo alcune informazioni sulla sua vita professionale e scolastica e delle lettere twitter in cui presenta quel che fa e aperto uno spazio aiuto economico credo PayPal per comprare un raccoglitore

per l’acqua. Nelle scelte del suo profilo vi sono quelli che lei immagina possano avere un modo per dare consapevolezza in qualche forma di aiuto alle persone del posto con cui lei vive insieme.

Silvia Romano dopo una breve esperienza in Africa presso un altro profilo organizzativo va a Chakama perche dice che lì tutti gli vogliono bene e perche vuole essere più vicina e forse sola in questa esperienza, quindi parte a sue spese vivendo così a sue spese nel modo di quel luogo. è lì insieme a dei bambini orfani cui cerca d’insegnare grammatica ed espressione passando il tempo con gli amici del posto.

Silvia Romano è un viso insolito nel panorama delle abitudini pubblicitarie ei riferimenti linguistici del Suo volto, sono consoni perche meglio riferibili qualora si volessero più specificatamente invece che in modo generale. E difatti dopo il sequestro vi è una giornalista araba che fa riferimento ad un programma sul Behaviorismo dei comportamenti e delle relazioni prossime o intime in una platea insolitamente mussulmana. E con un commento che cerca di riportare tutto al senso pratico per chi ascolta dal televisore.

Il Rapimento di Silvia Romano è avvenuto in un momento in cui l’aria marchigiana di riferimento da cui è partita come organizzazione era sensibile per più motivi anche internazionalmente, per una operazione sul traffico della droga conclusasi con sequestro e arresti anche prima della consegna – ma prevedibilmente il rapporto soldi scambio à relativizzato anche gli arresti. Sul mediterraneo ci sono avvenimenti che sembrano disarticolati e senza un collegamento diretto tra loro, ma si concatenano.  In mezzo al mare c’è una nave ong con dei bambini, da lì a poco in Marocco vengono uccise da un raggruppamento di rancore personale due donne Una Norvegese e una Danese, nel tragico modo ascoltato in altre occasione, o meglio soltanto una delle due in tale modo, così sembra essere stato detto. Poi ci sono altri rapimenti oltre quelli che già vi erano in altre logiche organizzative.

Silvia Romano è così felice che la gioia che sente la fa sentire vicina alla sua famiglia, alle persone con cui vive in quel luogo e vive e agisce avendo nel cuore soltanto la profondità autentica che trova nelle relazioni che à. Sa di essere lontana e sperduta che nessuno nel mondo sa che sta facendo e che quel che fa è dentro di sé. Un modo diverso dalla palestra in cui lavorava nelle relazioni tra quel cha si e che si fa, quasi non ci fosse né una mediazione né un tramite è sola e sa soltanto che ci sono le persone che le sono vicine è felice e ce lo comunica dicendo nei suoi messaggi quel che sente e con chi e per che non per chi. Ancora sente se stessa come potrebbe non esserlo dalla differenza del clima invernale da cui viene. Giungono i rapitori sparano e feriscono alcune persone, poi si chiedono tra loro se fosse, unica milanese in quel contesto, rapidamente la prendono intimidendola dicendo al villaggio che vogliono soldi, la portano via anche nella resistenza di qualche suo amico. Chi sono che stanno facendo, costoro, è evidente che agiscono non proprio per proprio riferimento che sapevano che le persone si sarebbero opposte e perche ànno osservato Silvia Romano. Sono ragazzi della giungla finiti in un altro mondo, credono e immaginano qualcosa di questa persona e perche non percepiscono quel che realmente c’è in quel luogo. Silvia Romano diviene dirompente come persona che ride, che pensa che sogna, che vive.

Il lavoro, il lavoro aggiunto e un poco di quadagn

 

Spett.ma Redazione Di MILANO,

Ho letto sul Vs. Giornale […   Venerdì 30 ottobre pag. 6:

“… In negozio le tasse non finiscono mai….”  – Si paga tutti i giorni – Il Signor F.S. si è dimenticato i trimestri ufficio commercialista, che non sono cifre da poco.

Sono anch’io una commerciante con 35 anni di attività e di contributi sempre versati. Sono andata ora in pensione con lire 516.935 mensili. Ho cercato e cerco con tutte le mie forze di mantenere in efficienza l’attività con tanti sacrifici e rinunce. Basti pensare che non mi sono mai presa il lusso di chiudere per ferie. Ho avuto tre gravidanze ma non ho usufruito di nessuna maternità. Grazie al buon Dio che mi ha dato la salute, anche tutt’ora è così. Quando arriva l’influenza prendo un’aspirina e apro il mio negozio, seguitando ancora a pagare tutti i contributi richiesti. Tutto perche contavo di lasciare l’attività a mio figlio disoccupato. Per farla completa faccio parte degli alluvionati del Fiume Tronto del 10 Aprile di Porto D’Ascoli (A.P.) cm.130 di acqua (allego foto). Fra non molto con la minimun tax dovrò abbassare le serrande. Per me non ci sarà buona uscita. Tutto finirà così – questo è il destino del commerciante “piccola impresa”.

Si mette in dubbio che non possiamo vivere con 700 mila lire mensili. Questo quando detto in una conferenza televisiva. Si da invece certezza che dobbiamo vivere con la pensione che come ripeto è di l. 516.935  = mensili. Quello che si denuncia

non ci si può vivere: con quello che ci danno ci dobbiamo

vivere. MEDITATE GENTE

Vi ringrazio dell’accoglienza tra Voi.

Sprono tutti i commercianti a non prendersela più di tanto.

In fondo arrivare a questo punto è stata una nostra scelta, ed

ora abbiamo quello che meritiamo Cordiali saluti […….

 

 

il resto fosse un poco o tanto di decadenza burocratica che non conosce la misericordia avuta, ch’è soltanto di Dio. ma! fortuna che sia un concetto. è arte è arte. teniamola un poco da parte.

 

                 

totò e peppino ei grandi temi

 

E sì! va bene, ma sbagliare è umano, perseverare nell’errore è demoniaco.

Ebbè, se so pigliati la patente.

Ma di che patente parli?

Oh bella questa, ovvio, la patente di Dio, quella di ladri e assassini.

E allora lo sai che ti dico, se la patente gliela data Dio, che ci pensi lui, perche tocca sempre a me.

Ci pensa, ci pensa.

Be’, vorrei sapere quando ci pensa?

Ma ovvio quando ci pensi tu!

Sarà, ma a me non mi pare. E vorrei sapere come ci pensa?

Ma certo che ci pensa, senti questo ragionamento, a me piace. Tu sei un baccalà Pure!

Viceversa se fossi uno stoccafisso, faresti il palo – invece come Baccalà te ne stai appeso al sole.

Ma senti un po’ chi se la prende la patente?

Il diavolo quello che dice che vince.

E io rimango Baccalà! pure baccalà.

Naturale, quando si muore la morte se la prende la natura.

Pure il baccalà si piglia.

E certo, cosa mi fai dire, e l’anima Dio.

Si, va bene, ma allora la patente a che serve?

Ma!

il dilemma dell’informazione

 

le uniche notizie della situazione sul campo dei sequestrati del centro Africa l’abbiamo dai terroristi. Ovvero gli stati coinvolti nella trattativa dei riscatti del pacchetto internazionale – così può essere definito ci ànno comunicato che la linea è quella della non ingerenza nello svolgimento sia del sequestro sia del sequestrato. Per non ingerenza si intende muro relazionale tra l’evento e il terrorista con possibile strategia militare nella ricerca dell’eventuale ostaggio. Quindi le possibili ipotesi nel variegato traffico, di armi droga, soldi organi umani e prostituzione internazionale è soggetto alla ricerca del conflitto strategico. Ciò appare come una netta differenziazione dei processi delle relazioni ma gioco forza ciò che muove i soldi e chi li segue o li rende strategici nel conflitto, diviene internazionale, da un incidente automobilistico sino ad un bombardamento. Il confronto sembra, il conflitto economico su base strategica del terrorista che fa mansione a ciò, come fa mansione a ciò il circuito tipo filiera del circuito economico che si sviluppa in progress. Quindi c’è di tutto dai predoni ai sviluppatori, e di tutto può essere il rancore che si sviluppa e si frappone, come inciampare per strada con uno stronzo è pieno di imbecilli, che non si distinguono in nulla, anzi fanno logica per logica per realizzare l’inciucio o il bislacco imbroglio. Ci sono persone che non possono essere avvicinate dalla criminalità, cosiddetta, ma a tale funzione finisce per essere demandata la funzione logica, o il contrapposto gioco d’interessi. Non è difficile accorgersi di ciò e magari farne un elenco degli effetti come delle strategie che appaiono sempre come sono per sostanza e per effetto. Ma il principio non è questo ma la prosopopea della superiorità morale – e dov’è la persona – La persona superba difficilmente scopre i propri talenti al più li trasforma in amorfe intenzioni superiori può essere persino contraria a chi li vede e gli apprezza. Perche appunto è mansionata, che vuol dire niente, ed è appunto ciò che deve essere e apparire: un super pirla, affetto da potere di interessi di potere, un pirla percentillizzato nella strategia globalizzata dello svolgimento corrotto del potere controllato. Certo che puoi piantare se puoi. invece vai a fare mansione nelle scuole del mondo per sperare di essere qualche ti viene detto quando e come. Pressappoco un testa di minghia da nord a sud del mondo: un pirla esecutivo e rappresentativo che spera nella spuma. Che vuole dire, niente, appunto una minghia rappresentativa non un diplomatico da mangiare. Ma allora lì vedete questi fantasmi insieme ad altri fantasmi che rompono dovunque e chiunque, perche ànno le loro logiche e strategie, le loro verità elencate soprusi patentati. Insomma tra i due litiganti il terzo gode, ma il quarto quello che si rompe i… ci dobbiamo giocare a cocoggette prenderli ognuno per la spanna dei capelli a sbattere la testa uno contro l’altro, così forse la finiscono di dire che fanno la guerra per la pace.

Mi auguro anche che gli uffici al turismo e spettacolo, tipo Farnesina, che servono anche per opportuni adepti dei luoghi di storno e interesse, rendano conto della condizione di disperso luogo ed evento le persone che per cause più che imprecisate sono soggette di sequestro o sparizione cogente, in dove quando e perche. Che il significato sia autentico e la persona nella sua possibile espressione.

Chakama

 

è mattino a chakama, e il sole che già rischiara si appresta ad illuminare. Una ragazza è un poco triste è davanti la porta dove c’è una scuola. Un suo coetaneo è insieme ad altri e mostra l’orologio che porta al polso. Un adulto guarda un poco incerto come se non volesse dire io sono qui e qui accade qual che accade, succede a me come ad un altro, quando succede. La terra non sporca i piedi se ci cammini scalzo, li tinge, colora di rosso. A Chakama la luce del giorno non spegne le lampadine elettriche della notte. Tutto comincia con alcuni suoni, poi le persone con le case in mattoni come scarsi edifici, si siedono o escono per cominciare il giorno. I “villaggi” con le case di terra e fango, sono da presso e frammiste nello spazio dell’Africa. Lo spazio è così molto più grande di questo piccolo luogo descritto con gli abitanti che vi vivono. A Chakama manca una persona e gli amici e chi l’à conosciuta è lì che spera e aspetta, prega. Per questo se accadono certe cose non è triste per le cose la ragazza dinanzi la scuola. L’amico di stanza forse non rimpiange il suo letto, i bambini forse non capiscono perche debba accadere così, ma che facciamo, si può immaginare pensino. A Chakama non sappiamo quando sia accaduto quel fatto, sembra che soltanto lì lo si sappia, gli altri nel mondo potrebbero conoscerlo in ogni altro istante del tempo, letto o raccontato, come fossero le stesse voci che sanno ch’è accaduto. Come se i giorni stanno ovunque ma pochi sanno. A Chakama una giovane donna si è vestita come se dovesse mediare tra la cultura e lo spazio, come se rappresentasse lo spazio fuori dalla cultura. Vestita da regina, o Dea sacrificale e simboli ancestrali e tempi della fede, come posizione o presenza. Lei forse con questo à mediato la frutta e il pomodoro, come per sentire che il colore è come il tempo. Come fosse un fuitina che non rappresenta ma comunica. E allora anche se non gioco, certo allegria, sicuramente confidenza. Dove nasce allora l’occultamento, da una reazione delle cose senza conoscenza, da intenzione d’intendi che non sono dove sono queste persone. Dal corpo come pretesa o simbolo, dal possibile “intermedio” che copre tutto per ristabilire un senso alla persona, di volontà o coscienza o pensiero, risolve o è augurabile. Un lavoro quella della mediazione come un linguaggio decodificato e uniformato, sembra una carriera sulla possibilità del non senso, o un conflitto su cui pensare. Ma c’è di mezzo la vita della persona che trasforma e cambia e vive altro o sceglie altro, la libertà come il sentimento. Ma il costrutto si muove e non differenzia, si rappresenta non a soggetto ma è ad incombenza. Allora chi rapisce Silvia Romano cerca o esegue – sta dove le persone cercano di differenziarsi dalle ipotesi come della coscienza, come di un villaggio mussulmano dove si spera si risolva ciò che non gli è proprio. Come dell’ipotesi della presenza a Chakama di persone note perche in passato aderenti a gruppi di propaganda estremistica, viste aggirarsi nel posto. Ma la sostanza dello spazio nel tempo e nell’intenzione, ci dice di chi può imprigionando ma non fa. Il tempo tra l’esecutore e il mandate è in un rapporto o in un controllo, il collasso dell’esecutore è palese o rappresentabile, il possibile che non sa dove fa a finire che coercizione di pensiero trova per risolvere un pensiero complesso e globale, ma una reale possibilità che la vita che imprigiona dà. La strada del possibile porta alla coscienza quella dell’impossibile alla dispersione. Se dovessi esprimere un mio convincimento in questo momento è quello che l’umana possibilità di darsi possa condurre la libertà stessa alla liberazione di Silvia Romano.

                 

criptico

 

che à pensarci sembra musicale. forse come se aspettasse e insieme accadesse. e il maestro che svolge una mansione o forse non c’è. chi si crede si sente quasi deficiente oppure fa il cannibale e si crede onnipotente. sembrano due superstizioni belle e buone. ma vattela a pesca, cercala così che tanto non si sa se si trova. allora se la superstizione delira, il superstizioso è sordo o forse invisibile. come di chiamo come di dico se tu capisci che stai a fare. Fa No. come a dire non in Fa, oppure fa n do diesis, oppure Fa no Diesis. tanto inverecondo è il mondo che sobbalza con una partitura, quasi un timbro per la censura. passa invisibile e a chi pensa, che ti pensa. certo forse è soltanto un bolero un poco stonato ma la musica segue l’immagine che fa. non te ne interessare tutti la vedono ma nessuno se ne accorge, ma ciò è in un altra parte. sembra un altro racconto ma chissà. l’amore non si placa, e il dilemma del ci si crede cerca di essere ma non riesce ad apparire. non possono esservi altre imitazioni di ciò che non si può d’esservi di imitabile. il pensiero e l’attesa sono certamente identici è il fa diesis che non sa ancora di esservi?

Dora e Giovanni

 

Chi sono Dora e Giovanni. Mi viene da pensare due persone che si sono sposate per vivere insieme e amarsi. E allora, lei diviene per vocazione e lavoro ostetrica, figlia di un ufficiale delle poste, impiegato dello stato, quindi. Dora svolse la sua professione sia in forma autonoma che al servizio dello stato. Giovanni, macellaio di discendenza, si trasferisce dal paese dove vive e ricominciare da macellaio, dopo, aver avuto diverbi di vedute professionali con il padre. Entrambi, sia Dora che Giovanni, si trasferiscono nel paese dove si incontreranno. Quando decidono si sposarsi, Dora è vedova e madre di due figlie, dopo il matrimonio nasceranno altri due figli, un maschio e un altra femmina. Giovanni da solo è già riuscito ad avviare una macelleria sua e comprare casa. Ora i caratteri e le cose che accadono nel mondo e in particolare dove vivono ci mostrano anche il loro esservi con il loro carattere. Dora ch’è sempre molto energica, e Giovanni anche molto paratico economicamente. Tanto che un bel dì giunsero a dei diverbi. Dora fece molto per la sua famiglia, ma non soltanto, per altre sia di parenti, e altre e in genere dove e come poteva, anche nelle ostilità sociali che si manifestarono in tempi di fame e di guerra. Giovanni, contro ogni guerra, e in ragione di ciò anche per avere già perso il fratello in Grecia. E pertanto è che Dora per generosità dava più di quel che aveva tanto lo stipendio torna, come economia e quello che si dà di sé lo vede Dio. Era per questo Dora nella sua generosità molto economa, tanto che a distanza di tanto tempo i suoi nipoti vedono e usano il corredo dato alle figlie, Dora che non buttava un sacchetto di carta della spesa, perche era uno spreco. Giovanni, paradosso del giusto, una volta ospitò in casa sua un povero e amico, che mangiava a tavola al posto di capotavola, cui si voleva addossare la colpa di una calunnia, o fraintendimento legale che aveva coinvolto Giovanni, nel disorientamento delle persone nel tempo di guerra. Così un bel giorno, Giovanni e Dora decisero su proposta di Giovanni, che Dora con i suoi soldi poteva farci quel che riteneva giusto, ma lui doveva pensare a far quadrare i conti. Un giorno un nipote di Dora vide che aveva una fede grigia e chiese perche, forse la risposta che Dora gli disse fu: per comprare il pane. Dora tenne quella fede, anche dopo, l’altra la diete alla patria, credo perche qualcuno aveva piantato il grano nell’impero africano.

Del resto ora il mondo è cambiato, pensate all’Inghilterra prima della regina Elisabetta, prima erano rimbambiti, dopo rintronati, dalla musica dei Bitols.

Terreno e Adriatico

 

Nella Mitica corsa dei mari anche quest’anno si è prossimi al traguardo di San Benedetto del Tronto. La domanda sulla condizione dei corridori è sintetizzata nell’attimo stesso in cui il traguardo stabilirà il vincitore. Un saluto e un riconoscimento va a tutti quelli che per motivi di gara non sono più nel gruppo dei corridori. E, allora, giunti qui possiamo pensare anche a quelli che in tanti anni ànno voluto questa gara a San Benedetto del Tronto, uno su tutti come si direbbe nel gergo espressivo per un ciclista, ricordiamo Camiscioni che antesignano dell’era del turismo e l’immagine, dal podio di presidente dell’associazione albergatori, una delle prime un poco rompiscatole in Italia nella cultura appunto del ritorno dell’immagine, dal paradiso ora come allora ci direbbe, che l’Albula è il fiume Tronto, che il fiume Tronto è il torrente Ragnola e che quest’ultimo è come il fiume Po. E al riguardo va anche una menzione al Figlio, ex giocatore della nazionale italiana di Ragbi che per ben due volte a vinto il premio per il lustro portato nel mondo al nome di San Benedetto del Tronto, e, perche non dire che non c’è due senza il tre. Certo non paragonabile forse al primo ben più ridonante del Buatto d’ora, indetto e vissuto dai più della ritonda e della sala giochi, come antesignano ed emerito premio, nonché universale stilema dell’anti lustro. Premio che con grande onore à vinto Camiscioni. E come non ricordare anche la menzione speciale la buatta d’oro, sempre offerto dai rotunderos, nata alche l’assessore alla cultura si espresse dicendo, che si doveva fare una cernia delle associazioni. E ai mitici marinai e pescatori di San Benedetto il compito, se cotta arrosto o a mo di baccala. E allora con Camiscioni amante del ciclismo, pensiamo e diciamo che se tutti i mari portano ai fiumi, la stazione ferroviaria di San Benedetto del Tronto è il monte Bianco. In tal modo i campioni del ciclismo, scendono fino al mare e lo attraversano, dal mare tirreno, al mare Adriatico, passando per il mediterraneo, sin nella riviera delle palme nomea vera data dal Sig. Camiscioni. E nelle rimembranze della fatica del ciclismo, sapremo se i corridori si sono riposati dopo l’ultimo giro d’Italia, con Adam Yates tra i primi in tale arduo compito. Domani ultima tappa a cronometro sul circuito di San Benedetto del Tronto, e, oggi come non fu ieri, ma ieri l’altro senza tassa di soggiorno.

link fisso – silvia libera

 

 

Silvia Romano – se l’elefante ride il sole lo guarda con un raggio di sole.

                 

Messere Panteon

 

Esattamente, il mio nome è Messere Panteon. Lo avessi saputo oggi, 25 Aprile giorno di libertà, avrei detto che di certo ò marciato convinto che la terra sta in una immensa pianura piatta di cui non si scorre la fine. Invece ò comminato sopra una sfera, anche a testa in giù, senza che me ne accorgersi. Di già, come è certo nel mio cognome vi è sì, certo un pensiero all’altitudine come espansione perche con il nome che ò sembra volessero chiamarmi, signore iddio. E comunque da quello strano, che fu il colabrodo del feudalesimo, per lì in su, e per di qui. Come dire tra la testa e il sedere, poco mi accorsi, forse, anche seppur posso ora esserne fiero, che da messere sono giunto a semplice signore, ma che con il cotanto ch’è il mio nome posso scrivere Signore. Già ma io mi chiamo Messere, ma così appare oggi come suona. E Panteon nel mio cognome, è di quasi un cagnome che dimora un po’ ovunque, come luogo dei tempi dove il pensiero andava in significato e in virtù aperse lo spazio in direzione del tutto. Oggi dunque come sempre mi dice che, chiaramente, attraverso e il momento e il contemporaneo l’umano tempo disserta tra l’utile e il dominio, senza vedere che sempre fa anche se sta. O babbo, ò fame dice il burattino Pinocchio, per divenire bambino a Geppetto il falegname che lo costruisce. E che i do figlio mio vogliamo fare con il pane, se lo troviamo già fatto, ci metto sopra un poco di olio, se lo troviamo già fatto e un poco di sale, se lo troviamo già fatto. O babbo ma chi è che fa queste cose? Pinocchio, ma il pane si fa dal grano, l’olio d’oliva, dall’oliva, lo dice il nome stesso e il sale lo lascia l’acqua del mare quando evapora. O babbo e ciò cos’è e chi lo à fatto, o bella l’avrà fatto il padre nostro ch’è nei cieli. O babbo e il papà ch’è nei cieli e chi lo à fatto? O bella si sarà fatto da sé. Proprio come me! Be’ che vuoi che ti dica Lucignolo mi sarò scoperto di fare come Dio. O babbo ò fame! Sembra che quando si ascolta questo racconto nella Cina di oggi, le persone sono prese da timore. Come si sa il ragionier Fantozzi mandato in educazione tra il senso del perche e il principio del ragionare senza un perche, fu mandato in vacanza premio in Cina. Scopri che i Cinesi avevano al posto della campagna altissimi grattacieli, e la classe operaia della campagna ora era addetta alla pulizia dei vetri dei grattacieli – sospesi nel vuoto attaccati a delle funi a pulire i vetri. Per tale motivo gli intellettuali cinesi ovunque andassero mangiavano soltanto patate a tutte le ore del giorno e anche della notte. Nessuno così avrebbe chiesto loro come si piantano e crescono, conoscendo tale risposta avrebbero potuto continuare come il ragionier Fantozzi a credere di sapere come si facessero il soldi. Quando un bel giorno ad uno di questi intellettuali, fu chiesto ciò che non avrebbe mai creduto e immaginato gli avessero, mai domandato, cioè, dopo avere pulito i vetri di un grattacielo all’interno, come si pulissero i vetri all’esterno, non avendo i grattacieli alcuna finestra. Il ragionier Fantozzi che fu presente a questo colloquio, fuggi sconcertato da tale evento, andò in Mesopotamia in cerca dei datteri da scambiare con le banane che le scimmie orango e tango mangiavano durante il giorno sdraiati sugli alberi. E alloro oggi io, Messere Panteon non riesco a comprendere come sia possibile non riuscire a separare un carciofo.

Notre Dames de Paris

 

Nella grande chiesa di nostra Signora di Parigi, nel pomeriggio, nei vespri viene fatta la messa eucaristica. Non vi sono tante persone tanto da riempire la chiesa, poche appaiono per l’ampiezza della navata. Essi sono nei primi banchi dinnanzi all’altare. Ciò è sovente come in Notre Dames de Paris, come nelle chiese cattolico cristiane che sono nel mondo. Se io mi sedetti in uno degli ultimi posti nella grande chiesa, sentirei il suono del suo spazio, magari con il canto di una giovane donna. Se chiudo gli occhi e guardo in terra, vedo che al posto del pavimento vi è un prato verde, e, alzando gli occhi, vedo il soffitto ch’è aperto e guardo il cielo. Sono certo in un altra chiesa ch’è un poco similare a questa di Notre Dames de Paris, proprio oggi che sono qui seduto. Mi trovo per questo breve istante nella chiesa di San Gargano, in Italia, e tornando ad aprire gli occhi in Notre Dames de Paris, per un breve momento mi sembra immaginare la chiesa che intorno all’anno mille ci fu Santo Gargano, che attirò a sé, fede e miracoli, che infilzò la spada nella roccia, trasformando l’Elza nella croce dove si inginocchiava in preghiera. Sembra che giunti in questo millennio cristiano, anche gli edifici acquisiscano un suono, una voce. Nel terremoto dell’Emilia alcuni di essi, di storie del tempo di Gargano, è sembrato liberassero quel tempo e dopo mille anni anche la terra si è aperta naturalmente con il crollo di quegli edifici. Nell’incendio del tetto della cattedrale di Nostra Signora, con la foresta di alberi che bruciava sopra nelle innumerevoli travi del tetto anche i gogol disegnati nelle pietre scolpite che la rivestono, ànno sbuffato nel calore il loro soffio di giallo. Nelle fiammate pure e immacolate, senza inquinare l’aria, ogni tanto avevano il colore giallo. Mi sono domandato, dicendomi forse nella sua lunga storia i campanari che custodivano il tetto davano alle travi dello zolfo per proteggerle. E quelle soffiate le fiamme alimentate da alberi di antico lignaggio di quercia o grandi abeti d’incenso, ànno restituito l’umore nel colore delle fiamme. Notre dames de Paris appartiene a quei libri aperti che furono sempre le chiese, ampliando le sue pagine in mostra. Prima dell’era della riproduzione, i libri che si moltiplicavano erano le chiese che a manifesto del Pittore Giotto aprivano la spiegazione del tempo evangelico del

Francescanesimo di San Francesco di Assisi. Le chiese di Notre Dames danno alla lettura come diedero per vocazione forse arbitraria, ma viva nel pensiero di ogni persona, tra la dimensione di un mondo sacro che si immerge in un mondo umano. Questi luoghi ànno mantenuto questo fascino, né discreto, né indiscreto può dirsi, ma manifesto del silenzio del suono dello spazio. La cattedrale di Notre Dames de Paris, à veduto, così si può dire il tempo e le situazioni umane di tanta gente, e, di molti momenti personali, della gente d’Europa e Francese, non soltanto di gioia ma anche tragici. La sua manifestazione estetica, fa liete e sorridenti, riflessive anche nello sguardo le persone che si trovano a Parigi. Ora, c’è il tempo di comunicare il da farsi per sentire che con la cattedrale di Notre Dames de Paris c’è il tempo per esservi in vicinanza interiore e comunicativa, nel silenzio o in un vuoto spazio. Oggi all’ora del vespro.

 

                 

In un momento c’è sempre il tempo

 

La mia teoria è che l’evento vero e proprio praticamente non esista, né il tempo. Virginia Woolf parla del suo fluire dentro la percezione del suo scrivere, dello stare dove lei è anche se in quell’istante. Il suo flusso di parole scritte genera di certo un esservi come un significato che parla del pensiero che esprime forse anche un rimando a qualche immagine, meglio figura non descritta ma parlata. Ciò ne fa uno sguardo che trova un Suo esservi di piacere e un gusto nel leggervi. Perché tollerare in letteratura ciò che non è saturo che non è poesia, che non è, cioè saturo? Io voglio comprendere tutto. Spaziare dentro qualcosa che vuole parlare. Il suo modo è il suo modo e non sto a dire perche o quando ciò ch’è espresso in un libro. Quando Virginia Woolf muore annegata nel fiume Ouse nel Marzo del 1941 aveva la guerra dentro e fuori di sé, voglio dire la vicinanza dei bombardamenti su Londra e le dispute letterarie ideografiche o ideologiche, comunque aveva vicino qualcuno, ma tanto fu sentita da sé, la sua condizione mentale, che cadde nel fiume. In quei giorni il sorriso di una giovane donna, Etty Hillesum, iniziò dentro di sé quello che voleva essere ed esprimere come sguardo e mondo, ciò che scrisse fu pubblicato, trascritto da manoscritto in forma stampata più di quaranta anni dopo la sua morte. Poco prima che iniziasse a scrivere il suo diario nel Marzo del 1941, in piena guerra scrive il 10 novembre 1941 – Paura di vivere su tutta la linea. Cedimento completo. Mancanza di fiducia in me stessa. Repulsione. Paura. Venerdì 3 luglio 1942 – Bene io accetto questa nuova certezza: vogliono il nostro totale annientamento, Ora lo so. Non darò più fastidio con le mie paure, non sarò amareggiata se altri non capiranno cos’è in gioco per noi ebrei. Una sicurezza non sarà corrosa o indebolita dall’altra. Continuo a lavorare e a vivere con la stessa convinzione e trovo la vita ugualmente ricca di significato. Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite. ( ciò dalla bella introduzione di J.G. Gaarlandt, Haarlem maggio 1983. Traduzione di Chiara Passanti. Etty trasfonde le parole della bibbia e dei vangeli nel suo esserci: Quando prego non prego mai per me stessa, prego sempre per gli altri, oppure dialogo in modo pazzo, infantile o serissimo con la parte più profonda di me, che per comodità io chiamo Dio. E questo probabilmente esprime meglio il mio amore per la vita: io riposo in me stessa. E quella parte di me, la parte più profonda e la più ricca in cui riposo è ciò che io chiamo Dio.

Silvia Romano nel caos sovente di un mondo assente come negli sguardi di Virginia ed Etty. la linea del pensiero personale trasfonde come il senso e l’abbandono del luogo. Il caos primordiale della retorica del genere sull’essere umano. Oramai in questa epoca l’anima di trasposizione del possibile è strumentalizzata dalla fagocita con cui si può esservi senza esserci, fatto di giochi e di controlli economici e di rappresentazione del genere possibile, un decadimento ostile che non riesce neanche a parlare del possibile come evidente e logico, un mondo che non tollera il visibile, che spesso lo ostacola, giacché l’invisibile non evidenzia ma semplicemente

è. Ma allora che vuole questo sistema logico fatto di movimenti di persone che contrattaccano doventi ed ossequiosi della strategia. Che dovrebbe significare per chi è, un tale modo di evidenziare. Il sopruso si giustifica si rincorre dice dei suoi effetti come se tutti devono esserci, ma c’è chi fa altro e vuole altro, ma allora che vuole? Vuole esistere per non accadere evidenziare il fatto come l’accadere, sposta il significato e l’attributo per rappresentarsi per parlare senza parola e possibile. Dei colabrodo del tassello fanno, cosa superstizione senza chiarezza o amore. I fatti narrati spesso sono senza data ma non trovano riscontro, ma se la mancanza del tempo non si incrocia sembrano accadere nuovamente lontani dal luogo o della persona. Si annullano e non esistono o si vorrebbe che fossero tali. Ma se ànno una nuova data che partecipa all’evento non si muovano finche qualcuno la osserva. Conoscere dove e quando, sapere dove e perche, come il perche sai. Se esce da tutto ciò quella persona non è mai stata quello, che per altri à funzionato in suo assenza. Lei è presente e che cosa sono i fantasmi se non i funzionamenti. lo stipendio il necessario è tuo te lo danno, perche sei più referente Chi è che vuole i soldi I banditi lo stato l’immagine per l’uno o l’altro, degli imbecilli per altri cretini che non amano che si riesca in economia a realizzare senza lo scambio. Ma la virtù va data il culo risparmiato per il balordo con il fucile. perche non dici qualcosa quando parli, funzionamento perche non dici niente. è sempre la profondità interiore che vive. L’assurdità la si deve anche osservare? Allora se tu essere fai qualcosa non sei Dio lo puoi amare.

                 

il tempo e lo scambio

 

è interessante come possa essere irrilevante lo stilema come il significato dell’ultima cena per chi non percepisce e non sa come credere al suo significato nella resurrezione di Dio. Come dire ogni volta che lo leggo lo faccio e ogni volta che lo faccio lo ricordo. Allora qualcuno potrebbe dire, magari facendo di ciò una sequela con cui ridere e scherzare con altri percepimenti questa situazione. Tipo una festa. Difatti Pietro à avuto l’ammirazione di Cristo quando spontaneamente à creduto, e quest’atto di fede lo à reso come una pietra che non sa nulla su cui fondare qualcosa in più della semplice speranza. Così Pietro al canto del gallo à compreso che esiste la fede. L’atto del rinnovamento e della rinascita che ci indica il pane eucaristico è nell’abbandono della morte nel tempo quotidiano e che per essa si viva nell’esperienza di un amore quotidiano che non uccide per paura ma si nutre per bontà. Ecco che in questo circuito spontaneo che dei ragazzi di ambiente cercano di rendere ilare, e lo è per il loro stesso ridere del fatto come lo sentono concettualmente vi è anche quella festa e quella stasi del momento di giovani twittari kenioti. Certo questo è un ambiente tra tanti ed è lontano, forse molto lontano da ciò ch’è avvenuto a Silvia Costanza Romano. Allora partendo da questo episodio del mondo ritorno a ciò ch’è nel fatto di Silvia Romano. dalle ultime notizie di questi giorni sembra che lei sia stata in funzione e realizzazione di un procedimento legale in ambito keniota su significazioni e relazioni più ampie da quelle da lei svolte. Diciamo che vi sono degli avvenimenti di interscambio tramite la persona di Silvia tra quelle che appaiono relazioni conformi e palesi e altre stratificate. Sembra che ovunque Silvia Romano à agito in persona abbia lasciato nelle persone effetti e percezioni concrete della sua persona e relazione nella personalità. In primis i bambini e gli amici vicini o anche i confacenti tipo albergatori. Un fatto inerente è quello sugli sviluppi delle varie pianificazioni, negli svariati interessi, anche, di carattere economico, è evidente che si possono determinare quelli che possono apparire più graditi di altri e pianificati per se stessi. Ciò comporta che vi sia un pensiero un atteggiamento e una supposizione. E certe volte il meccanismo può apparire molto semplice ma molto superficiale, (Noi stiamo che ci facciamo) o altri modi consimili, ma ciò sono ipotesi concettuali che sono possibili soltanto se derivati da interessi e pianificazione. Allora poniamo un attimo l’ipotesi che vi siano degli ambienti che inerentemente avevano degli interessi nella pianificazione e supposizione di situazione di Silvia Romano. è evidente che le stratificazioni sociali e di persona sono quasi tutte impostate in tal modo. Ma qualsiasi esse siano e in che modo si sono sviluppate mi appare

evidente l’entrate in forma di collusione e relazione con altre. Il rapimento di Silvia Romano è avvenuto per metodologia di mercenariato militare di origine africana. E come è stato coinvolto e perche si è coinvolto in questo, che tipo di controllo e di settori si sono mossi per avvicinarsi a tanto. L’Ipotesi più banale sembra il tentativo di enfatizzare qualcosa per ottenerne qualcosa ma la cosa è sfuggita di mano e da coinvolto più attori. Se non sbaglio il radical chic Ronald il ragazzo con i Jeans strappati alle ginocchia, che fa le corna poteva essere quello più vicino a Silvia tanto da cercare di Salvarla. Molti dei giovani del villaggio ànno creduto e forse sperato, che fosse stata rapita per soldi e che presto si sarebbe presto risolto tutto. Silvia aveva appena fatto una raccolta fondi tramite internet una modalità di colletta collettiva per un serbatoio e che può muovere soldi rapidamente. A questa pagina ora si sono aggiunte nuove fotografie oltre quella che vi era del serbatoio. é ovvio che l’attenzione attira e sensibilizza in qualche modo fa risonanza nelle situazione e anche di altri bisogni inerenti la stessa tipologia. A vario titolo o livello. Sta il fatto che le persone che sono state arrestate sono state pedinate, ma si è detto che si è giunti all’arresto prima di quando fosse stato ipotizzato, ciò a comportato la perdita dei segnali dei cellulari e di altre tracce che sembrano siano state lasciate dai sequestratori. Poi sono sopraggiunte strane informazione. Quasi da togliere temporalità a questo avvenimento. Uno di quelli segnalati come complici sembra fosse morto alcuni anni prima. Si è visto un ragazzo portato in una trasmissione televisiva in Italia che cercava di dire qualcosa in rapporto a non so quale conclusione. I fatti sembravano mostraci ancora che chi à agito in prima persona sapesse più di tutti quelli che ànno taciuto o non detto tutto. Saranno ancora vivi gli altri partecipanti al sequestro e se il leone guarda la gazzella quando non à fame sembra non vederla. Mi auguro di sì perche è la loro vita. la ricotta

 

Ma, prendimi una ricotta la taglio in quattro quarti. Uno lo faccio insieme ad un cucchiaio di orzo. Un altro con sopra lo zucchero. Un altro con un po’ di cacao e zucchero. E l’ultimo quarto lo lascio com’è. Chi si è presa la ricotta la presa tutta, anche se pensava di farlo per uno di quei quattro. Ma così è bene chiedersi quel quarto di ricotta ch’è rimasta come era perche non è stata lasciata dov’era o era quella che si voleva per quelle altre.

Chi à fatto cosa e che cosa perche si scatenasse questo e fosse identificata una ragazza che rappresentava qualcosa per qualcuno e non per altri tanto da renderla vicina a qualcosa d’altro pur essendone personalmente estranea. Se c’è qualcuno che sa qualcosa in proposito di vero dovrebbe dirlo. C’è soltanto l’omertà di ciò che viene identificato come ambiente della giungla.

                 

il virtuale senza luogo

 

Se la storia che fin qui si è vissuta nei media fosse una storia virtuale, sarebbe possibile spiegarla con tal stilema come verosimigliante non luogo dei canoni dell’informazione rivissuta. Elaborata a tal fine per escogitare un significato alche morboso del ruolo e delle ipotesi sul ruolo della concatenante della ramificazione dei fili intrecciati che stabilizzano la funzione e il modo di un ruolo parti mondiale. Come vicino e come lontano tra il ruolo nel vivere e la vita. E su ciò dobbiamo fare il pensiero sulla realtà di chi vive. Silvia Romano sa dove sta e quel che sta facendo in sintonia con quel che vuole essere in quel momento – ciò è pericoloso perche è una posizione troppo indipendente ovunque e può essere facilmente esposta al meccanismo del ruolo, che appunto partecipa ma fa altro. Come dire faccio un figlio o una noce di cocco, o gli facciamo fare una noce di cocco. Ma ciò è altro tra la noce di cocco e la battuta. E quindi in sostanza una persona viene presa senza che sappia né come né perche, da un attributo di una partecipazione al ruolo di un’altra personificazione come deificazione della trama dei fili comunicanti ma appunto assenti. Silvia Romano viene presa lontana da ogni ipotesi di pensiero personale mentre è con dei bambini e vive in quel tempo quotidiano, tra ciò che libero e ciò che sta. Viene presa e inconsapevole di tutto ciò guardata, avrà parlato, chissà e poi vista uccidere. Perche se è stata uccisa lei fuori ruoli non poteva che vedersi al contrario di chi vede le modalità del ruolo. Se invece non è uccisa il suo corpo soltanto da dove potrebbe vivere potrebbe essere restituita al pensiero di altre persone.

Nella condizione attuale quindi si evince una notizia non notizia nell’informativa sul caso, che si sa per chi la vista che à natale era ancora viva. Poi sappiamo che era finita in una situazione di utilizzo io la identifico, all’interno di uno sviluppo d’indagine propedeutica la conoscenza di un’ipotesi di sensualità in ambito tribale culturale in Kenia cui era stato demandato il suo intervento nel rapporto di riscontro insieme ad altri volontari, il tutto in linea intenzionale in ragione della quale il suo ruolo non si evince in nessuno sviluppo. Allora sono venuti fuori i meccanismi della richiesta di riscatto con un interlocuzione tra i dialoghi che ne narravo che fanno intendere non soltanto la richiesta diretta, ma l’inoltro di relazioni terze – come non attendibili. Ma da chi, chi narra la storia parla in prima persona ma non si comprende se in vece di un’altra.

                 

mentre nasce il sole

 

Dio dentro e fuori di sé.

Dio è dentro e fuori dal Sé.

Si potrebbe paragonare ciò con la percezione del Sé nel principio di individuazione esposto e articolato da Jung. Come dire se Dio dentro e fuori di sé, nella psicologia del profondo necessaria per l’individuazione del Sé esposto da Jung ciò si può paragonare alla percezione del Sé. Come, Dio è dentro e fuori dal Sé all’individuazione del Sé nel Sé della persona chi si individua nel percorso auto analitico del suo evento vitale. Eppure ciò è caratteristico del percorso che si ristabilisce in confronto con l’anima Junghiana, come dire se il termine del percorso è soltanto l’ombra, l’individuazione appare palese come episodio più che percezione dell’intero inconscio. Dal carattere nel carattere.

In natura possiamo dire che ciò che si determina in trasformazione è sempre in rapporto al suo equilibrio in quanto fisica. E pertanto in rapporto della relazione della gravità della luce, Aistain dice che Dio non gioca a dadi perche ciò che fa evento è sia nella relatività ristretta che in quella generale e pertanto nel detto principio di indeterminazione non appare palese il fatto che delle particelle sfuggano alla conoscenza relazionare con altre particelle nella gravità relativa della luce. Eppure così mi vien di pensare che se la velocità della luce è nella gravità ad una velocità massina stabilita e pertanto al suo interno anche varietonica – se si immagina l’avvicinamento alla velocità minima nello spazio della luce, la molecola e nell’atomo apparirebbero leggere come sollevare una piuma più leggera dell’ultima piuma più leggera. Si potrebbe dire che l’idrogeno in campo elettrico può trasformarsi in molecola, come darsi un peso per poi tornare ad non essere più peso. Ciò appare come diverso, ma appunto all’interno della gravità della luce non lo è.

In ciò tra il principio e il concetto e la percezione del tutto in Sé la via di mezzo di Budda ci parla del possibile equilibrio tra la propria esistenza eterna e il luogo in cui si enuncia cioè nello spazio della natura come attributo ed equilibrio dell’attesa nel nirvana per la vita eterna.

1984 di George Orwell

 

Questo libro che insieme al film tratto dal libro, torna tra le chiacchiere della gente per le strade, più che altro perche legato all’evento della televisione parlante che ti controlla ovunque sei per dirti cosa devi fare e non fare. Fa ciò che spieghi l’immagine e il pensiero proiettivo inserito da Orwell nella struttura del libro. Ciò che in esso vi è narrato è passato, sovente non è percepito nel presente e viene visto nel futuro. Perche il presente che vi è rappresentato è vissuto da chi lo vive nel libro e non nel presente vissuto dal lettore sovente tra la percezione della lettura e la propria vita possibile sia per possibilità di conoscenza che pratica. Un po’ è come nel vissuto di Bastian nella storia infinita scritto da Ende. Come questo libro di Orwell 1984, è frammezzato tra la propaganda e il significato nella metamorfosi del senso scritto dallo stesso Orwell, nel libro la fattoria degli animali. Per tempo e autori diversi si può entrare nei paralleli con i libri di Hesse. Quindi Orwell ci racconta gli eventi degli effetti della psicologia di massa del novecento proiettandoli per mezzo di un oggetto tecnologico nella percezione dello spazio del significato. Ora in sostanza quel che viene fuori è il conflitto perenne tra la propaganda e il significato, in una stasi di guerra continua tra il controllo e l’indicazione del movimento, anche e soprattutto per mezzo di un referente tecnologico dell’immagine che guarda e viene per ciò guardata. E come fosse anche percepita al senso e al significato, e, contesto si manifesta il cambiamento stesso sia del senso che del significato perche il rapporto intimo tra di essi non può che essere manifesto ma nascosto e per ciò accettato come imposto. Ti conosco mascherina ma ti amo come figurina. E così che si forma un paradigma impossibile tra la relazione e gli individui, qualcuno potrebbe dire è come un verbale scritto, ma anche tra le parole tra gli individui come fosse una gerarchia chi con chi e perche. Ti conosco mascherina se ti bacio e poi ti guardo, un po’ alla Giuda, se non fosse che la verità non à stilemi e allora la relazione si conosce con la persona e non può che essere libera per ciò come vera o sincera ed ecco che il tutto così svolto fa una nuova accettazione da ciò che viene narrato nel libro di Orwell. Che il gusto sia preponderante nella stabilità o la paura? come fosse il fatto stesso di non poter dire che uno più uno fa due, ma con ciò ci poniamo ancora con il tempo nel libro di Orwell, perche se la differenza si manifesta anche la parola può essere diversa eppur possibile, come per capire. Ti amo? o ti amo, qualcuno con l’amo preferisce la pesca.

l’io e la metamorfosi e la condizione

 

io sono colui che è e poi Adamo. La condizione di Adamo è una condizione generale nella stessa condizione dell’essere umano? o Adamo è un individuo presso Dio. è una medesima condizione ma al contempo non appartiene a nessuno, come se ognuno ne avesse una dimensione in tutto il tempo e un tempo, ma per ciò sua come presso Dio. Ora come si sente una persona non soggiogata né dalla metamorfosi dell’Io né dalla condizione, in certo luogo come sapersi e sentirsi, vicini per se stesso con il luogo il tempo vicini a Dio unici e pertanto come individuo. Il momento è un momento sempre uguale ma diverso. La condizione del Primo come Adamo si perpetua come atto della natura nella natura, come limite e stasi anche se anch’essa molteplice di amore nell’amore. la condizione umana appare come una sorte, di usanze e ripetizioni che si rinnovano in ognuno, ma come vivere sempre come vita individuale. L’appartenenza e il dominio sull’appartenenza è un tempo marginale come la logica, come l’essere separati per organizzazione non spontanea, ma vincolato dal possesso e dal modo più che dall’atto con la vita e tra le vite. Ti parlo, credendo di essere, più di quel che sono mentre siamo o potremmo essere, se sono io.

                 

il ritorno di Søren Kierkegaard

 

Si potrebbe ipotizzare tale evento di un romantico ritorno nel romanticismo, tra l’amore mancato di una donna e l’amore ideale di una donna, come fosse tra Kierkegaard e Leopardi. In realtà questo è forse uno stilema di una possibile soluzione, attraverso la pienezza della persona di là del vuoto delle strutture dell’organizzazione come verità, indubbia e manifesta. E allora l’universale libertà e il ritorno all’autenticità. Il tempo della natura ora come sempre è manifesto e realizzativo e forse ciò in relazione della coscienza umana più di sempre e meglio di sempre cioè la persona si libera dall’illusione e si rende vero, attraversa il sorriso, la gioia e il dolore nella possibile conoscenza tra sé e il mondo, tra sé e Dio. Ma la crisi è ricorrente e la mediocrità affermativa, in tale evento tutt’altro che romantico e vero, si può sprigionare l’antitesi come il suo annullamento in qualcosa che determina ovunque l’astrazione dell’identità e dell’identità nella caduta nella rappresentazione, che perde il connotato pur manifestando una forma, ma come fuori dalla libertà, la fede in Dio e la possibilità umana. Ora quando una parte umana dice di essere nell’astrazione in collettivo o per individuale collettivo qualcosa che non è un’altra, lo stato di essere come l’essere stesso in stato comporta una volontà nell’immagine collettiva e che pone la condizione della massa e di energia come un ordinativo in funziona del quale si determina una relazione tra un pensiero collettivo e un altro. Ora lo stilema del numero come il vero del possibile appare sintetico ma numerico come impossibile per astrazione ma come possibile per determinazione, sia per umore personale che pregiudizio formale. Ecco che così l’individuo si trova a dover scegliere tra la possibilità e la rappresentazione, tra la verità del contenuto e l’espressione del concetto, tra l’apparire dell’astrazione e la sua affermazione e Dio come verità. Ora in definizione la verità nella comunicazione è completamente aperta, mentre nel paradigma dell’astrazione è formalmente determinante, come antitesi numero o palinsesto. Ora se Dio non necessita, L’astrazione afferma, pertanto se lo scarto nella fede è nella verità come Dio. Nell’astrazione l’uomo necessita di una scelta che lo renda in sé meno astratto al sé, come sovente appare in illusione dell’illusione stessa. Ora il collasso della dimensione astratta è proprio nell’antitesi tra la possibilità e l’individuo, che può placidamente implodere sia nella collettività che nell’individuo collettivo, ma se nel romanticismo l’uomo certa se stesso nella natura interiore di sé, nell’individuo in sé l’essere lascia la scelta nell’etica per il connotato di fede in Dio, anche come valenza del cristo risorto. Ora lo stilema dell’astrazione comporta che nell’affermazione maggiore è il determinarsi dell’astrazione maggiore, sarà l’esigenza del suo ritorno alla persona nel collasso stesso del sistema reso troppo astratto, sia per affermazione del principio numerico della forma astratta sia che per determinazione della volontà nell’astrazione come scelta dell’individuo, insomma se da un lato c’è la possibilità dell’amore dall’altro c’è l’ineluttabile morte come espressione e superiore concetto. Per paradosso l’astrazione cerca di affermare la certezza della forma come della natura e del suo evento come appartenenza e controllo. L’incendio dei libri nell’epoca di Hitler, L’attacco all’arte degenerata che per suo costrutto artistico è astratta, sono proprio il tentativo dell’astrazione di controllare se stessa, come in fondo Dio come incerto e pertanto perseguibile dal concetto dalla forma e dalla volontà. Sta di fatto che però il bisogno di difendersi dalla natura essendone parte ma dominandola pone l’antitesi stessa tra il voler essere amati e l’amore, il terzo reich è una manifestazione ti tale parossismo, la sua convenzione come il suo paradosso nel possibile della forma verosimile e al contempo inverosimile come controllo massimo della sua forma. In termini Freudiani un immenso fallo totemico con una erezione millenaria. Pertanto consiglio anche la lettura del passero solitario di Giacomo Leopardi che nella descrizione personale di una masturbazione sessuale personale fa il paradigma dell’ipotesi della bellezza come evento e del suo scettico analitico ma vero. Qualcuno potrebbe obbiettare ciò, bene fate lo stesso.

migrazione

 

la migrazione è una caratteristica degli uccelli migratori, il nomadismo è qualcosa che riguarda la condizione umana, alcune volte, dato la composizione emisferica parallela del pianeta essa si compone formalmente anche come umana di migrazione, ciò vuol dire che interi spazi dovrebbero essere vuotati per poi riempirsi nuovamente al cambiare della situazione socio climatica. Ora l’organizzazione massificata dell’uomo comporta che si possa così emigrare per conformarsi alla situazione. Non più certamente in masse e mai in specie o per razzie e ruberie. Quindi la possibilità di mezzi di trasporto e comunicazione agevolano quella che può essere definita come la possibilità di emigrare per diversi motivi di ragioni personali. Ciò come è ovvio comporta l’assunzione di una propria capacità ad assumersi il ragionamento e la relativa personale conformazione del modo consono e della scelta di relazione. Quindi pensare d’integrare ciò con la dinamica di qualsiasi guerra distruttiva comporta la condizione che appartiene alla relativa pace. Infatti sembra assurda la condizione assurda dello sfruttamento per lo sfruttamento, dell’io ti rubo tu vai a prendere di là, in fuga nel bisogno della pace e senza la ragione. Per questo stiamo assistendo a queste gestioni oligarchiche del denaro pubblico, ovvero quello disponibile per tale uso pubblico. Si mi distruggono una casa in un luogo meglio un campo profughi in un altro luogo. Quindi la sostanza non cambia della modalità come del significato, uso i corpi in funzione della ragione economica che con essi riesco a realizzare, in ragione del consenso nella convenienza tra un modo e un altro, indipendentemente dalla ragione o la possibilità, e, ciò come è ovvio comporta un rischio maggiore per la realizzazione dello scambio nella possibilità del movimento del corpo, in ragione di una fuga allo stesso modo di un consenso, che appare sì generico come privo di ragionamento. Il ragionamento comporta pratica e la pratica così in essere comporta indipendenza perche l’interdipendenza è fattuale nel problema economico misurato tra il conflitto della guerra e lo sviluppo stesso del processo di guerra per relativo apparato economico. L’abbandono di un luogo distrutto dalla guerra comporta che non sia più ricostruito, se non in funzione di qualcosa che prima non apparteneva alla pace pregressa di quel luogo. L’essere umano vive nei luoghi liberamente con la propria possibilità, che si integra liberamente con quella di altri esseri come lui. Ma il ragionamento collettivizzato non può superare la stessa ragione se così individualmente non riesce a praticare. Così si può morire affogati o senza conflitto, in ragione non di chi si adopera al movimento per ragioni di riferimento anche umanitario ma in virtù di chi deve assorbire quel conflitto senza nessuna utilità. E questo è il fare il resto è soltanto grammatica e burocrazia di guerra e pace. Se sono teste do cazzo lo possono essere anche per possesso di altri. per tutto il giorno

 

nel pomeriggio della giornata di ieri, seduto sul balcone ò assistito ad una delle più belle prime visioni in giro in questo momento nel mondo. Allo spettacolo delle nuvole dell’aria che si confonde in se, al cielo azzurro tra le nuvole alla pioggia che rinforza sui venti della rotazione terreste e cade sulla terra e al sole con le nuvole con l’arco baleno. Un evento cosmico che appartiene all’universo, che nella particolarità della relatività della gravità della luce ò potuto osservare dove mi trovavo e dove accadeva. Nel breve tempo evoluto di questo evento ò verificato le tre regole della termodinamica. Ed ecco quello che si evince da ciò è che ciò che regola queste regole è nella terza regola della termodinamica, quella dell’entropia.

Ora diciamo che se la possibilità è dell’essere la verità è in Dio.

Ma dov’è e cos’è questa possibilità umana nella sua sostanza fisica e nella fisica della materia, per qualsiasi motivo origine o situazione essa è regolata dalla terza regola della termodinamica. decaduta la quale si evidenzia quello ch’è definito come stato di calore che in realtà è nella quarta regola della fisica della materia, una condizione dove decade la forma biologica e quella materiale si determina in una stasi indeterminata. Per intenderci come nella condizione della luna. Ora diciamo che la condizione biologica dell’essere come della materia in evoluzione à principio e relazione con tutte le cose della gravità e della condizione dell’essere, ma non può essere completamente percepita seppur vissuta. L’essere è nell’immediatezza delle prime due regole, quella del corpo e delle sue temperatura, e quella che nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Ora la consapevolezza di ciò nell’essere umano può determinare, dubbio, possibilità, o volontà, cosa che sembra distinguerlo nella misura di ciò dagli animali, che sembrano appartenere ad un mondo che già conosce. In realtà sia gli uni che gli altri, in ogni gesto pensiero o relazione sono vissuto dalla regola dell’entropia che si muove per principio della gravità, sia per campo elettrico che per posizione della sostanza, pertanto ogni azione anche se ritenuta per volontà riconduce al suo evento come regola dell’entropia. Per semplificare anche la spiegazione di ogni regola economica sia in natura che per soldi, se aumenta la dissipazione aumenta l’entropia e velocizza lo spazio del tempo, rendendolo sempre più prossimo al decadimento, tipo la luna che comunque à una funzione nella gravità generale dell’universo. Ora per lo esempio ogni individuo se risparmia sull’entropia à più varietà di tempo personale a disposizione e fa economia, non per consumo ma per senso, che poi viene definito dalla propria condizione di gravità sia relativa che nella generale, come può essere anche una mela. Nello spazio del significato e relazione la dicotomia che si forma nell’essere umano nella seconda regola, evidenzia il campo di un certo movimento, quello che nulla si crea e nulla si distrugge, ma se ciò non è nella terza regola può essere essa stessa un aumento dell’entropia. Tutte le forme dell’essere umano di fanatismo superstizione negazione o affermazione, sono soggette a questo evento della nostra condizione gravitazionale, mentre l’ipotesi del buon senso è nella terza regola, dove non è soggetta semplicemente la caducità, ma il significato del principio come tempo della gravità universale e per ciò il bisogno è traslato dalla condizione della gravità che cambia la condizione dell’essere umano. Cadranno e cieli e la terra ma le mie parole non passeranno. Buona Domenica per tutto l’anno così ci spicciamo se non ci vediamo.

                 

il vero attacca bottoni

 

Le cose sono come la vita perche vengono fatte da chi le vive nel momento. Così molte di quelle che dicono di essere imparate forse sono soltanto pensate. Pensare, forse è già parte della vita, come tutto ciò che viene ed esiste senza essere pensato e così può avvenire che all’improvviso sia necessario fare qualcosa perche la situazione in cui si svolge il momento implica che lo si viva di una necessità. Certo in ragione di una utilità, forse, o meglio anche di un pensiero, e, che significato ti fa volere di fare quella cosa, quella qual cosa che vorresti ti servisse perche pratichi. E allora devi fare qualcosa che non ai mai fatto. Se non c’è nessuno che ti dica come farla, forse ai cognizione di averla veduta fare. Allora come la fai puoi capirla anche con quel pensiero, pur essendo fatta per la prima volta e come fosse l’unica e irripetibile per ripetizione. Così di certo si fanno molte cose ancor prima di conoscerle eppure nel momento in cui le vivi le fai e certo le conosci. E allora le cose belle sono come le cose belle. Le cose brutte sono come le cose brutte. Così mi accinsi a cucire quei tre bottoni su di una mia giacca un po’ logora da mare burrascoso. Infilai il filo nella cruna dell’ago, posizionai il bottone nel punto esatto dove doveva essere messo. Infilai un ditale per spingere l’ago attraverso la spessa tela e comincia a cucire. E subito capii che quello era forse un momento di perfezione, passando l’ago da sotto in su attraversata la tela veniva in su perfettamente attraverso il foro del bottone, poi lo spingevo giù dall’altro foro, e quando lo tiravo su per attraversare nuovamente la tela saliva su nel punto esatto dove è il foro del bottone che cucivo. Questa perfetta posizione della mano che cuciva con le cose si è ripetuta per tutti e tre i bottoni e così in quel modo e per la prima volta cucii i bottoni con sorpresa magnificenza dello svolgersi di quella cosa che feci.

l’ultima civiltà incontrata

 

Il popolo denominato Aborigeno, come fosse quel che non è storico ma presente con il nome pertanto di Aborigeno. Abitante della terra in virtù del luogo abitato. In realtà non vi è un luogo con un nome e non vi è un tempo diviso, ma una via che percorre il luogo e che attraversa gli spazi. Il suono non à un nome ma è uno strumento con cui parlare e ascoltare la radice del vento da cui si genera il suono. Se il luogo della vita è la terra essa è sacra in ogni vita, non à spazio né orizzonti e non vi sono muri che si possono percepire. Il luogo più antico non è un semplice atto della memoria, dove in ragione del pensiero e dell’anima vive ancora del momento dove la terra si divise e formò come il tempo à lasciato il pensiero, la parola e l’anima di chi dopo 40000 mila anni ricorda quel giorno e tutti i giorni vissuti da ognuno, tra lo sguardo, la voce e il suono che dice direttamente il significato, non alla forma ma allo spazio tra cieli e anima, presenti entrambi. In tanto tempo non una figura è stata mai fatta. Soltanto oggi si sono dipinti, dei quadri per narrare che il centro e il luogo sono attraversati ovunque da centro e luogo, ma non sono né centro né luogo o muri. Tutte le civiltà ànno lasciato luoghi, dove organizzare il muoversi e l’esservi – quelle della natura ànno preservato la natura e l’anima – questa soltanto il luogo universale e l’anima. Se in un luogo c’è qualcosa che si forma come una costruzione quel luogo è attraversato dallo spirito delle persone presenti che ne ànno narrato o pregato un momento primordiale e presente all’unisono e nello stesso istante come relazione, le trasformazioni sono la forma, ma il luogo è la relazione e questa è quella ch’è tra il prima e dopo come istante presente. Nulla di più significativo accade ovunque. Ciò che cerca di farsi conoscere forse non ancora tutto l’amore conosce.

                 

buon Natale

 

Una delle più belle cose narrate del Natale è l’episodio della nascita di Gesù, tutto il racconto dalla ricerca della stalla, al bue e l’asinello, agli angeli e i pastori e i Re Magi con la stella cometa nel cielo.

è indubbio che il racconto si fa anche presente di tutto ciò che avverrà, e ciò lascia un attimo sospeso il pensiero della gioia e della tristezza, ma infondo appare strana la disperazione come la speranza, il dolore presente, ma la virtù e l’amore sospesi nell’amore della semplicità delle epifanie di Dio.

Buon Natale

Patrizio

                 

astrolabio

 

Come se stessi dentro il campo di concentramento. E quello che vedo e che sento non mi stupisce, la detta condizione umana. Si sono visti così tanti disastri dediti alla soppressione umana che questo luogo sembra non stupire più per questo ricordo. I luoghi sono importanti e la sensibilità dell’individuo lo comprende, ci sono posti o abitazioni personali dove qualcuno à vissuto e à sinceramente apprezzato la bontà della vita. In questo campo come si è giunti chi vi giunse? E non vediamo soltanto i prigionieri, ma anche chi li detiene. Sono identici in quanto svolgono una percezione consona a un quotidiano che termina dove finisce e dove si esalta. Se molti di questi prigionieri sono destinati alla morte, in un modo che li uniforma come individui, gli altri gli uccisori sono imprigionati in un concetto di affermazione a tutti i costi, anch’essi schiavi e uniformati. Quando il popolo tedesco non vedeva la differenza e seppur caduco dalla differenziazione della distruzione e della percezione come affermazione, del bisogno sulla necessità come ideologia e controllo sociale dopo la violenza della propaganda della prima guerra mondiale.

Così delle persone ognuna con le proprie giornate quotidiane e aspirazioni creative e personali, sono state identificate dalla stratificazione legale dello stato sociale nazista come possibili percettori della differenza ed è difficile per chi non lo è sentircisi su un concetto principio di verità e di supposizione nel contempo. La propaganda e l’ideologia sociale del disprezzo come dell’affermazione, assoggettò la figura e lo stilema immaginativo dell’ebreo popolo errante in cerca di una terra. Dietro i fuochi individualistici del controllo sociale, vi era una sorte di appagamento auto stimolante nella psicologia di massa e, che così si fa energia e forza. Così queste persone al campo di concentramento sono state derubate dei loro averi in modo che si possono finanziare anche le guerre e le espansioni proprio come gli antichi e le guerre di secessione e successione che depauperavano gli altri popoli e magare rubare il fuoco agli Dei ed essergli pari. Ora se molte persone sono ridotte in povertà assoluta private della possibilità di fare ed esprimersi diventano un corpo sociale di cui non ci può essere più controllo. Così in tal modo si cerca di toglierli dalla spazio sociale, è ovvio che per tale principio e concetto s’inneschino moti di superiorità ideologica della superiorità sociale come collettivo e universale e suprematismo della differenza sulla differenza, come attributo stesso dell’esistenza in razza e specie concettuale. E, così è evidente che in questa metrica il suprematismo della razza sulla salute non implica più una cura ma una ricerca per il perfezionamento, come di una locomotiva ferroviaria. Cosicché appare evidente e logico che ogni forma di funzionamento non articolata socialmente sull’identità e la perfezione del macchinario è deleteria per l’immagine stessa del suo significato. Appare oltre modo grottesco e paradossale il discorso fatto da Goebbels, fautore della propaganda del regime esprimersi contro gli andicappati fisici e la loro soppressione per ridurre il costo e i benefici a favore della razza pura, appare paradossale perche era poliomielitico e zoppo. Come dire anche un tipo sulla sedia a rotelle con la forza e con il potere può essere peggiore per esaltazione a paura per affermazione degli altri.

Il cosiddetto uomo vitruviano, nel disegno di Leonardo Da Vinci, ci mostra uno spazio e un movimento, come se il cerchio sia una sfera e il quadrato un cubo e il corpo una particella dello spazio, come spazio stesso della particella infinitamente grande e infinitamente piccola, se così può essere percepita anche di là del modello architettonico. Il principio del disegno di Leonardo Da Vinci, è in molta considerazione ciò che può essere definito, un mito della creazione dello stesso Leonardo Da Vinci. Sembra un auto ritratto sulle proporzione dello spazio nel tempo e la conoscenza, come in effetti se in definitiva ciò che appare è al contempo per l ‘appunto sia visibile che invisibile, come particella e spazio come particella nello spazio. E di fatto è una condizione peculiare anche attraverso il pensiero, e più che nella forma nel tempo e significato.

E allora come virtù dell’esistenza come rappresentarci una situazione, come se fosse disegnata o scritta, effettivamente come visibile e invisibile per quel che concerne l’atto e non la persona, cioè l’atto è visibile come per esempio questo scritto e non io che scrivo, e come la forma nella sostanza e la sostanza nella forma. Dico ciò per fare un breve pensiero su Silvia Romano, per sostanza concreta dell’informazione io potrei pensare che questa donna è viva da qualche parte e vive felice, che non sia nel sequestro narrato e che abbia una visibilità nell’invisibilità. E di fatti mi trovo su di una posizione altra il suo corpo e il suo stato nella sua condizione, e, ciò come appare evidente è sempre, ma in situazione che non ò l’oggettiva presenza. Se per ipotesi io dicessi che nel proseguo del pensiero e delle narrazione possa avere manifestato in me un desiderio di carattere sessuale la dimensione sarebbe non relativa, pur potendo apparire pragmatica. E di fatti io potrei significare dei significati sulle mie ipotesi di ciò ch’è accaduto alla narrazione della situazione, ma la circostanza che appare evidente è la mia non oggettiva comunicazione personale con la Sua persona fisica. E allora l’interruzione non c’è se non nella narrazione sia interiore che palese nella visibilità. Di Fatto questa donna potrebbe essere circostanziata in avvenimenti precisi relativi e conosciuti, ma obliterati da un significato o un pensiero. Se Silvia Romano fosse morta particolareggiare il momento che potrebbe essere già nel pensiero, sarebbe esplicativo non del significato ma dell’impossibilità della ragione e del suo significato. E come anche se Silvia Romano fosse viva. In realtà co sono delle modalità che spiegano le sorti e potrebbero anche identificare i momenti, le ragioni ovviamente sono sempre surrettizie. Forse appaiono visibili ma non ànno contenuto e quindi diventano nosografiche rispetto alla possibilità e l’effettivo essere.

                 

Non ci facemmo la doccia

 

Che dire disse, egli, quando si ricordano delle cose da fare e non si sa neanche perche. E allora, egli disse di quella volta che non si fecero la doccia. Meglio lei voleva farsi la doccia. Be’ si la faremo, quando sarà. Ma pensò anche che importa. Così una volta lei era pronta per uscire e si era fatta la doccia da sola e lui si stava facendo la doccia. Così ella volle guardare, bussò e chiese di aprirgli. Immaginava che la stesse forse tradendo sotto la doccia. Così lui nudo la guardò mentre lei l’osservava sempre con quel desiderio e una sorte di ammirazione anche per il suo sesso, che se non era eccitato. Appariva sempre formato tanto facevano all’amore insieme. Egli disse faccio subito, arrivo. E lei chiuse la porta. Poi successe che continuarono a fare la doccia ognuno per conto suo, non si fecero mai la doccia insieme. Egli se ci pensa e pensa a quante volte erano stati abbracciati e si erano baciati il fatto che non si fossero fatti la doccia insieme era una cosa che proprio non gli importo. Ecco ora che egli ricorda questa cosa della doccia pensa, anche, ora che importa. Farsi la doccia insieme e forse con l’acqua che può giungere fredda, o è troppo calda, o non importa come. Non è una cosa che mi manca. Sarebbe, proprio il flusso e il senso del significato che sarebbe com’è. Del resto molto cambia anche se si confà. Il senso dello stupore quello sì, può lasciare senza una ragione specifica, come se si cerca si sapere ma vuoi sfidare lo stesso quello che sai e vuoi sapere. Allora non accade e pensi non è accaduto, era così divertente che non ò capito bene in quel momento ed è stato un poco diverso.

                 

A presso a me

 

Nel mondo ciò che scompare e si rifà, sembra sempre diverso e poi uguale. Come se si dice, o bella come l’ò detto. E così a sta situazione si conviene come fosse d’uopo o necessità. Ma a fronte di tutto questo cosa accade? Che ci si pensa e ci si rifà sempre con il carattere. E già, forse è per questo stesso motivo che forse se la. E, Va là che sia che ritorni sempre dove eri e non sembra accorgersi di questo fatto. Sovente, sì! si dice una cosa e se ne prova un altra, ma come va che sta che si cerca di dire, appunto una cosa per provare sempre quell’altra cosa, appunto la cosa. O, Bella! si potrebbe dire, ma se non ti accorgi che il carattere è come lo metti e perche lo dici, non ti accorgi neanche di provare quella cosa. E così capita che per tristezza o per superbia, si rifà sempre li stesso come se fosse buono a farsi e non stancasse affatto. Ora, io mi domando e dico, dico, se sei per quell’altra cosa perche non ti accorgi della cosa che fai e che sei. E così fa lo stesso che il carattere si invidia da sé, ma facendo finta di non invidiare un altro. Come a dire io lo sento lo provo ma non lo capisco, tanto a te lo do. E bravo, ma perche lo dai a me e che genere di altruismo è. Se non dici a te stesso quello che è non separi il carattere dal suo artefice invidioso, perche lo dai a me e dicendo che provo io quello che tu non sai di avere e cerchi solidale, solidale, come ti viene in mente anche se non lo vedi qualcuno a cui raccontare questo fatto. OH, qui ti volevo perche qui non c’è fatto e se non c’è fatto come fai a dire quel ch’è fatto soltanto perche lo ai detto, vedi che provi e senti più che vedere anche se fai del tutto per dirlo, quasi ti cercassi io mentre sei tu a farlo. Proprio come in carattere con l’invidia che non si conoscono e si frequentano. C’è un detto che fa, che bisogna sempre benedire, mai maledire. Un fare un poco compassionevole come di essere

afflitto con gli afflitti, triste con chi è triste, e gioioso con chi è gioioso. Oh! bella ma con chi ti scoccia bisogna scocciare. Sì, va be’ giochiamo a cococcette con l’uovo sodo. Bisogna sempre benedire anche i tuoi nemici. E se mi invidia?, Chi?, Il nemici. Tu benedici, benedici sempre. Stai a contare quante volte lo fai, anche davanti lo specchio benedici sempre. E chi benedico lo specchio!

Del resto anche a Gesù capitò un fatto del genere. Ti ricordi quando Ponzio, dico Ponzio. Non potendo egli stesso trovare nessuna colpa sul comportamento di Gesù, gli manifestò la Sua dico Sua possibilità di potere come di salvarlo dalla morte. Chiese a Gesù quale fosse il suo potere e se fosse figlio di Dio.

Gesù che rispose? Eh! che rispose! sentiamo. Disse a Ponzio Pelato, se tu lo dici tu lo sai, io lo sono! Pilato no Pelato. Eh! qui casca l’asino. Eh! Che Vola. Che vola. Eh! E allora com’è che quando andò dinanzi la folla acclamante con Barabba, tutti urlarono Barabba per liberalo al posto di Gesù. Non so non conosco questo Barabba, chi è? Chi è, un ladro e un assassino. Perche tu lo conosci, e poi si sa la solidarietà cerca sempre di accomodarsi, si sa lascia fa. Eh! ma Gesù fu condannato a morte e crocifisso. Oh! bella è li stesso. Come lo stesso. E sì, perche se lo avessero liberato e ucciso Barabba, sarebbe dovuto morire lo stesso, un altra volta ma sempre gli sarebbe toccato. Oddio che cosa tremenda! E, che vo fa! Sa da campa! A me piace. E se nessuno lo avesse mai ucciso? Difatti! Come difatti! Lascia fa non ci pensare! Benediceme a mammeta.

Il giorno

 

In quel giorno era crocefisso Gesù. E dopo il tuono, il tempo, lo squarcio del velo del tempio e il terremoto. Mentre il suo corpo venne tolto dalla Croce, passa davanti a quel tempo che era sul monte calvario, un uomo che avvicinandosi ad un altro che guardava tutto da un poco distante, chiese: Cosa è accaduto? Rispose l’altro, non so. Anno crocifisso il Re dei Giudei. Questo è scritto sulla croce. Questo a scritto Ponzio Pilato. Perche, chiese ancora l’uomo, che si era avvicinato. Forse i Giudei anno proclamato costui Re? Rispose l’altro, non so, non credo, la cosa non è molto chiara, è stato consegnato a Ponzio Pilato per essere giudicato perche si è proclamato figlio di Dio, gli stessi sacerdoti del tempio lo cercarono e lo consegnarono al giudizio della legge di Roma, perche fosse giudicato. Perche, cosa aveva fatto? chiese ancora l’uomo. Non so, non mi è chiaro, disse l’altro. Per essere condannato a morte e per proclamazione il giorno in cui il popolo può chiedere la liberazione di un prigioniero. Liberato Barabba dalla galera e Gesù, così si chiama quell’uomo che tolgono dalla croce, ora. E che quelle donne piangono. Condannato alla crocifissione, dopo essere stato flagellato e inchiodato alla croce. Di cosa parlò chiese ancora quell’uomo? Rispose l’altro, dell’amore per mezzo e per esso anche la morte terrena sarà vinta. L’uomo guardò, ancora l’altro, e disse: Come può essere accaduto tutto ciò. In che mistero è l’esistenza umana, se a creduto di poter separare l’amore, in uno utile e uno inutile, in un Re o un Altro.

                 

l’archetipo

 

Sentite questa parola. E per un poco fate di pensare che la pronuncia Eduardo De Filippo, così. Archetipo. E perche dico si può pensare a Eduardo! Perche Eduardo la vista nel suo artifizio, come soggetta al simbolo e all’immaginazione. Per chi consce la commedia: “Le voci di dentro” dico che essa appare proprio come sembra che il mondo potrebbe essere se ci si mettesse a pensare e spiegare l’Archetipo. Eduardo, così proprio preciso dice che succede al mondo e al simbolo e al significato stesso delle cose. E già, perche possiamo pensare ciò di questo evento del Teatro nella commedia, Le voci di dentro. Perche così ci appare il tempo come la spiegazione. Ma allora l’archetipo non esiste ma sembra esistere? Dipende. Si potrebbe rispondere. Il tema è già qualcosa di profondo, ma la tematica è già argomentata seppure non si spiega, ma si dice e si fa. Difatti, quello di cui parla Carl Gustav Jung è l’espressione stessa di cosa sia percepire e provare l’archetipo, come evento non del tutto spiegato ma risolutivo nella comunicazione dell’inconscio collettivo, ma che si fa individuo nella storia personale nel coscio e nella vissuto profondo di quella persona. Così l’archetipo è risolutivo per immagine e percezione e sentire. Come tra un dialogo tra la coscienza e l’ombra e che sviscera i suoi stati, l’archetipo raggiunge l’apice della risoluzione tra conscio e inconscio dell’anima psichica che indaga la condizione materiale della spiritualità nella consapevolezza presente dell’universalità di quella persona umana. Il manifestarsi di tutto ciò ch’è proprio di quella condizione umana, che deve ritrovare questa realtà per tornare a comprendere il presente e il suo tempo in vita essa si manifesta a questi livelli non in spiegazioni ma in risoluzioni che si collocano per immagini e significato in tutto il cammino di un percorso umano evoluto nel tempo in quel singolo manifestarsi e quell’individuo. Cosicché immaginare di formularsi come assoluto interprete di questo sé evolutivo, ma presente e personale è qualcosa che non completa il pieno contenimento questa universalità psichica e interiore e che si completa non soltanto nella percezione del sé, ma nell’esperienza possibile ma impossibile di ciò, come manifestazione e reale comunicazione e accettazione del possibile dialogo tra la coscienza e l’inconscio. Questa esperienza e questa immagine non è immaginabile è vivibile. Del resto se questo percorso è indispensabile non è del tutto accertabile come lo sono molte manifestazione dell’inconscio che accadono nella persona e che risolvono autonomamente la conflittualità che vi si può generare, può darsi senza che sia indispensabile conoscere ciò ch’è avvenuto nel loro rapporto di armonia. Ma quando la coscienza a bisogno di questo manifestarsi esso apparirà e si manifesterà nel sogno come nella percezione del presente armonico del quotidiano personale. Allora è bene comprendere quando c’è e quando è indispensabile e quando diviene altro, che si coniuga come avviene perfettamente, anche, nella commedia le voci di dentro di Eduardo De Filippo, come rappresentazione e simbolo di ciò ch’è vero ma viene detto impropriamente e spiegato come fatto non ben individuato. Del resto, ora potremmo citare l’esperimento fatto dall’esimio Cabito Calotto, l’antropologo – che in ragione di ciò per meglio comprendere l’attitudine a tale essere, appunto di antropologo – a posto alcune persone nella condizione diretta di ascoltare un esperienza e un evento personale direttamente dalla persona e nel suo luogo. Susseguentemente a ciò a lasciato queste persone intraprendere il percorso di studi che dovrebbero portarle, dovrebbero portarle, appunto ad essere un antropologo, Cosicché quando Cabito Calotto, l’antropologo a chiesto a costoro cosa avesse detto quel tal de tale in quel luogo – chi avesse risposto, chi a risposto, Già. Con le parole che ascoltò, Cabito Calotto l’antropologo disse e verificò la sua esperienza proponendo che sì, costui era adatto per essere un antropologo. Ma se qualcuno o qualcuna di codesti studiosi rispose, a risposto non con ciò che conobbe e ascoltò direttamente, dico direttamente dalla persona nel luogo. Cabito Calotto l’antropologo optò che l’attitudine all’antropologia non fosse completamente disponibile nel pensiero della persona che ascoltava e propose che così, si fosse più consono all’archeologia.

nella libertà di Dio e nell’amore di Gesù

 

questo mitico proclama dell’uguaglianza e dell’immagine. Forse il grande caos e l’ossessione. In natura nulla è uguale all’altro e niente e nessuno può essere lì stesse. Sì forse vi è la somiglianza e una similitudine ma tutto sembra uguale soltanto se è diverso, anche soltanto del relativo più ristretto: diverso allora può dirsi simile anche se appare una similitudine che lo fa sembrare lì stesso. Come dire gli uomini sono tutti nudi e tutti vestiti, e le donne. Fossero anche come dicono gli uomini. non sarebbero lì stesse. E perche se il mondo fosse numero non si potrebbe dire come si dice, sembrano uguali ma sono diversi e quando sono uguali stanno ognuno per suo conto. Oh! bella e che siamo allora tutte queste cose e nessuna di esse. Certamente perche se Dio ama Gesù lo ama. Ma lo fa sa sé. viceversa se lo facesse con sé lo farebbe da solo. E che vuol dire l’amore è sempre.

certamente ma se l’uomo e la donna anno memoria di sé tutto quello che sanno è unico ma universale. E certo che significa se ci si veste tutti uguale sembra che lo si fa insieme ma ognuno per suo conto. Oh! bella e che vuoi contare uno sono, sono tutti uguali con lo stesso vestito. Il vestito sembra uguale ma ognuno lo indossa per sé. E che si vede che s’immagina così, ogni volta che ne incontri uno ti dice la stessa cosa. Ma uno di che? Ma di vestito, e che vai a pensare. E sì allora se tutti sono vestiti parlano insieme, invece se sono nudi parlano da soli e uno alla volta. Mi sembra ovvio, se c’è una immagine parla da sé, se c’è la persona parla con sé. Eh! e che si dicono. Che si dicono, a saperlo sempre quello che c’è bisogno di dire e sapere e che cosa ti dice quello che sai, che vai a scoprire che pensavi fosse di un altro di chissà quale tempo e invece lo conosci per te come se ci fossi tu e ci sei, e ci sei per te con sé, con sé che ti dice e con sé che dici. Eh! allora se uno pensa può vedere con il cervello di un altro che so da un altra parte e sentite con le sue orecchie quello che gli succede. Be’! si sa e non si sa. del resto che vuoi dire se ti piace una donna ti piace la donna, non mi verrai a dire, dico non mi verrai a dire che tutte le donne sono uguali. Sì forse nel luogo e in qualche tempo ci si fa per quel che capita. Che se fossero fatte proprio tutte uguali, spiccicate uguale più che sosia gemelle, come anche la conformazione universale ci mostra ogni tanto, tu vedresti la stessa donna e invece d’immaginarla vorresti copulare con lei come fosse sempre la stessa? Eh! ch’è successo al mondo non è proprio questo? Ma che dici se anche ci provi non ci riesci neanche se tutti fossero costretti a fare quello che fanno. Siamo tutti uguali è per questo che facciamo le stesse cose. Eh! prova un po’ a fare la stessa cosa nelli stesso momento se state nello stesso posto come se non ci fosse il posto e neanche voi, per dire che state nello stesso posto come se non ci fossero due ma uno in due. Eh, che rifai il tandem. No con il tandem che vuoi vedere la schiena mentre pedali. Ti muovi e fai la figura. Allora se si sente insieme si è insieme ma sempre duo. Oh! ma non vorrai dire che il corpo e l’anima sono lì stesse ma stanno lì stesse e ognuno pensa il tempo ognuna al suo tempo e conoscono quel che conoscono. Oh! perbacco! Oh! pebacco. Allora non è proprio come la visita di leva dove trovi per sommo distretto prima del battaglione persone nate lo stesso giorno e lo stesso anno numerato, ma non si sa a che ora. E a che ora è! Ma!

                 

inimmaginabile

 

inimmaginabile mai considerato o mai voluto fare e non c’è motivo di farlo. Poi sappiamo se qualcuno immagina quel motivo o lo fa per far e fare assiste ma non capisce ma forse crede di ottenere.

Così, Soltanto con l’amore si fa sesso. il desiderio spinge il sesso nel piacere ma non si svela, si rivela nella possibilità d’amare.

Il sesso come possibilità di sapere il proprio dare e il proprio amore nell’altro per amore ma per sesso. Così l’amore spinge la libertà nella conoscenza e nella possibilità del desiderio, nel sesso come possibile o voluto dentro la vita del proprio perche e dell’altro.

E certo che l’effetto del sesso sembra avvenire per partecipazione naturale ed indipendente. Così quando ti appresti ad amare può esservi il sesso.

Si ama attraverso il corpo e con il corpo, sia per i sensi e il sesso che per pensiero e animo. Quindi diciamo che lo scambio è inconcepibile. Il dare implica il conoscere, il conoscere il dare. E quindi quando è presente l’effetto del sesso il motivo della sua comprensione è l’amore e più libero.

Quindi se si attribuisce all’incontro sessuale lo scambio economico la cosa è inconcepibile, seppure, appare ovvio nella necessità di altri modi di esistere del proprio corpo e del corpo altrui, ma in definitiva il desiderio è molto soggiogato dall’effetto e il desiderio come l’amore vengono controllati o semplicemente attribuiti alla situazione e manca quella ch’è la libertà sia della conoscenza che della parola sulla verità. E il bisogno della propria esperienza sulla comunicazione che avviene, e non si parla di sé ma si cerca di soggiogare l’atteggiamento interponendo un altro significato al significato, e sia nella presenza che nel modo della comunicazione. Così in definitiva apparve inconcepibile una tale situazione d’incontro soltanto sublimizzato al piacere e alla possibilità, ma controllato dal denaro e dal controllo su di esso. Ma allora se per malaugurio o per pratica si vive un modo siffatto può avvenire di capire che la posizione è irrilevante come il luogo in rapporto, del perche se non si vive la possibilità dell’amore che si vive sia nel sesso che fuori dal sesso. Perche l’amare il prossimo in sé e come sé si decripta se si scopre questo sé. Che per paradosso si fosse una conoscenza così coercitiva e con queste regole di controllo, si potrebbe ritrovare nella stessa forma e innaturale nello scambio tra il significato e il ruolo.

Ciò che sembrava immutabile può cambiare radicalmente tra il prostituirsi e non volerlo fare più. Come tra l’essere nell’inconcepibile della logica che fa la prostituzione e l’essere come persona senza che vi sia più questa mediazione che appare inconcepibile e l’essere sé in autenticità, sia nella parola come nella possibilità tra la sincerità e l’esperienza, come fosse una conoscenza che ritorna nella sua catarsi.

Ma la conseguenza e la definizione appaiono sia logiche che illogiche in mancanza della nuova parola sull’esperienza. Come nella possibilità dell’incontrarsi che si fa in autenticità senza la necessità o la coercizione di mostrarsi in altri ruoli, come fossero appunti ruoli diversi tra la possibile e libera conoscenza dell’amore e l’obbligo dell’effetto nel controllo senza sincerità o nascondendo nel prossimo come se stesso l’intima conoscenza.

Il tempo è soggiace, ma l’incontro può essere sempre presente come esperienza e amore.

                 

nella vita

 

Guardando e sorridendo, ci si può accorgere che nella vita nella gioia o con tristezza e come ogni giorno, che la natura esprime compitamente il proprio vivere e nella suo modo più naturale e semplice, il tempo di nascere e nutrirsi e funzionare nel modo più limpido del corpo, è lo stesso che si forma nella sua limpidezza prima del momento del morire del corpo e che impiega come lo stesso tempo di quando si è nati. Se si narrasse immaginando ciò con due fotografie, identiche, come quella di un bambino nudo che guarda disceso a pancia sotto sopra una coperta.

Nella vita

 

se si potesse immaginare esattamente la condizione umana la si pensa mentre la si vive. E in ciò c’è un compimento universale della spiritualità. Così Dio fattosi uomo pone se stesso, prossimo la condizione umana. Così Gesù fattosi sé pone l’esistenza nella vita stessa di Dio come se stesso che ama. Questo spirito santo che si riversa e contempla nel medesimo istante, pone forse la condizione come parte del tutto. Con il quale può esservi. Gesù fa un estremo di sé e della condizione umana, contemplando il momento – siate pronti, non sapete né come né quando. Si riferisce così alla morte, che identifica come un ladro e un assassino che non ruba cose ma il momento umano dell’esistenza. Questa è una condizione prima e ultima di una umanità. Lo stesso Gesù entra a farvi parte e la vive, come umanità ch’è infinità, ma umanità. Lui spiega ch’è nel compimento di Dio nell’uomo, e come dove vi è spirito vi è essere, così vi è Dio e il suo essere. San Francesco fa sì che la condizione sia amata prima che abbandonata, fa della vicinanza ad essa come spirito e essere, la presenza stessa di Dio espresso nello spirito santo che Gesù espleta. Se per mezzo e per esso può esservi nella vita il pane quotidiano le opere dello spirito sono presenti anche dove nell’eternità di ciò ch’è amato incondizionatamente. L’amore salvato, l’amore ch’è.

per sempre

 

Da qualche giorno è morto tra le mie braccia mio padre di 96 anni. Di morte naturale. Di lui non vi parlerò, ma vi racconto un suo modo. Se io dovessi contare le penne a sfera che mio padre à consumato non potrei farlo con il taccuino o un foglio.

Oramai per il mondo, si ispirò la notte il giorno ed anche quando lavorò. Nell’immediato voglio scrivere due di quelli che ò. Non esplicano i tutti e i molti, ma li ò trovati con molto significato. Non pensò mai di fare soltanto letteratura.

la luce eterna è con il tramonto del giorno a l’alba del giorno che viene in vita eterna in luce di vita eterna in terra

\ in§ cielo§ cè voce§ cè Dilio§ di Porto d’Ascoli§ oggi il mio nome è Dilio Marozzi§ ieri ero Marozzi Dilio§ sono nato§ a Porto d’Ascoli§ nel comune§ di Monteprandone§ sono§ stato§ chiamato§ per due volte§ simile in Omero§ in Ulisse§ a Polifemo§ che ripete§ il suo nome§ per due volte§

 

 

                 

aggiungi un titolo: “Per amore solo per amore.”

 

Senza deroga può apparire il discorso di Dio all’essere umano sulla condizione che vive, ma ciò non implica che sia comunque una condizione di Dio per abbondanza e non relativa, quindi nello spazio dell’amore l’amore è ovunque anche se relativo nella condizione umana. Quindi Dio è ovunque anche nella condizione umana o universalmente materiale. Come l’inevitabile e il principio della condizione umana. Ma il silenzio apre l’ulteriore discorso, tra Ponzio Pilato e Gesù c’è un pensiero e un atto tra la condizione e la legge e l’assoluto come relativo la condizione umana. Pilato pone la possibilità che egli possa salvare la vita di Gesù e che il suo attributo come il suo significato diano sostanza al tempo. Gesù in analisi pone sé e il concetto dove si identifica lo stato stesso della legge umana, egli non dice aggiungi un titolo, ma proclama che il compiuto è in Dio, ma l’amore di Dio è nell’essere, non entra nel mondo relativo ma vi entra soltanto con l’amore di Dio e pone il significato non nel concetto ma nella verità – pone questo tema a Pilato, nella tua condizione la verità soccombe sempre alla legge, mentre io ti dico di una mondo dove la verità non soccombe alla morte, come potresti salvare la vita eterna, dalla vita o Dio. Il concetto che esso pubblica sulla croce è amatevi come io vi ò amato. Il discorso torna senza deroga tutto ciò che si compie torna a Dio e nell’amore, sia nell’abbandono che nell’amore relativo. Ponzio non poté giudicare Gesù, si mosse in un agire pieno di deroghe, possibilità che non riuscirono a salvare la vita sulla terra di Gesù, tale evento si protrasse in un Giudizio nel concetto che non condannò Barabba, ladro e assassino di materia e tempo, come possibilità. Che chiuse lo spazio nella morte di Giuda, come impossibilità di soccombere allo scambio tra la materia e il giudizio, “ò fatto morire un uomo giusto” sconosciuto o conosciuto che fosse il giudizio della legge si scompose nell’amore di Dio. Ciò comporta che la nostra semplice materia che ci fa sentire stanchi o forti ci induca in tentazione e paura per sopraffazione e per la sopraffazione come condizione che migliora e ti libera dalla schiavitù e giustizia per amore. Gesù pone un atto, Io sono la vita, la verità e la luce. Ora e nell’amore, come, chi crederà in me vivrà.

                 

Gradoli

 

Ecco pronunciando questa parola che cosa viene in mente, a cosa si può dire riferente. Perche non potrebbe essere una qualità d’uva, o anche un genere gergale per dire gradini. Gradoli è diverse cose, tra cui una via. Non è dato qui sapere di quanti parti d’Italia. Fatto sembra che il nome di Gradoli, ebbe una certa rilevanza in Italia causa e motivo di una o un sensitivo. Non ricordo esattamente se fosse un uomo o una donna. Ora si può anche dire per un certo modo di sentire questo fenomeno della sensitività, o anche con modo di sensibilità tra le persone, che ci possono far espletare molti modi empatici, o soltanto alcuni e molto personali. Così nello specifico di Gradoli, dovremmo ben spiegare perche uscì fuori dal pensiero di una persona e poté quasi essere essenziale e determinante per le sorti dell’onorevole Aldo Moro. Perche il fatto ricordato fu proprio questo episodio, quello in cui durante il rapimento dell’On. Moro, fu detto s’interpello o forse si fece presente una persona con facoltà sensitive e che indicò questo nome come riferimento del luogo dove Moro era tenuto prigioniero ed interrogato per conto del partito armato denominato Brigate Rosse. Certo forse per chi, per esempio, legge ciò per la prima volta, può benissimo immaginare che si trovasse in un momento di narrazione legato ad una guerra, per ipotesi anche la Seconda guerra mondiale. Ma torniamo un momento all’argomento della sensitività. È palese credo che il percepire sia anche pensato o fatto di una partecipazione interiore che dalle persone si comunica per mezzo di sé attraverso un sé medesimo per partecipazione. Ora, questa facoltà è legata credo molto all’individuo e alla predisposizione che pone nell’affettività come nella conoscenza di un simbiotico. Ma è bene immaginare anche che tale evento non sia soltanto nella possibilità conosciuta, ma evidentemente in quella percepita. Ciò come fosse opinabile, per il fatto che non so se immagino chi o per dove e in che momento, come sensitivo o immaginativo per l’altro. Poi può esservi una trasposizione tra un legame e un fatto, più o meno emotivamente. È evidente che in determinazione non è la persona né il luogo, né un fatto imminente forse come presente a evidenziare la partecipazione, ma una relazione tra un evento legato alla persona che si percepisce sensitivamente e la fenomenologia che si sente come altra e comunicante in sé. Per un esempio, è come se una persona sente distintamente un altro evento legato ad una persona che non vede presente, ma di cui percepisce lo stato d’animo, un’immagine astratta per invisibile o identificabile e fin anche un momento di paura per esempio con relativo, stato fisico o suono atto di un altrove altro. Ora quindi l’evoluzione nella parola, può essere solamente letta o forse ascoltata, per essere in questo modo sensitivamente evidenziata. Ora ci si potrebbe spiegare anche come si è giunti a tale collegamento. E diciamo che questa è la versione ufficiale della situazione che fu. Se vi fu in effetti una rivelazione in altro modo di questo pronunciamento per suono come Gradoli e ascolto è ciò ipotetico. E come fu, così, in quell’epoca s’iniziarono le ricerche di cosa fosse e dove fosse questo suono come Gradoli. E si immaginò in vari posti e luoghi e anche in quello dove in effetti era. Infatti, l’On. Aldo Moro era detenuto in un appartamento proprio in Via Gradoli – mi fermo un attimo per dire che tutto ciò è un fatto mnemonico e che ricordo con il nome di Gradoli, spero sia quello autentico – Ma non s’ispezionò esattamente il luogo per capire che c’era un appartamento con un’intercapedine che faceva da doppio fondo ad una stanza, e dove era tenuto prigioniero Aldo Moro. E quindi ancora ora possiamo benissimo ancora dire che quello che stava avvenendo era un continuo della guerra in tempo di pace. E proprio la mancanza di questo aut aut che non veniva percepito da chi armato faceva la guerra, come la scelta della pace della società civile, o cosiddetta. Lo stilema delle guerre partigiane la fisionomia di una sinistra democratica che lapalissiana lo stilema di una alternativa di classe. Un mondo che governava sotto la forma univoca dell’organizzazione di stato. Quindi diciamo che la persona altra non à aderito né ai difetti pregressi, della guerra, né ai difetti della logica delle armi, né alla deviazione di quelle che sono le forme consone degli apparati. In effetti i soggetti in schiavitù non erano nei giorni delle persone ma nella forma del conflitto. Ora è un bene evidenziare che le decadenze dei contenuti, nei contenuti italiani, post-bellici sono ancora presenti, e rilevanti nelle conseguenze della politica contemporanea come stratificazione non personale ma fobico politico sociale. Se sovente i metodi o procedure sono consimili, che per chi ci rimane nel mezzo appare inverosimile che esistano fisionomie di controllo pro o contro così poco distinguibili all’atto pratico – e non può che essere inverosimile che siano ancora le persone che fanno significato a tenere in essere la burocrazia dell’appropriazione del senso come vero ma falsificabile dal conflitto in sé. Insomma, il coro non potrà mai né per fisica né per senso coprire il suono di un solista di qualità, neanche falsificando il rumore. Se la libertà è come può non può dirsi lo stesso per quel che è politicamente responsabile, è un controsenso in essere senza la libertà della persona altra o civile?  

                 

Io dico si può considerare la civiltà

 

La nostra libertà ha vita con la civiltà che scioglie e non cagiona ha il fondo di verità che lo sostiene e conduce l’uomo alla civiltà dell’amore che è con lo spazio di felicità di senso naturale in persone con la volontà bene con il piacere creativo spirituale al buio di senso naturale in luce con il gusto naturale

Dilio

Un’immagine e un pensiero

 

Se fosse una piccola pianta. Trasformarsi in un albero di limone, lo potrei certo immaginare. Un limone bello e giallo. Non ancora aperto, così, come si facesse immaginare il suo succo e quasi il suo sapore sento in bocca. E allora mi sono detto, sono altrove, sono dove aspetto e ancora non giunge credo ciò che aspetto. Ma cosa accade? Che si fosse perso. Fu così credo, non posso immaginare qualcosa che invece mi appare diversa. E cosa sono questi giorni. Si parla come se tutte le cose sapessero e tutti, proprio tutte le persone stanno ad ascoltare. E che sia questo, un pensiero. O un fatto, uno di quelli che non si possono raccontare, perche proprio non lo vidi, e, né vicino e neanche lontano. Fu proprio altrove. Così potrei dire se lo stessi, proprio or ora narrando. Perche accade, proprio ciò che non sapevo, come fosse qualcosa di subitaneo, che non lo aspetti così come avviene. Come e perche non può mai avvenire, perche lo conosci ma non ne sai. E dove, poi e perche! Come se le cose e i fatti che accadono sono sempre presenti e perche, proprio, ci sono anche le persone. Ma come fu mai, allora che non ci si vidde, che lo scoprimmo e soltanto dopo lo pensammo. È un fatto certo, come non potrebbe essere altro e cosa che accade. Ma soltanto lo sguardo fu complice, come nessuno che se n’accorge. E viaggiò, viaggiò. Finché non si raggiunse. Già si raggiunse, così improvviso, come si era visto e pensato. Senza che chi si raggiungesse se ne accorgesse, o trovasse il modo per raggiungerlo immediatamente, così come lo aveva inviato, anche lui senza essere visto molto tempo prima. Qualcuna lo aveva veduto e ancor prima che lui lo avesse immaginato. Perche quando lui fece, quel sorriso, non si era visto e non sapeva che qualcuna lo avrebbe, poi, visto.

Buon Natale!

 

 

si udì così, comunque

 

Si è poi così sicuri che Gesù disse di sentirsi abbandonato, nei vangeli di Mattia e Marco appare questa frase. Quello che forse stupisce in quel momento è anche il significato di chi ascolta quei suoni che vengono dalla voce di Gesù. Riferiscono ancora i due evangelisti le persone lo udirono chiamare Elia, mentre i due evangelisti riferiscono la frase: “Dio mio Dio Mio, perche mi ai abbandonato. Ora questo suono e questi significati ambiscono a qualcosa eppure appaiono strani, come ci fosse una presenza e una testimonianza insieme. Ciò sembra essere posto come un tempo e una definizione, come fosse un poco profferita una profezia. Quindi chi ascolta sente quei suoni e sembra trovare un senso. Però non dobbiamo dimenticare cosa dice Gesù, mentre è crocifisso al ladrone che gli chiede amore, che sarà subito risorto e sarà con lui, come avesse egli constatata la condizione umana e la sua differenza visibile e non visibile, udibile e non udibile. I tre sono insieme crocifissi. I due con Gesù entrambi chiedono e Gesù sembra rispondere al più perspicace e mite, ma al contempo rispose anche all’altro. Così nell’imminenza e in quella condizione, Gesù lo udirono gli astanti insieme ai due evangelisti – con quella profezia che dice all’incirca, Elia annuncerà il Messia, e così si udì Gesù pronunciare il nome di Eli, mentre gli evangelisti ascoltarono il tempo di Dio, forse in un modo un poco bizzarro, ma vero nella paura umana con la morte, di Gesù che la comunica come condizione sua e imminente, comunicando in Dio. E qui che avviene la rivelazione e una profezia. Ma non possiamo non ascoltare l’imminenza e la chiarificazione stessa nel continuo e assoluto come comunicò Gesù al ladrone e come significato imminente. E così altri due affermarono quel che avviene nella stessa fede e comunicazione, come fossero i modi diversi ma la condizione univoca in quel momento, o istante prima che Gesù spirò. Li troviamo nel vangelo di Luca e in quello inteso apocrifo di Nicodemo e che testimoniano ciò che udirono quando morì Gesù: Padre nelle tue mani io affido il mio spirito. E questo modo in Dio è la morte di ognuno. Significato, momento, condizione. Un uovo di pasqua una epifania, un bambinello. Gesù, Giuseppe e Maria. Ora se vi mettete il bue e l’asinello e un poco di pastori con le pecore avete fatto il presepe. I Re Magi che sono in viaggio li potete mettere il sei Gennaio. Ci si può mettere anche il bambinello, Gesù bambino il giorno di natale per far comprendere a chi vede il presepe ch’è quel giorno che nasce Gesù.

 

Un Natale in tutti

 

È difficile o mi appare tale, perche il padre del mio bisnonno Elia, lo abbia chiamato così. Per ottemperanza al momento postumo potrei pensare e si dovrebbe fare una ricerca. Che così si chiamasse il padre o il padre della madre di Elia. Ma se la cosa appare come appare, perche non possa trarre origine dallo stesso pensiero dei genitori di Elia e senza altri pregressi. E così immaginiamo che i genitori di Elia avessero scelto questo nome per lui. E, certo che questo suono è così consono al suo stesso suono, che si pronuncia con un suo carattere e una certa melodia, quasi fosse un cantico della lingua italiana.

Ora, quindi Elia trae il suo nome da quello che si chiamò o si chiama Elia, un profeta nello stesso spirito del profeta che esclama e chiede a Dio miracoli, come Sé in ogni Sé nel tempo come fosse lo spirito di Dio che vive in ognuno per dimora di Dio. Il tempo di Elia che si delinea nei racconti biblici è comunque accolto nello spirito e santo e come fosse vivo e mai morente, chissà come se ogni essere vivente ne fosse spazio e acme. E così la stessa apparizione di Dio come tempo e luogo, sembra intercorrere tra Dio e la vita. E come Dio potesse esservi anche se non c’è, come se la materia sia dove c’è e dove non c’è finché c’è. In definitiva appare ininterrottamente per questo, senza concetto. I fatti narrano dello spirito apparso come di ciò che appare per spirito nella vita. È Elia.

Ora così partendo da un punto per tutto e tutto per un punto, si può sentire un pensiero univoco in ogni essere vivente, e, che forse sembra interrompersi come apparizione ma che non si interrompe in fede e Dio e spirito. Un creato nella creatività del creato.

Ora procreando il mio bisnonno e un pronome: appare un pensiero – il passo di Elia Gesù si ripone in Elia da Monteprandone in Cristo risorto di croce in sua Immacolata Concezione in Dio Gesù in figlio di spirito Santo

Ora coniugando il tempo e un altro nome in Elia ma in Elia lo spirito non cambia e il Natale è ovunque sta ai Re Magi trovare Gesù. 

 

all’interno delle istituzioni

 

Non ricordo esattamente perche quel giorno nell’ora di ginnastica, non facemmo educazione fisica, o più esattamente la fecero le donne, mentre noi maschi ci trovammo quel giorno senza il professore. Credo che fu proprio questo il motivo perche quel giorno non facemmo educazione fisica. Così io un poco alla chetichella entrai nell’aula magna chiusa e accesi il televisore – e seppi in quella mattina che era stato rapito in via fani Aldo Moro. Era il 16 Marzo del 1978, l’indomani sarebbe stato il 17, Marzo: il mio onomastico, San Patrizio. Uscii dall’aula magna e trovai un mio amico che correndo su per le scale faceva il rivoluzionario, perche non vi era la lezione di educazione fisica, gli dissi: ànno rapito Moro, chi? Moro – E chi se ne frega e continuò a correre su per le scale alla garibaldina. Così noi eravamo come paragonò i terroristi Patrizio Peci quelli delle medie nel suo Libro: Io l’infame. E vorrei vedere era Sambenedettese mica di Porto D’Ascoli. Come devo riconoscere che anche io sono nato a San Benedetto, e forse sono stato uno dei primi o l’unico in famiglia e incominciò ad essere l’andazzo dell’epoca. Nel 1963, accompagnato da mia nonna e mio padre e con mia madre nacqui in una clinica di San Benedetto del Tronto, mia nonna che assiste al parto, con mio padre, insomma vi era un affollamento. Mia Nonna era appena andata in pensione come ostetrica, infatti fino a poco prima sarei potuto nascere a Porto D’Ascoli e in casa, ma il 1963 è un anno importate proprio perche sono nato. Diciamo che erano anni molto particolari anche politicamente. Così mia madre che aveva iniziato a lavorare per attività economica poco prima nel 1960, prima di andare all’ospedale per partorire, preparo la cena per le sorelle e sistemato tutto andò in ospedale. Mio padre aveva lasciato al fratello l’attività di generi alimentari e avviò mia madre nella nuova attività commerciale. Ecco mentre tutto ciò accadde Moro parlando con i terroristi raccontava molti anni dopo anche di quei momenti storici. Così Patrizio Peci, fu il primo pentito della repubblica italiana, e ancora prima di qualsiasi legge a tal proposito. Ora è bene riflettere un attimo, sul tema della rivoluzione del tema della scuola, perche di fatti il terrorismo fece qualcosa d’inverosimile come senso e del significato, mentre noi avevamo la nostra rivoluzione molto individualista e per fortuna assoluta e fuori da strani collettivi che chiacchieravano. Così, per esempio, io e questo mio amico che ci incontrammo per le scale mentre io uscivo dall’aula magna una volta fummo sospesi, perche all’affermazione che conoscevamo i buchi neri, optammo all’interrogazione della professoressa prima con un sì e poi quando ci fu detto quelli lunari dicemmo di no. E così a tal punto fu chiamato il preside che ci disse che noi avevamo fatta un’allusione. E che per questo dovevamo essere sospesi, credo fu per un paio di giorni. Perche in effetti il tema della comunicazione seppur trasversalmente noi lo trattavamo ampiamente. Anche quando, mi si diceva che non avevo apostrofato una – un – che bisognava di apostrofo e io ribattevo che non lo avevo fatto perche non serviva. Del resto, tutti conoscono il pro-luogo, di chi ti dice per esempio, ài scritto anno senza l’acca e tu rispondi e certo perche tu quando l’ai detta. Capisci, è come un totem e un tabù rivoluzionare questa linguistica e per alcuni o molti appare traumatico, perche c’è sempre chi ti può sfottere, anche se in effetti si sfotte da se. Quindi era appariscente e palesemente presente che sul piano fonetico ci fosse un forte dialogo con ciò che scrivi. E, ora, qui facendo un attimo un pensiero, sembra apparire come non mai il fatto che l’italiano nasce da una fucina millenaria si sull’oralità ma altrettanta portanza proprio per come si scrive, e per come può scrivere tutte le altre espressioni linguistica e che appunto ànno sovente una divisione tra la lingua scritta e quella parlata. Così sembra che tutto il tempo si possa fare presente o rendere come passato nel presente e in un tempo attuale e vicino. E così ora si può dire che alla luigi cappella in nuce vi era già una vera rivoluzione sulla comunicazione planetaria. Ma cosa stava avvenendo durante gli interrogatori terroristici ad Aldo Moro? Essi erano stati un po’ identificati dal mondo politico, dopo la pubblicazione delle prime lettere, come inappropriati e inattendibili proprio per la condizione morale di costrizione con cui erano vissuti. Ma in sostanza in tutta questa tematica di sviluppo, appariva che la conformazione di una dinamica della politica di pace era stata soggetta e vissuta responsabilmente da tutti, come un essere e una possibilità per tutti ma che ora non era elaborata non da tutti in questo senso. Di fatti la mossa dell’Italia è sovente ballerina se non c’è la persona che ne afferra il contenuto, si può sballecchiare facilmente. Per esempio, il periodo in cui sono nato io che Moro in questi enunciati da sequestrato pressappoco indentifica come molto problematici, inerenti agli anni dal 1960 al 1964 ci fu indubbiamente il riaccendersi di un continuo problematico venuto dalla guerra. Certo si parlò di un colpo di stato che lo stesso Moro alleggerì o definì in questi interrogatori. Dicendo che lo stesso generale De Lorenzo che sembrò essere a capo di questo colpo di stato, in realtà fu quello che lo contenne e in certo modo smusso gli effetti di una probabile dinamica di un controllo sul controllo stesso. Moro cita il governo Tambroni come inappropriato, anche per la gestione dei servizi, e riproponendo appunto Fanfani. Ma le dinamiche che arrivavano dalla guerra si attivarono ugualmente il qualche modo, sulla possibilità e l’autorevolezza di difendere lo stato e in definitiva su un suo segreto, per ipotesi. Così sembrò ancora che per una certa gestione sia politica che dei piani regolatori e altro si sbatacchiarono anche quelli che erano i rapporti e le funzioni. Così, per esempio, dato che tutti sapevano che Mussolini era stato ammazzato per strada e che altri su supposti processi avevano fatta la medesima fine. Si pensò che lo svelamento di tali atti potesse essere un pericolo costituzionale e difatti furono in certo modo perseguite persone per bene o per male a cui non era concesso forse neanche di fare – Io dico l’esempio di mio padre che per breve tempo fece il segretario, ma poi uscì dall’apparato e dalla politica, del resto si voleva anche essere un poco liberi in questa Italia. Mio padre, per esempio, non solo aveva il fratello dentro i segreti di stato militare, ma seppur giovane nel periodo di guerra sul suo finire era direttamente a conoscenza, che ci fu bisogno di aiutare delle persone a scappare per non finire ammazzate. Ora lasciando un attimo tutta questa storia ma certi metodi abbastanza volgari e soprattutto di ipotesi di cosa siano questi segreti, a me mi fanno esprimere in questo, Caro mio che ti sei fatto anche il tuo concorso se tu non mi fai vedere la fregna di mammeta tu per me puoi essere un grandissimo testa di cazzo quando cerchi di camuffare la vita con gli stilemi.

 E quindi in quei giorni di via fani, il dramma appariva sempre più e capisci che il ridere e lo stare calmi è la cosa migliore nella vita. Che dire io me la cavai sballottando la scuola e mandandola a fanculo er mondo è bello e può cambiare, così apparve. Per Patrizio Peci, dovemmo assistere a quei processi sommari e allucinati e dove fu barbaramente condannato a morte e ucciso, il fratello Roberto. E anche l’onorevole Aldo

Moro fu ucciso, come dagli stessi terroristi che vi parteciparono, quasi si dovesse rispettare una sorte di logica, e come di là delle possibilità umane.

Tutto il tempo in ultimo giorno è Dio che ama

 

… amate i vostri nemici. Che merito avrete ad amare chi vi ama. Può darsi che così, o è così. Come tra amare e il decidere di amare. Quando si è amati si ama più facilmente.

Amatevi come vi ò amato. Come ci amò Gesù, amando Dio, parlando dell’amore di Dio, colui che ama. L’essere umano come possibilità conosce il sesso e il piacere, lo stare bene e la paura, la schiavitù e il bisogno della libertà, senza ciò che cosa è l’amore, l’aiuto e lo stare vicini, il calore come la disponibilità, o il capire e riflettere.

… così viene perdonato suo malgrado, come Adamo ed Eva, per riflettere sulla condizione, come Caino. Ma senza giudizio su perche scegliere la condizione. Ma da un punto di vista, come amore e perdono di Dio, può apparire inutile riflettere. La difficoltà ad amare. Appare così, forse che la condizione ponga come difficile amare, la difficoltà ad amare, non per merito perche chi ama, Dio, lo fa senza meritocrazia, come quando si è amati si è inconsapevole se non si ama, così per amore si diviene consapevole del perdono, di sé del prossimo e della difficoltà che vi poniamo. Così riflettiamo sull’amore, pur non avendo merito da chi ci ama, Dio. Che Dio ti renda merito. Ma più del perdono e della vita, dell’amore.

 

 Adamo ed Eva i primi genitori della scelta umana della condizione umana.

 Caino uccise il fratello che amava Dio. Opponendosi alla sua stessa consapevolezza di Dio.

 

Un saluto ai morti e ai vivi

 

C’è la guerra e c’è la pace, ma in questo bisogna scoprire i giorni dell’amore. Credo siano importanti anche per la risoluzione di una sorte del mistero che si fa continuum ineluttabile. Queste due pagine fotocopiate dal libro di Sergio Zavoli – la notte della repubblica – fatto in forma giornalistica, come menzionato dall’autore. Attraversano le dirette testimonianze delle persone che verificarono i fatti nella loro fattispecie o vissuto dei momenti che si attraversarono in quelle storie ed episodi. Queste sono soltanto due pagine che esprimono la sfaccettatura paradossale e quasi originale di tanti di quegli accadimenti. Ex terrorista intervistato è definito di destra – ma in analisi se non lo si sapesse potrebbe far pensare che fosse di sinistra. Come del resto l’ipotesi di uno stato organizzato che combatte con se stesso, dimostra ulteriormente il fatto che gli uomini sono fatti di loro stessi che se riescono è meglio si aprano all’amore, forse per l’impossibile ma non sentire di soccombere, sentirsi ineluttabili. Ciò che vi si palesa nelle parole della persona intervistata, ben più di 20 anni fa, è la sua riconoscibilità dei fatti creati da lui stesso e che per sua circostanza sono stati evidenziati e sottoposti al giudizio dello stesso fare giuridico dello stato, che disprezza non riconosce competente per le sue stesse ammissioni di colpevolezza e che per questo continuerà a disprezzare, forse come se stesso nella condizione, sino alla fine dei suoi giorni materiali.

Se si è diversi appare quasi assurdo se non si ama il significato stesso della non violenza. La difesa dalla violenza interiore per la possibilità di amare.

 

 

Come appare quel che scompare non possiamo sapere come risolvere tutto quel che accade.

                 

è lui Arnold?

 

Non so trovare altro che quello. non c’è un suono, non c’è uno strumento che mi faccia ascoltare quello che scrivo. Quello che ò scritto. Ma di fatto le identità sono forse anche infinite nell’ensemble dei suoni stessi. Molteplici in orchestra strumenti. Se si poggia male una mano non si può comporre come si sa. Se fossi soltanto sordo. O ascoltassi in più. trovo un tempo come fosse una suono e tutto il tempo ascolto insieme a chi è quel suono. Un percorso senza più toni. Ma è il metodo che è eufonie o il significato insieme. è ora e ovunque in una gravità nella gravità. 

 

ci facciamo o ci siamo

 

 

                 

Quelle mattine in estate

 

Quelle mattine in estate

Certo così entro in mare insieme a lei. Così quando ci facevamo il bagno insieme e tu con l’acqua che ci sommergeva sino al collo, ti avvinghiavi con le gambe intorno a me che ti abbracciavo e mi mettevi le braccia sulle spalle. Così, subito io avevo il pene bello eccitato e stavamo a contatto tra un bacio e il parlare.

Mi piace stare così, sentire che sei eccitato. Certo così di certo non c’è niente e nessuno che si mette tra noi, a parte i costumi da bagno. Certe volte restavamo così per un bel po’ di tempo. Come del resto cosa possiamo pensare. E poi sei tu, forse, che se ti allontani ti disperdi. Forse meglio dire ci disperdi; chissà siamo così vicini quando lo siamo che se ti allontani non sai perche e dove siamo. Come può spiegarsi altrimenti questa vicinanza e l’altra, quella del pensiero del fare e del ragionamento, anche.

Del resto del mondo, come vedi o vuoi vedere, non c’è poi molto né la persona, né la personalità. C’è un costrutto astratto che sembra fare specie, si sa che la specie non esiste, specie in riferimento a sé. Allora queste personalità, per lo più codificate sembrano pretendere o volere il modo per cui qualcosa anche il sentimento o l’amore sia relativo a ciò che si vuole immaginare, come vi fossero una domanda e risposta senza realtà, come fosse quel che si presume e già si conosce sia per domanda che per risposta, sembra strano poi quel che succede come non fosse immaginato, anche, se vero più di quel che si dice deve essere per immaginato. È qualcosa di bello? Certo, parlo di amore di sentimento e di verità, non soltanto di un condizionamento – ciò che ci fa vicini ci fa comprendere, capire, capirci – e non soltanto ci rende bisogno d’insoddisfazione o di accusa per ciò che conosciamo e rendiamo come inevitabile, appunto perche ci è vicino. Ciò ch’è dentro è ancora più presente, si fa partecipe, conoscendolo e non soltanto desiderandolo. E poi, sappiamo che il desiderio spesso si mette qualcosa per fare, che non è sempre quel che è, appunto vive nel desiderio e con esso sembra non esserci più. Ma ciò perche non ci si vuole essere, o forse come per te credo perche continui a desiderare forse del tutto indistintamente La situazione. Per questo ti sembra come speciale quello che di te ti mostri, sino all’immagine un poco paradossale di non volerlo, come fosse negarlo, appunto in questo mondo di personalità non personalità latente in qualche modo realizzativa, ma omofona. Sembra certo eppur non lo è – Pensi questo di me? Un poco, ma forse esagero con il parlare in generale di quel che sembra guardarsi. Come noi che siamo qui abbracciati nel mare, siamo guardati, forse come fossimo altre persone da quel che siamo e sentiamo di essere. Essere molto desiderate può anche confondere che sia proprio il desiderio e non la persona con cui si è che ci fa sentire conoscere quel che sentiamo dentro, quel che conosciamo, se queste pulsioni che il mondo ci dà e non le teniamo dentro per donarle sembra possano essere ovunque, e in parte lo sono, ma poi la disponibilità d’amore le dà. E non si possono perdere, forse smarrire, o altri infausti cercano di ricordarti, senza che si speri nel fausto del tutto. Chissà, chi si allontana perde l’attrattiva, chi rimane mantiene per sé troppa energia. Dammi un bacio, smich, smach, Perche non mi muovi addosso a te, mi dici. E allora i due sessi sotto l’acqua con i costumi da bagno in mezzo ci sentiamo ancor più la sensazione del piacere sessuale e insieme anche tutto l’amore che ci vogliamo. Basta, un altro, bacio, due e usciamo dal mare, non ci siamo interrotti era soltanto una carezza.  

Premessa senza premessa

 

Premessa senza premessa

Questa premessa senza premessa s’intende ed è fatta a proposito di ciò che si verificò nell’edizione del Faust. Questo libro nacque con questo nome, inizialmente composto di altre tre parti separare. La realizzazione del libro si è sviluppata in un arco di tempo molto ampio, sia per espressione che tecnologia usata prima dell’avvento del compiuter e con esso. Nell’arco di questo tempo è nato anche il manifesto del movimento minollico. Così volto a queste realizzazione il libro è stato da me modificato ancora, sino alla sua ultima edizione che si chiamò: Letteratura. C’è un motivo perche è avvenuto ciò e in parte va spiegato. Appunto, con questa premessa non premessa. Ora giunto alla sua realizzazione, del Faust, e le altre tre parti, separate come altri libri per ognuna delle parti, iniziai a spedirne una alla volta ad alcune case editrici. Con relativo invio, letture e risposta da parte di esse. Ora nel mezzo di tutto ciò, mi trovai ad andare per alcune sedute terapeutiche appunto da uno psicoterapeuta – non proprio per mia volontà, ma a detta di mia sorella che sovente ragiona come una capra, fui indotto ad andarvi. Così dopo alcune sedute, mi disse che non avevo necessità di tali sedute, perche forse potevo essere anche un genio. Ma non per questo gli dissi di fare comunque qualche altra seduta, insieme, in fin dei conti vedevo c’erano state delle dinamiche di pensiero e di comportamento, che si potevano meglio approfondire. Così un bel giorno in una di queste dopo che ebbe letto il mio libro gli dissi, che avevo saputo leggendo il giornale di uno psicanalista di Roma, un certo Mario Trevi, che era addentro sia delle tematiche di Jung, che della coniugazione con i principi dell’arte. Aveva un numero di telefono sull’elenco telefonico e indirizzo e volevo inviargli questa richiesta. Di un breve scritto che fosse d’introduzione al mio libro. Volle il caso, mi disse che lui aveva conosciuto, Mario Trevi, e che era stato lo psicanalista di riferimento del suo psicanalista di riferimento. Così mi disse che avrebbe potuto contattarlo lui per me, per chiedergli come era nelle mie intenzioni una breve riflessione sul mio libro, come una premessa per aiutare il lettore. E così fu che inviai il mio libro tramite lui a Mario Trevi. Che come lo ebbe gli fu rubato insieme alla mia lettera e alla sua borsa con altre cose o lavori. Restituitagli, poi dai vigili urbani di Roma, non mi stupisco che qualcuno volesse leggervi cosa vi fosse scritto, perche c’è un mondo che pensa che esiste soltanto ciò che pensano loro e che se qualcuno lo sa pure gli interessa e per questo forse non si può dire. Ora in aggiunta a ciò, l’amico psicoterapeuta decise di sua iniziativa di mettere una sua lettera, dove aggiungeva che forse io potevo anche sentire una condizione, che espresse con un codice, dove in sostanza io percepivo che ci fosse una follia intorno a me e che temevo potesse contagiarmi, ciò anche per rendere più appropriata la relazione, Sua, con Mario Trevi. E così alla fine il Sig. Mario Trevi letto il mio libro, rispose al mio amico psicoterapeuta – Nel frattempo di ciò io ebbi in lettura un libro del suo amico e psicanalista di riferimento che Trevi conosceva e aveva letto, soltanto che io ebbi la netta percezione nella suo ipotesi di terapia della possibile difficoltà personale di costui per sostenere sino in fondo la possibile immagine che aveva generato quel libro. Senza remore lo comunicai al mio amico psicoterapeuta, e, che in seguito con la concomitanza dei giochi paralleli assurdi dell’esistenza si evidenziarono in un modo molto tragico e inaspettato, tra l’identità e la possibile psicanalitica. Ciò per assurdo a dato anche un momento di deviazione a ciò ch’è stata la connotazione del mio libro. Così prima di tutto ciò, giunse la lettera di Mario Trevi al mio amico psicoterapeuta, coi stabilirono avrebbe scritto prima a lui. Sostanzialmente il mio amico terapeuta disse che non aveva identificato la letteratura del mio libro. In realtà, quando me la lesse, io mi resi conto che era andato ben oltre la verifica e si fosse spinto anche nella relazione tra sé e il mio amico psicoterapeuta e la sua stessa realtà personale e del libro con una capacità e valutazione e principio onesto. Feci una fotocopia della sua lettera autografa, ora riprodotta da qualche parte nei miei libri in scritto stampa. Certo si confuse un poco dato che il libro appartiene a un tempo narrativo che non descrive propriamente, ma vive riversando sulla descrizione la percezione interiore, Tanto che disse che nell’impossibilità reale delle sue forza di valutare, che io potessi essere un autistico, seppur probabilmente un autentico creatore. Così dopo ciò ci risolvemmo io e il Sig. Mario Trevi in una telefonata da me fatta. È bene dire che in quei periodi uscì una sua intervista sul quotidiano L’unità, dove lui in certo modo si riteneva scettico che potesse esistere un aspetto mitopoietico in un modo generativo prettamente istintuale. E del resto bisogna riconoscere che gioco forza, la sinistra politico predilige un aspetto conflittuale più freudiano, proprio per la dialettica politica su cui cercava di fare riferimento. Così a un certo punto della storia del mio libro, il Faust, lo lascio per del tempo vincolato al pensiero di Mario Trevi, e anche quegli episodi della tragicità della relazione che si era sviluppata, tra il mio amico psicoterapeuta e il suo riferente, tragicamente scomparso. Mi rendevo conto che qualsiasi lettore si potesse trovare spaesato dopo avere letto la lettera di Trevi, proprio su come dovesse affrontare la lettura del libro. Finché un bel giorno capii che tutta questa storia attorno al mio libro non ci entrava e non c’era. Comincia a pulire ciò che vi era scritto che riguardava la situazione e che mi aveva coinvolto in altro modo non certo nella letteratura del Faust. Così decisi di vedere come un punto di vista la relazione di Trevi con il libro, ritornai sul pensiero e la costruzione della letteratura che vi era, e così chiamai quel libro letteratura, che nel frattempo era divenuto un solo libro delle quattro parti e che si apre in altre formazioni di letteratura in altri libri. Così anche il lettore a preso ad avvicinarsi ad esso più spontaneamente con sé stesso.

Per il mio amico psicoterapeuta, concordammo nell’ultima seduta che ci vedemmo, che non avrei pagato la seduta così si sarebbe relazionato meglio quel ciclo d’incontri.

                 

Il Camaleonte?

 

Mentre si ascolta della musica vengono in mente delle cose, forse dei pensieri, come nelle toccate e fuga di Bach. E così lo spazio si partecipa, il suono si dissolve nell’aria e si ascolta nell’ambiente che si forma come potesse cercando in tale modo trovare lo stesso modo, che anticipa la forma immaginata, come si facesse e ancor prima che sia formata, ovvero interpretata o scritta. Ma ecco che ciò pone l’argomento ch’è evidenziato più che argomentato nel suono stesso. Così in natura si può immaginare un costrutto nell’animale, con l’aspetto indefinito di un camaleonte. Esso non si vede soltanto e si assimila all’ambiente, adattandosi o modificandosi, ma in certa parte e modo lo forma cambiandosi, cambiando la percezione che gli altri in quell’abitata naturale vivono cosicché l’evidenza si modifica o si adatta al suo modificarsi per farsi percepire e vedere dagli altri come si adattassero. In tal modo riesce a proteggersi e nutrirsi fin quanto può. Ora ciò si mostra più che verosimigliante, anzi cerca una possibile interpretazione senza possibile, giacché il camaleonte non fa soltanto di capire ma di sopravvivere. Come un poco l’essere umano come vede il disperdersi tra la sua proprietà e il significato, come si facesse ragionamento ma non lo è in risposta alla condizione o obbligo o schiavitù. E allora la conoscenza non è sempre esperita, ma nell’esperirla sia che si confermi ciò che si conosceva si fa vivida sia come possibile che ambiente e personale. Così la logica si conosce dove è conosciuta, perche è vivibile ovunque e quantunque presente, come realizzabile o praticabile. Ciò ci differenzia nello spazio come nel tempo personale. Pur sapendo, conoscendo si conferma. Ma conoscendo vi è l’umana esperienza che pur sapendo non c’era. Essa come esistenza – sia prima che dopo realizzata. In verità come Dio che sempre ama e non giudica. Sa e conosce come fu in sé e Gesù. La determinazione del volere come della libertà, pone Dio conoscente di quel che avviene ma si esperita come essere e condizione come si facesse ragionamento che dà alla condizione volere, come si spiega che Dio amplifichi il concetto di morte, dando ad Abramo Isacco, e a se stesso Sé, non nel differenziale stesso dell’esistere ma nell’amore come sostanza, del vivere della condizione e del significato che adempie oltre il concetto del camaleonte della sopravvivenza, prova l’l’esperienza a sé della logica ma libera la logica non nella verosimiglianza o nella significazione della conoscenza, ma nell’amore che si fa vita ovunque e per chiunque, dovunque personalmente, o tra le persone. Come Dio con la prostituta con il peccatore e con Sé e senza l’invidia di sé Tra la condizione e Dio. Se ognuno è dov’è è dove Dio lo creò, come Dio e come essere umano, in Sé sia in condizione che eternità quale che siano gli effetti e le sostanze della conoscenza. Ora se è bene sapere che c’è un Sé nel bene lo si può individuare e conoscere anche se tutto è compiuto. Già oltre il compito. E del possibile vivere dei sensi umani.

                 

Il contrappasso

 

Il questo mondo di storie un poco abitanti, sovviene spesso spontaneo immaginare le cose che accadono come si svolgessero nel tempo stesso del loro significato. Così come dico quello che c’è sembra già para pensiero in realtà le cose stanno dove non stanno perche sono proprio dove sono, e se per questo accadono, sono già, anche, se sembrano che accadranno. E così il mondo vive tra strani concetti che sembra che suvvia non sia accaduto, perche sembra tutto come si è trasformato e da un paradiso senza conseguenza a questo. Così dico immaginiamo per un pensiero che un giorno vengano chiuse o aperte tutte le carceri, magari come di un paese, che so tipo in una favola da mille e una notte di Baghdad, per fare che si possa scongiurare una guerra, come dire tutto quello ch’è dove si trova non è per quello che potrebbe essere. E così in quel preciso istante dove le carceri non ci sono più perche nessun carcerato esiste. Un gruppo di ragazzini dice ad uno di loro di andare in quel negozio a comprare il malpreto ritardato, perche ce n’è un urgente bisogno. Il ragazzino va nel negozio e chiede quello che gli è stato chiesto di comprare, ma il negoziante gli risponde che quella cosa non la conosce e chiede a cosa serve, ma il ragazzino risponde che non lo sa ma che i suoi amici gli dicono che c’è urgente bisogno di malpreto ritardato. Così il negoziante dice al ragazzino che i suoi amici gli ànno fatto uno scherzo perche quello che chiede proprio non esiste. Entra nel negozio proprio in quell’istante una persona che chiede al negoziante qualcosa che il negoziante dice di non avere, e, così un’altra e un’altra persona e chiedono tutti la stessa cosa, ma il negoziante dice sempre che non l’à … C’è così di fatto che il sacrificio di Gesù, non sia proprio l’errore e il perpetuarsi di ciò, come l’aberrazione che se Dio sceglie o svela il suo sacrificio affinché non si tema la conseguenza e sia per questo inutile ogni altro sacrificio. E se appare chiaro questo per il significato di un tempo che dice quel che risolve, la soluzione per risolvere è proprio di là stesso del fatto che un essere umano può modificare il senso come l’evoluzione di ciò ch’è la morte come il carcere, non ci sono più vincoli tra il significato e la conseguenza ciò è soltanto una malcapitata riduzione, come se Dio non potesse assolversi dalla condizione con la pena di morte. Ora ciò che appare ineludibile è proprio il significato, il peccato non è un atto della conseguenza il peccato, non à un luogo, ma vorrebbe che chi è in quel luogo sia già risorto nel sacrificio ineluttabile della morte, un sacrificio se cercato inutile perche appunto, ineluttabile.

                 

Spazio trasparente nell’invisibile

 

Dio ci à dato la possibilità della verità nella vita intima. Come non vi fosse bisogno di nessuno. C’è un poco di tempo, come chi cerca e chiede mi vuoi bene, un qualcosa sconosciuto o intimo conosciuto, poi potrebbe dire in un altro incontro: “Ti amo”, come per dire posso amarti, Poi potrebbe sembrare per sempre, e ciò implica forse per sua stessa ragione o abbandono d’essa, un’amore per la vita totale. Ecco, queste scelte o possibilità sono implicite in tutti e nessuno di questi parametri perche in Dio l’intimità è libera e solitaria.

                 

il tempo il luogo lo spazio

 

che dire che se ci s’immagina si finisce forse di capire e non capire. la costituzione di ciò ch’è definito come materia vivente è composta da una molecola d’idrogeno e d’ossigeno, cosicché sembra riuscire nella sua organizzazione a farci sentire, anche, come palloni gonfiati. si può certo immaginare, o gonfi per qualcosa che dobbiamo far uscire. così tra un’immagine e una funzione vediamo che le cose che succedono sono sono ovunque in noi e fuori di noi. se si dovesse espatriare nella purezza della specie che si organizza e forma la materia vivente dovremmo tornare come fu quella molecola d’acqua organizzata tra quell’idrogeno e quell’ossigeno. così questa sostanza di evoluzione che ci fa essere e come lo fossimo consapevoli, si trova vicina e dinanzi a tutta l’evoluzione ogni qual volta ne cerca la sostanza. si fa si che si sia formato un corpo come forma e ciò che vive come sostanza.

quando gli Aborigeni pregano o pregavano come in origine, lo spazio e il luogo rimane ovunque diverso e identico, ciò che li fa vicini al pensiero spirituale tra ciò che fu e dov’è.

indubbiamente sono porte interiori che si aprono e avvicinano il tempo uniformando il luogo e il ricordo nella vividezza di chi lo narra o canta nello spazio dove fu generato e si genera come

nei primordi ora aperti o infiniti nella spiritualità. la forma e la dimensione sono innocue come ovunque ritornano interiormente osservabili, era qui, quel luogo univoco tra l’accadere e il sentire. queste vie dei canti danno la presenza come l’indefinibile interiore dello spazio che rimane contenuto o memoria e vicinanza nell’esprimersi della sacralità in un luogo contenuto nell’essere come nell’esservi liberamente indefiniti, la spiritualità che non soggiace, che non à nome ma che esprime ovunque la natura dove si è stati.

ora certo viene da pensare tra la parafrasi ascoltata da Mosè e le parabole di Gesù, vi è di certo un luogo indefinito, ma al contempo compiuto. tanto che Mosè parafrasando il concetto ne vede degli effetti nella fenomenologia, come tra il compiuto e il compimento. perche non ài avuto fede la vedrai ma non vi entrerai. si può certo essere disorientati tra ciò ch’è realizzato e il compimento con cui si vive pur comunicando. la condizione umana dell’indefinibile verità nel suo compimento è evidente e si mostra ma la narrazione dello spirito si differenzia, come la tua condizione è esistente nella parafrasi ciò che vedi lo raggiungi o non raggiungi, ma nella fede sia già spirito. cosicché gli ebrei in pratica non sanno che fine abbia fatto Mosè. la morte dell’organizzazione molecolare del corpo umano, termina in un compiuto in divenire come ci racconta la comunione e la condizione di Mosè. questo divenire si compie appieno nello spirito ma resta incompleto nel compimento seppur anch’esso si compie come compiuto. Mosè che cerca che vede ma non raggiunge, ma che vedrà quel che ancora non conosce compiutamente tra le sue molecole e la vita in Dio. gli ebrei umani sanno dello spirito di Dio ma non sanno che fine à fatto Mosè, come ognuno che si pone defunto in questo pensiero, come fu per Mosè che vide e non raggiunse oltre i prodigi che Dio aveva compiuto in lui. Ciò non toglie che Mosè sia stato visto l’ultima volta dagli apostoli di Gesù, quando Gesù si mostrò loro nella trasfigurazione, accaduto che si può narrare e verosimigliante attraverso quello ch’è dei sensi o ch’è nella cognizione stessa della trasfigurazione di Gesù che si mostra alla Maddalena risorto, dove siamo e fin dove? si può ancora dire. Dove Dio può ovunque con amore.

Un poco di storiografia

 

Un po’ di storiografia

Si potrebbe iniziare questo piccolo discorso scritto con un pensiero alla bontà e alla volontà, se ci fosse soltanto l’essere umano, ma pensiamo anche alla possibilità e a Dio. Sono qui non per i giusti ma per i peccatori, perche forse non capiscano ma si salvino, parafrasando questo discorso di Gesù, aggiungo io. Allora un poco come per dire chi crederà in me avrà la vita eterna, chi perseguirà il male finirà nella Genna. Non so dirvi che cosa sia. Ma il compiuto come tutto che transita è già presente anche s’è un divenire nella forma formato come accadere. Quindi come il male e il bene si distinguerebbero, al contempo si annullano. Così come la cattiveria umana avviene dove l’amore sovviene perche è avvento e avviene. Per sommi capi anche tutto questo si annulla quando c’è Dio o se Dio c’è. Come fu nel suo compiuto umano in Gesù. Questo appare perche vi è un significato, come in San Paolo che si converte sulla strada per Damasco, o qui inizia la sua conversione. Chi era Paolo un militare come ve ne furono diversi in quel periodo nell’Impero Romano, che nel tempo si convertirono a cristo. Nella sua fattispecie in quel momento perseguitava i fedeli per cristo in sede e forma legale di quel che appare come il suo ordine morale nell’impero di Roma. Ora se il compiuto può avvenire in sé nel principio è come avvenimento del senso e significato nella vita in sé, che si può conoscere o narrare nel pensiero e luogo. In Paolo avviene per imminente volontà di Gesù nella sua presenza e nel pensiero cui dà un suo interrogativo: Paolo perche mi perseguiti? Tanto che nell’immanente ciò che per Paolo non esiste, gli si mostra equivalente e unico. Così sembra che la cattiveria che sembra sconfiggere l’amore posta dinanzi a Sé si annulli nella conoscenza e nel variegato cammino. Il significato e il tempo con cui certe forme del pensiero in Roma s’imbatterono e interrogarono, furono costantemente rivolti a voler questa dimostrazione, tra il definibile, diciamo, della condizione e l’eternità. Ma l’unico fatto incontrovertibile era che la morte aveva il sopravvento sulla materia viva per quanto potesse essere non conosciuto il volere stesso di tale compiere. Si può immaginare il centurione romano che chiede a Gesù di salvargli il servo malato che con tale predisposizione chiede in fede questo. Quindi così sembra appalesarsi un concetto o lo stesso significato, ciò che si compie può essere già amore è amore del possibile, l’amore che sempre sembra sconfitto dalla cattiveria è nella presente vita, dove vi è l’amore. L’ineludibile è che la condizione è, e c’è un ultimo giorno della condizione stessa. Non sapete né come né quando, finché cadranno i cieli e la terra, anche qui faccio una parafrasi. Della stessa possibilità della gravità. Chi dite che io sia? La domanda che Gesù pone agli apostoli è come quella che Gesù pone a San Paolo, perche mi perseguiti? Come, perche non ami come puoi. 

                 

l’esperienza nel luogo

 

Il luogo di cui si parla è ovviamente la terra e per questo se non anche, il mondo e il cosmo. E così, l’essere umano, l’uomo si fa tempo e così cerca e trova nell’esperienza ciò che si vuole e ti viene dato. Per chi à fede è ovvio che il mondo è in Dio, ovvero cerca questa consapevolezza per mezzo della stessa fede. Così come il profeta che umanamente vive, dà al mondo il suo dire ò fede nell’esistenza di Dio, e quindi per chi vi vede la fede in Dio è colui che ti chiede Di avere fede nell’esistenza di Dio unico e universale com’è per Maometto. Questo è il significato profetico non soltanto l’esperienza personale. Maometto per ispirazione divina ch’è nella vita in Dio è nel solco giudaico cristiano, e così per ciò ne espone il tema come nel tempo, sia della contraddizione dell’essere che del superamento in Dio. Ch’è si immanente per fede, ma presente in fede. credere nella fede in Dio è come credere in Dio. Così un essere umano quando si trova nella fede per comprendere Dio, vede le sue contraddizioni come la stessa esperienza, allora nella fine stessa del tempo chiede e spera e si mostra a Dio e vede in Dio ciò ch’è in più del suo profetizzare. Un gran silenzio e una grande virtù, appunto come il tempo che si fa più dell’esperienza. Se Dio a posto il corpo dell’essere umano come luogo ed essenza, la fede della persona ne è totalmente investita, tanto che la forma o la religione appartengono alla sfera umana e la fede a Dio, la religione cerca quello che già c’è, Dio. E le sue contraddizione sono una domanda e la certezza del possibile errore umano come la certezza del perdono per amore di Dio. Questo atto di fede è compiuto nella persona, dentro Sé nell’esperienza di Dio perche ciò che vive sembra ricordare Maometto nel tema esposto è la pace e non la ricerca della pace. La fede in Dio non è più contraddizione umana, ma amore nella fede e sopportazione per fede nella amore di Dio, Maometto chiede all’essere di credere in Dio e non nelle contraddizioni della propria esperienza utili all’essere in sé della fede per la pace dell’essere umano che come lui esprime esperienza nel mondo.

 

 

a proposito di una partita di calcio

 

Sembra un fatto da poco e forse lo è, ma per chi ama il calcio e segue anche le statistiche è una notizia peculiare. Per chi segue queste squadra è un cosiddetto derbi stracittadino. La partita Samb – Porto D’Ascoli non è mai avvenuta prima in campo ufficiale e ad ospitarla sarà il campionato di serie D. Traguardo di categoria storico per la società calcistica del

Porto D’Ascoli. E così che dire tra il mio Porto l’Ascoli e Porto D’Ascoli, il suono sembra breve, e così è. Che dire sono nato tifoso dell’Ascoli calcio da bambino sin dalla sua prima partita in serie A che attendevo con partecipazione dopo il campionato di serie B della prima promozione. Anno in cui anche la sambenedettese che fu nella regione Marche la prima a giocare nel campionato di serie B, e per lunghi periodi. In quell’anno della promozione dell’Ascoli, sfiorò anch’essa la promozione con una grande squadra. E così che dire il paese in cui ò vissuto sin da dopo la mia nascita, è sempre stato Porto D’Ascoli e quindi ora vederlo giocare mi rende contento e spero che ottenga dei buoni risultati. Io comunque sono nato a San Benedetto del Tronto, e non da intendersi semplicemente nel comune in quel di San Benedetto del Tronto e Porto D’Ascoli, ma sono stato il primo della mia generazione e famiglia ch’è nato in clinica sul territorio di San Benedetto e vi sono stato anche battezzato, prima si nasceva in casa ed è stata mia nonna ostetrica Dora che in pratica à fatto nascere tutti quelli di Porto D’Ascoli e anche altrove e anche nel susseguirsi dei diversi medici che l’ànno accompagnata. E così nel novecento Porto D’Ascoli rinasceva un poco alla volta. Nello storico Quadrivio, non so s’è esatto tra l’incrocio delle strade Tra l’Adriatica e la Via Per Roma. Lì c’è un palazzo che à rappresentato un poco il cammino burocratico e anche amministrativo di Porto D’Ascoli, e che si chiamò Palazzo Mari se si ricorda. Di quel Sig.re Mari che volle costruirlo a tutti i costi, tanto che quando ebbe necessità dei soldi per giungere alla fine della costruzione ebbe modo di vendere alcuni suoi mobili di pregio. Così in questo palazzo storico e attorno ad esso il paese a ripreso la costruzione del suo novecento. Io quando vi feci la prima e la seconda elementare, quando scendevamo le scale, finita la scuola, le maestre ci dicevano di scendere piano perche potevano crollare. Non so se fosse vero o era per moderarci. Da quel che so quando il palazzo entrò in spazio amministrativo al piano sotto sopra al livello della strada vi era l’ufficio delle giardie e anagrafe. all’ultimo piano sopra la scuola vi abitò per molto tempo la Bidella, Chiaruccia, abile aggiustatrice di slogatura e che fin, in fondo, epoche recenti l’ospedale non riusciva a curare e raramente diagnosticare, così Chiaruccia prima metteva a posto i nervi con l’acqua calda credo, poi praticava dei bendaggi, chissà forse con la chiara dell’uovo prima che giungessero le bende gessate o altri ausili ortopedici. Così mentre scendevamo le scale, ad un piano del palazzo scoprimmo vi era una biblioteca e che era chiusa perche il comune non l’apriva e la bidella non ci andava, noi non potemmo mai entrarci neanche se ci provammo di nascosto, ma il timore di essere scoperti ci fece desistere. Fuori dalla scuola vicino l’ingresso vi era un’urna funerario, per intenderci come una grandissima Giara, più grande. Si era potuta ricostruire intatta e trovata insieme ad altre. Sicuramente di un periodo prima di Roma, vicina al rito etrusco seppur in un territorio che fu anche dei piceni. Si parlò che ci fosse una necropoli o che era vicina ad una casa di antichissimi dignitari. Quando ci trasferimmo da questa scuola, alla scuola più in collina che fin ad allora era stata la scuola media. E fu quest’ultima costruita nuova dove vi è ora la scuola Cappella, dove tra la scuola e la ferrovia vi era ancora una piccola palude o laghetto. Con dei fiori bellissimo tipici di questi ambienti. La Grande Urna funerario è ora al museo delle anfore di San Benedette del Tronto. Anfore che vengono da ritrovamenti in mare. Molti di questo cocci, ricordo, erano come una catasta di legna davanti la nuova scuola elementare. Ci dissero che dovevano restare lì e che non si potevano prendere e così fu.

                 

la grande fame

 

così quel giorno sembrava. Il secondino raggiunge la celle, si odono i suoi passi. Infila le chiavi nel ferro della serratura, si ascolta la mandata delle chiavi nella serratura e l’apertura della porta. Poi: Lascio aperta la porta, non so se potrò ancora tornare. Sdraiato dentro, si ode una voce da dentro la cella. C’è ancora nessuno? chiede. No! quella strana fame aveva stremato tutti. Gli ultimi che appartenevano ad un ruolo, si potrebbe, immaginare. Il secondino e il carcerato. E non restava nulla da fare, soltanto attendere e sperare che ci fosse ancora un pasto. Così la grande fame aveva tolto la parte anche agli ultimi due che restavano. E non era più possibile interpretare ancora un ruolo. Il grande teatro del mondo aveva chiuso il sipario, se mai ci fosse e dove. Così quando si è qualcuno c’è sempre qualcosa da fare. Questo impegno, che avevano sostenuto tutti quanti, era sempre stato perche c’è, o c’era un posto e un ruolo nel teatro. Quasi, sembra, non importa quale e dove e quando, un ruolo c’è sempre stato e nessuno è escluso. Anche non volendo, si forma sempre la scena con il suo luogo, con chi vi partecipa e chi assiste. Con chi fa la parte e chi rientra in un ruolo specifico, quasi che non fosse possibile altrimenti. Ormai la parte e le cose da fare si conoscono, ma proprio e spesso senza neanche avere provato la scena prima. Certe volte capita che si deve subito entrare nella parte e farla e con tutto ciò che comporta nella pratica. Così c’è chi recita il ruolo, chi à una parte e chi interpreta. Ma se proprio si potrebbe fare altrimenti. Lo si può fare soltanto se dura, non tanto la condizione della scena, ma la forza del soggetto che si mette, quando si vive. Quando si può dire, sì, va bene. O no. E certo che qui il luogo stesso si fa presenza e pubblico come chi c’è e quel che vede, si fa movimento, finzione e verità. O finzione nella verità, come nel teatro. Così accade sempre che ci sia un luogo e un modo, per ovunque e dovunque e chiunque. Ma se avviene che pochi per esempio sono nella parte e molti nel ruolo, spesso può accedere d’interpretare, un carattere più che un significato o qualcos’altro e può far sì che non sia tutt’uno essere dove si è e con chi si è. Sì da spazio all’altrove e la scena non è solitaria, non sufficientemente perche accada altro, oltre il carattere e il modo, il modo partecipa del carattere e quel che non avviene rimane un desiderio che non si compie. Un desiderio che si verifica, senza che si compia o sviluppi nel possibile, sembra restare vero ma imprigionato nelle parti tra il ruolo e la presenza. Non c’è ma c’è altro, con chi, che fa uno sforzo o un semplice capire perche torna pratico quel ruolo, quel posto e chi c’è. Cosicché c’è sempre una parte. Quel giorno il secondino e il carcerato, di cui purtroppo non conosciamo i loro nomi, né dove e come, erano giunti alla fine del ruolo che si era costituito, non ce ne sarebbero stati altri, non c’era più da mangiare ed erano gli ultimi due.

                 

è Natale di Natale

 

In questo mondo dove non si fa se stessi, ma una parte di uomini e donne. Si fa sembra di nascondere l’eternità. E c’è anche la parte del ruolo sociale.

La cosa o situazione più difficile da pensare, è che Gesù è figlio di Dio e dell’uomo. Così di è fatto. Come l’essere umano nella sua condivisione. E così questa fatica senza fatica che fa pensare che la vita umana sia priva di quella divina, implica una strana accettazione o negazione. Non si può essere nella pura condizione materiale altro che ciò che appare come vita e non può significarsi un Dio dentro la contemplazione della materia. Eppure è evidente che il significato e il pensiero di Gesù, implichi questa essenzialità. Dio non nega il corpo umano, né la sua condizione. Dio fa del corpo umano il vero luogo di questo tempo, e come fosse il vero rapporto tra il tempo e lo spirito di Dio. In ogni vivente è presente la possibilità e al contempo la verità spirituale, la scoperta e il significato e l’amore. Ciò che appare come materia e corpo, si fa vivo nel suo stesso corpo e ciò ch’è come spirito si fa vivo nel suo spirito.

La possibilità della vita umana. Come figlio dell’uomo e di Dio, in Padre figlio e spirito santo. Ciò implica l’amore il perdono totale, la vita e il corpo in sé.

Come si fa come dello stare insieme

 

Come si fa di molto pensare se le cose come le qual cose debbano essere originali. Prendendo l’esempio di Adamo ed Eva, sembra forse evidente quel che mi dissero, del resto se mangi la mela sei come Dio. E sembra che nella condizione in cui Adamo ed Eva vissero tutto fosse eloquente e possibile, come del resto vero e sincero. Cosicché Eva non disse al cosiddetto serpente, perche tu non la mangi. Giacché la curiosità come il voler essere erano propri di Eva, che non ambisce alla diversità come fosse tra sé e il serpente. Tanto appare il tema, questo tema, che cerca di condividere la sua allocuzione con Adamo cui cerca la sua stessa disposizione all’essere altro da ciò che immagina di non essere. Il serpente nella sua stessa condizione dice ad Eva, se mangerai la mela potrai essere come Dio. Il tema nella sua allocuzione, tra sé e il discorso del serpente dice ciò che vede come migliorativo di ciò che può essere od è. Eva va da Adamo per condividere la conoscenza di ciò che gli dice il serpente. Adamo, dice che Dio à posto, una condizione alla possibilità di ciò ch’è bene e ciò che può dirsi sconosciuto. Non mangiare del frutto di quell’albero ciò potrà trasformarti, come implicito del discorso. Più propriamente del significato e dell’essere. Così ebbero a mangiare quel frutto, dopo di ciò quel sembrava vero incominciò ad essere possibile o sconosciuto. Ciò ch’è sconosciuto diverso da ciò che appare. La natura si fece possibile ma al contempo diversa dal significato, ci furono i tempi e il tempo. E si considerano separati per il possibile, come ci fosse ciò che si fa discorso. Come potevano essere stati altro vicino a Dio, ed essere questo legati a Dio. Così come fosse partecipe la definizione e la divina spiritualità possibile e unica. Dio nel mostrare il cambiamento alla condizione di esservi con Dio manifesto la natura come un attributo legato al principio della conseguenza di ciò che fu e che sarà, sia per definizione che partecipazione, l’aspetto della possibile divinità e del suo possibile trasformare dell’increato stesso. Ciò che si fa vicino non si contrappone ma è la dimensione e la condizione che dialogano. Questo è un attributo generato dalla stessa necessità della condizione non della possibilità divina e spirituale che si fa afflato e partecipazione dell’amore e del tempo universale. Sembra dirci il serpente, che palesemente viene determinato dove ciò che appare lo sovrasta, come sia divenuto non spirituale ma interlocutore, che non fidandosi potrà fidare. Ora questo fatto e questa condizione della spiritualità divina dell’essere, soggetto della sua allocuzione, dovrà tornare nella verità e nell’apparente silenzio. E così tra l’origine e il tempo, come fu cognitivamente concepito il momento in cui Adamo ed Eva generarono questo pensiero altrui con Dio, come fosse soltanto immaginazione di ciò che s’interpreta visibile da sé, e manifesto nel possibile, appare questa definizione di peccato originale. Come percepire ciò, in dove appare l’originalità? Nel concetto stesso di ciò che fu origine e trasformazione, un atto di consapevolezza, che mise allocuzione tra lo stare insieme e dare alla possibilità una valenza diversa. Come il credere all’innata significazione di ciò che si crede di essere e ciò che si può essere, l’origine di questi eventi è così evidente, l’essere umano pone la sua fiducia nella condizione e non sa che non crede a quel che proviene e gli dice Dio. Concepisce un paradosso l’essere umano non è consapevole di Dio e per questo non crede a quel che gli è stato detto, pur fidandosi di quello che Dio gli dice. Ora nel compiere quest’atto di fiducia e possibilità di eguagliare la sua condizione con quella di Dio, pone in modo evidente, anche, nella consapevolezza di Dio la sua condizione come condizione stessa di Dio in Sé. L’essere umano si concepisce come concepimento stesso del suo concepimento come potesse essere ciò che non può essere, facendosi afflato del concepimento e della sua incertezza. Ora l’incertezza è evidente nel fatto che Adamo ed Eva. Che non si è accettato il fatto che Dio è della spiritualità come della condizione e non si pone disgiunto come fa l’essere umano credendo, ma non credendo a ciò che Dio gli dice sul principio della condizione e della possibilità fattasi umana. Dio ama e non può certo altrimenti esservi in modo diverso ovunque e sempre, come fosse possibile e perche possa essere possibile la creazione dell’essere umano generato dallo spirito che generò la condizione umana. Quindi vuol dire che l’origine della condizione attuale dell’essere umano, più che un atto originale è un atto originario, che a posto il voler stare insieme come possibile, sperabile ma sostanzialmente verificabile di là della scelta e che può essere scelta spirituale. L’indipendenza e la libertà di Dio che può sempre amare sono nella verità come nella differente possibilità dell’essere in sé. Per amore e fiducia in ciò che Dio è, Amore. Forse bisogna essere originali nell’avere fiducia, fede che quel che Dio dice e fa è amore. Quindi Adamo ed Eva vedono il proprio sesso e gli appare incontrollato, che si manifesta quasi si fa presenza e sembrano come soccombere alle trasformazioni del proprio corpo. Distinguo differenziano, né ànno paura. Il corpo appare per vivere, la vita si manifesta e si differenzia sembra avere un tempo un luogo, uno status definitivo, consapevole, troppo consapevole, sembra dirsi, definitivo e inenarrabile, soltanto nella storia, e, raccontata piacevole. Come fosse soltanto negli eventi che determinano il possibile del genere umano e la sua conseguenza apparente della morte. Dio si manifesta spiritualmente, Gesù come vien detto e narrato è opera e frutto dello spirito santo istillato da Dio nell’esservi creatore e generando della vita. Maria, si autogenera attraverso Dio, come quello stesso spirito unigenito della nascita stessa della creazione ch’è dovizia dell’amore di Dio per l’eternità, come è posta e in divenire nella vita umana. La condizione meravigliosa dell’essere umano è definita dal sesso e dal suo piacere, come significato dello stare insieme come natura ch’è parte del tutto, dalla fame al sonno, dal pensiero alla carezza. Dal sorriso al significato. L’essere umano viene da Dio in spirito e si manifesta e riforma la condizione generatavi attraverso il sesso e il piacere come definizione della condizione e riproduttiva del sesso. Tale connotato naturale del piacere sessuale è soggetto anch’esso alla riproduzione della condizione e allocuzione dello stare insieme. Certo la spiritualità è sempre partecipe dello stare insieme ma è evidente che appare possibile, ciò in sé sia per possibilità spirituale ma anche dell’attributo relativo al luogo e al sentimento interiore. Se per esempio Casanova, amarore veneziano. Amava le donne a tal punto che per questo era ricambiato da ognuna di loro. Don Giovanni vedeva nella possibilità sessuale con ognuna d’esse l’eloquenza manifesta del piacere. Ora Casanova persona realmente esistita, mentre Don Giovanni appare come un personaggio teatrale. Quindi nella fattispecie il sesso è definito e si fa in definizione sessuale. Ma sovente appare controllato, non solamente dal possibile che ne modella l’incontro, ma anche dall’inenarrabile gesto del significato come rappresentazione. Il fatto stesso dovrebbe essere bello, non ti appare. Per esempio, nel piacere stesso della donna, che ovunque quando appare, sia presente che in certo modo narrata, visibile attraverso le rappresentazioni dell’arte o ancor di più dei media della riproduzione, anche lì ti appare bella se ti piace. Questo ti appare come voluttuoso, non direi, ciò è imprescindibilmente legato alla persona e alla personalità. Ciò appare come possibile apertura all’ascolto, e vividezza del vivere questo ascolto, ed eloquenza nell’ascolto. Come per dire accettato che mi piaci voglio stare con te per sempre, vicino a te in te. Questa posizione che non appare strana è strana per conseguenza del pensiero che ne può derivare, ma dall’aperture allo specifico il significato è lo stesso. In conseguenza a volere stare insieme, voler sentirlo. Finanche in visione d’immagine rappresentato, come fosse realizzato. Il concetto pratico di stare insieme come coppia in luogo derivato dello spazio non astratto o invisibile. Così la resurrezione prima della croce, che manifesta la persona umana, si fa scelta non accettazione preminentemente umana ma anche attributo umano, ch’è nell’oggetto della possibilità e non nell’essere umano che si fa attributo. Lo spirito è esule dal concetto ma ne guarda l’interiorità, che si è manifestata nella sua esistenza. L’amore di Dio, la croce dell’amore ti rende volente vicino a chi si ama? Come fu e sarà, con la donna e la donna che sì amore. Allora nello stesso sesso, il sesso mostrato ma non svelato, non svelato. Non praticato soltanto realizzato.

Immaginiamo se fosse interprete di se stesso, il principio di un libro automatico o senza autore. Generato dal compiuter in relativo significato del termine e i possibili significati di scrittura creativa, quasi non vi fosse un fine ma un costrutto possibile tra i significati delle parole. Ciò induce la scrittura letta senza i connotati di un possibile perché e autore. Se la parola e il termina fossero come il significato di una partita a scacchi, gli angoli o i limiti sarebbero infiniti ma limitati ben oltre l’interpretazione tradizionale del gioco degli scacchi.

                 

Che fu questo

 

Si potrebbe dire o immaginare qualcosa come fosse un evento riconducibile alle cose canoniche del mondo e ancor più dell’universo. Ma che accadde e che fu nella realtà tutta quel momento che si fece subito condivisione e conseguenza o più propriamente potremmo definirlo, ma con il pensiero, partecipazione. E così sembra ancora siamo come avessimo compreso impropriamente, non soltanto come fu che partecipammo o si partecipò. Se anche oggi si vuole dare a questo momento lo stesso e identico instante di quello che fu. Allora, dobbiamo chiederci siamo qui per giudicare o per capire? Siamo ancora esposti alle conseguenze del caso, o ci troviamo dinanzi un caso belli improponibile ma comunque espressione, di questo evento come di quello che fu. Ecco abbiamo sul prodromo queste due persone. Un uomo e una donna, o ancora più potremmo narrare Una donna e un uomo, uniti dal fato come dal significato di ciò che fu il principio del mistero come dell’esperienza che si fa conoscenza.

 (che fu? Fatto di corna.

Ma no. Si parla di ciò che fa accadere quello ch’è accaduto.

E che minghia fu?

Appunto.

Ah! Fu minghia.)

Ora mentre sono qui, ad ascoltarci colloquiare anche amichevolmente di ciò che accadde, forse sperano che tutto possa tornare come fu, ma ben prima di quello che fu, ma ancor più dove fu. E allora perché si dovrebbe circostanziare ciò che fu come un accaduto irripetibile. Dico esattamente irripetibile, come se tutto quel che si fa sia già del tutto compiuto. E allora cosa pensare in modo consono come le discipline insegnano, ma non consono al proclama che sì nella trasformazione si fu e fece esperienza di ciò che è soltanto ciò che sempre sarà e appunto è! Allora questi due esseri umani che decisero di costituirsi in matrimonio, pur già essendo per volere divino l’uno dell’altra, come potrebbero non conoscere ciò che esperirono e che trovarono cammin facendo? Chiediamoci allora c’è qualcuno che li accusa, che trae beneficio dal fatto che pur in essi conseguente può accusarli del fatto medesimo come improprio l’esistenza stessa di questo accadere, e perché non anche possiamo dire in questo accadere. C’è forse nella bontà divina un proclama che affermi una condanna, o un motivo di qualsivoglia presunta condanna, per il loro agire. Ora psicologicamente c’è chi potrebbe proclamarlo come Agito, dico, Agito, e così e pertanto partecipe per questo del suo significato

(fatto e motivo di corna è!)   

Perche nella stessa bontà divina c’è l’espressione di una libera scelta, per quanto inconsapevole e impropria come la sostanza stessa che si fa proprietà in questa apparente mia discussione del fatto narrato, come del fatto già avvenuto e ribadisco che sta ora avvenendo. Ci troviamo insomma dianzi un uomo e una donna che decisero, per sorte e conseguenza di divenire, moglie e marito. Trasportati in questo dalla ricerca del significato di cosa fosse essere diversi da ciò che si è. Ritornando a questo, è, che ci fa comprendere esattamente il principio di ciò che fu e di ciò che sarà. E così loro seppero e conobbero che vi era un tempo e un luogo, e in certo modo interpretarono, forse ingenuamente, che potevano essere anche loro nel luogo di un altro e come fosse possibile immaginarlo anche non avendone conoscenza ed esperienza. Sostanzialmente senza comprenderlo bene vollero essere quello che già erano. E fu proprio questo un motivo che li indusse ad immaginare di essere diversi, ma dove e perché. E cosa fecero? Si coprirono il sesso, l’organo della sessualità lo strumento da dove viene effusa in modo spontaneo e virtuoso il suono che li fa cercare. E pensate non si erano neanche accorti prima di allora di essere nudi. Ma dico seppur si va in un campo di nudisti, ben si vedono i corpi nudi o al sole, come una metafora dell’abbigliamento stesso della natura. E che si fa o si vuol dire che soltanto quando si scopre che all’ingresso del luogo del nudismo c’è scritto: Luogo per nudisti. Ci si accorge di essere nudi. Allora come non si può pensare alla loro genuina e spontanea partecipazione quasi che la loro curiosità fosse stata così presa da sé da non vedere neanche e immaginare ciò che già era evidenti a tutti e soprattutto a Dio e che perciò li consiglio di non magiare troppe mele che sarebbero ingrassati e avrebbero conosciuto la conseguenza del bene e del male. Ma in verità, dico in verità che fu questa trasformazione che li avrebbe trasformati se il piacere di essere buoni e belli come lo stesso Dio onnipotente. Quindi ora qui, dico e proclamo, come si può fare la guerra al peccato che generò l’intero pensiero di questi due esseri umani e che nel desiderio non seppero prima di allora dell’esistenza della gravità, di ciò che si fa peso e sostanza piacere e orgasmo, nutrimento stesso del volere come del capire, della sensazione come del pensare attraverso la gravità che soggiace alla materia organica prima e poi resta inorganica. Ed ecco che l’anima fu condotta sulla terra come dentro uno scatolone e certo uno scatolone che già c’era, ma che non era stato ancora costruito appropriatamente. E quando giunsero i primi pacchi, furono così misteriosi che fu proprio la scelta che li fece marito e moglie che, come un trasponder, li generò in sé. Così, arrivarono i primi figli, che non seppero della curiosità né dove esattamente venissero, sapevano di essere in quel luogo e che ve ne era un altro. E cominciarono a parlarsi come della natura proprio con la natura, sembrava la stessa con cui parlò da madre e la moglie etc. Sembrò ai due malcapitati di percepire forse dai discorsi ascoltati e che venivano appunto dalla natura del mondo che in questo posto si era sempre dove si è, e non si può essere in un altro posto se non ci sta. Così sembrò ai due malcapitati che uno ci stesse meglio dell’altro, cosicché pensarono ancora ingenuamente o forse con la conoscenza che si può concepire, che se non ci fosse stato quello che meglio sentiva di starci l’altro sarebbe stato meglio. Insomma, diciamolo bontà divina, due creduloni anche un poco o molto cretini. Ma come la necessità inconscia di pensare di essere in un altro luogo ti fa credere che il luogo di un altro ti fa essere un altro come se tu fossi quell’altro. Eh! Ma insomma che roba è. Dico è questa roba se non elucubrazioni che la paura stessa della gravità terrestre produce, pigne in testa che possono fare legge e sostanza della paura come se questi due se non avessero voluto essere vicini se ne sarebbero stati ognuno dove gli pare. Come se Adamo fosse rimasto in paradiso se non avesse mangiato la benedetta mela offertagli da Eva ed Eva invece dopo avere detto alla natura del serpente di volerne per sapere dov’è che può essere Dio, sarebbe divenuta Dio dove sta Dio. Ma che confusione, se Dio stesso lì, li consigliò. Non accettarono il consiglio, perché? Perché pensarono di poter divenire migliori di ciò che erano e fu per questo che compirono qualcosa che non era propriamente necessario compiere per amare ancora più di quel che amavano. E per cotanta situazione che non si può certo immaginare, che ci troviamo dianzi alla sottospecie seppur trasformativa del luogo come della situazione? della situazione di questi due esseri umani che in nuce come in sostanza nulla ànno di diverso della stessa bontà divina che si fa amore, anche se decaduto nel tempo, ma che tornerà, dico tonerà eterno. Così in questo che può ben interpretarsi come frattempo quale sia ben stato il peccato che originò la passione in questo matrimonio, il lavoro, no, ciò è come raccogliere le mele. Ma l’amore, dico l’amore con L’A maiuscola che fa sì, che si possa essere amati come si amò, perché dico, e concludo. Si amerà. E quindi già ora assolviamo le sostanze e mettiamoci in pace a godere e nel modo più consono a come ce se la fa.

Grazie!

Chi la là la, il suo Ciao.

 

Ei, là un bel giorno. Voglio dire prima t’innamori e poi desideri. O prima desideri e poi t’innamori e il piacere che ti fa piacere come per dirti anche, mi piaccio, quanto mi piaci. Così capita che ognuno se la dice questa storia come la vissuta e come pensa di averla un poco inventata. Inventata è un poco incerta come in quel ch’è il mondo con i suoi condizionamenti e pregiudizi sia riuscito ad essere sincero e fedele per quel che si dice quando è il momento che ci si ama. Prescindendo anche se prima si è innamorati o prima desiderati, quando ci si è piaciuti e compreso ci si dovesse amare.

 Se si pensa un poco ai tempi e ai giorni e per quel che ognuno si è voluto vivere in questa circostanza, si può narrare il mondo o il presente. Così, per esempio, se immagino tanti episodi accaduti dico che in linea di principio mi sono prima innamorato, che in sostanza sembra essere che nel piacersi, ci si pratica e ci si conosce, non prescindendo dall’essere già giunti al sesso, che rimane evidente ancor più in seguito. Ma nel piacersi e la libertà di conoscersi, non c’è una prerogativa qualora si deicida di stare insieme. Se non appunto quella di essere assieme di stare: l’uno con l’altra. Così quando parlo per questo di sincerità e fedeltà, vi fosse tale assenza il tutto appare un poco illusivo, anche se paventa una convenienza di altro tipo, come non ce lo diciamo ma lo facciamo. Oppure quello che può apparire come un episodio che toglie molto tempo ed energia perche si riassorba in ciò di sincero.

Così potrei pensare, ma quante volte si è fatta fuggire la possibilità del desiderio, perche se ci s’innamorava non si poté mantenere la prerogativa dello stare insieme. Meglio non iniziare. Accade e forse è una cosa stupida, ma appare inevitabile. E del resto quante volte ci si può desiderare, e mantenere tutto senza mentirsi mai, anche se non si è insieme si è fedeli. O non fedeli senza tradirsi. Insomma, ciò che si vuole nel piacersi è lo stare insieme è perche si riesce ad essere sinceri e fedeli.

Allora, si potrebbe dire che quello che più disorienta senza entrare nelle storie personali, è la dimensione ideologica della conoscenza per essere insieme, che falsa un poco il significato tra la sincerità e l’essere amici. Tra la sincerità personale e l’assurdità del meccanismo collettivo dell’identità del piacersi per stare insieme e il concedere il significato all’occaso atemporale dell’astrazione dell’identità della sincerità, come fenomeno appunto ideologico del significato di là del piacersi e della conoscenza personale, della libertà autonoma e personale di essere sinceri. Sincerità che può essere sovvertita dall’ideologia dell’affermazione come prepotere o verità del potere, non in atto ma deducibile dal senso e dai rapporti di significato. Così appare eloquente una fenomenologia che non soltanto non sa e dice ciò che sa, ma che vede nel chiedere al piacere e al desiderale, non il modo autentico e desiderale, ma appunto concetto edeologico, un atto di supposta debolezza nell’atto stesso di dovere richiedere. Un camuffamento che non è più timidezza da elaborare o comunicare, ma affermazione di prepotenza della disposizione di essere. Ciò non implica che non ci siano meccanismi che implicano il desiderale come il conoscere, ma per quanto disponibili, personalmente appaiono ideologici e controllori quasi ipotetici della possibilità di comunicare il suo effetto e non altro, e con ciò una sorte di affermazione delle naturali proposizioni desiderali o sentimentali. Il meccanismo ideologico delega la funzione alla supremazia, neanche alla necessità o alla forma naturale del possibile?

All’avvento delle malattie evidenti, tipo l’aids, il tutto è sfociato in forme ancor più meccanografiche fatte più di riferimenti che di possibilità relazionali. Lasciamo un attimo fuori da ciò in quel che si può immaginare come forme di comunicazione sessuali nell’ambito della prostituzione, che possono ambire a determinate forme di autismo in certo modo, ideologico economico programmato. Ma proprio nella comunicazione che si fa relazionale e libera si contestualizzano forme di autismo del concetto e del consenso che non ambiscono al significato, ma all’affermazione dell’autismo formale del senso, dando univoca abilità al tempo ideologico come forma possibile del significato interpretabile dell’esperienza della relazione personale, della sincerità e della fedeltà reciproca. Ciò ben fuori dall’unione o da altre possibili conoscenze astratte come possibili nella possibilità. Affermando, che non appare neanche una proposizione temporale nel luogo dell’incontro della persona. Sembra il gioco forza della domanda e della risposta sincera, o viceversa. Non esiste ma sembra ci si giochi continuamente. Ma per non dire Ciao?

                 

l’epoca

 

ma che dè, L’epoca sembra sempre la parte o la cosa di qualche cosa che si fa oggetto. E, certo che ti sembra che ci stia. Ma dove e quando. Ecco è proprio questo quando che lo dice o lo vuol dire, l’epoca si fa è sempre personale, ovvero di una persona, individuo, maschio o femmina. E, certo ti fa lui o qualcun altro, anche di un animale. E, certo ma vai un poco a chiederglielo se ti racconta per esempio quel fatto che gli è accaduto, ma che al momento non c’è. Ci si può stare insieme, certo come puoi esserlo con molto altro, sia animali che persone. Ma l’epoca la conosci come vivi. Se poi ricordi qualcosa o pure qualcuno ti fai memore di un tempo, come di un altro tempo e che certo pure se ti appare già stato mentre ricordi è parte del tuo epocale, puoi dire ma è l’epoca in quel momento. E fin dei conti dei tempi il tuo desiderio è pure un’epoca, per di più sovente appare, meglio, è facilmente fattibile e quindi da vivere, mentre sovente sembra incredibile ma è amare che riesce molto difficile, eppure, anche qui la qualcosa appare lapalissiana, evidente, si può amare ovunque e qualsiasi e non come fosse possibile l’evidenza del motivo, generazionale della forma come tra un animale, un essere umano o una cosa. Quindi si può amare la creazione e se stesso per senso stesso di quel che c’è nel corpo e che si fa univoco e diverso e come fluire stesso di quel che c’è. Tutto ciò ch’è della creazione ama come può nel soggetto della creazione del creato. Quindi ipoteticamente la qualcosa sembra univoca non può esservi niente altro che amore nella vita personale che si trasforma in tempi, come prossimità e sincerità. Ma ciò sovente appare astrazione di un’epoca e che appunto non può evidenziarsi o esservi senza una persona che la vive e in relazione a sé, pur se appare con gli altri, in definitiva questo mondo altro che sembra farne parte o contenerla è così astratto ch’è come non vi fosse, sembra esservi nei tempi, di ognuno. Appunto questi sono i tempi con ogni epoca nei tempi. Certo ciò si esemplifica, tipo la donna e l’uomo si attraggono attraverso l’evidenza della loro forma ma ciò che si concepisce della loro forma come epoca è nella persona che vive, che vi vive, con questo senso e pensiero, questa molteplicità del corpo con dentro il tempo dei tempi e che si sente epoca personale da dare, o mostrare o nella possibilità di amare l’epoca di ognuno e sé. E, certo ciò evidenzia un limite, il limite del tempo trascorso come esperienza che si fa ricordo o avvenuto come fatto stesso del momento presente della propria epoca personale, qualsivoglia esservi in prossimità, e buona volontà. Nello spirito naturale e di anima e corpo, e corpo e anima, la singolarità di esserci, come pure esservi. Nei tempi sembra misterioso e forse lo è, eppure c’è. L’esperienza della propria epoca personale con il creato e la creazione e l’amore. Tutto si potrebbe riassumere in spirito santo e amore, che ci fa vivere in questo spirito naturale, con noi tra noi, di là dei pregiudizi, del pregiudizio delle stesse possibilità, della possibilità, sia essa negata o affermata per essere tempo. Tu sei fatto di tempo, di incessante tempo, sei ogni solitario istante. Se ciò per alcuni appare un canale c’è certo pure la programmazione, ma la possibilità di andare oltre con l’anima e l’amore.

il corpo consuma sempre, anche quando rappresenta

 

E già! detta in questo modo la sostanza sembra esplicita, l’attore se non mangia non recita, proprio non riesce a recitare. Eppure, con un poco di forza e un panino fa il suo personaggio. E che può persino fare finta di mangiare quando è in scena, meglio se c’è fame per questo, può, così darsi che vanga meglio interpretata la scena, che lo sarebbe ancora di più se si mangiasse sul serio, senza esagerare se c’è ancora molto da recitare. Un giusto sostentamento per giungere alla fine dello spettacolo.

Ma così si può meglio immaginare quello che può dirsi e farsi come un altro tema della scena o dello spettacolo del corpo, sul tempo gravitazionale, tra il tempo finto, recitato e quello non recitato. Ora secondo una verificata teoria della gravità della luce, sembra proprio che muoversi nell’intero spazio dell’universo fisico della materia, renda questa, man mano un corpo umano si muove in questo universo e velocità pari al tempo sommato e detratto, mi sembra tra la velocità e il tempo prossimo come trascorso rispetto ad un’altra velocità prossima di un altro corpo umano. Ovvero, se una persona viaggia nell’universo sopra un pianeta, e un altro si muove attraverso lo spazio nell’universo, alla velocità prossima della luce, il suo orologio e il suo calendario potrebbero avere delle differenze tra quello ch’è restato sul pianeta e quello che si è mosso nello spazio. Ciò pariteticamente al tempo che sarà trascorso nell’uno e l’altro dei corpi umani. Se in linea costante questo principio si evidenzia in linea incostante questo avviene o si verifica ancor più. Proprio per come si svolge il viaggio o la vita sul pianeta per ogni specifico essere umano. Così questi morfemi che variano nella gravità si comunicano nello svolgersi della vita e si frappongono e compongono tra loro.

Ora se si potesse immaginare, come si può, seppur relativamente al suo significato specifico, come prossimo al sentimento il fatto che quando si finge il tempo scorra diversamente, potremmo dire pure che non passa. Così che quello che si rappresenta apparirebbe non soltanto come possibile ma proprio come fosse vero. Così questo tempo più si fa e più si realizza, ma s’è questo che appare ci si emozione nel vedere quello che ci piace sia rappresentato, ma quello che guarda è stato a guardare come l’attore faceva con quello che dice mentre, si dice recita. Così si può dire che si è visto fare qualcosa che non è vero, ma che si può pensare potrebbe esserlo, come tutto quello che accade e non accade nel mondo si può dire e pensare. Comunque, sembra che non ci sia verso, che alla fine dello spettacolo, come non si fosse mangiato prima per davvero, viene fame e ti va di mangiare. Certo se lo spettatore non à cenato prima dello spettacolo, o non completò la sua cena, può avvenire che ci si trovi insieme a mangiare, e come se apparisse il tutto, la scena prima e quella dopo, che quando si parla insieme dello spettacolo, si parla anche della rappresentazione o di sé, ma si mangia veramente.

Vero, se la parola si fa un poco musica sembra quasi che c’è e non c’è, ma si ascolta e si racconta e si dice e si pronuncia ci si dichiara per dire dove si è ciò che si fa. Ma un poco come una partitura suonata e rappresentata, dove fu e dove si rappresenta e dov’è. Con il maestro d’opera Rossini potremmo dire e immaginare che la musica non è dove si fa o si scrive ma e nell’aria che la comunica. Così sembra forse apparire più leggere la digestione di un buon appetito.

                 

la fresca

 

Com’è possibile immaginare, ma è così evidente. Si fa per dire disse. Proprio per questo mi sembra proprio lo stesso pensò. Fosse un albero di fico o un melo, che importa, così sta che la natura dice. E che ci parli oggi e che ci parli domani, che ti risponde, in certo modo ti ama e ti aiuta o sembra non ti pensi proprio. Certo alcune volte fa specie che ci vuole un poco di volontà per darti quello che vuole o vuoi, che sembra non sapersi e non volersi, in realtà c’è qualcuno che ci pensa o ci si inciampa, si fa per dire. Perché la natura non è pretenziosa, ma l’essere umano sì. E così, in questo cammino che si fa di storia, la forza che serve alla gravità e al peso, si può fare prepotenza o forza in ragione di qualcosa o qualcuno ch’è la natura che governa. Pensate nel secolo scorso, appena trascorso è bastato che l’uomo si organizzasse per produrre nella gravità, che tra il suo bisogno e la realtà è nato quello stare che fa dell’immaginazione un’ipotesi e una volontà. Come se le due cose avessero lo stesso peso. Certo che immaginando sovente si sovverte quelle, che sono i frutti della realtà e della verità, proprio in ragione della prepotenza o della bugia. Come fosse la giustizia e l’accadere, che se si fanno fronzoli possono anche esser strumentali, non soltanto pre l’ipotesi ma pure per la verità, di cui la natura fa e disfa e confà alla forza che aumenta si massifica e si frammenta e che trova nel suo equilibrio dinamico il suo equilibrio. L’essere umano si trova sempre nel moto perpetua della natura e del suo sviluppo, che pensare la sfica, anche Socratica o per derivazione platonica può illudere chi della forza che sia vero ciò che immagina, magari della vita di qualcun’altro e del bisogno della realtà nella natura, come prodromo di un quotidiano che appare ma ancora non c’è, tra il modo, il bisogno e la verità. Così come dicevo nel cammino della storia quotidiana della persona e quella cha appare organizzativa del bisogno e della realizzazione, bastò che tutti facessero la stessa cosa in una fabbrica, per suscitare nella natura il fronte del suo equilibrio dinamico, usando anche per chi può pure la forza e la volontà dell’essere umano. E allora il cosiddetto conflitto sociale che tanto interessa la massa ma è anche dell’atomo dà alla gravità un peso specifico nella stessa energia della natura che si ammassa e disgrega continuamente. E che soltanto la pacifica curiosità di Socrate mostra la sua inefficacia di là della stessa dimensione, volontà di Socrate d’indagarne la sua stessa realtà evolutiva non nel tempo ma nella realtà. Ora questa ipotesi di volontà e organizzazione, che sfida palesemente l’uomo della persona e delle genti, cerca in certo modo di organizzarne lo stato e un certo sentimento, che sfocia e ritorna nella gravità e nell’identità nello spazio territoriale o gravitazionale dell’identità, si fa certo nazione o volontà ma relazione dove sta, con gli elementi. Così la massa e l’atomo si cercano ovunque per l’energia. Il tutto può anche farsi scoperta, ma sovverte o non sovverte la natura, controllo e se ne appropria per i suoi scopi, referenziali o indifferenti, con l’apparente ordine o caos, identico. Ecco che l’essere umano vive e sente tutto e pure di più. Così come dicevo bastò l’organizzazione sociale del lavoro che il pensiero un poco collassò sul significato tra il bisogno la volontà e il perché dell’identità. A quel punto il costrutto del pensiero e dell’umore stabiliva ciò che era ragionevole per l’identità e ciò che era ostile. Come se la forza e la gravità si superassero. Ciò che si può trasformare e ciò che non si può trasformare. Ora in sostanza andato un poco in un altro tempo ed epoca, si può ricordare che l’unico momento in cui il commercio e l’economia da esso derivata divennero così diffuse come fossero sostitutive dello stesso impero territoriale romano, fu nell’alto medioevo di chi viveva nella terra italiana, tanto si diffuse e riprodotto, sin nelle scoperte geografiche, ma ben presto esaurì la sua dimensione di sana partica, per poi sfociare in guerre. Così giunti ai nostri giorni industriali dopo la Prima guerra mondiale, ci si chiese chi siamo e che vogliamo? E la risposta fu ancora super naturale, l’identità era divenuta una razza che immaginava il tempo e la sua sostanza, senza considerare neanche il pregresso. Il cosiddetto nazismo si è concentrato prevalentemente non soltanto sul furto, la morte è come il ladro non sapete quando giunge, ma sul concetto che il dominio della natura da parte della volontà fosse soggiogato dalla purezza del bisogno della razza purificata dai nibelunghi. In tal modo la natura si appropria del potere e lo distrugge per rigenerarlo nell’equilibrio. Vien da dire povero che ci capita in mezzo. E, certo che sempre l’essere umano c’è. Chi si carica di un peso maggiore e chi apparentemente minore, sconta il giusto per il peccatore. Un poco la sorte di Dio, che si pone nell’essere condividendolo e sostanziandolo, ma non si frappone alla natura la evolve nel miracolo della resurrezione, pone la condizione sin nella fine dei tempi, cadranno i cieli e la terra. Un mondo naturale che vive e un mondo spirituale che esiste. Certo non si sostanzia nel potere, pone la possibilità della fede che si creda e che si concretizzi nella volontà dell’amore anche qualora il tempo lo richieda. Non pone limiti alla natura ma ne sostanzia il significato nella possibilità naturale. Così un poco come vuol fare ed essere l’essere umano. E allora nel raggiungimento della razza superiore e del lavoro, non poteva certo mancare una ideologia oltre la razza, perché qualora la forza distrugga per creare, può creare per generare la verità, sembra proprio una religione sia essa pagana o di altro genere, fondata sulla verità collettiva. E, certo questo sentire assoluto come verità che governa la giustizia e la verità può rendere ottuse anche le sensazioni del concetto. Come quando ci si addormenta dinnanzi il televisore che trasmette qualcosa come la televisione, e si pensa di non avere senno, ma ci si addormenta. Dico ciò perché il comunismo con la sua retorica e dialettica à prodotto fraintendimenti maggiori della cultura della razza, per differenza à ucciso nella sua organizzazione più persone di quante se ne possano immaginare, pure di genere. Ma come disse Totò, è la somma che fa il totale, ed è con quella somma e con quella massa che si scatenò l’energia della Seconda guerra mondiale. Ora la distruzione della natura per atomo o sostanza dell’atomo si può sempre palesare in natura e gravità per volontà. E allora c’è bisogno di una conversione del pensiero che non si confonda soltanto nel dovere della natura che si autogoverna. Sappiamo che la nostra paura ci pone in conflitto con la sopravvivenza naturale e ci può far reagire anche per essa. E allora è stupido e mediocre provocarla, per averne ragione, certo può apparire inevitabile ma nell’inevitabile la conoscenza fece Aistan Pacifista e gli altri conseguentisti. In ragione della natura, in ragione della libertà? Pace e bene e buona domenica.

il rispetto verso un clown o pagliaccio

 

E certo che sembra dire, dirci ogni giorno così. Come si guarda allo specchio il mattino, forse è lui o forse non lo è. Cosa succede a un essere umano, il meglio del possibile di come gli capita? Già fosse soltanto così che avviene sembrerebbe come sospeso il fatto o il gesto o il pensiero. Così se si guarda allo specchio, meglio non pensi, o se pensa senta sé e contempli in poco l’insieme con Dio affinché ci sia un poco la piacevolezza del giorno. E così fatto sta che almeno si pensa e l’immaginazione può avere un’armonia della felicità, tempo. c’è un certo rispetto. Ecco ma se come accade il pensiero di costui, incomincia a pensare un tanto di giustizia sembra avercela con qualcuno, e se ti guardi allo specchio pensando ciò, cerchi di ottenere quello che pensi, fosse giustizia, formi un rispetto se ne ài bisogno altrimenti potresti non pensarci. E già c’è qualcosa di strano, ti sei svegliato ti sei visto allo specchio e non pensi ad amore ma al rispetto. Almeno fosse utile, invece cerchi che sia come ti fa comodo immaginare che sia. E certe volte in questo tuo rispetto c’è proprio contrarietà, quasi ti sembra di volere odiare qualcuno. Se ci pensi ti sembra di conoscerlo, perché per questo perché per quest’altro. ma potrebbe accaderti che proprio non lo conosci e immagini qualcosa che si è detta forma, e certo dove sta e come deve stare, con questa comincia a lavorare a ragionare per cercare quel rispetto che ti permette e ti dà ragione, come non fosse una tua proclamazione spesso un atto scipido e volgare di affermazione, quasi una forma accademica per uno spaventapasseri. Questo è il rispetto, lo specchio con cui pensi. Certo già si frappone non poco l’amore e la possibilità. Allora quasi pensi che lo specchio debba parlare e risponderti, ma non lo fa e finisci sempre per avere ragione di ciò che immagini e non conosci. Se stessi tutto il giorno dinanzi lo specchio almeno lo lasceresti lì quell’odio che ti fa dire la mattina come la pensi a proposito di qualcuno e di qualcosa di qualcuno che non è presente. Invece quando esci vai a cercare altri per dire quello che ti sei detto dinanzi lo specchio, continuai a pensare e immaginare a parlare e ti sembra che lo specchio ti risponda e ti deve rispondere quello che vuoi ti dica. Così come tutto questo sentimento s’incontra con il corpo, non riesce a liberarsi dall’odio, ti sembra, in realtà può distruggerlo in te nel corpo come specchio e nel rispetto che non ama, ma che immagina la sua forma e sé che si riflette nello specchio del tempo e della storia o delle calunnie, per impedirti tu di amare e lasciare l’odia al suo tempo e alla sua disfatta del corpo. Se si rompe uno specchio sette anni di disgrazie, racconta un poco la superstizione che ne rispetta il principio di ciò che vi si pensa. Bisogna rispettare lo specchio, che certo il corpo a corpo può essere disponibile all’amore. Quando la guerra distrugge portando tutto al suo fabbisogno, c’è chi il mattino è costretto a pensare di essere odiato dinanzi uno specchio, e non sa dove e da chi e scopre soltanto un’idea, come fosse così spartana che tutti la pensano e la conoscono. Lo specchio si sovrappone alla figura che ti dice cosa vedi che cosa fai e perché, già prima che lo pensi da te. E se ti prende la nostalgia non sai se è per qualcosa che è già avvenuto o che dovrà avvenire, ti trasporta un ricordo e spesso non ti fa vedere quello che c’è dinnanzi a te, lo specchio soltanto uno specchio, dove scruti per vedere la tua anima. Allora quella nostalgia si fa capire, la vedi nella forma, ma è più d’essa, essa è te che ami la vita. lo specchio ti à parlato e ti fa tristezza e nostalgia perché sai che dovrai lasciare ciò che ami. Consolati dice cristo Gesù della vita con la vita, svegliati con te stesso già in questo mattino. Ora c’è chi si cerca felice per amare e chi dovrà amare quando sarà.

                 

IL problema del corpo e del tempo

 

Già c’è chi potrebbe dire, che cosa sto facendo. e che significa scrivere le memorie di quel che faccio e racconto i nomi e i fatti che me le ànno così fatte incontrare. Fosse un motivo o un problema, certo ci sarebbe da parlare, e allora è bene che io lo dica a qualcuno, con chi potrei confessarmi. Mentre immaginando Mastro Titta, detto il boia del Papa, nell’era dello stato pontificio. Vien proprio così da pensare in quella immane tragedia che Mastro Titta compì, che venne a lui stesso di dirsi che cosa posso confessare e chi confessa che può dire. In che modo si confessa un proprio pensiero che fa dubitare dell’amore di Dio. In quel periodo Mastro Titta come poteva confessarsi e cosa avrebbe dovuto dire a chi, con lui si mostrava al mondo, pensando che Dio accoglie quel che resta del peccato. Immaginiamo Mastro Titta, con un chierico o lo stesso Papa al confessionale che fanno pensiero di un dubbio del proprio animo che cerca di amare come fosse nella fattispecie, cioè, dobbiamo per forza rendere presente un modo consono per l’amore di Dio. Così, Mastro Titta à dato all’Uomo quel che Dio già conosceva della sua condizione, e, cercando in qualche modo di capire chi dovesse sapere e come perdonare se vi creasse un perdono e un’assoluzione da quella condizione personale e attraverso quell’epoca.

Come si confessa Mastro Titta, e il corpo fragile, contro la voglia di uccidere o di morte. Nell’anima eterna, ogni corpo del corpo è bello. e in tutto questo che dice semplicemente della condizione e dell’insuccesso che accade, come si potesse pensare che Dio si limiti soltanto a quell’eternità senza che né possa far parte, così sembra per il concetto che si fa azione per un invisibile incapace a cui si sacrifica ogni immagine e cui il sacrificio reca immagine. E quel che appare si mostra per quel che è, uccidere è un atto disgraziato, che si fa disgrazia verso la libertà. E in questa disgrazia che si perpetua non vi è nulla che mostri più di quel che è e si confessa. A mare, tutto questo galleggia mentre le pietre sembrano andare a fondo, in principio è soltanto per amare che si fa profondo e che si mostra amore dall’invisibile. Questa frase conclusiva è certamente un gioco dei termini e del significato, ma visto mai che sia amabile di Dio.

                 

Quando si fa pensiero ma non trova ancora la parola    

 

Quando il tempo è tutto sole o tutta spiaggia, così immaginava di dover pensare quel pensiero. Certo lo si fa vissuto, ma poi si fa sempre o pure pensiero, che vuol cercare o trovare.

Così il primo quesito che immagina nel suo volere desiderare, si dice. La donna tra l’organo sessuale e l’anima e spiritualità. Già toccare il piacere e al contempo voler bene, così, ciò che ci dice questa straniera dimensione del luogo, fa credere possibile la verità e percepire la sua immutabilità. Certo sovente c’è il tempo insieme al luogo, con questo una sorte effabile e così può farsi strano o ipotetico, sembra un cateto che cerca l’ipotenusa, ciò che tiene insieme. Sembra così che non sia la passione che fa il significato, ma l’evento che si immagina la passione. Eppure, il principio nell’amare cosiffatta può far sentire l’anima come verità

Quando si fa sesso si parla d’amore o si parla di corpo. Questo corpo che si trova è uno sprigionarsi che fa all’unisono ciò ch’è vero come mutabile, eppure, il desiderio che si fa possibile si perpetua pur non essendo tale, se non nell’essere amore. Allora il semplice naturale è nel pensiero consapevole come sempre naturale e reale, di là dell’analisi o del giudizio. Così il sesso in definitiva possibile come costatazione del bello. Quelle strane storie soltanto d’incontri sessuali e basta, e, non ci si vede più, comportano pensò, una strana accettazione competitiva e no; tra gli stessi che per questo s’incontrarono per piacere senza volere conoscere o immaginare nulla di altro dell’uno e dell’altra.

Si aggiustò e si disse cosa accadrà se non si sa del desiderio, e se fosse di amare. Credere per paura della guerra edulcorata dal potere, per la paura della sopraffazione. E si disse ancora tra sé. Il concetto astratto è astratto, quello reale, reale. Il potere ch’è astratto vuole la realtà e trova la paura, perché non distingue la forza dal principio. E così si disse mettendosi proprio comodo: Il sesso è innato del corpo esso è amore, contenuto in esso per mezzo degli esseri che sessualmente comunicano amandosi.

Ma interloquì un attimo, nell’accomodarsi e pensò: Viene prima il sesso o la cultura?

E allora si tirò all’insù e disse: La vita umana è la più pratica.

Dentro un universo razionale. Così pratico che deve riuscire a comunicare e percepire l’astrazione, oltre il significato non enunciato.

Ora gli sfuggì lo sguardo che lei non seppe avvicinare, ma non gli sfuggì la rotondità di quel mondo che continuava a muoversi e che si allontanava lentamente.